Archive for the ‘Spettacoli -Eventi -TV’ Category
Ennio Morricone e la moglie Maria: «Con lei una storia lunga 70 anni: la convinsi quando era in ospedale…»
lunedì, Luglio 6th, 2020di Aldo Cazzullo
Dalle finestre della sua casa di un tempo, tra il ghetto e il Campidoglio, si sentiva il rumore del traffico di Roma: ogni clacson, ogni sgommata. Quando il frastuono si faceva insopportabile, Ennio Morricone si sedeva al pianoforte, e iniziava a suonare, a comporre, a cercare le sue musiche. Non aveva perso l’accento di Trastevere, dov’era nato novantuno anni fa. Ma era un romano di una volta: cortese, disponibile, semplice.
«Sono cattolico, votavo Dc, ma ho sempre considerato Gesù il primo comunista – diceva -. Mi sento dalla parte dei poveri, anche se ho una bella casa; ma i soldi non li ho rubati…».
Nei suoi ricordi c’era quasi un
secolo di storia italiana: «Nella mia famiglia, il fascismo non
l’abbiamo vissuto come un dramma. Però quando il Duce annunciò la
dichiarazione di guerra mia madre, che lo ascoltava alla radio, scoppiò
in lacrime, e io con lei. Mio padre suonava la tromba. Non eravamo
poveri, ma con la guerra arrivò la fame: i surrogati, il pane
appiccicoso, la mollica che sembrava colla. Mio zio aveva una
falegnameria, e io impolveratissimo andavo con il triciclo a prendere
sacchi di trucioli per portarli dal fornaio: ogni dieci sacchi, un chilo
di pane. Le notizie arrivavano come attutite. Al mattino studiavo al
conservatorio, la sera suonavo la tromba per gli ufficiali tedeschi,
riuniti al Florida di via Crispi, a ballare i valzer di Strauss con le
ragazze romane. Un giorno in piazza Colonna incontrai un prete
partigiano, don Paolo Pecoraro, che mi disse: tra poco ne sentirete
delle belle. Seguì un botto. Era la bomba di via Rasella». Poi
arrivarono gli americani; «e suonavo per loro negli alberghi di via
Cavour. Non ci davano soldi ma cibo – pane bianco, cioccolata, anche
pietanze cucinate – e sigarette; io non fumavo, rivendevo le sigarette e
portavo i soldi a casa. La notizia della morte del Duce mi lasciò
indifferente. Però quando vidi le sue foto, appeso al distributore di
piazzale Loreto, mi commossi. Piansi anche per il re, quando perse il
referendum e fu costretto all’esilio. Certo, sapevo che Vittorio
Emanuele III se l’era squagliata, ma per me la monarchia era l’Italia
del Risorgimento, che finiva per sempre».
Ennio Morricone, nel necrologio scritto da solo lo struggente addio alla moglie
lunedì, Luglio 6th, 2020“A mia moglie Maria il più doloroso addio”. Ennio Morricone lo sottolinea in un composto e struggente necrologio che si è voluto scrivere da solo in prima persona e che martedì verrà pubblicato su tutti i quotidiani. Nel necrologio che ha come intestazione “ENNIO MORRICONE sono morto”. il Maestro ricorda con particolare affetto il regista Giuseppe Tornatore e altri amici, abbraccia i figli, i nipoti “spero che comprendano quanto li ho amati”.
E’ stato l’amico di famiglia e suo legale Giorgio Assumma a rendere nota l’esistenza e la pubblicazione del necrologio. E spiega perche’ ha dato disposizione per funerali privati “per una sola ragione: non voglio disturbare”.
IL TESTO DEL NECROLOGIO
“Io ENNIO MORRICONE sono morto.
Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare.
Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita.
Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca e i
loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno,
intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni,
mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca , Valentina, Francesco e
Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati.
Per ultima Maria (ma non ultima) . A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”.
TGCOM
Addio a Ennio Morricone, è morto il grande compositore delle più belle colonne sonore del cinema
lunedì, Luglio 6th, 2020Addio a Ennio Morricone. Il compositore e direttore di orchestra è morto a 91 anni in una clinica romana per le conseguenze di una caduta. Con lui se ne va un pezzo della storia della musica per il cinema. La sua fama è esplosa grazie al sodalizio artistico con Sergio Leone ed è proseguita con grandi collaborazioni: da Bertolucci a Carpenter. Ha vinto due premi Oscar (2007 e 2016). Ha scelto di avere funerali in forma privata “per non disturbare”.
