Archive for the ‘Economia – Lavoro’ Category

Ora il commissario può aumentare i Cpr e affittare traghetti. Budget di 20 milioni

giovedì, Aprile 13th, 2023

Gian Micalessin

Sfatiamo la prima esagerazione. Lo stato di emergenza sull’immigrazione non è una risorsa da ultima spiaggia adottata da un esecutivo incapace di dar risposte allo «tsunami» migranti. Una misura analoga venne decisa dal governo di Mario Draghi quando, il 28 febbraio 2022, decretò lo stato d’emergenza per garantire l’accoglienza dei rifugiati in arrivo dall’Ucraina. Un’emergenza rimasta tale, di proroga in proroga, fino allo scorso 3 marzo. Quindi se la misura valeva per gli ucraini non si vede perché non vada impiegata per gestire gli oltre 31mila migranti entrati in Italia dall’inizio dell’anno. Tanto più se, come sottolinea una fonte de Il Giornale al Ministero degli Interni, «il 90 per cento e passa di quei migranti sono irregolari privi del diritto di restar in Italia». La seconda esagerazione – assai cara a chi difende l’accoglienza senza limiti – riguarda il Commissario, ovvero il ruolo di colui che per sei mesi – salvo proroghe – ricoprirà il ruolo di regista e gestore dello stato di emergenza. Le voci – messe in giro da organizzazioni umanitarie e ambienti vicini al Pd di Elly Schlein – fanno a gara nel tratteggiarlo come una sorta di «prefetto di ferro» capace di gestire autonomamente il rimpatrio o la detenzione dei migranti. Niente di più lontano dalla realtà. Il Commissario prescelto, con tutta probabilità l’ex prefetto di Firenze Valerio Valenti (nel tondo), attuale capo del «Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione» del Ministero degli Interni, avrà competenze straordinarie soltanto in campo amministrativo, ovvero nel settore della fornitura di servizi o della realizzazione di strutture. Potrà sveltire e snellire pratiche burocratiche, ma non potrà in nessun caso è agire in deroga alle norme vigenti. E tanto meno cambiare la legislazione sull’immigrazione. Le modifiche normative restano di competenza esclusiva di un Parlamento intento ad esaminare il decreto Cutro e le sue eventuali modifiche.

Ma torniamo al futuro Commissario. Stimato e apprezzato da Alfredo Mantovano, con cui lavorò nei primi anni del 2000 quando l’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio svolgeva lo stesso incarico al Viminale, Valenti deve attendere che la sua nomina e le sue competenze vengano definite e approvate dalla Protezione Civile. «In pratica – spiegano fonti del Ministero degli Interni – svolgerà le stesse funzioni di un Commissario nominato per affrontare l’emergenza creata da un terremoto o da un’inondazione». Nel caso specifico si occuperà soprattutto del trasferimenti dei nuovi arrivati o del reperimento delle strutture adatte ad accoglierli. «Se arrivano 3000 migranti a Lampedusa – spiega la fonte de Il Giornale al Viminale – il Commissario potrà affittare in tempi brevissimi traghetti, navi e strutture private in modo da garantirne lo spostamento dalle isole al resto dell’Italia e la loro sistemazione nelle regioni d’arrivo. Nel campo dell’allestimento delle strutture potrà invece attivare la Protezione Civile o la Croce Rossa per tirar su tendopoli o strutture straordinarie».

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Così Giorgetti tiene il punto sulle nomine e sui conti

giovedì, Aprile 13th, 2023

di Federico Fubini

Così Giorgetti tiene il punto sulle nomine e sui conti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti il suo segno a questo giro — nomine più Documento di economia e finanza — lo ha lasciato senza dire una parola. Né in pubblico, né in riunioni nelle quali fossero presenti più di una manciata di persone di totale fiducia. Anche perché sapeva, il ministro dell’Economia, di trovarsi fra due campi gravitazionali riguardo alle società partecipate rispetto ai quali non poteva navigare né troppo vicino, né troppo lontano.

