I primi due li ha avuti con la
seconda moglie, Flaminia Morandi, l’ultimo, il più piccolo, lo ha
adottato con Maria De Filippi nel 2001
Sono tre i figli di Maurizio Costanzo: Saverio e Camilla, avuti con la seconda moglie , la giornalista e scrittrice Flaminia Morandi, e Gabriele adottato con Maria De Filippi.
Camilla è la più grande. Nata nel 1973, è una scrittrice e sceneggiatrice,
ha un marito e due figli. Non ama i riflettori e si tiene lontana dai
social. All’inizio della sua carriera si è cimentata nel ruolo di
attrice ma poi ha cambiato strada. Nel 2009 ha pubblicato il libro Ero cosa loro. L’amore di una madre può sconfiggere la mafia, con Giusy Vitale. Nel 2015 ha firmato il romanzo Una bellissima notte senza luna. Della sua vita privata si sa pochissimo.
Saverio è nato a Roma nel 1975, oggi ha 47 anni. Regista e sceneggiatore di successo
anche lui ha avuto due figli dall’allora compagna Sabrina Nobile, ora è
legato sentimentalmente all’attrice Alba Rohrwacher. Laureato in
Sociologia della Comunicazione, ha iniziato la sua carriera come
conduttore radiofonico, sceneggiatore e attore. Alla fine degli anni ‘90
si è trasferito a New York per perseguire la carriera da regista. Tra le sue opere più importanti ci sono L’Amica Geniale e la serie tv In Treatment, Private e La solitudine dei numeri primi.
La conduttrice andava a trovarlo
mattina e sera in clinica e non immaginava questa evoluzione. Erano
uniti da 33 anni e insieme avevano anche un figlio adottivo
Molto provata, scioccata, basita. È
questo lo spettro di sentimenti che attraversa l’animo di Maria De
Filippi, che è stata colta di sorpresa dalla morte di Maurizio Costanzo.
Non se lo aspettava, non c’erano avvisaglie. Lui era stato ricoverato
in una clinica romana per un piccolo intervento, «un problemino
fastidioso, ma non grave». Lei lo andava a trovare mattina e sera, poi come sempre al lavoro, a registrare Amici.
Una routine normale ed eccezionale li legava ogni giorno da 33 anni. La
cena insieme, sempre, ma anche le vacanze (tranne in montagna a sciare,
andava solo lei), una convivenza quasi simbiotica che il Covid aveva
cementato ancor di più. Con il tempo lei era diventata il suo sergente
di ferro — come scherzavano tra loro: controllava dieta e salute,
centellinava cibi e dolci.
Il loro è stato un amore (insieme hanno avuto un figlio adottivo Gabriele, oggi 30enne), ma anche un’alleanza e una staffetta.
L’intesa che si rinsalda in un passaggio di testimone. Prima lui
potentissimo e lei una signora nessuno, ma con tanta stoffa. Infatti
cresce alla velocità della luce. Arriva il momento in cui in coppia sono
«la» televisione, ascolti & potere. Un sodalizio (non solo
sentimentale) che continua finché lei — forte dei 23 anni in meno —
diventa il pilastro di Mediaset come un tempo era stato lui. Costanzo
& De Filippi, un marchio, un brand, una coppia indissolubile, la più
potente della tv. Mai ci fu connubio più influente. Due che hanno fatto
(lei la sta ancora facendo) la storia della tv.
Maurizio Costanzo e Maria De Filippi
si conoscono nel 1989 quando il giornalista era già un nume tutelare
di Canale 5, successi e insuccessi passavano per la vetrina del suo
talk show, che decreta trionfi e disfatte, apre o stronca carriere. Un
trampolino di lancio, quei 15 minuti di celebrità che se riuscivi a
bucare lo schermo si potevano ripetere in un istante che diventava
eterno. Anche Maria è una sua intuizione (tra i tanti che ha lanciato si deve aggiungere anche lei).
