Archive for the ‘Cronaca’ Category

Maltempo e alluvione in Emilia-Romagna, il climatologo: «Mai così tanta acqua in sole due settimane»

mercoledì, Maggio 17th, 2023

di Alessandro Fulloni

Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, parla della situazione soprattutto in Romagna: «Superata in un giorno la media trentennale dell’intero mese di maggio. Due eventi in sequenza rari». «La siccità? I terreni perdono la capacità di assorbire: così si spiana la via agli allagamenti»

Maltempo e alluvione in Emilia-Romagna, il climatologo: «Mai così tanta acqua in sole due settimane»

«Cosa sta succedendo, soprattutto in Romagna? La sintesi è questa: siamo davanti a un evento fotocopia di quanto ha già martoriato queste province un paio di settimane fa, tra il 1 e il 4 maggio. Stesse condizioni meteo, con una circolazione ciclonica, ovvero il maltempo, molto stazionaria, che si muove con lentezza. E che soprattutto è sopraggiunta ribaltando lo scenario di siccità che sull’intero Mediterraneo, al riparo dell’anticiclone delle Azzorre che ha ceduto repentinamente, andava avanti da mesi». Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, sta monitorando in diretta la valanga d’acqua che si sta riversando tra Ravenna, il Forlivese, il Bolognese e le città nel Nord delle Marche. «Per dare un’idea: negli ultimi due mesi da queste parti è caduta il doppio della pioggia che scende normalmente. Ma il punto grave è che le precipitazioni si sono concentrate in pochi giorni, appunto tra il 1 e il 4 maggio e dalla mezzanotte del 15».

La situazione maltempo in Emilia-Romagna, in diretta

I numeri evidenziati dal climatologo, e che riguardano gli abitati in pianura, aiutano a capire meglio: su Cesena, tra le località che più stanno soffrendo, in 18 ore si sono abbattuti 70 millimetri di pioggia a fronte di una media che, nell’intero maggio, negli ultimi trent’anni è stata di 52 millimetri. A Faenza, sommersa due volte in 15 giorni, siamo a 70 millimetri contro una media di 57. A Bologna e Ancona siamo lì: rispettivamente 50 e 40 millimetri contro i passati 66 e 55. Pasqui scuote la testa: «Questa seconda ondata piovosa si è abbattuta sulla Romagna, lambendo parte dell’Emilia e delle Marche, dopo che il territorio era ancora vulnerabile per le conseguenze della prima».

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Emergenza alluvione e maltempo in Emilia-Romagna, in diretta: tre morti, dispersi e migliaia di evacuati

mercoledì, Maggio 17th, 2023

di Paolo Foschi, Enea Conti  e Redazione Online

Regione in ginocchio per gli straripamenti di fiumi e torrenti. Situazione drammatica in Romagna: un uomo morto a Forlì e un altro in una frazione di Cesena, si cerca la moglie. Un altro corpo trovato in spiaggia a Cesenatico 

Emilia Romagna, nella notte nuove esondazioni. «Aiuto, l'acqua sta salendo all'ultimo piano». Due morti e diversi dispersi
Carabinieri mettono in salvo un anziano a Faenza (Foto Ansa)

È sempre più drammatica la situazione in Emilia Romagna per l’emergenza maltempo che ha colpito anche le regioni vicine. Nella notte ci sono state nuove esondazioni, l’acqua ha invaso strade e case in tantissimi centri: da Cesena a Faenza, da Riccione a Lugo. Le operazioni di soccorso sono difficili, gli abitanti sono invitati a salire ai piani alti delle abitazioni. Drammatico il bilancio con due vittime e una donna dispersa. Un uomo, che che era stato dato per disperso è stato poi trovato nella notte morto a Forlì, viveva al piano terra di una casa invasa dall’acqua del vicino fiume Montone. Un’altra vittima a Ronta di Cesena dove è stato trovato morto un 70enne: il corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco. Risulta ancora dispersa la moglie. Migliaia le persone evacuate a seguito di strutture allagate e fiumi in piena o esondati che hanno rotto gli argini. A Cesena la gente a stata costretta a salire sui tetti, in attesa di essere portati in salvo dagli elicotteri. A Forlì il sindaco annuncia «la peggiore situazione mai vissuta». Scuole chiuse anche mercoledì 17 maggio, a Bologna e negli altri Comuni colpiti. Drammatica a situazione a Faenza, nel Ravennate, dove l’acqua è entrata nel centro abitato e molte persone sono state evacuate. Sempre nel Ravennate è esondato nella notte il fiume Santerno e ci sono state nuovi evacuati accolti nei centri allestiti. Riccione è praticamente sott’acqua. Nel Bolognese esonda anche il fiume Sillaro. Si moltiplicano intanto le foto e i messaggi sui social network di persone che a Faenza, nel Ravennate, nel Cesenate chiedono aiuto poiché le loro case sono invase dall’acqua. Tra cancellazioni e ritardi è interrotta in molti tratti la circolazione dei treni. Intanto continua a piovere: è stato calcolato che sono caduti 130 mm di pioggia in sole 24 ore.  le previsioni non promettono nulla di buono: su buona parte della regione Emilia-Romagna anche per oggi è stata emessa una nuova allerta meteo rossa per fiumi, frane e mareggiate.