Nella Lega, il suo partito, aveva già preso forma un comitato neanche troppo informale per la selezione e valutazione dei nomi considerati per i ruoli di vertice e nei consigli di amministrazione delle società a controllo pubblico. Fra i componenti: il sottosegretario all’Economia Federico Freni, il deputato della commissione Finanze Giulio Centemero e l’altro deputato Alberto Bagnai (quest’ultimo aveva persino sviluppato un sistema di rating dei possibili candidati, tipo cacciatori di teste). Dall’altra parte Giorgetti aveva un altro campo gravitazionale, più forte: il gruppo a quattro composto dalla premier Giorgia Meloni, dal segretario del suo partito Matteo Salvini e poi, per Forza Italia, Antonio Tajani e soprattutto Gianni Letta. Era fra quei quattro, e solo fra loro, che si sono giocati i nomi dei presidenti e degli amministratori delegati delle prime quattro società quotate a controllo pubblico.

A quel punto il ministro dell’Economia, chiuso nel solito riserbo, ha preso atto di un ulteriore elemento: l’attenzione crescente degli investitori esteri. Da settimane vari fondi stavano contattando il suo dicastero per capire che intenzioni avesse il governo soprattutto per quanto riguarda Enel, prima società quotata italiana con un valore di Borsa di 66 miliardi, con i maggiori investitori globali nel capitale e circa metà del fatturato all’estero. Era chiaro che un amministratore delegato senza esperienza internazionale, che non parla inglese, non poteva andare.

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Approvato il Def: 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale. Meloni: «Misure per la natalità»

mercoledì, Aprile 12th, 2023

di Enrico Marro

Approvato il Def: 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale. Meloni: «Misure per la natalità»

Il governo taglierà ulteriormente i contributi a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi per un valore complessivo di «oltre tre miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre 2023». Lo ha deciso martedì il Consiglio dei ministri che ha approvato il Def, il Documento di economia e finanza. I tre miliardi che verranno utilizzati per «sostenere il potere d’acquisto delle famiglie» derivano dal mantenimento dell’obiettivo di un deficit quest’anno pari al 4,5% del prodotto interno lordo a fronte di un tendenziale (cioè a legislazione vigente) del 4,35%. Il governo aumenterà dunque di poco più di 3 miliardi il deficit, portandolo al 4,5%, per ridurre il cuneo fiscale, «con un provvedimento di prossima attuazione», a favore dei lavoratori a reddito medio-basso. Sulla scia, quindi, di quanto fatto con l’ultima legge di Bilancio, che aveva confermato per il 2023 il taglio di due punti dei contributi sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi, aggiungendo un punto (per un totale di tre) per quelle fino a 25mila euro. Un’operazione costata complessivamente 4,2 miliardi. Ai quali ora se ne aggiungono appunto tre. le misure

Pil in frenata

Anche per il 2024 i margini di manovra resteranno limitati. Se infatti il Pil di quest’anno viene rivisto inleggera crescita, all’1% come obiettivo programmatico rispetto allo 0,6% fissato lo scorso novembre e allo 0,9% tendenziale, per il 2024 la correzione è invece al ribasso: l’obiettivo di crescita è posto infatti all’1,5% contro il precedente 1,9%. E la frenata del Pil proseguirà nel 2025 con un + 1,3% e nel 2026 con un + 1,1%. Rispetto al 2022, quando la crescita è stata del 3,7%, pesano la congiuntura segnata da inflazione e bassa crescita, l’incertezza legata alla guerra, ma anche, spiega l’Economia, il rialzo dei tassi di interesse e «l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale». Del resto, proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha corretto al ribasso le stime di crescita. Il Pil del mondo crescerà quest’anno del 2,8% e il prossimo del 3%, lo 0,1% in meno di quanto previsto in precedenza. Quello dell’Italia aumenterà nel 2023 dello 0,7%, ovvero lo 0,1% in più rispetto alle precedenti previsioni di gennaio, ma meno dell’1% previsto nel Def. E per il 2024 il Fmi stima un +0,8% contro il + 1,5 del governo. La cui linea è difesa dalla premier, Giorgia Meloni, che commenta così il Def: «Il governo ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa». Sulla crescita modesta pesano anchele difficoltà nell’attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tanto che dal ministero dell’Economia si osserva che «per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta solo il Pnrr. È necessario investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso».

