Archive for the ‘La Giustizia’ Category

Luca Palamara e Anm, altro che capro espiatorio. La contromossa è una bomba

lunedì, Giugno 22nd, 2020

Giada Oricchio

Contromossa bomba di Luca Palamara. L’ex pm indagato a Perugia per corruzione, annuncia che impugna l’espulsione dall’ANM e a Gaia Tortora, conduttrice di “Omnibus” ogni mattina su LA7, dichiara: “Non farò il capro espiatorio di un meccanismo infernale. I processi a Berlusconi e il ruolo della componente laica? Sono temi che meritano di essere approfonditi. Il trojan? Potrebbe essere inammissibile”.

Lo aveva promesso e lo sta facendo. Luca Palamara non ci sta a pagare per il sistema delle correnti all’interno della magistratura e impugna l’atto di espulsione dall’ANM: “Voglio essere ascoltato dall’assemblea generale dei soci dell’ANM. Voglio spiegare le mie ragioni come è sempre avvenuto nella storia dell’Associazione Nazionale Magistrati che ha una storia di libertà e idee. A ognuno è sempre stato consentito di parlare. Non ci sto a fare da capro espiatorio. Mi assumo la mia quota di responsabilità, ma non voglio disparità di trattamento. Come hanno detto illustri commentatori penso a Violante o Spataro, non è un problema di Luca Palamara, ma di un sistema che ha fallito”.

Palamara fa i nomi, viene giù tutto. Meloni all'attacco: via i magistrati coinvolti

Palamara fa i nomi, viene giù tutto. Meloni all’attacco: via i magistrati coinvolti

La giornalista Gaia Tortora gli chiede perché non ha denunciato il sistema prima e Palamara: “Ho fatto parte di quel sistema, non l’ho inventato io. Sono stato eletto con il sistema delle correnti e delle liste contrapposte. Essere presidente dell’Anm è una carica rappresentativa, è un  lavoro sindacale non assimilabile a quello di un magistrato che fa ogni giorno una sentenza”. E aggiunge una frase che lo descrive quasi come un ingenuo: “Sono stato catapultato ad avere rapporti con la politica, con le correnti e a gestire il potere interno alla magistratura.

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Caso Palamara, 20 magistrati coinvolti nelle chat sotto esame del Csm per «incompatibilità»

lunedì, Giugno 22nd, 2020

di Giovanni Bianconi

La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, quella che decide sulla sanzione para-disciplinare dei trasferimento d’ufficio «per incompatibilità ambientale», ha già avviato una ventina di istruttorie preliminari per valutare le posizioni di altrettante toghe che compaiono nelle chat di Luca Palamara. Se gli accertamenti dovessero confermare che le conversazioni e gli argomenti trattati superano soglie di inopportunità e imbarazzo tali da rendere problematico restare nell’incarico ricoperto senza perdere prestigio e credibilità, si potrebbe proporre la rimozione, da sottoporre al plenum dell’organo di autogoverno. Come è accaduto con Cesare Sirignano, già sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, mandato via perché ritenuto coinvolto «nelle intenzioni e nelle strategie» dell’ex pm accusato di corruzione, tra cui il condizionamento della nomina del nuovo procuratore di Perugia; con espressione di valutazioni e giudizi su colleghi che ne hanno determinato un «appannamento dell’immagine di indipendenza ed imparzialità» che non gli consentiva di rimanere in quell’ufficio.

Per Sirignano è in corso anche un procedimento disciplinare avviato dalla Procura generale della Cassazione, come per Palamara e i cinque ex componenti del Csm dimessisi dopo che, un anno fa, sono state diffuse le intercettazioni del loro incontro con l’ex pm e due deputati in cui si mettevano a punto le strategie per nominare un procuratore di Roma gradito ai presenti. Decisioni analoghe per altri magistrati potrebbero arrivare per decisione del procuratore generale Giovanni Salvi, che da un paio di mesi ha messo al lavoro un gruppo di sostituti per analizzare tutto il materiale trasmesso dalla Procura di Perugia. Che a conclusione dell’inchiesta a penale è diventato molto più voluminoso: tutte le conversazioni telefoniche e via chat di Luca Palamara, sia quando sedeva al Csm sia dopo. Fino a maggio 2019, quando è venuta alla luce l’indagine a suo carico.

