Archive for the ‘La Giustizia’ Category

Il coronavirus manda nel caos la giustizia. Tribunale agli avvocati: “Astensione illegittima”

venerdì, Marzo 6th, 2020

Raffaello Binelli

Il coronavirus manda nel caos anche la giustizia. Leggete cosa è accaduto a Firenze. Il presidente del tribunale ha definito illegittima la richiesta di astensione avanzata dagli avvocati (Organismo congressuale forense) per esigenze di cautela. Dopo una riunione indetta dalla presidenza della Corte d’appello, con i responsabili dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, è arrivata la decisione: “Le attività del distretto proseguono regolarmente”, aggiungendo che l’astensione proclamata dall’Organismo congressuale forense “non appare costituire un motivo legittimante gli avvocati a disertare le udienze”.

Una decisione, quella della presidenza del tribunale, presa in quanto non sussiste “il presupposto dei gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. Sottolineando che la valutazione della pericolosità “non compete né all’avvocatura né alla magistratura”. Tranchant la conclusione: “Eventuali rinvii di udienza sembra non possano trovare giustificazione nella sopra indicata proclamazione”.

Il punto della questione, insomma, pare riguardare l’assenza da parte del governo centrale di disposizioni specifiche al riguardo: per i vertici della magistratura giudicante, non essendo stati chiusi i tribunali come invece è accaduto per scuole e teatri, significa che l’attività deve proseguire normalmente. Questione di rispetto delle norme, insomma, non di acrimonia verso l’avvocatura.

La decisione del tribunale trova il forte dissenso degli avvocati che aderiscono all’Organismo congressuale forense. Sottolineano, infatti, che il loro lavoro comporta attività svolte in diversi luoghi, in alcuni casi con la presenza di diverse persone in spazi molto ristretti, contravvenendo, in questo modo, alle normali regole di buonsenso e sicurezza diffusi in questi giorni dalle autorità per scongiurare il diffondersi del coronavirus.

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Coronavirus, positivi due magistrati a Milano. Sospese le udienze civili non urgenti

martedì, Marzo 3rd, 2020

Milano, 3 marzo 2020 – Il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi ha deciso con un provvedimento di sospendere e rinviare a dopo aprile tutte le udienze civili non urgenti, alla luce della “diminuzione delle risorse”, ossia del personale, giudici e personale amministrativo, dato che due magistrati sono risultati positivi al Coronavirus e, dunque, tante altre persone devono andare in autoisolamento ed essere monitorate.

I due magistrati di Milano risultati positivi al coronavirus, uno della sesta sezione civile e l’altro della sezione Misure di prevenzione, sono ricoverati all’ospedale Sacco di Milano. “Sono ora in isolamento e non stanno male” ha precisato il presidente del tribunale milanese Roberto Bichi. In autoisolamento preventivo 30 persone: una quindicina di magistrati delle due sezioni e il personale amministrativo. Sulla base delle disposizioni sanitarie, inoltre, verranno controllate anche tutte le altre persone che hanno avuto più stretti contatti in questi giorni con i due magistrati. 

Verranno trattate in questi giorni, quindi, solo le procedure d’urgenza, come ad esempio le cause sugli alimenti e le udienze del settore immigrazione. Resta anche fissata, ad esempio, l’udienza sul caso Ilva del 6 marzo, perché è un procedimento urgente.
Nel frattempo, tutti gli uffici, le cancellerie e le aule delle due sezioni coinvolte (e in più anche l’ufficio Economato) sono state sanificate stamani, con i locali che sono rimasti chiusi per due ore. Anche le udienze della Sezione misure di prevenzione sono state rinviate. Per il settore penale, invece, le udienze sia urgenti che non urgenti restano fissate, come nei giorni scorsi. Bichi ha chiarito, comunque, che la decisione sulle cause civili è solo “un primo passo” e che bisognerà valutare l’evoluzione della situazione nelle prossime ore.

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Omicidio Cucchi, condannati a 12 anni due carabinieri | Ilaria: “Ora Stefano potrà riposare in pace”

venerdì, Novembre 15th, 2019

Nel processo per la morte di Stefano Cucchi sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio preterintenzionale i due carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo. I giudici della Corte d’assise di Roma hanno comminato una pena di 12 anni per i due militari. Assolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale l’imputato-teste Francesco Tedesco, condannato a due anni e sei mesi per falso.

