Archive for the ‘Economia – Lavoro’ Category

Visibilia, la società di Daniela Santanché: le riviste, la crisi, i debiti e la trattativa col Fisco

domenica, Giugno 25th, 2023

di Giuliana Ferraino

Milano Un pezzo dell’impero (decaduto), che sta inguaiando la ministra del Turismo e senatrice di FdI Daniele Santanchè, si trova a pochi passi dalla Basilica di Santa Maria delle Grazie e dal Cenacolo vinciano custodito nel suo refettorio, nel cuore chic di Milano (Cap 20123). Qui ha sede Visibilia Editore, un clone (con diversa ragione sociale e attività) della società originale Visibilia Pubblicità, fondata da Santanchè nel 2007, per raccogliere le inserzioni del Giornale, di Libero e del Riformista. raccolta poi venuta meno. L’editore Visibilia comincia a esserlo di fatto nel luglio 2013, quando compra la rivista Ville e Giardini da Mondadori. A cui seguono, nel marzo 2014, le acquisizioni di Pc Professionale e Ciak.

La società si ritrova quotata in Borsa sull’Aim Italia, oggi Euronewxt Growth Milan, con l’acquisizione, nell’agosto 2014, di Pms, che prende il nome dell’acquirente e riceve, con un conferimento, le sue attività. Nel 2015 Santanchè rileva due settimanali storici, Novella 2000 eVisto (fino al 2013 di Rcs), liquidati (con il licenziamento dei giornalisti), nel giro di un paio d’anni, insieme alla società Visibilia Magazine che li editava.

Il «dissesto patrimoniale» del gruppo, a cui sono riconducibili oggi cinque società con la radice Visibilia (incluse Visibilia Concessionaria, Visibilia Srl e Visibilia Editrice, che nascono con cessione di ramo di azienda e accollamento di debiti, per non far emergere il crac), sarebbe però in atto dall’inizio. Visibilia Editore Spa avrebbe messo a consuntivo «perdite significative, evidenziando risultati negativi già a livello di reddito operativo» fin dal 2014, secondo il consulente della Procura di Milano, Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi, nell’ambito dell’indagine avviata nel novembre 2022 a carico della ministra e altre persone per falso in bilancio e bancarotta, dopo la denuncia degli azionisti di minoranza. In merito a Visibilia Srl, emerge che, oltre a «irregolarità estremamente significative», nell’«ultimo esercizio prima del conferimento nel 2019 a favore della neocostituita Visibilia Concessionaria Srl, il patrimonio netto rettificato… fosse già negativo per oltre 8,2 milioni» e 4 anni prima per 5,4 milioni. Eppure quel trasferimento consente «una plusvalenza di 2,971 milioni».

Santanchè, presidente di tutte le società fino al gennaio 2022, mentre ha ceduto le quote di maggioranza dopo la nomina nel governo Meloni, ora punterebbe a far cancellare l’ipotesi di reato di bancarotta, con la proposta all’Agenzia delle Entrate di versare 1,2 milioni in 10 anni per chiudere il contenzioso con il Fisco. Se la proposta sarà accolta, non senza qualche imbarazzo per il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il tribunale revocherà l’istanza di fallimento per Visibilia Srl, come è già avvenuto per Visibilia Editore e Visibilia Holding,che hanno ripianato i debiti, e come ha chiesto Visibilia Concessionaria.

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Pensioni, gli aumenti scattano a luglio: di quanto crescono gli assegni e cosa cambia nel 2024

martedì, Giugno 20th, 2023

di Valentina Iorio

Pensioni minime: aumenti da luglio

Da luglio scattano gli aumenti delle pensioni minime previsti dalla Manovra. Dopo sette mesi di attesa la norma varata dal governo, che doveva partire da gennaio 2023, entrerà in vigore. L’aumento è calcolato nella misura di 1,5 punti percentuali per il 2023, elevati a 6,4 per coloro che hanno un’età pari o superiore a 75 anni, e di 2,7 punti percentuali per il 2024. Ma si sta ragionando già su ulteriori aumenti, rimane da verificare la compatibilità delle proposte con i margini di Bilancio abbastanza stretti. Dal 1° luglio gli 1,3 milioni di pensionati che percepiscono la minima, oltre all’adeguamento dell’assegno riceveranno gli arretrati dei mesi che vanno da gennaio a giugno 2023.


