Archive for the ‘Ambiente’ Category

Tre scosse di terremoto a Livorno, le scuole restano chiuse

sabato, Novembre 20th, 2021

LIVORNO. Una scossa di terremoto di magnitudo 3.5 è stata registrata alle 6,21 davanti alla costa livornese. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 13 chilometri di profondità ed epicentro 15 da Livorno. La scossa è stata chiaramente avvertita dalla popolazione, ma al momento non si segnalano danni a persone o cose.

La protezione civile del Comune di Livorno informa che in via precauzionale le scuole di ogni ordine e grado saranno chiuse oggi per valutare eventuali criticità nelle strutture. Al momento non si segnalano comunque danni a persone o cose. Vi sono state anche due scosse successive da 2.0 e 2.1. 

LA STAMPA

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Cop26, raggiunta l’intesa per il Patto sul clima di Glasgow: la firma da tutti i 197 Paesi Onu | Ma il carbone non sarà eliminato

domenica, Novembre 14th, 2021

Alla Cop26 arriva il nuovo accordo mondiale sul clima: tutti i 197 partiti appartenenti delle Nazioni Unite hanno aderito, nonostante la forte riserva e la delusione espressa da molti. A lasciare l’amaro in bocca è stata la mediazione sul taglio dell’uso del carbone come fonte energetica. Ad anticipare la notizia è stata la Bbc.

L’India punta i piedi sul carbone – Il Patto sul clima di Glasgow è stato adottato dei delegati delle 197 parti riunite alla Cop26 in Scozia. Il testo è stato siglato dai circa 200 Paesi dopo un intervento dell’ultimo minuto da parte dell’India per annacquare la stesura finale nella parte relativa al taglio delle emissioni derivanti dal carbone. L’India è intervenuta nella plenaria finale per chiedere di sostituire nel testo la formula “phase-out”, cioè “eliminazione graduale” del carbone, inserendo l’espressione “phase-down”, cioè “riduzione graduale”.

La delusione di alcuni Paesi – Diversi Paesi, Svizzera in testa, ma anche i piccoli Stati insulari, hanno espresso profonda delusione per questo cambiamento del testo. Alcuni hanno definito la revisione odiosa e contraria alle regole, ma hanno aggiunto che hanno dovuto accettarlo per arrivare a una conclusione del vertice. Il presidente della Cop26, Alok Sharma, ha singhiozzato dicendosi “profondamente dispiaciuto” per quanto accaduto: “Capisco la profonda delusione, ma e’ vitale che proteggiamo questo pacchetto”, ha aggiunto.

L’accordo mantiene l’obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali: un grosso passo avanti rispetto all’Accordo di Parigi, che puntava di più sul restare sotto 2 gradi. I tagli alle emissioni rimangono il 45% al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. E un invito ai Paesi ad accelerare sulle fonti rinnovabili, a chiudere al più presto le centrali a carbone e ad eliminare i sussidi alle fonti fossili.

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L’allarme del fisico Peter Wadhams: “Cop26 è l’ultima possibilità di fermare il disastro, la prossima potrebbe essere troppo tardi”

venerdì, Novembre 12th, 2021

di Luca Fraioli

GLASGOW – “I miei amati ghiacci polari? Sono condannati a sparire, stando alla bozza di accordo che circola in queste ore”. Peter Wadhams ha passato la vita a studiarli, anche “dal di sotto” quando viaggiava nell’Artico a bordo dei sommergili di Sua maestà. Oggi è professore emerito di fisica oceanica e capo del Polar Ocean Physics Group presso il Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica dell’Università di Cambridge. Ed è tra gli scienziati che per primi hanno lanciato il grido d’allarme sul riscaldamento globale, finora inascoltato dalla politica.

Lo ascolteranno in questa Cop26, professor Wadhams?

“Lo spero. Anche perché è l’ultima Cop nella quale il mondo si trova nella posizione di poter fare qualcosa che effettivamente inverta il cambiamento climatico. L’anno prossimo potrebbe essere troppo tardi per fermare la caduta verso il disastro”.

L’accordo tra Cina e Stati Uniti sta alimentando molte speranze. Anche lei crede si tratti di una svolta?

“L’esistenza stessa di una intesa sul clima tra Pechino e Washington è positiva e importante, qualunque cosa contenga, dato che le due nazioni stavano divergendo su un percorso di reciproca aggressione. Mi ha colpito in particolare l’enfasi sulle emissioni di metano: forse è più facile per le due nazioni mettersi d’accordo sulla riduzione del metano che su quella della CO2, considerando tutto il carbone che ancora userà la Cina per anni”.