Ore 8.19: un’altra vittima, uomo morto a Cesenatico in spiaggia

Un’altra vittima della terribile ondata di maltempo che ha sconvolto la Romagna nelle ultime ore. Un uomo è stato trovato morto in spiaggia a Cesenatico, più precisamente nel litorale di Zadina. Una tragedia in un mese di maggio che passerà alla storia come tra i più tragici di sempre per il territorio romagnolo.

Ore 8.10: a Bologna portici e via Saffi allagata, l’allerta del Comune

«Salire ai piani alti in alcune vie in zona Ravone. Salire al primo piano in via Montenero, via del Chiù, via della Ghisiliera e in tutte le vie adiacenti al torrente Ravone per rischio esondazione. Anche in zona felice battaglia e genio. Non recarsi nelle cantine e nei negozi. Più in generale la popolazione deve stare il più possibile in casa», lo comunica il Comune di Bologna.

Ore 7.50: altri dispersi tra Forlì e Cesena

Almeno 4 persone risultano disperse nella provincia di Forlì-Cesena in seguito all’andata di maltempo che da ieri sta interessando il centro-Italia e che vede impegnati circa 600 vigili del fuoco. Secondo quanto si apprende dai soccorritori, una persona sarebbe dispersa a Cesena e tre a Forlì.

Ore 7.45: le vittime nelle provincia di Forlì e Cesena

Le esondazioni nella serata di ieri a Forlì e Cesena lasciano purtroppo per strada due morti. Il primo in ordine di tempo a Forlì, nel quartiere Romiti che è andato sott’acqua. I vigili del fuoco hanno salvato una donna che chiedeva aiuto da un balcone di via Firenze, ma una volta entrati in casa per fare altrettanto con il marito lo hanno trovato senza vita, annegato. Il secondo a Ronta di Cesena in via Masera Seconda, un 70enne il cui corpo esanime è stato ritrovato dai Vigili del fuoco. Dispersa la moglie e con lei un numero ancora imprecisato di persone.

Ore 7.45: il sindaco di Faenza: «nottata che non dimenticheremo»

«Abbiamo passato una nottata che non potremo mai più dimenticare. Un’alluvione che la storia della nostra città non aveva mai conosciuto. Qualcosa di inimmaginabile». Così il sindaco di Faenza, Massimo Isola. «Centinaia e centinaia di persone al lavoro da tutta la notte, stanno continuando a intervenire nelle aree allagate con un unico obiettivo: mettere in sicurezza tutte le persone ancora in difficoltà. Per questo motivo – aggiunge il primo cittadino – invito chiunque sia a conoscenza di parenti o amici al momento irrintracciabili a segnalarmelo tramite messaggio privato. Vi prego di indicare nome e cognome, indirizzo di residenza, composizione del nucleo familiare, numero di telefono cellulare e ogni altra informazione ritenuta utile. La collaborazione di tutti è fondamentale. Stiamo uniti».