All’inizio Queen Mary era ancora una principessa povera: «Quando ancora
non ero popolare, e arrivavamo nei posti, mi sentivo messa da parte,
direi sicuramente di essere stata gelosa di Maurizio. Poi ho imparato
che Maurizio sa esserci, è un punto fermo, penso che mi abbia
rasserenato. Io avevo due lati diversi. Uno molto forte, la certezza di
saper fare, mentre dal punto di vista emotivo ero insicura».
Pubblichiamo uno stralcio di una intervista concessa da
Maurizio Costanzo al Giornale nel dicembre del 2021. Costanzo racconta i
primi giorni del suo Show e rivela quali furono i suoi modelli.
Si ricorda la prima?
«Andava
in onda soltanto una volta alla settimana su Rete4, allora di proprietà
della Mondadori. Poi la comprò Berlusconi e mi chiese di fare una
puntata al giorno».
Adesso siamo arrivati a 30mila ospiti.
Da Kirk Douglas a Carmelo Bene all’uomo qualunque, passando per
politici, giornalisti, cantanti, star.
«L’ospite che per
primo mi viene in mente adesso è Aïché Nana, sa la ballerina che negli
anni Cinquanta improvvisò uno spogliarello citato anche da Fellini nella
Dolce Vita?».
La famosa festa organizzata dall’appena scomparsa Olghina di Robilant al Rugantino di Roma che diventò il manifesto di un’epoca.
«Un
atto casuale ma dirompente. Uno di quei gesti che entrano nella storia
del costume. Mi piaceva la sua voglia di vivere, di rimanere sempre la
Aïché del ristorante Rugantino, piena di entusiasmo».
Il bello del Maurizio Costanzo Show è che talvolta diventa un «confessionale».
«Una
volta Andreotti disse: Lo sa che quasi tutti i miei compagni di scuola
sono diventati cardinali? Loro hanno fatto carriera. Ma come, gli
risposi, loro hanno fatto carriera? E lei?».
Era presidente del Consiglio.
«Ma
quella risposta era forse la conferma di un suo riflesso mentale,
magari una conseguenza dell’educazione per la quale il Vaticano restava
per lui sempre il punto di riferimento più importante».
Ci sono stati ospiti che, da soli, valevano il biglietto.
«Sordi.
Oppure Gassman. Oppure i tre tenori Pavarotti, Carreras, Domingo. O
Monica Vitti, che ricordo con tenerezza. L’ultima volta che è venuta da
me ne aveva 70 e quella sera ho intuito che non stava già bene. Non
aveva nulla di visibile, per carità, solo una mia sensazione».
Costanzo ha «importato» il talk show dagli Stati Uniti.
«E ho voluto l’orchestra sul palco perché l’avevo vista da Johnny Carson nel Tonight Show».
In collegamento nella puntata di Che Tempo Che Fa Maurizio Costanzo e
Maria De Filippi hanno scherzato con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto
sulle loro dinamiche di coppia. Costanzo ha raccontato “Io sono un
vecchio goloso finito con una che lo tiene a stecchetto. Maria mi
bullizza, non mi rivolgo ad Amnesty International… Però…” poi ha
aggiunto “Lei rappresenta la donna più importante che io abbia
incontrato, la donna nella cui mano vorrei morire.”
Maurizio Costanzo: la morte venerdì a
Roma. Ha alternato impegno e disimpegno, programmi buoni e ottimi a
meno buoni e meno ottimi, è stato quello della camicia con i baffi nello
spot Dino Erre Collofit, quello della tessera numero 1819 della P2
È morto Maurizio Costanzo.
Il giornalista, conduttore tv, autore e sceneggiatore aveva 84 anni. È
morto venerdì a Roma. La camera ardente sarà allestita sabato dalle
10.30 alle 18 in Campidoglio.
«Bboooni, state bboooni». Quando il tasso di diverbio si alzava ricorreva all’adagio romanesco. Quante volte lo ha detto Maurizio Costanzo
nelle 4.480 puntate del suo Show, quello che portava il suo nome,
quello che ha segnato le serate di 41 anni di televisione italiana. Lo
avevano chiuso nel 2009, ma non se ne poteva fare a meno, e lo avevano
riacceso nel 2015.
Ora Maurizio Costanzo si è spento per davvero.