Cosa pensa delle bozze di documento finale che circolano in queste ore?

“E’ un documento deludente. E non perché non si occupi di tutti i possibili aspetti del cambiamento climatico, ma perché lo fa senza concentrarsi su alcuna area specifica con soluzioni concrete. Spero che nelle ultime ore si adotti un testo più incisivo. E poi ci sono molti numeri che non tornano”.

Per esempio?

“C’è un errore sulla temperatura attuale. Nel testo si legge che è di 1,1 gradi più alta rispetto all’era pre-industriale. In realtà siamo già a 1,5 gradi. E questo perché i calcoli vengono fatti partendo dal diciannovesimo secolo, mentre invece dovrebbero partire dall’inizio la rivoluzione industriale, quando si è iniziato a bruciare carbone nelle macchine a vapore. Facendo così si scoprirebbe che siamo già a 1,5 e che non abbiamo una ulteriore finestra per rimediare, va fatto adesso. Un’altra incongruenza numerica riguarda la CO2 presente in atmosfera. Se in un paragrafo della bozza si sollecita entro il 2030 un taglio del 45% rispetto ai livelli del 2010, poco più avanti si fa notare che è già salita del 13,7% rispetto a dieci anni fa”.

Cosa consiglia la scienza per uscire da questa situazione?

“Ridurre le emissioni per cercare di rallentare il riscaldamento non basta, perché tutta la CO2 emessa negli ultimi due secoli rimarrà comunque lì a creare l’effetto serra. L’alternativa è catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera, ma non ci sono riferimenti a questa possibilità nel documento. E invece ci vorrebbe un piano di investimenti in ricerca e sviluppo, uno sforzo tecnologico straordinario, paragonabile a quello del progetto Manhattan. Questa volta non per creare un’arma ma per salvare il Pianeta”.

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Gli scienziati alla Cop26: ecco la prova che le emissioni di CO2 aumentano, ma non c’è accordo per l’addio al carbone

venerdì, Novembre 5th, 2021

di Giacomo Talignani

Se l’attuale tasso di emissioni legate al carbonio continuerà con l’andamento attuale, abbiamo appena 11 anni di tempo prima di dire addio alla possibilità di mantenere la temperatura globale sotto +1,5°, come chiedono gli Accordi di Parigi. Quello che arriva nel pieno dei negoziati della Cop26 in corso a Glasgow è un avvertimento preciso, firmato da quasi 100 scienziati di circa 70 centri di ricerca e istituzioni internazionali in cinque diversi continenti. 

Nelle ultime ore è infatti stato diffuso il rapporto Global Carbon Budget 2021, una delle analisi più precise e accurate sulla situazione delle emissioni di carbonio mondiali. Gli esperti sottolineano come a causa delle emissioni attuali rischiamo di sforare il  “carbon budget” o “bilancio del carbonio”, in sostanza la quantità di CO2 che l’umanità può ancora permettersi di immettere in atmosfera prima di superare il famoso limite di +1.5°C. Per gli scienziati abbiamo ancora poco più di una decina di anni di tempo prima che i limiti sopportabili dal Pianeta vengano superati e si vada verso il tracollo.

Il report inoltre sottolinea anche come il processo delle emissioni di carbonio, nonostante un lieve calo durante la pandemia planetaria, continui a crescere, con paesi come la Cina responsabili di buona parte di queste emissioni. Motivo per cui è difficile accettare quel che sta accadendo nel frattempo a Glasgow, dove diversi leader di 40 paesi stanno trovando la quadra per dire gradualmente addio al carbone, ma fra questi mancano i grandi protagonisti (e inquinatori) come Cina, ma anche India, Usa, o Australia che per esempio è fortemente legata al carbone.


Nelle ultime ore, il governo del Regno Unito ha affermato che sono oltre 40 i Paesi decisi ad abbandonare l’uso di questo combustibile fossile nelle loro economie, fra cui per esempio la Polonia (uno dei paesi più dipendenti dall’industria del carbone in Europa), ma anche Cile, Vietnam e altri.  Una buona notizia, visto l’avvertimento degli scienziati nel report Global Carbon Budget 2021? Difficile a dirsi, dato che appunto i grandi Paesi dipendenti dal carbone per ora non hanno sottoscritto impegni in tal senso, nonostante – va ricordato – il carbone sia il singolo fossile che contribuisce maggiormente alla crisi climatica. Il caso

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Cop26, accordo raggiunto a Glasgow: stop alla deforestazione entro il 2030

martedì, Novembre 2nd, 2021

I leader di oltre 100 Paesi si impegnano a porre fine alla deforestazione entro il 2030, con un investimento da 19,2 miliardi di dollari. E’ l’accordo raggiunto alla Cop26 di Glasgow. “Questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”, sottolinea il premier britannico Boris Johnson. Tra i firmatari della “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin.

“Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione”, afferma con entusiasmo la presidenza britannica della conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che ha preso il via domenica in Scozia. Tra i Paesi che hanno aderito all’accordo figurano – oltre a Brasile, Cina, e Russia – anche Stati Uniti, Canada e Repubblica Democratica del Congo.

Secondo la presidenza britannica, per questo progetto saranno impegnati 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici. Saranno inoltre mobilitati 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui un miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo.

Emissioni zero, Cina e India rimandano al 2070 la scadenza

“Occorre agire subito”, è il monito emerso alla Cop26 di Glasgow, ma la strada è in salita. La Cina, infatti, critica a testa bassa gli Usa, per l’inquinamento del passato: le sue emissioni storiche sono 8 volte quella della Cina. E’ soprattutto il premier indiano Modì a gelare il forum: “L’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero nel 2070”.

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Aurora boreale mozzafiato. E la tempesta geomagnetica deve ancora arrivare

lunedì, Novembre 1st, 2021

di RITA BARTOLOMEI

Aurora boreale in Islanda (foto Christopher Mathews)

Roma – La tempesta geomagnetica annunciata da Nasa e Noaa partita dal Sole il 28 ottobre sembra arrivata sulla Terra. Mauro Messerotti, fisico solare dell’Inaf, sta verificando. Dalle prima analisi sembra che “la CME partita dal Sole il 28 ottobre sia arrivata sulla Terra ed una tempesta geomagnetica per ora di classe G1 è iniziata alle 16 CET (ora del nostro fuso orario, ndr). Vedremo se si intensificherà nelle prossime ore e quali saranno gli effetti associati” . Il professore, che insegna all’università di Trieste, sta seguendo da giorni il cammino della tempesta solare di Halloween.  Ma intanto c’è chi è riuscito a catturare le prime aurore boreali in anticipo. Spettacolo regalato da una debole perturbazione del campo geomagnetico della notte scorsa.  Domenica 31 ottobre gli strumenti hanno registrato un evento minore, “una Cme (acronimo dall’inglese coronal mass ejection, espulsione di massa coronale)  partita dal Sole il 26 ottobre, che ha perturbato a livelli minori il campo geomagnetico per due ore nella notte tra sabato e domenica. Ma non ha provocato nulla di significativo”, fa sapere  Messerotti. “L’evento è in ritardo ma il Noaa pensa che debba arrivare”, scrivono sui social gli appassionati. Niente scenari apocalittici, come quelli dell’89 in Canada, quando milioni di persone rimasero al buio. Il sole di Halloween ha regalato invece un incanto a certe latitudini. E Christopher Mathews, fotografo che vive in Islanda, non se l’è lasciato scappare. 

Il fotografo delle aurore boreali

“Wow”, è il commento più ripetuto alla sua foto scattata all’estremità sud-occidentale della penisola di Reykjanes, vicino alla capitale  Reykjavík, uno scenario da fiaba catturato in pochi secondi. Scintille di sole sull’atmosfera terrestre, così vengono definiti questi fenomeni. 

L'aurora fotografata da Christopher Mathews


“Ho visto la mia prima aurora boreale nell’autunno del 2015, mentre stavo lavorando a un  master in scienze dell’energia sostenibile all’Iceland School of Energy – racconta il fotografo –. Stavo camminando in un parco vicino a casa quando il cielo si è illuminato proprio sopra di me. È stata un’esperienza incredibile, come essere in un temporale di luce brillante. Vivo sempre in Islanda e colgo ogni occasione per vedere le aurore e perfezionare le mie capacità fotografiche”.

