Archive for the ‘Esteri’ Category

Video decapitazione, la rivelazione dell’ex mercenario di Wagner Andrei Medvedev: riconosco senza equivoco le voci, sono stati loro

giovedì, Aprile 13th, 2023

Jacopo Iacoboni

«Lavoriamo, fratelli! Tagliategli la testa! Spezzategli la spina dorsale! Che c’è, non hai mai tagliato una c… di spina dorsale prima? Fino alla fine, c…!».

Il video diffuso ieri è oltre l’orrore, ma la storia merita di essere raccontata e ricostruita perché è un altro squarcio sulla mostruosità del male nella guerra della Russia all’Ucraina. Le immagini sono state filmate da quello che sembra essere un soldato russo, mentre un suo commilitone taglia la testa – in un lago di sangue – a un uomo ancora vivo, che secondo i canali Telegram che hanno postato la storia, si ritiene sia un prigioniero di guerra ucraino. La vittima, all’inizio della scena, urla, grida «fa maleeee!», supplica «non farlo». Poi ovviamente non parla più.
Sono diversi i canali Telegram russi che ieri hanno rilanciato questo orrore. Che non va confuso con un secondo video, anche questo diffuso ieri, dove si vedono due soldati ucraini già decapitati. Il secondo potrebbe esser stato filmato dai mercenari del Gruppo Wagner vicino a Bakhmut. Mostra un veicolo corazzato distrutto (probabilmente un corazzato da trasporto truppe M113) e due cadaveri decapitati di soldati ucraini. Evgheny Prigozhin, il fondatore del Gruppo Wagner, i cui combattenti sono già stati visti tagliare teste in Siria, ieri ha commentato: «È brutto quando le teste delle persone vengono tagliate, ma non ho trovato da nessuna parte che ciò stia accadendo vicino a Bakhmut e che i combattenti del Wagner Pmc siano coinvolti», ha detto. Ma il capo di Wagner non ha parlato del primo video: quello con l’esecuzione in diretta di un uomo mentre è vivo. Andrey Medvedev, l’ex combattente di Wagner che era fuggito in Norvegia (ma ora è agli arresti in Svezia per essersi allontanato illegalmente da Oslo), ha dichiarato in serata al dissidente Vladimir Osechkin, fondatore del sito Gulagu, di aver riconosciuto le voci di mercenari di Wagner nell’esecuzione. Ma non si hanno altre prove a confermarlo.

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Attacco a Tel Aviv, la salma di Parini in arrivo oggi a Ciampino. Netanyahu: “Faremo giustizia”

martedì, Aprile 11th, 2023

Nello Del Gatto

GERUSALEMME. Partirà oggi dall’aeroporto Ben Gurion per arrivare nel primo pomeriggio a Ciampino, la salma di Alessandro Parini, il giovane avvocato ucciso venerdì sera sul lungomare di Tel Aviv. È arrivato il via libera dalle autorità israeliane, che hanno concluso una parte delle indagini sulla sua morte, avvenuta ad opera di Yousef Abu Jaber, un arabo israeliano. Il corpo di Parini è stato sottoposto ad alcuni esami strumentali all’istituto di medicina legale di Abu Kabir. In particolare una tac ha evidenziato che nessun proiettile era presente nel corpo del giovane avvocato. Parini è stato anche ricordato sabato dalla manifestazione giunta alla quattordicesima settimana, nata per protestare contro la riforma della giustizia e divenuta un referendum anti Netanyahu.

Il premier ha deciso di metterci la faccia e presentarsi ieri sera in conferenza stampa, sullo stato della sicurezza nazionale. Negli ultimi giorni gli scontri sulla spianata delle moschee in occasione della Pasqua ebraica, razzi da Gaza, dal Sud del Libano, dalla Siria, l’attentato a Parini e quello, sempre venerdì nella Valle del Giordano nella quale sono state uccise due sorelle inglesi e la loro madre (morta ieri per le ferite) che vivevano in un insediamento nella zona, hanno posto un serio problema di sicurezza.