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Giubilei, il consigliere di Sangiuliano che sponsorizza il filosofo pro Putin

martedì, Maggio 16th, 2023

Ilario Lombardo

ROMA. È consigliere, lodato e magnificato pubblicamente, del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. È presidente di fondazioni e associazioni che sognano il trionfo di un nuovo nazionalismo conservatore, che sia anche la rivincita di una vagheggiata purezza italica. È opinionista fisso nelle trasmissioni Rai perché il suo nome è da tempo nella short list degli ospiti graditi a Giorgia Meloni e agli uomini della premier a Viale Mazzini (anche se il suo impiego con il governo consiglierebbe di aggiornare i sottopancia tv per specificarne l’affiliazione e forse un certo conflitto di interessi, intellettualmente parlando). È fan della democratura di Viktor Orbán. È l’uomo delle relazioni internazionali che guarda con nostalgia alla destra sciamana di Donald Trump. Tutto a soli 31 anni. E non è finita. Perché Francesco Giubilei è soprattutto un animatore culturale, editore della Giubilei Regnani, e il 21 maggio al Salone del Libro di Torino presenterà il volume, che edita lui stesso, di Alain De Benoist, «La scomparsa dell’identità». L’autore, presente al Salone, merita una parentesi personale, significativa per capire sbandate, antiche passioni, radici, tradimenti e inversioni di rotta di quell’universo della destra italiana che è cresciuta con Meloni e il suo progetto politico.

Di quel brodo culturale in cui hanno galleggiato tanti, De Benoist è punto di riferimento. È il filosofo della Nouvelle Droite, la destra francese identitaria, pensatore controverso affascinato dai venti dell’Est, dallo spiritualismo di Aleksander Dugin, l’ideologo panrusso di Vladimir Putin. Con Dugin, De Benoist ha scritto anni fa un libro, «Eurasia, Vladimir Putin e la Grande Russia». L’invasione dell’Ucraina era ancora un’aspirazione. Si combatteva in Donbass, per la Crimea e l’autocrate del Cremlino era osannato come una star dalle destre estreme europee. In Italia, Matteo Salvini indossava magliette con la faccia del presidente russo e Giorgia Meloni, tra le prime a complimentarsi per la sua quarta elezione vinta, lo esaltava come difensore dei valori europei e cristiani. Nel libro-conversazione con De Benoist, Dugin già dava un assaggio dei piani di Putin: «In Ucraina noi combattiamo il regime “arancione” delle marionette americane (…) siamo ostili allo Stato nazione ucraino perché è uno stato atlantista e filo-americano, parte del “sistema per uccidere i popoli”». Il pensiero di De Benoist è una critica ossessiva al liberalismo, al capitalismo e al tempio dove si celebrano questi due culti moderni: gli Stati Uniti. «L’americanizzazione del mondo e la mondializzazione mettono in pericolo l’identità dei popoli molto più dell’immigrazione».

Ad appena due mesi dall’invasione dell’Ucraina, nel pieno della mattanza di Putin, mentre l’Occidente si sta attrezzando per una risposta collettiva e compatta, De Benoist rilascia queste dichiarazioni a Breizh-Info, sito dell’estrema destra francese vicina a Éric Zemmour. Gli chiedono chi pagherà le conseguenze della guerra e la sua risposta è: «Io e te, ovviamente, non gli ucraini! Le squallide sanzioni, di portata senza precedenti, decretate contro la Russia per soddisfare le richieste americane, peggioreranno le cose». Nel mondo secondo volontà e rappresentazione di Meloni è in atto un cortocircuito tra vecchi e nuovi amori. Per esempio, Giubilei è frequentatore assiduo del governo ungherese, invitato al Cpac di Budapest, l’evento dei trumpiani europei, che combattono i migranti e diritti Lgbt e hanno come nume Orbán. Con lui c’era anche Vincenzo Sofo, europarlamentare di FdI, marito di Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen e vice di Zemmour (ancora la destra francese). Meloni sembra invece aver dimenticato l’amico ungherese, che un tempo invitava ovunque e portava ad esempio.

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Caro affitti, cos’è l’effetto Airbnb

sabato, Maggio 13th, 2023

Giuliano Balestreri

Da un lato c’è l’indotto per bar e ristoranti che, solo per l’Italia, Airbnb calcola in oltre due miliardi di euro l’anno a cui si aggiunge una «spinta alla microimprenditorialità»; dall’altro c’è una costante pressione sui prezzi degli affitti. La protesta delle tende è in qualche modo figlia dell’effetto Airbnb. «Durante il Salone del Mobile, a Milano, riesco ad affittare il mio bilocale in zona semicentrale a 300 euro a notte, capita anche di arrivare a 350 euro. Poi ci sono la moda, gli eventi sportivi, i concerti. I pagamenti sono garantiti e la casa è sempre nella mia disponibilità». Il racconto di Riccardo, manager pugliese da anni nel capoluogo lombardo, spiega più di tante parole perché l’effetto Airbnb e gli affitti brevi siano destinati ad aumentare sempre di più. E il think tank Tortuga ha calcolato che un aumento dell’1% delle penetrazione di Airbnb implichi una crescita del 7% del costo degli affitti.