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Figlio di trombettista e diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia nella stessa materia e in direzione d’orchestra, Morricone siedeva da tempo nel ristretto pantheon dei più grandi musicisti da cinema di sempre come conferma la miriade di premi (tra cui perfino l’intestazione di un asteroide) che scandiscono la sua carriera . La sua musica ha da sempre un impatto trasversale che contagia le più diverse generazioni e gli ha assicurato fama oltre il cinema con più di 70 milioni di dischi venduti.
Cirque du soleil in bancarotta per colpa del Coronavirus. La fine del sogno
martedì, Giugno 30th, 2020Cirque du Soleil in bancarotta (Ansa)
New York – Il Cirque du Soleil tramonta per colpa del Coronavirus: il tendone dei sogni fa ricorso alla bancarotta assistita piegato dal virus che lo ha costretto a uno stop repentino di tutti i suoi spettacoli in giro per il mondo.
Un addio agli acrobati-attori? Si spera di no: con la bancarotta controllata il Cirque du Soleil punta a ristrutturare il proprio debito e tornare a incantare i suoi milioni fan nel mondo. Ma al momento l’obiettivo sembra un po’ troppo ambizioso e la ripartenza lontana: come tutte le società di intrattenimento che dipendendo su eventi di larga scala e affollati, il ‘circo dei sogni’ si scontra con i lockdown e i divieti di assembramento imposti a livello globale per cercare di contenere il Covid 19.
Divieti che hanno spento anche le luci di Broadway almeno a gennaio 2021, facendo sprofondare in una crisi nera tutta l’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento.
“Negli ultimi 36 anni – afferma Daniel Lamarre, numero uno di Cirque du Soleil Enetratainment Group – il Cirque du Soleil è stata un’organizzazione di grande successo. Con i ricavi zero legati alla forzata chiusura di tutti gli spettacoli per il Covid-19, il management ha deciso di agire in modo deciso per tutelare il futuro della società”.
La strage di Ustica, 40 anni fa: la battaglia nei cieli e le bugie di Stato
venerdì, Giugno 26th, 2020di Andrea Purgatori
Raccontare la strage di Ustica dopo 40 anni, un tempo infinito per i familiari delle 81 vittime che dal 27 giugno del 1980 aspettano la verità, è un po’ come fare la cronaca di una lunga e complessa corsa a ostacoli. Serve la memoria, che conta ma non basta. E non soltanto perché alla Procura di Roma c’è tuttora una inchiesta aperta per stabilire cause e responsabilità dell’esplosione di quel DC9 che volava da Bologna a Palermo in un cielo limpido ma, al contrario di quello che per decenni si sono affannati a sostenere i vertici militari dell’epoca, affollato di caccia di molte nazioni: americani, francesi, britannici e naturalmente italiani. E tutto questo in un Mediterraneo che allora era uno dei luoghi più pericolosi del pianeta. Dove si scaricavano fortissime tensioni internazionali tra i due blocchi, quello occidentale e quello sovietico, ma anche confronti tra nazioni.
Daria Bonfietti, dal 1988 è presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime di Ustica (Ansa) Ecco, è in questo contesto che va calata la storia della strage. In una stagione in cui l’Italia giocava su più tavoli, per interessi diversi. Basta pensare alla Libia del colonnello Muammar Gheddafi, che all’epoca era considerato il nemico numero uno dell’Occidente come poi lo sarebbero diventati Saddam Hussein e Osama Bin Laden. Nel 1980, Gheddafi possedeva il 13 per cento delle azioni della nostra industria più importante: la Fiat. Ci garantiva quasi la metà dell’energia di cui il paese aveva bisogno, tra petrolio e gas. E aveva accolto oltre ventimila lavoratori italiani, che costituivano la forza necessaria a costruire la grande Jamahiria su cui il colonnello aveva fondato la propria ambizione di leader del mondo arabo. Potevano americani e francesi tollerare che l’Italia intrattenesse rapporti tanto ambigui con Gheddafi? Certamente, no. E ce lo avevano detto esplicitamente.
