di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
NAPOLI – Da accusatore ad accusato. Secondo il Pg della Cassazione, quel magistrato ha violato il riserbo: doveva tacere. Procedimento disciplinare per Henry John Woodcock, il pm napoletano che, insieme alla collega Celeste Carrano, ha indagato su presunte tangenti e cordate nel mega appalto Consip. Si tratta dell’inchiesta madre – i cui atti sono stati poi trasferiti a Roma – che ha portato all’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo, e al coinvolgimento degli eccellenti, tra cui il ministro Luca Lotti e il padre di Matteo Renzi. Un’altra pagina a sorpresa, nella tormentata vicenda: proprio mentre ieri, a piazzale Clodio, fa un altro passo avanti il complesso filone romano e va in scena l’incidente probatorio che cristallizza le dichiarazioni di Marco Gasparri contro Romeo. “Sì, presi 100mila euro da Romeo per consigli e informazioni sulle gare”, ribadisce il funzionario Consip di fronte al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e al pm Mario Palazzi.
Ora, però, c’è anche il pm Woodcock a dover dare spiegazioni. Al centro della dura contestazione che gli viene mossa dal Pg Pasquale Ciccolo, finisce il ragionamento riportato da Repubblica lo scorso 13 aprile. Nell’articolo vengono dettagliatamente ricostruite alcune riflessioni del pm sulle ore più tese dell’indagine sul capitano del Noe Giampaolo Scafarto: è l’ufficiale che ha redatto la corposa informativa Consip. A Roma, i pm prima revocano la delega al nucleo, poi mettono sotto inchiesta l’investigatore. Grave l’ipotesi. Aver manomesso un passaggio del dossier, attribuendo a Romeo, invece che al suo consulente Italo Bocchino, questo brano: “Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato…”. (altro…)