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Di quanto sarà l’aumento della pensione minima?

I pensionati che hanno meno di 75 anni e ricevono una pensione pari ai 563,74 euro, l’attuale minima, avranno diritto a un aumento di 8,46 euro al mese, arrivando a 572,2 euro. Per coloro che hanno da 75 anni in su, invece, l’incremento sarà di 36,08 euro al mese, con l’assegno che salirà da 563,74 a 599,32 euro. «Sono escluse dalla base di calcolo le prestazioni fiscalmente non imponibili (ad esempio, le somme corrisposte a titolo di maggiorazione sociale, la quattordicesima, l’importo aggiuntivo della pensione); le prestazioni di carattere assistenziale; le prestazioni a carattere facoltativo e le prestazioni di accompagnamento a pensione», aveva chiarito l’Inps ad aprile.

Cosa può cambiare dal 2024?

Per quanto riguarda il 2024, la legge di Bilancio prevede un aumento delle pensioni minime del 2,7%. Ma il governo sta ragionando sulla possibilità di prevedere un incremento più sostanzioso per gli over 75 che porterebbe le pensioni minime a circa 700 euro al mese.

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Turismo, un’estate di lavoro: è boom di assunzioni. Quali sono i mestieri più richiesti

sabato, Giugno 17th, 2023

A giugno 125.000 contratti nel settore della ristorazione. Trend positivo anche nel comparto manifatturiero

Roma – Sono poco meno di 125mila le assunzioni previste per il mese in corso nelle sole imprese della ristorazione e dei pubblici esercizi. Si arriva a 165mila se si considerano quelle in gioco per l’intero settore turistico in giugno. Ma si sale addirittura a quota 353mila per l’intero comparto se si considera tutto il trimestre estivo. Il boom delle vacanze e degli arrivi dall’estero dell’estate 2023, dunque, si riverbera anche nei fabbisogni occupazionali di ristoranti, alberghi, bar, locali notturni.

I dati su turismo e mercato del lavoro

I dati su turismo e mercato del lavoro

A indicare i trend del mercato del lavoro dei mesi estivi sono gli analisti del Centro Studi di Fipe-Confcommercio, sulla base dei numeri aggiornati del Sistema informativo Excelsior Unioncamere-Anpal. Numeri che, più complessivamente, segnalano una tendenza favorevole anche per altri settori, come quello dei servizi e del manifatturiero, con aspettative positive che si traducono nella previsione di 568mila assunzioni a giugno e quasi 1,4 milioni entro agosto. Anche se non mancano le ombre, rappresentate dalla difficoltà consistente di reperire e reclutare i profili richiesti. Il cosiddetto mismatching o disallineamento tra competenze cercate e professionalità disponibili raggiunge il 46-50 per cento dei profili. A trainare il mercato del lavoro, dunque, è certamente il turismo.

Nello specifico, per il 77% dei casi è previsto un contratto a tempo determinato, per il 9% a tempo indeterminato, mentre la restante parte sarà inquadrata con contratti di apprendistato e altre tipologie contrattuali. Se spostiamo il focus sul solo settore della ristorazione, tra le figure professionali più ricercate si confermano i camerieri con oltre 64.000 profili nel solo mese di giugno. Un numero destinato a raggiungere le 144.000 unità nel trimestre giugno-agosto. Seguono, poi, i cuochi con 24.000 assunzioni previste e i baristi con oltre 19.000 posti da coprire.

A livello territoriale, Roma, Rimini e Bolzano sono le province che sostengono maggiormente la domanda di lavoro. La Capitale, con il 4,2% delle assunzioni, deve il suo primato alle dimensioni del mercato, mentre Rimini e Bolzano, posizionate al secondo e al terzo posto, beneficiano della forte specializzazione turistica del proprio territorio. L’altro grande settore che cresce per occupati previsti è quello manifatturiero. A giugno, l’industria nel suo complesso ricerca circa 134mila lavoratori che salgono a 348mila nel trimestre giugno-agosto. Per il manifatturiero, che è alla ricerca di 89mila lavoratori nel mese e di 237mila nel trimestre, le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica che ricercano 22mila lavoratori nel mese e 58mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (circa 18mila nel mese e 45mila nel trimestre) e da quelle alimentari (13mila nel mese e 46mila nel trimestre). A livello complessivo l’incremento è di oltre 9mila unità rispetto a giugno 2022 (+1,5%) e di circa 37mila unità sul corrispondente trimestre (+2,8%).