Una lettura che l’Aigab, l’associazione dei property manager in Italia, guidata da Marco Celani, contesta fortemente: «Solo a Milano ci sono 190 mila appartamenti in affitto, di questi appena 15/16 mila sono disponibili sulle piattaforme a breve termine. Come si può pensare che bastino a influenzare l’andamento del mercato? Il problema del caro affitti, piuttosto, è da collegare all’inflazione e in alcune città che hanno un importante bacino studentesco (Milano, Roma, Bologna e Firenze) alla carenza di posti letto per studenti». Un problema che – secondo il manager – si potrebbe risolvere alla radici indagando sulla fuga di studenti dalle università del Mezzogiorno e soprattutto con il tempo: «I politici sembrano non saperlo, ma grandi operatori italiani e stranieri stanno costruendo 7 mila posti letto in studentati, per cui il problema si risolverà grazie al mercato, senza bisogno di limitazioni alla disponibilità delle case delle famiglie italiane».

Resta il fatto che nell’immediato trovare una soluzione è difficile. Anche perché mano a mano che gli affitti a lungo termine scadono, vengono sostituiti da affitti a breve che hanno le stesse agevolazioni fiscali, attraverso la cedolare secca (una tassazione fissa al 21% che non fa cumulo con il reddito), ma con un vantaggio importante: tra un affitto breve e l’altro i canoni possono oscillare liberamente; i contratti tradizionali a medio e lungo termine, invece, sono immutabili. Anche di fronte all’inflazione che sale del 7%. C’è poi un altro aspetto tutt’altro che secondario: nel caso di affitti transitori pensati ad hoc per studenti e lavoratori in trasferta, il rischio di avere l’appartamento vuoto durante l’estate è molto alto. Motivo per cui, sono sempre più i proprietari che preferiscono non vincolarsi a un contratto, per poter sfruttare i picchi di prezzo durante l’anno anche a costo di lasciarlo vuoto per mesi.

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Covid, Crisanti: “Vogliono smontare la mia perizia ma si potevano evitare 4 mila morti”

venerdì, Maggio 12th, 2023

Filippo Femia

«Se mi dovessi difendere direi la stessa cosa, che il perito ha sbagliato». Non è sorpreso Andrea Crisanti, professore di Microbiologia e senatore del Pd, per l’attacco degli avvocati di Roberto Speranza. L’ex ministro della Salute è, insieme all’ex premier Giuseppe Conte, uno dei 19 indagati nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulle prime fasi della pandemia. La perizia di parte, un documento chiave per l’accusa, è firmata da Andrea Crisanti.

Gli avvocati di Roberto Speranza puntano il dito contro di lei: «Ha commesso gravi errori che hanno tratto in inganno la Procura». Cosa risponde?
«Non mi meraviglio. È compito della difesa sfidare le conclusioni del perito di parte. Adotterei la stessa strategia, se fossi al posto loro. Nei prossimi mesi cercheranno sistematicamente di smontare la mia perizia, ma è una cosa legittima. Salutare, perfino. Quello che vogliamo tutti è che emerga, nel confronto, una verità processuale. Ma entrerò nel merito della questione solo in sede dibattimentale, se ci sarà».

La difesa dell’ex ministro della Salute sostiene che la comunicazione dell’Oms agli Stati risalente al 5 gennaio 2020 era una raccomandazione non vincolante.
«Quel documento dell’Organizzazione mondiale della sanità era tecnicamente un allarme. Va contestualizzato con gli automatismi previsti dal piano pandemico, incardinato nella legge italiana»

Il piano pandemico italiano, risalente al 2006, era «inefficace» come sostengono gli avvocati dell’ex ministro Speranza?
«L’Oms monitorava periodicamente i piani pandemici dei diversi Stati, chiedendone un eventuale adeguamento. Non sono in grado di stabilire quali informazioni avesse l’Oms sul piano pandemico italiano».

Giuseppe Conte è accusato per la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. Nella sua perizia sostiene che un lockdown dal 27 febbraio 2020 in Val Seriana avrebbe evitato 4.148 decessi, 2.659 se la stretta fosse stata introdotta il 3 marzo.
«Negli ultimi vent’anni i modelli matematici hanno raggiunto un’accuratezza senza precedenti. Scandiscono la nostra vita negli aspetti più disparati, se vi rinunciassimo faremmo un salto indietro di mezzo secolo».