Ha alternato impegno e disimpegno,
programmi buoni e ottimi a meno buoni e meno ottimi, è stato quello
della camicia con i baffi nello spot Dino Erre Collofit, quello della
tessera numero 1819 della P2, quello che la mafia ha provato a far
saltare in aria per il suo impegno prima al fianco poi in ricordo di
Giovanni Falcone.
È stato giornalista, ma anche autore radiofonico, televisivo, di canzoni (per Mina, Se telefonando,
scritta con Ghigo De Chiara, un successo nel 1966), autore di opere
teatrali, sceneggiatore (per quattro film di Pupi Avati; per Una giornata particolare con Sophia Loren e Mastroianni diretti da Scola nel 1977).
Nato a Roma il 28 agosto 1938, Maurizio Costanzo inizia come cronista di Paese Sera nel 1956. Altri sette anni per debuttare come autore radiofonico in Rai con Canzoni e nuvole,
condotto da Nunzio Filogamo. Sono piccoli passi che lo portano alla
televisione. È suo il primo talk show della tv italiana — un genere che
diventerà poi tanto imprescindibile quanto inflazionato: Bontà loro (Rai1, 1976 – 1978) è il primo seme di una serie di programmi che avranno la loro fioritura finale nel 1982 con il Maurizio Costanzo Show, in scena dal Teatro Parioli di Roma.
Se Bruno Vespa ha riprodotto in televisione la terza Camera dello Stato, Costanzo ha inventato il «salotto mediatico»
che parte su Rete4 per poi allargarsi su Canale 5, un luogo di transito
e discussione, a volte alta, altre meno, dove si fa prima a elencare
chi non è mai stato invitato piuttosto che il contrario: alla fine
saranno oltre 30mila. Persone comuni e personaggi affermati. Con il suo
Show ha scritto una pagina indelebile della storia della tv, raccontando come non era nai stato fatto prima il costume e la politica con i suoi protagonisti.
NEW YORK. L’uomo che ha trasformato il genere easy listening in una
forma d’arte. L’ha definito così il quotidiano The Guardian,
celebrandolo per l’ultima volta. Burt Bacharach è morto ieri all’età di
94 anni nella sua casa di Los Angeles per cause naturali dopo una vita
dedicata alla musica. Si lascia dietro un’eredità artistica
impareggiabile: 73 singoli nella Top 40 negli Stati Uniti e 52 nel Regno
Unito; un centinaio di artisti che hanno interpretato la sua musica;
collaborazioni con Dionne Warwick, Frank Sinatra, The Beatles, Barbara
Streisand, Tom Jones, Aretha Franklin e Elvis Costello; titoli come I
Say A Little Prayer, Walk On By, What The World Needs Now Is Love, Magic
Moment, The Look Of Love. Persino due Oscar, il primo nel 1969, per
l’intera colonna sonora del film Butch Cassidy and the Sundance Kid e un
altro nel 1981 per Arthur’s Theme cantata da Christopher Cross, colonna
sonora del film Arthur con Dudley Moore e Liza Minnelli.
La vita Nato a Kansas City, Missouri, nel 1928 e
cresciuto a New York, Bacharach inizia ad amare il jazz da ragazzino,
intrufolandosi nei jazz club della città per andare a sentire Dizzy
Gillespie. A scuola intanto studia i classici come Stravinsky e Ravel e
dopo un periodo nell’esercito degli Stati Uniti, diventa pianista
accompagnatore di Vic Damone, degli Ames Brothers e la sua prima moglie,
l’attrice Paula Stewart. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli
anni ’60 lavora anche come arrangiatore ed è il direttore d’orchestra
per Marlene Dietrich durante i suoi tour europei. La svolta pop arriva
nel 1957 grazie all’incontro con il paroliere Hal David. Insieme, i due
sfornano un successo dietro l’altro, a partire dai due singoli iniziali:
The Story of My Life cantata da Marty Robbins e Magic Moments cantata
da Perry Como. Grazie alla sdolcinatezza dei testi di David e agli
arrangiamenti ricchi di archi e melodie facili di Bacharach, i due
insieme compongono canzoni che sfidano l’usura del tempo e che arrivano
intatte ai giorni nostri, senza aver perso un briciolo del genio e del
fascino che avevano quando sono state composte e che infatti ancora oggi
sono suonate, trasformate in cover, ri-arrangiate da musicisti di ogni
genere e età. Alcuni titoli: Say a Little Prayer, originariamente
cantata da Aretha Franklin; What’s New Pussycat? con la voce di Tom
Jones; The Look of Love cantata da Dusty Springfield e Make It Easy on
Yourself dei Walker Brothers. Raindrops Keep Falling on My Head,
interpretata da BJ Thomas e che appare nel film Butch Cassidy and the
Sundance Kid, vince un Grammy e un Oscar nel 1969.