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Patto di stabilità, lite sul debito: la Germania attacca l’Italia

sabato, Giugno 17th, 2023

Marco Bresolin

Nord contro Sud. Falchi contro colombe. Ma soprattutto: Parigi contro Berlino. La più classica delle divisioni, che taglia in due il Vecchio Continente lungo un asse orizzontale, è riemersa prepotentemente nella prima discussione ufficiale tra i ministri delle Finanze sulla riforma del Patto di Stabilità disegnata dalla Commissione europea. A dividere i due blocchi, la proposta di introdurre un target minimo annuale, uguale per tutti, per la riduzione del debito. Uno strumento che sembra però essere in contraddizione con lo spirito della riforma, basata su percorsi di rientro personalizzati e negoziati bilateralmente dalle singole capitali con Bruxelles. Ma per il fronte nordico si tratta di una questione fondamentale: bisogna garantire un taglio minimo del debito.

Christian Lindner è in prima linea in questa battaglia e anche ieri ha ribadito quella che dovrebbe essere l’entità del taglio annuale: almeno l’1% del Pil. Un target che a suo modo di vedere è tutt’altro che eccessivo: «Con questa riduzione, per un Paese che ha un debito del 140% servirebbero 80 anni prima di vederlo scendere sotto il 60%. Io avrei 124 anni…». Pur senza nominarla esplicitamente, il riferimento di Lindner è chiaramente all’Italia, che ha un debito superiore al 144%. «Noi condividiamo chiaramente il fatto che la progressiva riduzione del debito è condizione essenziale per la stabilità, la sostenibilità e la crescita», ha replicato Giancarlo Giorgetti. Ma per il ministro italiano delle Finanze «gli aspetti tecnici non devono prevalere rispetto alle considerazioni politiche». E durante il suo intervento ha insistito sul cavallo di battaglia del governo: lo scorporo degli investimenti dal calcolo di deficit e debito. Si tratta degli investimenti «relativi alla transizione ambientale, energetica e digitale», in sostanza «quelli considerati prioritari anche ai sensi del Next Generation EU». Secondo Giorgetti gli investimenti del Pnrr «devono avere una considerazione particolare», anche perché «sono di durata limitata e la loro quantificazione è già stata accertata».

La battaglia sullo scorporo degli investimenti strategici, però, rischia di essere condotta in solitaria. La questione è stata sollevata solo dalla Lituania (che gioca nel campo dei “falchi”), ma limitatamente alle spese per la Difesa. Non è stata invece menzionata da nessuno dei principali alleati del fronte Sud, concentrati a difendere la proposta della Commissione e a cercare di smontare gli argomenti di Lindner & Co. Il più netto nel respingere le richieste tedesche è stato proprio il ministro francese Bruno Le Maire, secondo il quale «sarebbe un errore economico e politico grave» introdurre questi parametri comuni. Economico perché «già in passato abbiamo avuto regole automatiche, uniformi e questo ci ha portato in recessione, mentre noi vogliamo esattamente il contrario». Politico perché l’introduzione di questo parametro finirebbe per «disconoscere la sovranità degli Stati».

Al momento sono dieci i governi che sostengono ufficialmente le ragioni di Berlino: Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Croazia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e Lussemburgo. All’elenco dovrebbero presto aggiungersi anche la Svezia – fin qui defilata perché presidente di turno dell’Ue – e la Finlandia, dove sta nascendo un nuovo governo di centrodestra. Tutti vogliono l’introduzione di parametri quantitativi minimi per la riduzione del debito, anche se non tutti chiedono l’1% come la Germania. La ministra danese, per esempio, ha proposto una soluzione più sfumata che prevede di stabilire un taglio medio «tra lo 0,5% e l’1% in base al Paese e al ciclo economico».