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Energie rinnovabili, perché l’Italia è così indietro. Tutti gli ostacoli agli impianti

lunedì, Novembre 1st, 2021

di Milena Gabanelli e Fabio Savelli

Brindisi 2021: un’area inquinata da polveri di amianto,  da bonificare da 5 anni, e da riconvertire. Arrivano finanziamenti privati per installare sul terreno pannelli solari, ma la Provincia si oppone: «Non si può fare perché il terreno è di pregio» e fa ricorso al Tar, che le dà ragione. Della bonifica di cui sopra si sono tutti dimenticati. Prodigi di un Paese sommerso da una lunga fila di autorizzazioni e dove vengono interrogati tanti enti, anche per produrre energia da fonti rinnovabili su cui siamo tutti d’accordo. A parole.

Gli impianti fermi da anni

Entro il 2030 dobbiamo realizzare 70 gigawatt da fonti rinnovabili. Oggi ne facciamo meno di un gigawatt all’anno (0,8 Gw), nonostante le richieste di connessione a Terna siano per 146 gigawatt, più del doppio di quelle che dobbiamo fare.

Al netto di quelle che già in partenza non hanno i requisiti, perché si produce così poco? Partiamo dalle autorizzazioni. Per approvare un parco eolico o fotovoltaico servono cinque passaggi autorizzativi: 1) Via Ministero ambiente; 2) Via regionale; 3) Conferenza dei servizi; 4) Autorizzazione per l’impianto specifico; 5) Licenza di officina elettrica. E poi altri sei per connetterlo alla rete di Terna. Tempo: sei, sette anni. Quando va tutto bene. Perché Regioni, Comuni, Province spesso bloccano i progetti non graditi ai loro cittadini. Solo in Puglia 396 impianti piccoli e grandi sono fermi da 8 anni. Nel Lazio 126, per 2,2 miliardi di investimenti tra Viterbo e Latina, sono stati fermati dal Ministero della Cultura.  Ma la Regione ha appena deciso di metterci del suo con il completo blocco ai nuovi impianti in attesa di una riorganizzazione delle aree su cui installarli. Una moratoria che è stata già bocciata dal Consiglio dei ministri, che l’ha rimandata alla Consulta perché lederebbe il principio di leale collaborazione Stato-Regione.

Lo Stato contro se stesso

Quando non c’è accordo, chi deve decidere è Palazzo Chigi. Sul suo tavolo ci sono oggi 40 progetti per 6 gigawatt, autorizzati dal Ministero dell’Ambiente e bloccati dal Ministero della Cultura. Quali siano e perché non è dato sapere: «Si tratta di informazione sensibile» dice la portavoce. Chiedere quali sono i criteri di valutazione delle Sovrintendenze è esercizio vano. C’è una griglia tecnica, osservano dal dicastero guidato da Dario Franceschini, ma alla richiesta di indicazioni sulle variabili prese in considerazione la risposta è sempre la stessa: «Dipende».

Alzare una pala eolica può complicare il volo degli uccelli, o deturpare la vista dei nuraghi, come è successo in provincia di Sassari, dove è sfumato l’investimento da 130 milioni della ErgLa stella polare dovrebbe essere la direttiva europea sul paesaggio. Ma il paesaggio è un concetto filosofico: con buona approssimazione potremmo definirlo come la sintesi dell’interazione tra uomo e ambiente. Se ci sono progetti che vanno a impattare sulla vista da diverse alture, si segnala dunque la sua trasformazione, e il voto è negativo.

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Maltempo, trema ancora Catania: il ciclone si sta trasformando in uragano

giovedì, Ottobre 28th, 2021

Nuova allerta meteo in Sicilia. Il ciclone che si è abbattuto sulla provincia di Catania provocando due morti e una persona che risulta ancora dispersa, oltre a danni ingenti ancora da quantificare, si sta trasformando in uragano. Secondo le previsioni degli esperti, toccherà il picco venerdì proprio nella zona del catanese per poi spostarsi velocemente in Calabria.

Venerdì allerta rossa

In tutta la zona l’allerta è massima: il timore è che possano abbattersi nuovi fenomeni estremi. Già oggi le scuole e tutti gli uffici pubblici restano chiusi. Ma a preoccupare è soprattutto la giornata di venerdì, con il bollettino della Protezione civile che indica allerta rossa.
La città si prepara al nuovo peggioramento In città, intanto, si registra la seconda notte meteorologica di “tregua”. In vista del nuovo peggioramento, alcuni commercianti hanno provveduto a ‘sigillare’ le vetrine con silicone o a proteggerle con del legno o hanno messo sacchi di sabbia davanti ai negozi. Scene inedite per la Sicilia. Continuano anche i lavori dei volontari del dipartimento regionale della Protezione civile e del Comune di Catania, soprattutto con le idrovore per ripulire le strade e le caditoie del fango e dei detriti trasportati dai ‘fiumi’ che il nubifragio aveva causato.