Nella terza serata del Festival di
Sanremo, su Rai 1, ad affiancare Amadeus la pallavolista Paola Egonu.
Gli ospiti sono i Maneskin. Si esibiranno tutti i cantanti: chiudono
Olly, Anna Oxa, Articolo 31, Ariete, Sethu, Shari, Gianmaria, Modà, Will
La terza serata del Festival di Sanremo è la serata di Paola Egonu, e del suo monologo, atteso intorno alle 23.45. Ed è la serata dei Maneskin, che hanno infiammato l’Ariston con il chitarrista Tom Morello. Mengoni verso il trionfo.
I 28 cantanti in gara si esibiranno in questo ordine:
Paola e Chiara, Mara Sattei, Rosa Chemical, Gianluca Grignani, Levante,
Tananai, Lazza, Lda, Madame, Ultimo, Elodie, Mr. Rain, Giorgia, Colla
zio, Marco Mengoni, Colapesce Dimartino, Coma_Cose, Leo Gassmann, I
Cugini di Campagna, Olly, Anna Oxa, Articolo 31, Ariete, Sethu, Shari,
Gianmaria, Modà, Will. Ospiti i Måneskin con Tom Morello, Sangiovanni e
il comico Alessandro Siani.
Ore 02:02 – Sorpresa al terzo posto
Nessuna sorpresa
dunque nella classifica finale, almeno per quanto riguarda la vetta.
Mengoni è sempre più primo: quel che colpisce è il podio semmai. Ultimo
risale tantissime posizioni e si piazza secondo. Ma soprattutto è
Mr.Rain il vero coup de theatre: coi suoi bambini arriva terzo. Chissà
se resisterà anche domani sera
Ore 01:36 – Si chiude con Will e Siani
Su Will non ci
ripeteremo: rileggersi quando detto per Sethu, Gianmaria, Olly. Si corre
verso le classifiche finali. Sarà ancora Mengoni il Papa (provvisorio)
del Festival? C’è spazio per un intermezzo con Siani
Ore 01:28 – I Pooh (ancora intonati)
Ed ecco i Modà che si
riaffacciano dopo essere caduti nel gorgo della depressione, come ci ha
raccontato lo stesso Kekko. Al netto dell’empatia umana, peccato però
che la proposta sia stravecchia, come già detto, dei Pooh ancora
intonati.
Ore 01:23 – Corsa verso il finale
Altro giovane in
batteria, gIANMARIA: si corre veloce senza interruzioni verso la terza
classifica. Anche se la sensazione è, come già detto, che Amadeus si sia
reso conto di aver messo troppi esordienti in pentola e quindi li ha
un po’ confinati sul finale: anche perché pure lui sembra decisamente
acerbo.