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Roma, i redditi quartiere per quartiere: più povera di Milano di oltre 10mila euro, il caso limite di Ostia Antica

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Danilo Supino

Il Pil di Roma non dipende solo dal turismo: la contrazione tra il 2019 e l’anno del Covid è stata solo dell’8%. Ecco come la Capitale ha salvato la sua ricchezza economica

(OK) Roma più povera di Milano di oltre 10mila euro, ma ha un’economia solida: i redditi quartiere per quartiere

Roma è la capitale amministrativa e politica d’Italia, Milano è la capitale economica. Questa è una delle espressioni più abusate per descrivere la differenza che c’è tra le due città e, osservando i rispettivi redditi, l’affermazione suona reale e non tanto qualunquista. Secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze riguardanti la dichiarazione dei redditi 2022 (anno fiscale 2021), il reddito medio a Roma (considerati i redditi da lavoro e non quelli da immobili) è stato di 25.990 euro, inferiore a Milano di poco più di 10.000 euro.

Tuttavia, Roma si è mostrata una città solida che ha saputo resistere al colpo della pandemia e delle chiusure dimostrando di non essere solo una città d’arte che vive di turismo. La diversità della sua economia ha fatto in modo che la contrazione di reddito tra il 2019 e il 2020 sia stata di soli 228 euro, inferiore ad altre città d’arte come Venezia (-1.394 euro) e Firenze (-799 euro).

Il reddito nei quartieri di Roma

Il reddito medio più alto è dichiarato nel Cap 00197 di 72.090 euro che corrisponde ai Parioli, il quartiere dell’alta borghesia romana e dei palazzi in stile neoclassico. La zona supera di cinque mila euro il Cap 00187 che comprende le vie che vanno da via del Corso a Barberini e via Veneto, dove il reddito medio è di 67.045 euro. 

Il resto dei redditi dichiarati nelle zone centrali di Roma si spingono al di sotto dei sessanta mila euro. Nel quartiere che va da Corso d’Italia e corre lungo Corso Trieste (Cap 00198) il reddito medio è di 59.470 euro. Segue il Cap 00186 con 59.103 euro che comprende l’area di Montecitorio e Palazzo Madama e si estende fino al Circo massimo costeggiando il fiume Tevere; nel Cap 00193 al confine con lo Stato del Vaticano nella zona di Piazza Cavour e Castel Sant’Angelo il reddito medio è di 56.082 euro; ultimo Cap al di sopra dei cinquantamila euro è lo 00191 che corrisponde a Tor di Quinto-Corso Francia con 51.553 euro.

Le zone più povere sono al di là del Raccordo Anulare

Man mano che ci si sposta verso e oltre il Grande Raccordo Anulare, i redditi diminuiscono escluse alcune aree come i Cap attraversati dalla Colombo (la Via del Mare) dove ci si attesta tra i 25mila euro e i 32 mila euro. I Cap oltre Raccordo più poveri sono 00132 con 19.043 euro e 00133 con 18.970, due zone nella parte est di Roma corrispondenti a Tor Vergata, Tor Bella Monaca e Rocca Cencia-Villaggio Prenestino. 

Osservando i dati salta all’occhio la situazione economica in cui vivono i contribuenti del Cap 00119 dove si trova Ostia Antica. Qui il reddito medio è di 16.392 euro e ben il 52,91% vive con un reddito annuo che va da 0 a 10.000 euro.  2)

Ci si rende conto che c’è qualcosa che non va. Molto probabilmente si tratta di un errore del Mef perché i contribuenti sono 29.715 mentre i residenti circa 10.500.

Roma ha superato la crisi economica: ecco perché

Così come Milano anche Roma ha superato il periodo della crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19. La mappa qui di seguito mostra l’aumento dei redditi che c’è stato tra il dichiarato nel 2019 e nel 2021.

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Quattordicesima, quando arriva e a chi spetta

lunedì, Giugno 12th, 2023

Giuditta Mosca

La quattordicesima viene di norma versata tra il mese di giugno e il mese di luglio ma, non essendo obbligatoria per legge, ne beneficiano i pensionati con determinate requisiti di reddito e i lavoratori dipendenti, laddove previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) o da contratti individuali.