TGCOM

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L’uragano Medicane minaccia anche l’Italia: allerta massima in Sicilia e Calabria

mercoledì, Ottobre 27th, 2021

«Giungono sempre più conferme sulla formazione di un profondo ciclone mediterraneo nei prossimi giorni, che potrebbe assumere caratteristiche tropicali diventando quello che mediaticamente viene chiamato uragano “Medicane” (da MEDiterranean HurriCANE)». A dirlo il meteorologo di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara che avverte: «Purtroppo il maltempo alluvionale dei giorni scorsi in Sicilia potrebbe essere solo un antipasto di una nuova e ancora più severa ondata di maltempo che tra giovedì e venerdì potrebbe colpire l’Isola, quando il ciclone sembrerebbe fare “landfall” una volta potenziatosi nei pressi di Malta. Saranno così possibili nuove forti piogge e nubifragi, in particolare su ragusano, siracusano e catanese, con venti burrascosi, raffiche di Levante talora superiori ai 70-80km/h e violente mareggiate sulle coste ioniche con onde talora di oltre 2-3 metri. In parte coinvolta anche la Calabria, in primis il reggino, ma piogge talora abbondanti potrebbero interessare pure il resto del versante ionico specie tra Locride e catanzarese».

«Il resto del Sud si dovrebbe mantenere ai margini dell’azione ciclonica con precipitazioni più occasionali – prosegue Ferrara di 3bmeteo.com – mentre la Sardegna si troverà inserita nel canale depressionario che alimenta il ciclone, con piogge a tratti più consistenti specie sul cagliaritano». «Condizioni meteo invece diametralmente opposte al Centronord dove il tempo si manterrà stabile e in prevalenza soleggiato almeno fino a venerdì compreso. Tuttavia proprio nel weekend si avvicinerà una perturbazione atlantica che porterà un progressivo peggioramento ad iniziare dal Nordovest, dove le prime piogge dovrebbero giungere già sabato.

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Allerta meteo su Sicilia e Calabria, scuole chiuse in diverse province | A Scordia auto travolte dal fango: ci sono ancora dei dispersi

lunedì, Ottobre 25th, 2021

Allerta meteo proclamata dalla Protezione civile per le avverse condizioni atmosferiche previste per il 25 ottobre su Calabria e Sicilia. Sono previste 24 ore di precipitazioni intense e per questo diversi sindaci hanno ordinato la chiusura preventiva delle scuole. Istituti chiusi a Reggio Calabria, Messina, Catania, Siracusa ed Enna. L’allerta è arrivata fino all’Agrigentino: anche la città di Sciacca ha chiuso le proprie scuole.

A Scordia auto travolte dal fango: paura per una coppia di anziani – Danni ingenti a causa del maltempo che si è abbattuto sulla Sicilia orientale. In particolare a Scordia, nel Catanese, diverse auto sono state trascinate via dalla furia dell’acqua che ha trasformato le strade in fiumi in piena. Sembrava essersi risolta nel migliore dei modi la ricerca di una coppia di anziani ritrovata dai vigili del fuoco e invece ad essere stata trovata è un’altra coppia. Restano dunque in corso le ricerche da parte dei soccorritori di una coppia di anziani la cui auto è stata travolta da un fiume di fango in contrada Ogliastro sulla strada provinciale 28 a qualche chilometro dal paese del Catanese. Nella zona  sono caduti quasi 150 millimetri di pioggia, una quantità che solitamente si registra nell’arco di alcuni mesi.

Protezione civile: “E’ allarme rosso” – “E’ in atto una perturbazione molto forte sulla Sicilia – dice Salvatore Cocina, direttore della protezione civile regionale – una cellula temporalesca che si è già abbattuta su Pantelleria e che si appresta a raggiungere le zone dell’agrigentino e il nisseno. Un’altra cellula temporalesca ha gia’ scaricato una grande quantità di pioggia tra Palagonia, Scordia, Militello, Francofonte, provocando frane e allagamenti e danni alle cose ma fortunatamente senza alcun ferito. Un’altra cella investe la zona di Giarre. La situazione è in evoluzione e ci attendiamo ulteriori fenomeni. Siamo in allarme rosso e sono aperti oltre cento centri operativi comunali che stanno monitorando la situazione”.

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