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Dirigente del Dap ammette: “Boss Zagaria scarcerato per errore nell’invio di una mail”

mercoledì, Giugno 17th, 2020

“Su Pasquale Zagaria c’è stato un grave errore del mio ufficio“. Lo ha ammesso in Commissione Antimafia Giulio Romano, ex direttore generale detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, parlando della scarcerazione del boss, resa possibile da un indirizzo di posta elettronica sbagliato e dalla conseguente mancata ricezione di una mail  da parte di un funzionario del tribunale di Sassari. 

Romano ha parlato di “un errore-svista nell’ufficio sanitario già sovraccarico di lavoro”, per l’emergenza Covid-19, spiegando inoltre come il sistema in uso al Dipartimento di giustizia non permetta di sapere se l’invio di una mail a un indirizzo di posta elettronica non pec sia andato a buon fine.

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“Apprezzò la circolare sulle scarcerazioni”. Le parole che inguaiano Bonafede

martedì, Giugno 16th, 2020

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede “espresse apprezzamento” per la circolare del Dap che facilitò la scarcerazione di alcuni boss mafiosi per motivi di salute durante l’emergenza Covid 19. A dirlo, nel corso di un’audizione presso la commissione parlamentare Antimafia, è il direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione pentitenziaria Giulio Romano, ascoltato nell’ambito del caso della circolare del 21 marzo scorso, relativa alla segnalazione all’autorità giudiziaria di detenuti con patologie e a rischio di complicanze.

Romano ricostruisce quei giorni. Il 21 marzo mattina alle 8.31 «scrivo una mail a Basentini (allora Capo Dipartimento del Dap ndr) dicendo che mi pare che nella videocall» del giorno precedente «era emerso l’ok. Lui mi risponde: ’per me va benissimo’. Invio la circolare alla dirigente di turno specificando che c’era l’assenso del Capo Dipartimento».

Bonafede:

Bonafede: “Su magistratura terremoto, dinamiche inaccettabili”

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Mafia, al via l’operazione rientro in cella. Una lista segreta del Dap con i nomi di venti boss

mercoledì, Maggio 13th, 2020

di SALVO PALAZZOLO

Il primo boss è tornato in cella ieri pomeriggio: il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha trovato un posto in una struttura sanitaria carceraria al capomafia palermitano Antonino Sacco, 65 anni. E così, sulla base del nuovo decreto voluto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sono stati revocati i domiciliari per motivi di salute a uno dei nomi di maggior rilievo nella lista dei 376 svelata da Repubblica il 5 maggio.

rep

I 376 boss scarcerati. Ecco la lista riservata che allarma le procure

di SALVO PALAZZOLO
Quel giorno, il Guardasigilli annunciò un provvedimento per riportare in cella i padrini tornati a casa nelle settimane dell’emergenza Covid, il decreto è stato pubblicato il 10 maggio. E il nuovo vice capo del Dap Roberto Tartaglia, l’ex pubblico ministero del processo “Trattativa”, ha già predisposto una prima lista segreta con i nomi di una ventina di mafiosi a cui dovrebbero essere revocati i domiciliari per motivi di salute: il Dipartimento delle carceri ha trovato posto in strutture sanitarie penitenziarie. Il decreto prevede proprio la rivalutazione dei domiciliari nel caso in cui sopraggiunga la disponibilità a ospitare il detenuto in un reparto ospedaliero protetto.