Lei parte dal presupposto che nella gestione della pandemia ci sono stati errori e omissioni?
«Nel comportamento umano ci sono sempre, è inevitabile. Ma non necessariamente hanno rilevanza penale. Nella mia perizia ho cercato di ricostruire i fatti, il mio non è un atto d’accusa: è un contributo per ricostruire la verità storica di quel periodo. Capire cosa non ha funzionato è fondamentale per evitare di commettere gli stessi errori in futuro».

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Esplosione a Milano in Porta Romana, l’allarme dei residenti: «Ancora un focolaio attivo»

venerdì, Maggio 12th, 2023

di Redazione Milano

Dopo l’esplosione dell’11 maggio, i residenti di via Pier Lombardo in mattinata hanno notato del fumo uscire dalla finestra di un appartamento coinvolto nell’incendio: sul posto i vigili del fuoco e la polizia locale

Incendio in via Pier Lombardo, ancora un focolaio attivo: l'allarme dei residenti

Ancora fumo a Milano, in via Pier Lombardo, dopo l’incendio e l’esplosione di giovedì (11 maggio). Nuove segnalazioni sono arrivate a polizia e vigili del fuoco per un focolaio che nella notte ha preso forza e che alle prime ore del mattino di venerdì ha provocato un principio d’incendio. I pompieri sono dovuti tornare per spegnere definitivamente le fiamme. Si escludono pericoli per le persone. 

Il fumo dalla finestra

Intorno alle 7 in via Vasari i residenti hanno notato del fumo uscire da una finestra del secondo piano dello stesso stabile interessato dallo scoppio e hanno dato l’allarme. Il focolaio è poi stato spento. Resta chiusa, in via precauzionale, la scuola privata gestita dalle suore, così come il tratto di via Vasari coinvolto nel rogo e il tratto di via Pier Lombardo tra via Vasari e via Tiraboschi.

La dinamica dell’esplosione

L’incendio giovedì sarebbe partito dal cofano del camion che trasportava bombole d’ossigeno, forse a causa di un cortocircuito. Inutili i tentativi dell’autista di spegnere subito le fiamme. Il calore ha «stappato» le bombole come bottiglie: l’ondata d’ossigeno ha accelerato il rogo.

La conta dei danni

Come conseguenza del rogo si contano 10 auto distrutte o danneggiate, 5 motorini carbonizzati e tre appartamenti andati in fiamme. Una dozzina gli alloggi dichiarati inagibili nella serata di giovedì. Due i feriti: oltre all’autista del camion, una suora 89enne che si è procurata una contusione nei concitati momenti successivi all’esplosione.

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Sos casa, le tendopoli nelle università

mercoledì, Maggio 10th, 2023

Maria Sorbi

A Roma l’affitto per una stanza in un appartamento in condivisione costa 500 euro al mese. A Milano anche di più. E d’accordo che gli studenti si adattano a tutto e si accontentano di un letto Ikea edizione 2002, ma a volte si trovano a condividere scantinati senza finestre e camere che certi box doccia sono più spaziosi.
Gli universitari fuori sede si sono accampati in tenda di fronte alle università per protestare contro un mercato, spesso fatto di sub affitti in nero, assolutamente sproporzionato alle loro tasche. E nel movimento dei campeggiatori all’ingresso degli atenei di Roma, Cagliari, Firenze, Pavia, Torino ci sono sì i fighetti che l’affitto lo pagano grazie alla longa manus di papino, ci sono sì i radical che interromperanno il sit-in in nome del santo week end per locali o alla casa al mare. Ma ci sono anche quelli che la retta universitaria se la pagano da soli, con turni serali dietro ai banconi dei bar e lavoretti vari.
Il movimento ha sollevato un problema reale, che incontra la spalla di rettori e politici perchè il rischio è compromettere il diritto allo studio dei ragazzi con meno possibilità economiche in nome di una speculazione edilizia incontrollata.
Mentre il ministro dell’Università Anna Maria Bernini studia un piano per aumentare il numero dei posti letto nei residence universitari, anche i rettori dicono la loro e si stanno muovendo per identificare immobili e fare contratti e locazioni a prezzi convenienti.
Il presidente della Conferenza dei rettori, Salvatore Cuzzocrea, fa l’esempio di Messina dove è rettore dell’università: qui è stato appena firmato un contratto con un hotel per 100 posti per dare altrettante residenze agli studenti. L’idea che la Conferenza dei rettori avvalla è usare i fondi del Pnrr per riconvertire edifici e dare subito alloggi a prezzi più bassi ai ragazzi, spiega Cuzzocrea, «poi è chiaro che questo è un problema ventennale. A Messina abbiamo una Casa dello studente a 600 metri dal rettorato chiusa da 20 anni ma la responsabilità non è dell’ateneo ma della Regione Sicilia».
Il Codacons si è attivato ha deciso di rivolgersi a Guardia di finanza e prefetti di tutta Italia affinché accertino illeciti e speculazioni a danno degli studenti e delle loro famiglie. «Milano è la regina delle speculazioni ma anche in altre città si registrano situazioni di illegalità diffusa dove locali non a norma vengono affittati a prezzi stratosferici – spiega il presidente Carlo Rienzi – Ci sono casi di cantine, sottoscala, garage e persino terrazze ubicate in prossimità delle università e trasformate in stanze improvvisate, piazzandole agli studenti a tariffe altissime».