Il maresciallo Roberto Mandolini, ex comandante della stazione Appia, è stato condannato a tre anni 8 mesi per falso mentre è stato assolto dall’accusa di calunnia dopo che il reato è stato riqualificato in falsa testimonianza. Assolto dall’accusa di calunnia anche il carabiniere Vincenzo Nicolardi.

Assolto uno dei medici, prescritte accuse per gli altri quattro I giudici hanno inoltre assolto uno dei cinque medici imputati, Stefania Corbi, per “non aver commesso il fatto”. Prescritte invece le accuse per il primario del reparto di Medicina protetta dell’ospedale dove fu ricoverato il geometra romano, Aldo Fierro, e per altri tre medici Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Per tutti il reato contestato era di omicidio colposo.

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Carceri: perché il 70% dei detenuti torna a commettere reati

lunedì, Novembre 4th, 2019

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Cominciamo con una domanda: in Italia, il 70% dei carcerati, una volta scontata la pena, torna a delinquere. Cosa non funziona visto che lo scopo della pena è proprio quello di riabilitare?

I numeri e i costi

Nelle 190 carceri italiane ci sono 60.552 detenuti che costano, incluse le spese per la sicurezza, 4.000 euro al mese a testa. Complessivamente il sistema penitenziario pesa sul bilancio dello Stato per 2,9 miliardi l’anno. In Europa solo Russia e Germania spendono più di noi.

I condannati in via definitiva sono 41.103, che devono pagare le spese di giustizia e quelle per il loro mantenimento in carcere. Ma solo poco più del 2% salda il conto, gli altri i soldi non li hanno, e le richieste pendenti di carcerati che, una volta fuori, chiedono la cancellazione del debito sono oltre 4.300 l’anno.

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Ergastolo ostativo, la corte ha deciso: al mafioso non si può negare «la speranza»

mercoledì, Ottobre 30th, 2019

Milena Gabanelli

Milena Gabanelli discute di ergastolo ostativo e della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo con Marcello Bortolato, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze

Il 13 giugno 2019 una sezione del tribunale di Strasburgo si esprime contro l’esclusione dei benefici penitenziari per i detenuti condannati all’ergastolo per mafia e terrorismo: nell’ordinamento italiano, questi detenuti non hanno diritto alla liberazione condizionale, al lavoro all’esterno, ai permessi premio. Lo Stato italiano ricorre, chiedendo la pronuncia della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo e sottolineando che il divieto-preclusione sia da considerare un caposaldo della legislazione contro il crimine organizzato: come spiegano coloro che lo hanno combattuto, i legami con mafia, ‘ndrangheta e camorra sono difficili da recidere.

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L’allarme di Di Matteo e Ardita: “Dopo la Consulta sull’orgastolo ostativo, la mafia si può riorganizzare”

giovedì, Ottobre 24th, 2019

C’è il rischio di una “riorganizzazione di Cosa Nostra” e che riesca a raggiungere lo scopo che si era data con le stragi. “Nessun regalo alla mafia”; “nella sostanza cambierà pochissimo”. La sentenza della Consulta che apre ai permessi per gli ergastolani per mafia, oltre alla politica spacca anche la magistratura.
L’allarme più forte arriva da due consiglieri del Csm, in un recentissimo passato in prima linea nella lotta ai clan, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita. “La sentenza della Consulta apre un varco potenzialmente pericoloso, ponendo fine all’automatismo che caratterizza l’ergastolo ostativo. Dobbiamo evitare che si concretizzi uno degli obiettivi principali che la mafia stragista intendeva raggiungere con gli attentati degli anni ’92-’94″, avverte Di Matteo, che si augura che “la politica sappia prontamente reagire e approvi le modifiche normative necessarie ad evitare che le porte del carcere si aprano indiscriminatamente ai mafiosi e ai terroristi condannati all’ergastolo”.