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Caso Bonafede, via libera al decreto del Cdm per fare tornare in carcere i boss mafiosi scarcerati

domenica, Maggio 10th, 2020

di LIANA MILELLA

ROMA – Il consiglio dei ministri iniziato alle 21 è finito dopo un’ora e mezza. E ha approvato in tutta fretta il decreto legge che fissa le nuove regole per le scarcerazioni dei mafiosi e stabilisce che comunque esse dovranno essere verificate ogni 15 giorni per capire se i presupposti che le hanno giustificate sono ancora validi. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha lavorato tutta la giornata al decreto. Il testo ha avuto il via libera del Quirinale dov’è stato mandato nel pomeriggio e che avrebbe anche dato alcuni suggerimenti. D’accordo tutta la maggioranza perché rispetta i criteri di costituzionalità ed equilibrio tra salute e sicurezza.

rep

Decreto al via: casi rivisti ogni 15 giorni e arresti negli ospedali penitenziari

di LIANA MILELLA Con il decreto approvato stasera “ribadiamo con fermezza quanto lo Stato sia impegnato nella lotta alla mafia. Un impegno che continuiamo a portare avanti, in onore della memoria di chi su questo terreno ha perso la vita e i propri affetti, nonché per il futuro dei nostri figli. La mafia mina le fondamenta della democrazia del nostro Paese e dobbiamo mettercela tutta affinché la giustizia faccia sempre il suo corso, fino all’ultimo”, afferma il ministro della Giustizia Bonafede.

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Rischio Covid, Bonafede: «Un decreto per riesaminare la scarcerazione dei 376 detenuti»

giovedì, Maggio 7th, 2020

di Giovanni Bianconi

Rischio Covid, Bonafede: «Un decreto per riesaminare la scarcerazione dei 376 detenuti»

Un provvedimento del ministro della Giustizia per far riesaminare ai giudici la posizione di tutti i detenuti scarcerati per l’emergenza Covid. Il Guardasigilli ritiene che «passata l’emergenza sanitaria» ci siano per molti le condizioni per tornare in cella e dunque da giorni ha istituito un gruppo di lavoro proprio per esaminare la questione e varare un decreto che possa rinviare le decisioni prese ai tribunali di sorveglianza.

«Nessuna interferenza sul Dap»

Nel pomeriggio, durante il question time alla Camera, Bonafede ha respinto le accuse che gli sono state mosse in seguito alla mancata nomina del pm antimafia Nino Di Matteo alla guida del Dap: «Non c’è stata nessuna interferenza diretta o indiretta nella nomina avvenuta nel 2018. Ogni altra illazione uscita in questi giorni è campata in aria, il dibattito scaturito surreale». «Come risulta anche dalla ricostruzione temporale dei fatti – ha proseguito il ministro – le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al ministero dal 9 giugno 2018, quindi ben prima di ogni interlocuzione da me avuta con il diretto interessato». Ha quindi confermato che è in cantiere un decreto per riesaminare la pioggia di scarcerazioni. «Il decreto legge permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni dei detenuti di alta sicurezza e al 41 bis».

L’Anm contro Di Matteo
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Di Matteo-Bonafede: mafiosi a casa, una bomba a Cinque Stelle

mercoledì, Maggio 6th, 2020

di GABRIELE CANE’

Come li vogliamo chiamare, in questa drammatica emergenza economica e sanitaria? Effetti collaterali? Il maxi esodo di criminali dalle patrie galere, la rimozione del direttore dei servizi carcerari, e l’esplosiva polemica tra il ministro Bonafede e il giudice Di Matteo, possono essere definiti in vario modo. Il primo fatto, ad esempio, possiamo tranquillamente catalogarlo come un’indecenza.

Che quasi 400 (!) criminali, tra cui 4 super mafiosi, siano andati ai domiciliari per motivi di salute, siano cioè passati dal carcere a Mirabilandia, in una specie di fiume carsico emerso solo grazie alla denuncia giornalistica di Massimo Giletti, conferma che la nostra giustizia è un colabrodo, e che le strutture penitenziarie non sono in condizioni di curare i detenuti. E certifica che il capo delle guardie non è stato in grado di regolare il traffico. Non a caso il direttore del Dap, ci ha lasciato il posto.