Ore 01:19 – Shari, meglio al secondo round
Madame Salmo ovvero
Shari si muove bene sul palco, è precisa nel canto e il brano che le ha
tagliato sul misura il fidanzato funziona ancora meglio al secondo
ascolto
Ore 01:11 – Guazzabuglio Sethu
Per Sethu invece vale
il discorso di Olly: altro guazzabuglio, un po’ indistinguibile. Con
l’aggravante di quel caschetto che viaggia tra Giovanna D’Arco e il
Gianduia Vettorello di Teo Teocoli
Ore 01:07 – Impeccabile stavolta Ariete
L’abbiamo detto più
volte, questo teatro può giocare brutti scherzi. L’altro ieri Ariete ha
steccato più volte, come la ben più navigata Giorgia, per dire. E come
l’altra, stasera è stata impeccabile, facendo meglio apprezzare anche il
brano con le sue inquietanti vasche di squali
Ore 01:03 – Gli amici ritrovati
Gli Articolo 31
celebrano di nuovo la loro pace, di rosso vestiti come dei rapper
americani: niente lacrime oggi, però un omaggio al tempo che fu e
all’amicizia ritrovata. Al di là della resa, una pagina da libro Cuore
qui all’Ariston
Ore 00:45 – Anna arrabbiata
Arriva Anna Oxa: non è
stato molto rilassato il suo ritorno in Riviera, con rabbiosi attacchi
alla stampa ingrata (e smentite su presunte liti a colpi di bicchieri
d’acqua nel backstage con altri concorrenti). E sembra arrabbiata anche
la canzone che si perde tra montagne russe vocali. Comunque il pubblico
dell’Ariston la ama e le tributa una standing ovation
Ore 00:41 – Troppo autotune ( e troppi giovani)…
Ecco Olly: autotune a
profusione, molta confusione, dei giovani quello che ha convinto meno.
Ed è forse una delle poche critiche che si possono muovere all’Amadeus
quater: era davvero necessario ingaggiare ben 28 concorrenti?
Ore 00:24 – Né trash né autoriali
Ecco la quota vintage
(in gara) del Sanremo 2023: sinceramente più trascurabile rispetto a
quella extra (il trio Morandi ecc). Perché tentano la via del nuovo, con
l’aiuto del Rappresentante di Lista, perdono la strada del trash. E non
sembrano arrivare da nessuna parte…
Ore 00:08 – Gassmann ora significa cantante
Al secondo ascolto
cresce Gassmann Jr: il testo scritto con Zanotti dei Pinguini è
ficcante, l’interpretazione anche. La saga di questa grande famiglia
italiana ora svolta definitivamente verso il canto? Stasera Leo non è
sembrato figlio di (tantomeno nipote di)
Ore 00:01 – Al Bano e Romina a tutti gli effetti
L’hanno detto oggi:
dopo aver cantato il loro disamore, oggi celebrano l’amore per sempre,
con l’annuncio delle loro nozze. Ora sono Al Bano e Romina a tutti gli
effetti, i Coma Cose, per inciso bravissimi per testo e armonizzazioni
Ore 23:45 – È il momento di Paola
È il momento
dell’attesissimo monologo di Paola Egonu. Parole semplici, metafore
immediate, qualche incespicatura dovuta all’emozione: ma il messaggio
che siamo tutti dello stesso colore, passa diretto. E l’orgoglio di
indossare la maglia azzurra chiama la standing ovation. Nulla di
elaborato, ma a volte è più importante il contenuto del contenitore.
Ore 23:38 – Pop di altissima fattura
Si ritorna sulla nave,
ma questa volta Gue, a differenza di Fedez, non fa scherzi. E si rientra
all’Ariston con i più autoriali, visti fin qui: Colapesce e Dimartino.
Al secondo ascolto, ancora meglio del primo: voci che si fondono, testo
finemente cucito, in questo incubo urbanomarittimo. Pop di altissima
fattura.
Ore 23:28 – Fuga per la vittoria
Ci sono dubbi?
Difficilmente qualcuno si potrà interporre tra Mengoni e la vittoria
finale: canzone scritta per trionfare, interpretazione impeccabile e da
casa non possono che sostenere lui. La tiara si avvicina.
Ore 23:17 – Scanzonati Colla Zio
Gianni Morandi scherza
con Paola Enogu, prendendo uno sgabello per mettersi alla sua altezza. E
la pallavolista se la cava egregiamente tra una presentazione e
l’altra: tocca ai Colla Zio, della banda dei giovani, forse i più
promettenti. Belle armonizzazioni, scanzonature al punto giusto, bravi.