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Superbonus, conviene iniziare i lavori adesso? Ecco come non perdere gli sconti

martedì, Aprile 11th, 2023

di Gino PagliucaSuperbonus, conviene anche al 90%?

Condomini e proprietari di villette che non hanno presentato la comunicazione di inizio lavori entro il 16 febbraio scorso, la cosiddetta Cilas, non potranno più ricorrere al Superbonus. O, meglio potranno farlo, usufruendo dell’aliquota ridotta al 90%, ma dovranno anticipare le spese di tasca loro o ricorrere al finanziamento ai tassi attuali di mercato e sperare di essere capienti nei quattro anni successivi per ottenere le detrazioni fiscali: uno scenario del tutto irrealistico. Questa è una delle conseguenze della conversione in legge del decreto 16 febbraio 2023 con cui sono cambiate, per l’ennesima volta e forse in maniera definitiva, le regole dei bonus edilizi.Il decreto, nella versione licenziata dal Parlamento, lascia invariate scadenze e aliquote stabilite dalla Legge di bilancio, ma presenta novità fondamentali in tema di cessione del credito e cerca di salvaguardare, con esiti tutti da verificare, i contribuenti e le imprese che hanno compiuto i lavori lo scorso anno e non sono ancora riusciti a cedere il credito.

Cessione del credito o sconto in fattura: chi può farlo?

Orientarsi tra le continue modifiche legislative, capire se e come si ha diritto a uno dei tanti bonus edilizi non è per niente facile. Per questo abbiamo riassunto nelle tabelle tutto quello che si deve sapere in modo da non fare regali al Fisco ed evitare futuri accertamenti. Per quanto riguarda il Superbonus la situazione ora è questa: la cessione del credito o lo sconto in fattura è possibile per i condomini, le case plurifamiliari fino a quattro unità residenziali a proprietà unitaria e le abitazioni indipendenti che hanno diritto al Superbonus solo se la Cilas è stata presentata entro il 16 febbraio. Potranno invece usufruire ancora della cessione le operazioni avviate dagli Iacp, dalle onlus e dalle cooperative. Lo stesso vale per le operazioni riguardanti abitazioni situate in aree colpite da eventi sismici o da inondazioni e che hanno ancora diritto al superbonus 110% fino a fine 2025.
GUARDA L’INFOGRAFICA : quanto si può ottenere con le agevolazioni per ogni 100 euro di spesa .

Le novità introdotte e i limiti

In sede di conversione parlamentare è stata introdotta, sempre per la cessione del credito, un’importante modifica per chi sta per comprare casa. La data che conta è sempre quella del 16 febbraio ma ora si considera la presentazione della Cilas e non, come era in origine, la registrazione del preliminare di compravendita; non è un particolare da poco perché tra la stipula del compromesso e la sua registrazione possono passare anche 30 giorni. Altra modifica molto importante riguarda la possibilità di presentare varianti alla Cilas senza che questo infici il diritto alla cessione: è presumibile infatti che molti condomini alle prese con la ristrettezza dei tempi a disposizione decideranno di ridimensionare le opere. Più articolata la situazione per gli altri bonus; nei casi in cui è prevista la richiesta di un’autorizzazione edilizia o di una comunicazione asseverata non ci sono problemi: basta che siano antecedenti al 17 febbraio 2023. Quando invece si tratta di lavori di edilizia libera (ad esempio, sostituzione di infissi) la faccenda si complica. Infatti è necessario dimostrare che i lavori sono iniziati prima del 17 febbraio 2023, mediante pagamenti (ad esempio con il «bonifico parlante»), o che sempre, prima di quella data, sia stato stipulato un contratto vincolante tra committente e impresa, da dimostrarsi mediante un atto notorio da sottoscrivere con conseguenze penali in caso di mendacio. Sono esclusi da questo vincolo i lavori riguardanti il bonus barriere architettoniche.