La questione va approfondita perché, mentre per i lavoratori che la percepiscono il calcolo della quattordicesima è tutto sommato semplice, per i pensionati le regole sono diverse.

La quattordicesima per i lavoratori dipendenti

I lavoratori dipendenti, come detto, percepiscono la quattordicesima mensilità solo se prevista dal contratto collettivo o da accordi singoli ma non è escluso che un datore di lavoro possa decidere spontaneamente di erogarla.

Viene versata di norma entro il mese di luglio e, anche in questo caso, le tempistiche sono elencate nei diversi Ccnl. Per esempio, per il terziario il versamento è previsto per la fine di giugno mentre per la logistica entro fine luglio.

Il periodo di maturazione della quattordicesima va dal primo giorno di luglio al 30 giugno e il calcolo viene effettuato sui giorni di lavoro effettivamente prestati all’interno di questo periodo. Chi ha lavorato durante tutto l’anno riceve una quattordicesima piena, ossia in linea con una singola mensilità mentre per gli altri – per esempio per chi è stato assunto durante tale periodo – viene calcolata in quota parte in base ai mesi lavorati.

Il calcolo viene effettuato sullo stipendio e non su elementi aggiuntivi quali la retribuzione per il lavoro straordinario o maggiorazioni a carattere sociale quali, per esempio, gli assegni familiari.

La quattordicesima per i pensionati

Viene erogata dall’Inps ai pensionati che hanno compiuto almeno 64 anni e che hanno un reddito complessivo fino a 1,5 volte il trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (fino al 2016) e fino a due volte il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti (dal 2017), in cifre questo corrisponde rispettivamente a 10.992,93 euro e a 14.657,24 euro (valori per il 2023).

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Il Mes può attendere (ma il Pnrr no): le aperture di von der Leyen a Meloni

lunedì, Giugno 12th, 2023

di Federico Fubini

Il Mes può attendere (ma il Pnrr no): le aperture di von der Leyen a Meloni

Il gelo di Giorgia Meloni in questi giorni sull’ipotesi di una ratifica italiana alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità significa il contrario di ciò che appare: anziché mettersi ai margini dei giochi nell’Unione, la premier italiana si sente così al centro da potersi permettere di eludere le questioni che la mettono in imbarazzo. L’approvazione parlamentare del Mes è uno di questi, perché farebbe emergere le ambiguità di una maggioranza ancora percorsa da radicate correnti antieuropee. la visita

Ma se Meloni sente di poter tenere duro su questo punto, in parte è per la stessa ragione che ha portato Ursula von der Leyen più volte in Italia in questi mesi e ieri a Tunisi con la premier. La presidente della Commissione è in corsa per succedere a se stessa e avrà fatto i conti. Per avere la fiducia dell’europarlamento, la cristiano-democratica tedesca ha bisogno di un’affidabile maggioranza di (almeno) 376 voti. Quella attuale di Strasburgo — popolari, più socialisti democratici e liberali macroniani di Renew — all’ultimo sondaggio di Der Föderalist a fine maggio avrebbe 391 voti, un margine che non mette von der Leyen al sicuro dai franchi tiratori annidati soprattutto fra i socialdemocratici tedeschi. Di qui l’idea di un allargamento della maggioranza (non di un ribaltamento a destra), che rende corteggiati i «Conservatori e Riformisti» europei presieduti da Meloni. All’ultimo sondaggio questi contano su 79 eurodeputati, quarta forza a Strasburgo. Il fatto che siano alieni dalla percepita intransigenza dei Verdi, che in questa fase li rende invisi all’industria e ai centristi tedeschi, è un punto per i meloniani. Del resto la cooptazione della destra nel consociativismo europeo non sarebbe una novità: già nel 2019 Legge e giustizia, il partito al potere a Varsavia e alleato di Meloni, votò per la Commissione von der Leyen (assieme ai 5 Stelle).

C’è poi un’altra ragione che permette alla premier di continuare a bloccare il Mes: gli altri governi trovano il veto italiano un fastidio evitabile, ma non così importante (almeno fino alla prossima crisi bancaria, quando la rete di sicurezza del Mes potrebbe servire).