Ore 23:09 – Il riscatto di Giorgia
Che impressione al
debutto: un’altra campionessa come lei, stonata, tanto che aveva fatto
poco apprezzare anche il brano. Stasera è riscatto, Giorgia non sbaglia
una nota e anche la canzone è bella come recita il testo. Una standing
ovation alla fine che cancella il brutto film di ieri.
Ore 23:02 – Non siamo all’Antoniano
Mr. Rain non si
discosta dalla scelta (infelice) del debutto, Povia ossigenato con coro
di voci bianche che non aiuta il brano, come se fossimo all’Antoniano e
non all’Ariston.
Ore 22:59 – Splendida Elodie, ma il brano…
Tocca alla splendida
Elodie, fasciata di nero. Voce sempre splendida, calda, black,
arrangiamenti ben fatti, eppure tutto questo sembra sopravanzare la
canzone in sé che non vola altrettanto alta.
Ore 22:44 – Ultimo, finto giovane
Ecco un altro che
partiva dalle prime file della griglia: Ultimo. A livello musicale non
si discute, però per approccio e testo sembra molto, ma molto più
vecchio dei suoi 27 anni (per dire l’approccio del trio Al Bano-
Ranieri- Morandi è sembrato più giovanile). A quale pubblico si rivolge
quindi? Non è facile da comprendere
Ore 22:38 – Annalisa diventata fatale
Si vede un’altra
vecchia conoscenza dell’Ariston, Annalisa, questa volta ospitata
all’esterno del teatro: diventata femme fatale anche lei, Emma Stone
ligure, la voce però è quella cristallina di sempre, mentre attacca con
«Bellissima»
Ore 22:25 – Morandi cambia partner
Morandi cambia partner,
dopo il felice rencontre con i coetanei ottuagenari di ieri, Massimo
Ranieri e Al Bano, scende di qualche generazione e ingaggia il
celebratissimo idolo dei teenager, Sangiovanni per intonare «Fatti
mandare dalla mamma» che compie 6o anni proprio ora. Bizzarro ma alla
fine riuscito duetto.
Ora ci sono tutti e ventotto. Dal primo classificato all’ultimo. Al
termine della seconda serata del festival di Sanremo è stata svelata la classifica generale parziale
della kermesse 2023. La graduatoria, passibile chiaramente di futuri
colpi di scena, è stata il risulato delle percentuali di voto ottenute
dai 14 artisti andati in scena nella prima serata e dai giudizi ottenuti
dai 14 cantanti della seconda serata. Le proposte musicali, in questa
fase, sono state votate unicamente – in maniera disgiunta – dalle giurie
della Giuria della Sala Stampa, Tv, Radio e Web
No, non cadete nell’errore. È troppo facile sputare su un
viceministro del governo in carica, regolare i propri conti (sporchi)
nelle nostre case (con la tivù pagata da noi) e giocare a fare il
sovversivo a suon di rime, parolacce e fotografie strappate. Troppo
facile fare il bulletto su un palco vuoto, senza un briciolo di
contraddittorio, senza nessuno che possa dirti che stai stonando. Troppo
facile usare il Festival di Sanremo (che cliché) per sparare qualche
cagata (scusate il termine) e poi fare l’eroe dicendo “mi assumo tutta
la responsabilità”. Che pena! Quella di Fedez non è stata affatto una provocazione. Macché! È stata soltanto becera maleducazione. Delle più infami, tra l’altro.
Non
è la prima volta che succede. Non bisogna andare troppo indietro per
dover subire il Fedez-pensiero (?) sulla televisione pubblica. Anno
domini 2021, concertone del Primo maggio, festa dei lavoratori. E sul
palco Mister Ferragni a sproloquiare. Al tempo se l’era
presa con il leghista Andrea Ostellari, reo di non essere d’accordo con
il ddl Zan, e più in generale con tutto il partito di Matteo Salvini.
In nome della libertà di espressione aveva poi “svelato” pressioni
ricevute da viale Mazzini per edulcorare il testo dell’intervento. “Ovviamente
da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e
faccio – aveva detto due anni fa – il contenuto di questo intervento è
stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Raitre”. Stessa scena ieri sera. Con quell’inutile e penoso “il testo della canzone non è stato annunciato allo staff della Rai e voglio assumermi la piena responsabilità di questo”. Perché, se anche fosse che viale Mazzini non sapeva nulla, lì davanti a lui era ben presente un Amadeus muto come una mummia. E, a casa mia, se non ti opponi, sei come minimo connivente.