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Pnrr, l’inganno degli alberi da piantare: interrati solo i semi

giovedì, Aprile 6th, 2023

di Milena Gabanelli e Gianni Santucci

L’Europa ci finanzia (tanto: 330 milioni) per piantare nuovi alberi intorno alle città (tantissimi: 6 milioni e 600 mila piante). L’Italia però, per ora, sta mettendo in terra soltanto dei semi. Secondo il collegio di controllo concomitante della Corte dei conti, l’equiparazione non sta in piedi. I carabinieri, incaricati delle verifiche, sostengono la stessa tesi: non possono «collaudare» progetti di forestazione urbana senza vedere gli alberi. E così, se l’equivalenza albero-seme ipotizzata dal Ministero dell’ambiente non verrà accettata dalla Commissione europea, l’Italia rischia di disperdere la possibilità offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: creare nuovi boschi intorno alle 14 Città metropolitane per combattere l’inquinamento (abbiamo tre procedure di infrazione aperte) e contrastare l’effetto «isola di calore» in estate.

I requisiti del bando

Il documento da cui partire è l’avviso pubblico per aderire ai bandi del Pnrr. Risale al 30 marzo 2022. Il piano riservato alle Città è articolato in 3 anni: 74 milioni nel 2022, per piantare almeno un milione e 650 mila alberi entro l’anno, ovvero 1.700 ettari di boschi. Stesse risorse, per lo stesso numero di alberi, nel 2023. La parte restante, nel 2024. Dalla primavera 2022 dunque, le Città iniziano a individuare le aree per i nuovi boschi (zone dismesse, abbandonate, ex cave) e i vivai pronti a piantare gli alberi. Il tempo non è molto. E c’è un problema, già segnalato da fine 2021: il rischio di non trovare, in meno di un anno, 1,65 milioni di alberi da «mettere a dimora». La siccità amplifica i problemi. Le difficoltà sono oggettive.

Pochi alberi e molti semi

La soluzione arriva il 18 maggio 2022. Il Ministero dell’ambiente pubblica un chiarimento per le Città metropolitane nel quale spiega che, per raggiungere l’obiettivo del 2022, prevede «l’uso di semi finalizzati al rimboschimento». E nei mesi successivi firma una convenzione con l’azienda vivaistica della Regione Umbria, Umbraflor: diventerà un macro serbatoio di semina, al quale tutte le Città potranno attingere. Sulla carta, tutto procede al meglio. Il Ministero infatti a fine anno riceve l’aggiornamento lavori dalle Città e conclude: «Entro il 31 dicembre 2022, l’obiettivo è stato conseguito con la messa a dimora di 2.025.170 semi e piantine, di cui 1.504.796 direttamente dalle Città metropolitane e 520.374 in adesione alla convenzione Umbraflor». Target non solo raggiunto, ma ampiamente superato. A questo punto, però, bisogna rispondere a due domande. La prima: la gran massa degli alberi, e cioè il milione e 650 mila che da fine 2022 dovrebbero già costituire i giovani nuovi boschi, almeno in parte li stiamo piantando o no? E l’interrogativo collegato: la Commissione europea accetterà l’equiparazione tra semi (che diventeranno piantine, che poi andranno spostate e trapiantate) e alberi già piantati? Ad oggi non si è ancora espressa. Ma andiamo con ordine.

Le verifiche

Nella seconda metà del 2022, il Collegio di controllo della Corte dei conti (che ne ha il compito istituzionale) inizia a verificare come procedono i lavori. E incarica i comandi provinciali dei carabinieri di fare accertamenti. Questi sono i risultati: nella maggior parte dei casi, spiegano i militari a fine 2022, le Città metropolitane sono ancora in «fase di progettazione.
Catania:
«Non è stata messa a dimora alcuna essenza forestale». Messina: «Si presume che per la data del 10 dicembre 2022 non verranno messe a dimora piantine (444 mila, ndr)». Palermo: «Lavori sospesi». Bologna: «Le operazioni di messa a dimora sono state effettuate per complessive 1.100 piante». Genova: «Da un primo controllo delle ditte che hanno partecipato al bando… sono stati riscontrati già casi di denunce per turbativa d’asta o truffe nella percezione di pubbliche erogazioni». In conclusione: numero di nuovi alberi intorno alle città quasi nullo (comunque neppure stimabile). Al contrario, nei vivai sono stati interrati moltissimi semi.