Poi, c’è l’aspetto politico. Il ministro ha scaricato il direttore, e questo ci sta. Difficile aspettarsi invece che l’icona della lotta alla mafia, l’immagine venerata nell’ Olimpo dei 5Stelle, Nino Di Matteo, potesse scaricare un’atomica sul “suo” ministro. Tema, la mancata nomina al Dap (2 anni fa) “in concomitanza” con una serie di minacce mafiose. Roba che mina le fondamenta pentastellate, la purezza di un pensiero che sotto altri cieli governativi ci avrebbe affogato in un oceano di indignazione.

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Boss scarcerati, ora al Dap c’è aria di commissariamento

mercoledì, Aprile 29th, 2020

Patricia Tagliaferri

È una poltrona sempre più in bilico quella di Francesco Basentini, numero uno del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, finito nella bufera dopo la scarcerazione di alcuni boss eccellenti, favorita dall’emergenza Covid.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di destinare al ruolo di vicecapo del Dap, Roberto Tartaglia, 38 anni, oggi consulente della commissione antimafia, dove si è occupato tra l’altro della desecretazione degli atti su Falcone e Borsellino.

Un nome forte, insomma, con una storia professionale legata a doppio filo a Palermo, il cui curriculum suona come una sorta di commissariamento di Basentini, che potrebbe essere sul punto di dimettersi dopo essere già finito nei guai a marzo per la gestione delle rivolte nelle carceri e ora più che mai nel mirino a causa delle polemiche sollevate dalle scarcerazioni e il dibattito sulla necessità di trovare un equilibrio tra l’espiazione della pena e la prevenzione del contagio nelle carceri. «L’indicazione di Tartaglia quale vice capo del Dap è un chiaro e determinato segnale di cambio di passo», dice il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra.

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Boss scarcerati, in arrivo il decreto. Oggi attesa la decisione su Cutolo

lunedì, Aprile 27th, 2020

di LIANA MILELLA

ROMA – I magistrati antimafia sono in rivolta contro le scarcerazioni dei boss. Sei sono quelle più note, ma c’è chi ne conta addirittura quaranta. Il capo della procura nazionale antimafia Cafiero De Raho con un’intervista a Repubblica.it, Gian Carlo Caselli, Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita, Catello Maresca, solo per citare le toghe più scatenate contro uno Stato che avrebbe abbassato la guardia contro la criminalità dimenticando le vite umane perse nelle stragi e i sacrifici fatti per assicurare i responsabili alla giustizia. 

Voci critiche soprattutto contro un Dipartimento delle carceri – il Dap guidato dall’ex pm di Potenza Francesco Basentini – che dalle rivolte di febbraio a oggi non ne avrebbe azzeccata una. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede coinvolge il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra e garantisce un decreto legge già per giovedì. Ma oggi potrebbe arrivare la decisione sulla scarcerazione di Cutolo che, se fosse positiva, aprirebbe una dura querelle contro il governo.  Di cui ha approfittato subito Matteo Salvini che ha accusato il premier Giuseppe Conte di non aver detto una sola parola sui boss in libertà. 

Cutolo libero? 
Ma partiamo dal palazzo di giustizia di Reggio Emilia, dove oggi i magistrati di sorveglianza dovranno decidere se accogliere o respingere l’istanza di messa agli arresti domiciliari per Raffaele Cutolo, “don Rafè”, presentata dagli avvocati e dalla moglie Immacolata Iacone. Il notissimo boss della camorra è in carcere ormai da oltre 40 anni e con una salute malmessa. Cutolo è detenuto a Parma e per questo sarà Reggio Emilia a pronunciarsi. Una scelta che si preannuncia difficile dopo le polemiche sulle precedenti, e recenti, scarcerazioni di altrettanti boss, decise sempre dai giudici di sorveglianza, quelle di Francesco Bonura e Domenico Perre a Milano, di Pino Sansone a Palermo, di Ciccio La Rocca a Catania, di Vincenzino Iannazzo a Catanzaro. Già negata la liberazione invece al capo di Cosa nostra catanese Benedetto “Nitto” Santapaola. 

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