Netanyahu, che ha detto che il paese «è sotto attacco terroristico» e che questi sono cominciati con il governo precedente, ha assicurato che «tutti i terroristi saranno presi» e che il ministro della difesa Gallant, in un primo momento licenziato perché si opponeva alla riforma della giustizia, resta al suo posto. «La maggior parte delle persone oggi capisce che è necessario apportare modifiche al sistema giudiziario», ha affermato Netanyahu quando gli è stato chiesto delle riforme giudiziarie, esprimendo preoccupazione per l’immagine che Israele proietta ai suoi nemici durante questo periodo di disordini politici. Il premier ha poi sottolineato che il governo israeliano dovrebbe essere un fronte unito contro il terrorismo.

Un sondaggio pubblicato domenica da Channel 13 ha evidenziato che il Likud del premier, se si tenessero ora le elezioni, perderebbe 12 seggi, un risultato che non si vedeva dal 2006. La sua coalizione di governo arriverebbe a 46 seggi, contro i 61 necessari per formare il governo, visto che anche i suoi alleati, Itmar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, perderebbero seggi.

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“Verrà il giorno in cui il buio finirà”. Il testamento di Vladimir Kara Murza contro Putin

martedì, Aprile 11th, 2023

Jacopo Iacoboni

«So che verrà il giorno in cui l’oscurità sul nostro paese si dissiperà. Quando il nero sarà chiamato nero, e il bianco bianco. Quando sarà ufficialmente riconosciuto che due volte due fa ancora quattro. Quando la guerra si chiamerà guerra, e l’usurpatore – usurpatore. E quando coloro che hanno acceso e scatenato questa guerra, e non quelli che hanno cercato di fermarla, saranno riconosciuti come criminali. Questo giorno arriverà inevitabilmente come arriva la primavera per sostituire anche l’inverno più gelido».

Chi parla così, citando George Orwell da una gabbia di un tribunale – dove si reca per l’ultima volta, l’ultimo discorso davanti ai giudici del Cremlino, mentre la pubblica accusa chiede per lui 25 anni di galera – è Vladimir Kara Murza, uno dei principali e più temuti oppositori di Putin (in Russia si misurano quelli realmente temuti dagli anni di carcere di massima sicurezza che gli danno). Kara Murza è forse, assieme a Ilya Yashin (anche lui in carcere) il principale allievo di Boris Nemtsov, ucciso a colpi d’arma da fuoco otto anni fa, il 27 febbraio 2015, mentre attraversava il ponte Bolsoj Moskvoreckij, vicino al Cremlino, era a Mosca –particolare davvero sinistro a ricordarlo ora – per organizzare una marcia di protesta contro il governo di Putin e il suo intervento militare in Ucraina, a un anno dall’occupazione della Crimea 2014. Per l’assassinio di Nemtsov furono condannati cinque ceceni, assai a fatica, e dopo tantissimo tempo – a differenza di altri killer che vengono trovati il giorno dopo, sicari legati ai Kadyrov – i lacché ceceni di Putin.

Ora parla dal tribunale. Viene accusato ridicolmente di «tradimento». Un’ultima volta, presumibilmente, prima di un oblio che può terminare solo con la caduta di Putin. Kara Murza è stato già avvelenato due volte, l’ultima dei quali sopravvivendo miracolosamente, ma con danni evidentemente durevoli. In carcere ha perso 25 chili, e ha un uso ormai difettoso delle gambe. Bellingcat tracciò che, poco prima dell’avvelenamento, Kara-Murza era stato seguito dallo stesso squadrone del Fsb che poi nell’agosto 2021 seguì e avvelenò in Siberia Alexey Navalny. Proprio le stesse persone. Bersagli di alto profilo, evidentemente, per il Cremlino.