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Usiamo tutti i fondi del Pnrr: faranno crescere il Paese

mercoledì, Aprile 5th, 2023

di Francesco Giavazzi

L’idea che l’Italia possa rinunciare a queste risorse, o anche soltanto ad una piccola parte di esse, si è riflessa istantaneamente in un aumento dello spread

N egli ultimi due anni il nostro debito pubblico è sceso, in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil), di 10 punti: un risultato strabiliante in un biennio in cui i conti pubblici hanno chiuso con un rosso del 6,4 per cento del Pil. Non accadeva da quarant’anni a questa parte.

La spiegazione di un risultato così sorprendente è in realtà semplice. Per far scendere il rapporto tra l’indebitamento dello Stato e la ricchezza prodotta dai cittadini e dalle imprese, cioè il Pil, serve che l’economia cresca. Il ritorno dell’inflazione nella seconda parte dello scorso anno ha un po’ aiutato. Ma non è stata (o comunque non soprattutto) la corsa dei prezzi che ha abbattuto del 10 per cento il rapporto tra debito e Pil.

È questo il motivo per cui gli investitori internazionali, che possiedono poco meno di un terzo del nostro debito, seguono con apprensione il dibattito politico sul Piano di rilancio e resilienza. Forse non è un caso il fatto che lunedì sera, dopo l’invito del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, a valutare se rinunciare a parte dei fondi del Pnrr, il premio al rischio sul nostro debito, cioè lo spread dei Btp rispetto ai titoli di Stato tedeschi, ha fatto un saltino in su: 5 punti, pari a circa il 3 per cento in più in poche ore. E questo nonostante le rassicurazioni arrivate dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Complessivamente, il Pnrr vale più del 10 per cento del Pil. Spendere quelle risorse in quattro anni, come ci siamo impegnati a fare, significa realizzare un punto e mezzo di crescita in più quest’anno e il prossimo, e tra i 2 e i 3 punti in più nel 2025-26, secondo le stime del ministero dell’Economia costruite usando il modello econometrico Quest III disegnato per l’Italia dalla Commissione europea.

A questo va aggiunta la spinta proveniente dalle riforme, che sono parte integrante del Pnrr: dal nuovo codice degli appalti, alla giustizia, alla concorrenza. Sempre il modello della Commissione, simulato dagli economisti del Mef, stima un effetto addizionale sul Pil, dovuto a queste riforme, pari a 3,5 punti nel 2026.

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Assegno unico, al via il nuovo simulatore Inps per il calcolo dell’importo: come funziona

mercoledì, Aprile 5th, 2023

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Doveva prendere il via a marzo, in concomitanza con l’aumento degli importi del nuovo Assegno unico, ma si è dovuto attendere aprile. Ora, finalmente, il nuovo simulatorie dell’Assegno unico per i figli è accessibile sul sito dell’Inps e senza autenticazione, strumento necessario e guida per le famiglie che vogliono conoscere il calcolo dell’importo che sarà loro corrisposto nel 2023 sulla base delle nuove regole introdotte con la legge di Bilancio. Famiglie

Assegno unico figli, da marzo arriva il nuovo: come aggiornare l’Isee e ottenere l’aumento

di Alessia Conzonato

Gli aumenti per il 2023

Come sappiamo, per il 2023 sono stati incrementati del 50% gli importi spettanti ai minori, entro il primo anno di vita, e ai nuclei familiari numerosi (almeno tre figli, con età tra uno e tre anni, e fino a 43.240 di Isee, e la maggiorazione forfettaria per nuclei con almeno quattro figli). Inoltre, sono stati stabilizzati gli aumenti effettuati nel corso del 2022 in favore dei figli disabili maggiorenni ed è stato confermato l’incremento dell’eventuale maggiorazione transitoria per i nuclei con figli disabili. Va ricordato che questi aumenti sono svincolati da quelli legati all’adeguamento della prestazione all’inflazione (da gennaio il ritocco è stato dell’8,1%). Welfare