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Calabria, le cosche che uccidono le donne

lunedì, Maggio 8th, 2023

Giuseppe Legato

Sembra il Gargano e invece è l’alto Jonio calabrese. Cassano, Rossano, Corigliano, Villapiana: 44 chilometri di costa insanguinati da una guerra di cui non parla quasi nessuno e che pure c’è, esiste. Assomiglia alla «Quarta mafia» e forse – invece – è la quinta. Perché quella della Sibaritide è una ibridazione senza precedenti nell’articolata galassia delle cosche. Unisce vecchia ‘ndrangheta e criminalità nomade. Nei primi Anni Duemila fazioni opposte – Abruzzese e Forastefano – che si erano fatte la guerra, adesso sono alleate per colonizzare quel che resta della Calabria del Nord fino al confine con la Basilicata.

Crudele, cinica, arcaica, dura. Spara alla gente, massacra le donne. In un anno ne sono morte due. Si aggiungono undici omicidi e due lupare bianche in 24 mesi sui quali si allunga, pesante, l’ombra della malavita. Chi uccide spara quasi sempre col kalashnikov: una firma. E non lesina pallottole: 14 di una pistola calibro nove e 18 di un fucile Ak47 di fabbricazione russa hanno colpito martedì Antonella Lopardo, 49 anni, in contrada Cicchitonno. Mani, addome e volto crivellati. I killer, due, pensavano fosse il marito – vero bersaglio (mancato) dell’esecuzione – tale Salvatore Maritato, 53 anni, contiguo alle cosca dei Forastefano, famiglia egemone dell’alto Jonio calabrese. Violenti ancestrali. Belve, mafiosamente parlando.

Da alcune ore questo omicidio è rubricato come un delitto di crimine organizzato. Non foss’altro che per le modalità di esecuzione e ancor di più perché la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri ha «assorbito» il fascicolo di inchiesta dei colleghi di Castrovillari. Di certo c’è che Antonella è finita per sbaglio nella linea di fuoco dei sicari: quando ha sentito bussare si è diretta verso la finestra, ha spostato appena la tenda ed è stata travolta. Il marito si è accucciato dietro la porta blindata sfuggendo all’agguato.

È la seconda donna uccisa nell’ultimo anno. Ad aprile del 2022, nelle campagne di Castrovillari, toccò alla compagna del pregiudicato Maurizio Scorza. Si chiamava Hanene Hendli, aveva 38 anni, origini marocchine. Un colpo in testa a lui, sette contro di lei seduta alla guida di una Mercedes Glk.

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Michela Murgia: «Ho un tumore al quarto stadio, mi rimangono mesi di vita: ho deciso di sposarmi»

sabato, Maggio 6th, 2023

di Aldo Cazzullo

La scrittrice parla della malattia, un tumore al rene: «Ho comprato una casa con dieci letti dove la mia famiglia queer può vivere insieme». La scelta: «Posso sopportare il dolore, non di non essere presente a me stessa. Ho trascurato i controlli per il Covid. Chi mi vuol bene sa cosa deve fare. Sono sempre stata vicina a Marco Cappato»

Michela Murgia: «Ho un tumore al quarto stadio, mi rimangono mesi di vita: ho deciso di sposarmi»
Michela Murgia, 50 anni

Michela Murgia, il suo nuovo, splendido libro, «Tre ciotole», si apre con la diagnosi di un male incurabile. C’è qualcosa di autobiografico?
«È pedissequo. È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa».