Ma torniamo al maleducato Fedez. Il freestyle, ieri sera, è andato in scena dal palco della Costa Smeralda e non da quello dell’Ariston.
Non c’è dunque il pubblico a fischiarlo. E lui va a briglia sciolte: se
la prende (nell’ordine) con il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami (“Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler”) e il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella (“Purtroppo l’aborto è un diritto sì, ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro”). Quindi coglie l’occasione ghiotta per regolare i propri conti col Codacons, con cui litiga e va in causa da anni. “A
volte anche io sparo cazzate ai quattro venti, ma non lo faccio a spese
dei contribuenti, perché a pestarne di merde sono un esperto. Ciao
Codacons, guarda come mi diverto”. E infine, prima di ridare la linea a Sanremo, strappa la foto del deputato di Fratelli d’Italia.
In Iran non ci si può truccare, non si può ballare in strada, non ci
si può baciare. In Iran anche semplicemente stare su un palco come
quello dell’Ariston non sarebbe stato possibile per Pegah Moshir Pour,
giovane attivista italo-iraniana «nata con i racconti del Libro dei Re e
cresciuta con i versi della Divina Commedia». Per questo le parole
della ragazza, accompagnata da Drusilla Foer, commuovono, spezzano
l’anima. Il vento della rivoluzione iraniana arriva all’Ariston,
attraverso parole e gesti, semplici quanto potenti. «In Iran –
racconta Pegah – non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata,
né parlare di diritti umani sul palco, sarei stata arrestata o forse
addirittura uccisa, è per questo che, come molti altri ragazze e
ragazzi, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una
generazione crescita sotto un regime di terrore e repressione, in un
paese bellissimo, uno scrigno di patrimoni dell’umanità». Insieme
a Drusilla Foer intona Baraye, canzone – che ha appena vinto il Grammy –
diventata l’inno della rivoluzione (è stata scritta da Shervin Hajipour
musicando i tweet dei ragazzi sulle libertà negate).
Un monologo per gli intellettuali perseguitati o imprigionati, per i
bambini afghani, per la ragazza che desiderava diventare ragazzo, per le
donne, per la libertà. Libertà è la parola che ripetono più e più
volte, prima di un ultimo simbolico gesto: Pegah si scioglie i lunghi
capelli neri, li lasci liberi. Poi abbraccia Drusilla.
Pegah e Drusilla portano a Sanremo i diritti negati in Iran: l’attivista si scioglie i capelli e l’Ariston si commuove
Il trio di vecchi amici: Morandi, Ranieri e Al Bano Pacche
sulle spalle, abbracci, strette di mano: Al Bano, Gianni Morandi e
Massimo Ranieri – per la prima volta insieme sul palco dell’Ariston
– si divertono da buoni vecchi amici. Cantano le loro hit, da soli, e
poi come un trio di tenori pop. Altro che Il Volo. Le tre leggende della
musica italiana si prendono i meritati applausi del pubblico, che canta
ogni singola parola. Amadeus non trattiene la felicità: «Vedervi tutti e
tre insieme è bellissimo». Dal pubblico scatta un «Bravi!». Andavo a cento all’ora, Se bruciasse la città, Mattino:
è un karaoke pop, una grande festa. Standing ovation finale
dell’Ariston. Al Bano, che a maggio festeggerà 80 anni, vorrebbe rifarlo
subito: «Ricominciamo». Piovono applausi. E Morandi: «Ci fate
piangere».
Sanremo Pagelle Live: “Lazza ha una hit, lacrime per gli Articolo 31, Modà superflui”
IL PEGGIO I promo alle fiction che ogni anno
vengono proposti durante le serate hanno stancato. Se ne potrebbe fare
decisamente a meno. Il momento promozione con Francesco Arca che
racconta Resta con me si poteva evitare.