Come funziona

Il simulatore è accessibile a questo link, che, come detto, è accessibile senza Spid o Carta d’identità elettronica. L’applicazione propone all’utente una serie di domande in successione che cambiano dinamicamente in base alle risposte via via fornite, evitando di presentare quesiti non inerenti. Se una risposta è incompatibile con quelle precedente, viene segnalata con un messaggio di errore. Al termine della simulazione viene visualizzato l’importo calcolato sulle informazioni fornite dall’utente (senza un confronto con quanto risulta nelle banche dati dell’Istituto). L’Inps sottolinea che la simulazione non comporta la presentazione della domanda. Per chiedere l’Assegno Unico, infatti, si deve seguire l’apposita procedura disponibile sul sito web Inps, utilizzando le credenziali (Spid, Cns, Cie), oppure tramite Patronati e Contact Center. Famiglie

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I morti sul lavoro sono un’emergenza, ma Piantedosi schiera gli ispettori nelle stazioni

martedì, Aprile 4th, 2023

di Gloria Riva

Nel 2022 le morti bianche sono state 790. I dipendenti dell’Inl, sono 5mila, che dovrebbero vigilare sul fenomeno. Ma per il ministro la priorità è ridurre la criminalità

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è pronto a tutto pur di sconfiggere la criminalità che si annida nei pressi delle maggiori stazioni ferroviarie, Roma, Milano e Napoli, anche ad arruolare gli Ispettori Nazionali del Lavoro. Proprio coloro che dovrebbero occuparsi del crescente fenomeno delle stragi sul lavoro e dello sfruttamento della forza lavoro, del contrasto al lavoro precario, che invece rischiano di essere distratti dai controlli intorno alle stazioni ferroviarie.

Per carità, il fine è legittimo, soprattutto se si considera che a gennaio, proprio di fronte alla Stazione Termini, nel cuore della Capitale, un 36enne è stato accoltellato al torace, mentre a Milano, non meno di due settimane fa, sei persone sono finite in ospedale dopo essere state accoltellate in viale Brianza, proprio accanto alla stazione Centrale di Milano, da presunti borseggiatori che li hanno feriti con dei taglierini. Mentre alla stazione di Napoli è stato un rider a finire accoltellato. Tuttavia, va anche ricordato che nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 790, più altri 300 in itinere, in aumento del 21 per cento rispetto all’anno precedente. Una vera e propria strage che, a quanto pare, non è così allarmante come la sicurezza che si percepisce attorno alle stazioni ferroviarie.

Il ministro Piantedosi lo scorso 20 marzo ha inviato una comunicazione ai Prefetti per illustrare i “Piani di controllo per la sicurezza delle aree urbane adiacenti alle stazioni ferroviarie”, prospettando di estendere i servizi di vigilanza alle zone a più alto rischio di fenomeni di illegalità. Scrive il ministro: «Nell’ottica di assicurare una immediata visibilità al progetto, funzionale ad accrescere la percezione di sicurezza della cittadinanza, il relativo piano d’azione ha innanzitutto previsto la realizzazione di servizi straordinari di controllo del territorio, cosiddetti “ad alto impatto”, con impegno di personale della Polizia locale, della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza».

Sempre il ministro Piantedosi continua nell’ordinanza alle Prefetture dicendo che «Tale modulo di intervento ha dapprima riguardato le tre principali stazioni ferroviarie di Roma, Milano e Napoli, per essere successivamente esteso ad altri ambiti, interessati dal fenomeno della “malamovida” e dallo spaccio di sostanze stupefacenti».

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Enav, la prima nomina: così parte la giostra delle poltrone

martedì, Aprile 4th, 2023

Francesco Spini

MILANO.  Le nomine decollano come aerei: scatta dall’Enav, l’ex Ente nazionale per l’assistenza al volo, un nuovo giro di seggiole governative nelle partecipate pubbliche. Il prescelto dal Tesoro è Pasqualino Monti. Il nuovo ad, che sostituisce Paolo Simioni, è l’attuale presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale: classe 1974, una laurea in scienze statistiche ed economiche alla Sapienza in passato ha guidato, come presidente e commissario, anche l’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Il suo nome è stato portato sui tavoli di governo da Fratelli d’Italia. Di più: a quanto si racconta sarebbe stato caldeggiato in particolare dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, “cognato di”, nonché da Andrea Giambruno, giornalista Mediaset e “compagno di”.

