ERNESTO ASSANTE
ROMA – David Zard era un visionario. No, non uno di quelli tra droghe e psichedelie, nemmeno di quelli presi dal fuoco sacro e mistico. No, Davide era un visionario molto pragmatico, ma pur sempre visionario. Perché nella sua visione c’era, c’è sempre stata, fino all’ultimo, l’idea del futuro.
Il futuro, per Davide, era dietro l’angolo, anche quando in realtà era lontanissimo, come nei primi anni Settanta, quando iniziò a organizzare concerti in Italia. Non era come oggi, chi non c’era non può credere quale fosse il livello di caos, di violenza, di tensione ai concerti in Italia, con gli autoriduttori sempre pronti a sfondare i cancelli, i servizi d’ordine a cercare di contenere i danni e la polizia, quando arrivava, a caricare tutti, chi aveva il biglietto e chi no. Ma lui era sempre lì, appassionato fino all’eccesso, pronto a litigare e discutere con chi sfondava i cancelli, ma anche pronto a migliorare le cose, a spingere per avere strutture più adatte a ospitare la musica dal vivo, pronto anche a prendersi cura degli artisti, oltre che del pubblico. (altro…)