Ardita, oggi presidente della Commissione penale del Csm sull’esecuzione penale e la sorveglianza, vede nella decisione il rischio di gravi conseguenze, a partire dalla “pressione” che le organizzazioni mafiose potrebbero esercitare sui magistrati di sorveglianza. Anche se, spiega, la sentenza “non rappresenta di per sé il superamento di quel modello”, vale a dire l’assoluta chiusura nella concessione dei benefici ai mafiosi che non collaborano, ma “rimette al legislatore il compito di modulare in concreto l’ampiezza di questa innovazione”. Ecco perché il Parlamento deve “mantenere fermo il sistema della prevenzione antimafia” e “impedire che quella che dovrebbe essere una eccezione diventi una regola, che va a beneficio di personaggi capaci di riorganizzare Cosa nostra e non rivolta a chi sta fuori dalla organizzazione”.

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Ergastolo ostativo, Consulta: “E’ incostituzionale. Permessi anche a chi non collabora con la giustizia”. I mafiosi festeggiano (di nuovo)

giovedì, Ottobre 24th, 2019

di Giuseppe Pipitone

Può un ergastolano avere benefici carcerari senza prima collaborare con la magistratura? Si, può. Può avere permessi premio senza raccontare chi sono i complici dei suoi delitti? Sì, può farlo. In caso contrario si violerebbe la Costituzione. A stabilirlo è stata la Consulta che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ergastolo ostativo. Dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, anche i giudici italiani bocciano l’articolo 4 bis, comma 1 dell’Ordinamento penitenziario. Una decisione storica che va a colpire duramente la lotta antimafia nel nostro Paese: come già nelle scorse settimane, festeggiano mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti che d’ora in poi potranno ricorrere contro il 4 bis.

“La Corte – si legge nella nota ufficiale – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo“. In questo caso, la Corte – pronunciandosi nei limiti della richiesta dei giudici che hanno sollevato la questione – ha quindi sottratto la concessione del solo permesso premio alla generale applicazione del meccanismo “ostativo” (secondo cui i condannati per i reati previsti dall’articolo 4 bis che dopo la condanna non collaborano con la giustizia non possono accedere ai benefici previsti dall’Ordinamento penitenziario per la generalità dei detenuti).

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La Consulta apre a permessi premio anche per chi sconta l’ergastolo ostativo

mercoledì, Ottobre 23rd, 2019

La mancata collaborazione con la giustizia non impedisce i permessi premio per chi è sottoposto all‘ergastolo ostativo, purché ci siano elementi che escludono collegamenti con la criminalità organizzata. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, precisando che la presunzione di “pericolosità sociale” del detenuto non collaborante non è più assoluta ma diventa relativa e può essere superata dalla valutazione del magistrato di sorveglianza.

La Corte ha in particolare dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo.

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Mafia Capitale, la Cassazione: «Non fu associazione mafiosa» Valzer di sentenze e Procura sconfitta

mercoledì, Ottobre 23rd, 2019

Respinta definitivamente l’accusa di mafia. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Mondo di Mezzo si componeva di due associazioni, una facente capo a Massimo Carminati, dedita alle estorsioni e all’intimidazione e l’altra che aveva come riferimento il re delle coop Salvatore Buzzi, impegnata a corrompere e manipolare le gare d’appalto.

Esultano le difese unite nel combattere il temuto 416 bis, riconosciuto nel secondo grado d’appello (nel primo era saltato) e ora sconfessato. Quanto alle pene di molti dei 32 imputati si dovrà attendere che vengano rideterminate in appello. Ad esclusione di alcuni per i quali la condanna è già definitiva, come, per fare un esempio, l’ex presidente del consiglio comunale il dem Mirko Coratti (quattro anni e sei mesi), l’ex consigliere pidiellino Giordano Tredicine (due anni e sei mesi) e l’ex presidente di Ostia, il dem Andrea Tassone (cinque anni).

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“Fine vita”, ecco cosa prevede la legge sotto esame della Corte Costituzionale

martedì, Settembre 24th, 2019

La questione di legittimità su cui la Suprema Corte era chiamata a decidere riguarda l’articolo 580 del codice penale, che punisce, con pene comprese tra 5 e 12 anni, l’istigazione o l’aiuto al suicidio. “Una decisione che non riguarda solo dj Fabo o il mio ruolo in questa vicenda – aveva subito dichiarato Marco Cappato – ma i diritti di troppe persone che soffrono e la libertà di tutti”. “Per questo ho il massimo rispetto per il difficile compito della Corte Costituzionale”, aveva aggiunto l’esponente radicale. Ma quando parliamo di “Fine vita”, la materia è tecnicamente molto complessa. Proviamo a fare chiarezza…

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