Insomma, il timbro sarebbe quello della family di Giorgia Meloni che ha vinto il braccio di ferro con la Lega che avrebbe preferito Roberta Neri, la manager che nel 2016 aveva accompagnato Enav in Borsa. Alla presidenza è stata invece indicata Alessandra Bruni, avvocata dello Stato e docente alla Sapienza. Gli altri consiglieri designati sono Franca Brusco, Stefano Arcifa, Carla Alessi e Giorgio Toschi.

Questo dunque l’esito della prima vera poltrona governativa, dopo la riconferma al Monte dei Paschi di Siena dell’ad Luigi Lovaglio, affiancato da un nuovo presidente, Nicola Maione. La partita entra ora nel vivo per la “prima categoria” delle partecipate quotate che annovera nomi (e capitalizzazioni) del calibro di Enel, Eni, Leonardo e Poste Italiane. A Roma e non solo tutti si chiedono se e come inciderà, nel Cencelli di centrodestra, il successo di Massimiliano Fedriga in Friuli che, almeno localmente, rispetto alle politiche ha ridato fiato alla Lega a scapito di Fratelli d’Italia. Il tempo delle decisioni si avvicina, si punta a chiudere entro giovedì 13 aprile. «Presumo che ci saranno anche delle conferme», ha detto da Verona la premier Meloni. «Si lavora guardando al merito e guardando chiaramente alla strategicità delle aziende, particolarmente in questo tempo, tenendo in considerazione il tema della spesa del Pnrr per quello che riguarda le energetiche, e anche il lavoro che l’Italia fa per cercare di diventare una sorta di hub di approvvigionamento». Scontata la riconferma di Claudio Descalzi alla guida di Eni. Possibile (ma con ragionamenti in corso) anche quella di Matteo Del Fante alle Poste.

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Lo scontro tra Meloni e la Lega sul Pnrr, punto per punto

martedì, Aprile 4th, 2023

di Gianluca Mercuri

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a essere al centro del dibattito politico. Beninteso: non è l’accartocciamento della classe dirigente in una questione autoreferenziale, ma un confronto necessario e vitale su una questione da cui dipende il futuro del Paese, la sua stabilità, la vita di migliaia di giovani nei prossimi anni: se decideranno di restare o andarsene, molto dipenderà da come sarà attuato il Pnrr.

Per questo, dare conto ogni giorno della discussione in corso sarà inevitabile, in particolare nel prossimo mese. Perché è in questo aprile che il governo deve capire cosa fare, e comunicarlo una volta per tutte alla Commissione europea, sperando nel suo ok.

L’obiettivo, fino a ieri, era scontato: fare di tutto per non perdere nemmeno un euro dei fondi che il Next Generation EU — si chiama così, il piano europeo, proprio perché è pensato per i giovani — ha destinato all’Italia, massima beneficiaria della più importante risposta solidale data dall’Europa comunitaria nella sua storia.

Senonché, ieri il secondo partito più importante della maggioranza di Giorgia Meloni ha cambiato il quadro. Il capogruppo alla Camera della Lega, Riccardo Molinari, ha detto che «forse sarebbe il caso di valutare se rinunciare a una parte dei fondi a debito». Il fatto che la premier abbia subito detto che non se ne parla è rassicurante per la rotta del governo e del Paese, ma non cancella gli interrogativi sulla coesione della maggioranza.

Lo stop di Meloni alla Lega, punto per punto:

• Cosa ha detto esattamente Molinari? Questo (al sito Affariitaliani): «Forse sarebbe il caso di valutare se rinunciare a una parte dei fondi a debito. Ha senso indebitarsi con l’Ue per fare cose che non servono? Giusto quindi ridiscutere il piano in Europa. O si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli, a caso, non ha senso». Molinari ha poi fatto riferimento al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e al suo «corretto invito a fare un ragionamento serio sui progetti». Poi ha concluso: «Il problema sono i vincoli di spesa. Occorre chiedersi se serva impiegare tanti fondi su certe partite».

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