Scarcerazioni dei boss, duro scontro in tv tra Giletti e Lichieri: «Basta menzogne, è una vergogna!»
lunedì, Giugno 15th, 2020Il botta e risposta infuocato tra il conduttore e l’avvocato e senatore M5s a ‘Non è l’Arena’ su La7 | CorriereTv
Duro scontro verbale tra Massimo Giletti e Ettore Lichieri, avvocato e senatore M5s. In studio il dibattito è sulla scarcerazione dei boss in regime di 41 bis nei mesi dell’emergenza coronavirus. «Non credo che ci fosse volontà di mandare a casa questa gente, credo che sia mancata una interlocuzione valida tra Dap e tribunale di sorveglianza dovuta alla situazione straordinaria dell’emergenza coronavirus. La paura di far entrare il virus» dice Lichieri. «Il Dap non ha mai risposto a quattro udienze, il Dap ha risposto con una mail ore dopo l’udienza – replica Giletti – è una menzogna, i cittadini hanno il dovere di avere delle risposte. Una menzogna, il Dap non ha mai risposto. E’ una vergogna che si continui a mentire al popolo italiano»
Jarabe de Palo, l’ultimo video di Pau Dones in sala di registrazione
martedì, Giugno 9th, 2020Il cantautore e chitarrista spagnolo è morto all’età di 53 anni – Instagram /CorriereTv
Il cantautore e chitarrista spagnolo Pau Dones degli Jarabe de Palo aveva firmato successi come La Flaca e Depende. Era malato di cancro. Il 30 aprile l’ultimo suo video su Instagram: eccolo in sala di registrazione durante il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus, «Eccoci, un po’ limitati ma approfittiamo di questo tempo» scriveva a commento delle immagini
Fabio Rovazzi: «Se mi dicono che il Covid non esiste, impazzisco. Mio nonno è scomparso per quello…»
lunedì, Giugno 8th, 2020Chissà se questa estate avrà il tormentone musicale. Di sicuro non sarà firmato da Fabio Rovazzi, uno specialista della hit. Dal 2016 con «Andiamo a comandare» (5 dischi di platino e 185 milioni di views su YouTube) ogni estate Fabio ha piazzato un video e una canzone nelle nostre teste: «Volare», «Faccio quello che voglio» e «Senza pensieri».
Quest’estate passa?
«Sì. La quarantena è stata un periodo buio non solo per l’assenza di stimoli ma per altri eventi drammatici che mi sono accaduti. La mia musica e i miei video sono sempre frutto delle sensazioni che vivo e quindi non mi sarebbe venuto un pezzo allegro. La gente adesso ha bisogno di vibe positive. Se ci avessi provato sarebbe uscito qualcosa di finto e la gente se ne sarebbe accorta».
Visto che non partecipa alla corsa, che estate musicale si immagina? I tormentoni a base di mojito, strusciamenti e reggaeton funzioneranno o rischiano di essere fuori luogo?
«Spero che sia l’occasione per gli altri artisti di abbandonare i cliché delle canzoni estive. Siamo in una fase di stallo , c’è desiderio di festeggiare ma non c’è la festa. Spero che escano canzoni consone al momento. A meno che gli strusciamenti non siano quelli dei gilet arancioni».
Sta ridendo?
E’ morto l’artista Christo, aveva 84 anni
lunedì, Giugno 1st, 2020di RAFFAELLA DE SANTIS
E’ morto a New York all’età di 84 anni Christo Vladimirov Javacheff, noto con il solo nome Christo. Il decesso è avvenuto per “cause naturali”. L’annuncio è arrivato attraverso i canali social dell’artista, che nel 2016 aveva realizzato l’opera The Floating Piers sul Lago d’Iseo. Nato a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno 1935, è stato tra i più grandi esponenti della Land Art. Con la sua arte modificava e ridisegnava il paesaggio. In più di cinquant’anni di carriera, trascorsi per gran parte con la compagna della vita Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ha imballato e impacchettato il mondo. Da Porta Pinciana a Roma, nel 1974, al Reichstag di Berlino (1995), passando per il Pont Neuf di Parigi (1985). Il primo edificio imballato, nel 1968, è la Kunsthalle di Berna.
Da allora il suo stile diventa inconfondibile. Il suo vero obiettivo era realizzare le visioni che aveva in testa. Cambiare l’immagine del mondo, anche solo per il tempo della durata della sua installazione. Della sua opera diceva “Non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé. Avete idea di cosa può voler dire ottenere i permessi per impacchettare il Reichstag? Convincere Mister Kohl e tutto il Bundestag? Costringerli a votare qualcosa che non esiste ancora, se non nell’immaginazione? Questa è vera dimensione politica, non illustrazione della politica, ma pura visione politica”.
Quest’anno avrebbe dovuto impacchettare l’Arco di Trionfo a Parigi. Il progetto è stato rinviato per la pandemia e riprogrammato all’autunno 2021. Sarà la sua opera definitiva.