Nodi da sciogliere

Se però in Italia si concludesse che gli equilibri con il resto dell’Unione sono sotto controllo, il risveglio potrebbe essere brusco. In primo luogo perché l’ingresso trionfale di Meloni nel consociativismo porterebbe altri nodi. Il primo è ovvio: la legge dei numeri e dei rapporti con Berlino impedisce l’esclusione dei socialisti dalla maggioranza di von der Leyen, dunque la premier italiana dovrebbe spiegare perché a Roma governa con i sovranisti della Lega e a Bruxelles con il partito democratico (oggi) di Elly Schlein. Non solo. L’appoggio a von der Leyen nel 2019 non ha impedito a Legge e giustizia di vedersi bloccare i fondi europei per le ripetute violazioni a Varsavia dei principi di una democrazia liberale. l’intervista

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Aumento di 123 euro in busta paga: ecco a chi spetta l’incremento a giugno

venerdì, Giugno 9th, 2023

Valentina Menassi

Nel mese di giugno la busta paga dei metalmeccanici lieviterà di circa 123 euro. L’aumento previsto per la categoria è stato concordato da Federmeccanica, Assistal e Fim, Fiom e Uilm in seguito all’elevato livello di inflazione nel 2022. La cifra verrà erogata durante il mese corrente a circa 1,5 milioni di metalmeccanici. L’incremento è dovuto alla nota “clausola di salvaguardia” inserita due anni fa all’interno dei Ccnl.

La clausola

La famosa clausola consiste in un effetto immediato sui minimi. Nell’ipotesi in cui il tasso d’inflazione registrato fosse maggiore rispetto a quello definito all’interno del contratto ci sarebbe stato un impatto sui minimi. Questo porterebbe ad aumenti oltre i 27 euro definiti nel momento della stipulazione del contratto. L’incremento, come anticipato, sarà quindi di 123,40 euro medi al mese. Questo significa un aumento di 6,6 punti percentuali ovvero un surplus di 96,4 euro.

La parola ai sindacati

In merito alla questione, Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl ha affermato: “Si tratta di una soluzione positiva, unica nel panorama contrattuale del nostro Paese, originale e frutto di un contratto innovativo e maturo. Determinare gli aumenti salariali durante e non solo a fine contratto è una scelta pragmatica e molto utile.” I sindacati sostengono di inserire un sostegno economico importante per i metalmeccanici e di consentirgli così di far fronte alla crescita repentina del tasso di inflazione. “L’idea di fondo è rendere i contratti degli strumenti più flessibili per rispondere alle esigenze dei lavoratori” -afferma Benaglia che prosegue- “Certo questo importante risultato lascia aperta una verifica complessiva sulla difesa dell’intero potere di acquisto delle buste paga, che andrà verificata a fine contratto”.

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Btp Valore, partenza boom: superata quota 5 miliardi. Ecco le 5 cose da sapere

martedì, Giugno 6th, 2023

Sandra Riccio

MILANO.

Debutto con il botto per il Btp Valore che nel suo primo giorno di emissione ha raccolto già 5,4miliardi di euro. Si tratta di un ammontare importante che rivela una buona accoglienza da parte dei risparmiatori. Le attese degli operatori sono adesso di un livello complessivo intorno ai 10miliardi, sopra le attese. Il nuovo bond, che fa parte di una neo famiglia denominata Btp Valore, è riservato al solo pubblico retail. Questo nuovo strumento avrà una durata di 4 anni e verrà offerto fino a venerdì, salvo chiusura anticipata. Ecco le caratteristiche chiave.

La cedola crescente

A quanto ammonterà il guadagno? Con la cedola crescente e il premio fedeltà, il rendimento annuo lordo del primo Btp Valore arriverà al 3,74%. Sul mercato secondario, venerdì un Btp di pari scadenza rendeva intorno al 3,46%.

