In questi giorni si discute
febbrilmente dei criteri con cui le Regioni vengono dichiarate zone a
rischio più meno grave, e ci sono Regioni che protestano asserendo di
essere state valutate in modo troppo severo. Bisognerebbe piuttosto
considerare che qualcuna è stata valutata in modo troppo ottimistico.
Per rendercene conto dobbiamo però capire bene come vengono fatte queste
divisioni in zone.
Il presidente Conte ha dichiarato che i 21
indicatori da cui dipendono le decisioni sul colore assegnato alle
Regioni, (zona rossa, gialla, arancione o verde) devono diventare
“assolutamente accessibili”. “Il confronto deve avvenire – ha detto –
oltre che con la comunità scientifica, con i cittadini, che in questo
momento sono fuori da questo sistema”.
Nell’attesa – si spera
breve – di una comunicazione governativa che attui questo proposito,
sarebbe auspicabile che le Regioni stesse, le quali dal maggio scorso
rilevano e comunicano al Governo i dati locali dei 21 indicatori, li
rendessero pubblici, aggiungendo anche gli indicatori relativi alle
singole province, in maniera di permettere di valutare oggettivamente
l’opportunità di misure di contenimento differenziate a livello
regionale.
Da più parti è stato sottolineato che il parametro
forse più importante, quello che ci dà le informazioni cruciali sulla
crescita epidemica è Rt, come ripetuto anche recentemente da Walter
Ricciardi. Un valore di Rt maggiore di 1 implica una crescita
esponenziale: più Rt è grande, più veloce è questa crescita. Tuttavia
per potersi confrontare con i cittadini su queste problematiche, è
assolutamente necessario far capire cosa è questo indice Rt, che
significato ha, come si calcola e se il suo calcolo è affidabile.
Semplificando al massimo, il valore di Rt indica in che misura sono aumentati o diminuiti i nuovi contagiati in settimana:
• Se Rt è uguale a 2, il numero di nuovi contagiati raddoppia in una settimana.
• Se Rt è uguale a un mezzo, il numero di nuovi contagiati si dimezza in una settimana.
• Se Rt è esattamente uguale a 1, il numero di nuovi contagiati rimane costante.
Un
valore di Rt maggiore di 1 è quindi insostenibile nel lungo periodo:
corrisponde a una crescita esponenziale, più o meno rapida. Perciò è
fondamentale arrivare ad una situazione di Rt minore o uguale a 1. Per
fare un esempio, durante il lockdown primaverile Rt era di poco minore
di 0.7, valore che corrisponde a un dimezzamento dei nuovi contagiati in
circa una dozzina di giorni.
Ma come si calcola Rt? Non è
un’impresa facile, perché non sappiamo quando esattamente le persone
sono state contagiate. Ingenuamente si potrebbe pensare che per
calcolare Rt basta sapere quanti sono i nuovi positivi, numero che viene
strombazzato tutti i giorni su tutti media.