Linfociti T, una scoperta apre la strada ai nuovi vaccini anti-Covid
venerdì, Maggio 21st, 2021GIACOMO GALEAZZI
ROMA. Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica “Science”
dimostra come la gran parte degli individui guariti dal Covid-19 (93%)
abbia «linfociti T diretti contro una regione conservata della proteina
Spike, che potrebbe essere modello di ulteriori vaccini». I dati forniti
dai ricercatori sono analizzati oggi nel report infettivologico
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Come migliorare i vaccini «I vaccini attualmente in uso contro il Sars-Cov-2 possono essere revisionati per coprire nuove varianti. Questo tipo di vaccini derivano dalla biologia molecolare. Dovremo convivere con un Sars-Cov-2 divenuto endemico e non sappiamo se il virus perderà patogenicità. Ne deriva la necessità di adeguare i vaccini alle varianti del virus», spiega alla Stampa.it il professor Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma e revisore scientifico dei parametri Covid del governo. «Più il virus circola, cioè più colpisce un numero crescente di persone, maggiore è statisticamente la possibilità che replicandosi vada incontro a variazioni. Nelle replicazioni del Sars-Cov-2 si selezionano naturalmente quelle che infettano più soggetti», evidenzia l’infettivologo impegnato in prima linea nel sequenziamento delle varianti del Sars-Cov-2 in collaborazione con il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia del Campus Bio-Medico.
Circolazione
Il professor Cauda è stato incaricato dal governo di occuparsi dei parametri per la valutazione dl rischio epidemiologico. E per la revisione o aggiornamento del monitoraggio alla luce delle nuove varianti del Covid. Puntualizza l’ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «La quasi totalità delle migliaia di mutazioni del virus non ha un impatto di tipo clinico. Più una forma è trasmissibile, maggiore è la platea colpita e di conseguenza cresce l’incidenza di casi gravi che necessitano di ricovero in ospedale. Perciò il problema clinico della gravità è direttamente legato alla diffusione del virus. Ogni variante porta con sè specifiche criticità epidemiologiche e cliniche. Noi possiamo contare su quattro vaccini che agiscono sulla proteina Spike, cioè sulla componente del virus che si lega alla cellula attraverso il recettore Ace2 consentendo al Sars-Cov-2 di entrare nell’organismo umano. Si può bloccare l’entrata del virus attraverso gli anticorpi prodotti dal vaccino contro lo Spike oppure con gli anticorpi monoclonali che iniettiamo sulle persone che hanno contratto il Covid. Il problema è che anche gli anticorpi monoclonali sono stati prodotti riconoscendo la proteina Spike. Perciò il pericolo è che se la proteina Spike muta, gli anticorpi la riconoscono meno e la loro efficacia si riduce notevolmente».