Il bonus

«Il bonus finale dello 0,5% è pensato per premiare i “cassettisti” che tengono il titolo fino alla scadenza – spiega Stefano Gianti, analista di Swissquote -. La logica del Btp Valore è proprio quella di fare in modo che aumenti la quota degli investitori retail tra i compratori del debito italiano. Aumentando la quota di debito pubblico detenuta all’interno del Paese, cresce infatti la percezione di sostenibilità del debito». Per questa ragione questa volta il Tesoro propone un premio fedeltà che è più generoso rispetto a livelli offerti in passato (0,08%). «Puntare sui “cassettisti” che tengono il titolo fino a scadenza potrebbe però rendere il titolo meno liquido sul mercato secondario» avverte l’esperto.

Tassazione agevolata

Ci sono anche altri vantaggi. Il Btp Valore offre una tassazione agevolata che come per gli altri titoli di Stato è del 12,5% sugli interessi, contro il 26% degli altri strumenti finanziari. Inoltre è prevista l’esenzione dalle imposte di successione. L’investimento minimo si adatta ai piccoli portafogli (1.000 euro) e non sono previste commissioni bancarie per l’acquisto all’emissione.

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Pnrr, mancano i migranti

lunedì, Giugno 5th, 2023

Fabrizio Goria

Senza i migranti sarà difficile completare il Pnrr. Il Recovery dovrebbe creare, a regime, 120mila occupati nella transizione energetica. Ovvero nel 2025, l’anno di massima spesa del Fondo. Il problema, come evidenzia la Banca d’Italia nella sua relazione annuale, è che nell’ultimo triennio l’invecchiamento della popolazione ha causato una perdita di 500mila persone dal mercato del lavoro. I flussi migratori netti, sottolinea Bankitalia, «non sono stati sufficienti a compensare tale decremento». Mentre non aumenta l’occupazione stabilizzata e regolarizzata delle giovani generazioni, il Paese rischia di trovarsi nelle sabbie mobili, tra lungaggini burocratiche e salari meno competitivi.

La transizione ecologica ed energetica può generare valore. Non solo a livello produttivo, ma anche sul piano occupazionale. Il problema, secondo Banca d’Italia, è che il Paese è indietro. E ha un significativo bisogno di immigrazione per fronteggiare le sfide che ha di fronte. Da un lato, aumenta la domanda di unità lavorative nel segmento delle costruzioni e in quello dei servizi, che chiedono sempre più competenze qualificate in ambito green. Dall’altro, sottolinea Palazzo Koch, è sempre più complicato trovare addetti su base domestica. Questo perché servono più specificità. «La quota di occupati nella produzione di beni e servizi ambientali espressamente volti a una riduzione delle emissioni è ancora bassa: nei quattro principali Paesi dell’area dell’euro era inferiore al 2% nel 2020 e solo in lieve aumento rispetto al 2014», spiegano gli economisti di Via Nazionale. Il problema è che non si trovano, come sottolineato più volte da Via Nazionale.

Il ruolo del Recovery non è minoritario. Secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, «gli investimenti pubblici forniranno un impulso potenzialmente rilevante alla transizione ecologica». Nello specifico, «il Pnrr, da realizzare nel periodo 2021-26, destina a questo scopo il 37,5% delle risorse complessive». Si stima, sottolinea Palazzo Koch, «che il Piano attiverebbe nel 2025, l’anno di massima spesa, circa 120.000 posizioni lavorative a tempo pieno limitatamente ai progetti con finalità verdi». Di queste, circa 51mila sarebbero «riconducibili a misure per cui è esplicitamente indicato nel Piano un obiettivo di abbattimento delle emissioni climalteranti». Il problema è che non ci sono lavoratori abbastanza formati per far fronte a questa domanda. Che improvvisa non è, visto che si discute del Recovery da un biennio.

A livello generale, gli investimenti del Pnrr possono produrre una domanda aggiuntiva di 375mila occupati, il 79% del quale è previsto nel settore privato. A spingere sarà l’edilizia, dove secondo le stime di Banca d’Italia ci si attende una domanda di 95.600 lavoratori a regime. Più o meno un decimo in più rispetto al livello pre-Covid. Segue il segmento “Ricerca & sviluppo” con 16.600 nuovi occupati attesi entro il 2024. E poi i 12.700 stimati al 2025 per il comparto elettrotecnico.

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