Lei scrive: «Carcinoma renale al quarto stadio». Non ci sono speranze?
«Dal quarto stadio non si torna indietro».

Il personaggio del suo libro però non vuol sentir parlare di «lotta» contro il male. Perché?
«Perché non mi riconosco nel registro bellico. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti».

Cosa intende per registro bellico?
«Parole come lotta, guerra, trincea… Il cancro è una malattia molto gentile. Può crescere per anni senza farsene accorgere. In particolare sul rene, un organo che ha tanto spazio attorno».

Non può operarsi?
«Non avrebbe senso. Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello».

Michela, lei sta dicendo una cosa terribile con una serenità che mi impressiona.
«Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto, o l’alieno».

L’alieno lo chiamava Oriana Fallaci.
«Ognuno reagisce alla sua maniera e io rispetto tutti. Ma definirlo così sarebbe come sentirsi posseduta da un demone. E allora non servirebbe una cura, ma un esorcismo. Meglio accettare che quello che mi sta succedendo faccia parte di me. La guerra presuppone sconfitti e vincitori; io conosco già la fine della storia, ma non mi sento una perdente. La guerra vera è quella in Ucraina. Non posso avere Putin e Zelensky dentro di me. Non avrei mai trovato le energie per scrivere questo libro in tre mesi».

La morte non le pare un’ingiustizia?
«No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi».

Una delle sue altre vite la conosciamo: operatrice in un call center. Ne ha tratto un libro, «Il mondo deve sapere», che ha ispirato il film di Virzì con Sabrina Ferilli «Tutta la vita davanti». Le altre vite quali sono?
«Ho consegnato cartelle esattoriali. Ho insegnato per sei anni religione. Ho diretto il reparto amministrativo di una centrale termoelettrica. Ho portato piatti in tavola. Ho venduto multiproprietà. Ho fatto la portiera notturna in un hotel…».

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Napoli, spari alla festa scudetto: un morto e tre feriti

venerdì, Maggio 5th, 2023

Una grande festa quella che ha vissuto Napoli nella notte per la vittoria del terzo scudetto, a 33 anni dall’ultimo trionfo dell’epoca di Diego Maradona. Che porta con sé anche un bilancio drammatico: un morto e tre feriti, tutti raggiunti da colpi di arma da fuoco nella zona di piazza Carlo III. A perdere la vita è stato un 26enne. Altre tre persone, invece, sono finite all’ospedale ferite dall’esplosione di petardi. 

Il 26 anni, con precedenti, è morto nella notte dopo esser stato ferito da colpi d’arma da fuoco in varie parti del corpo. La vittima, Vincenzo Costanzo residente nel quartiere di Ponticelli, è stata ricoverata all’ospedale Caldarelli dove è morta poco dopo. Tra i feriti risultano una donna di 26 anni e due giovani di 24 e 20 anni, raggiunti da colpi d’arma da fuoco, ma non in pericolo di vita. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Una delle ipotesi più accreditate è che tutti siano stati feriti nello stesso luogo dove sarebbe stato colpito anche il 26enne morto ma la dinamica non è chiara.

I carabinieri a Napoli sono intervenuti in piazza Carlo III e nello stesso luogo potrebbero essere state ferite le altre persone portate in ospedale nella notte per ferite da arma da fuoco. Sulla dinamica ci sono ancora molti punti da chiarire, ma anche il luogo del ferimento del 26enne poi deceduto non è chiaro perché potrebbe essere accaduto nella vicina piazza Volturno.

All’ospedale Pellegrini, poi, è arrivata una ragazza di Portici di 26 anni, ferita alla caviglia, verosimilmente da colpo d’arma da fuoco, curata e dimessa con 10 giorni di prognosi. Nell’ospedale Villa Betania è arrivato un 24enne residente a Ponticelli ferito al gluteo destro, anche lui da colpo di pistola, curato e dimesso con 15 giorni di prognosi, e un ventenne di Portici con ferita e prognosi uguale. Una delle ipotesi più accreditata è che tutti siano stati feriti nello stesso luogo, lì dove sarebbe stato colpito anche Costanzo. Indagini ancora in corso.

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