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Jet cinesi su Taiwan con munizioni vere: le parole di Macron diventano un caso

martedì, Aprile 11th, 2023

di Paolo Salom

Pechino accusa gli Usa per una nave a 1500 chilometri di distanza. Il portavoce Shi Yi avverte: «Truppe pronte a combattere in qualsiasi momento»

Jet cinesi su Taiwan con munizioni vere: le parole di Macron diventano un caso

Le prove di guerra sono finite. Ma i soldati non hanno riposto i loro fucili. La Cina ha completato «con successo» le esercitazioni militari attorno a Taiwan e le forze armate sono «pronte a combattere in qualsiasi momento», dichiara una nota del Comando orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione a conclusione, ieri, di tre giorni di esercitazioni militari intorno all’«isola ribelle». Per Pechino solo una «provincia» che vuole vedere tornare «al più presto» nel suo seno: con le buone (improbabile, dopo la «normalizzazione» di Hong Kong) o con le cattive.

ORIENTE | OCCIDENTE – Taiwan è cinese, ma Xi ha altre opzioni oltre all’invasione

Dunque, dopo 72 ore di incessanti «prove» di conquista, aerei e navi sono rientrati alle loro basi continentali. Ma, avverte il portavoce Shi Yi, le truppe «sono pronte a combattere in qualsiasi momento, e a distruggere risolutamente ogni forma di separatismo, di indipendenza di Taiwan e tentativi di interferenza straniera». Quest’ultimo riferimento è all’incontro di Los Angeles tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, settimana scorsa, contro cui, appunto, aveva minacciato «risolute contromisure».

Eccole le contromisure: quasi cento aerei da caccia, armati con «munizioni vere» e una dozzina di bastimenti, compresa la portaerei Shandong, fiore all’occhiello della Marina cinese, che hanno simulato il blocco dell’isola e la distruzione di obiettivi e basi «ribelli».

Immediata la condanna del ministero degli Esteri di Taiwan che ha accusato la Cina di aver minato «la pace e la stabilità» nella regione, aggiungendo come Taipei manterrà stretti legami con gli Stati Uniti «per impedire in modo congiunto l’espansionismo autoritario». In effetti, Washington, di fronte all’ennesima prova di forza, ha ordinato al cacciatorpediniere lanciamissili Milius di effettuare un passaggio nel Mar cinese meridionale — un passaggio «prudente» data la distanza, poco meno di mille miglia nautiche (1.500 chilometri), dall’area delle operazioni. Ma capace di suscitare l’immediata reazione di Pechino, dal momento che per la Repubblica Popolare quella vasta e delicatissima area del mondo è tutta compresa, a dispetto delle norme internazionali, all’interno delle proprie acque territoriali. Dunque gli Stati Uniti «si sono intromessi illegalmente» con il proprio cacciatorpediniere, che è stato «monitorato momento per momento» dal locale comando militare. In realtà, le manovre anti-Taiwan non hanno suscitato soltanto la risposta americana. In Allarme anche il Giappone dove sono stati mobilitati due gruppi di aerei per sorvegliare le navi cinesi. Tokyo ha confermato per la prima volta che le navi si stavano muovendo in aree vicino a Okinawa, estremo sud del Giappone, dove corre una linea immaginaria che segna il confine tra Occidente e spazio cinese.

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Donald e la giuria, duello raffreddato: in gioco c’è la democrazia americana

mercoledì, Aprile 5th, 2023

Lucia Annunziata

Nella serata americana, due destini si incrociano di nuovo. Mentre l’ex Presidente Trump entrava ieri nelle maglie della Giustizia, la sua ex sfidante, Hillary Clinton, veniva celebrata da una cena in un esclusivo club sulla 66esima dell’East Side, il Lotos Club che prende il nome dai “mangiatori di loto” di un poema di Tennyson. Cene di stato per grandi nomi, dal 1870. La coincidenza dei due appuntamenti non è voluta (la celebrazione di Hillary è stata decisa mesi fa), ma ugualmente è un ritratto di due persone, un uomo e una donna, ancora legati, congelati anzi, da quell’unico momento in cui hanno dominato l’attenzione di tutto il mondo. Lui ne è uscito come un presidente che nel bene e nel male ha segnato un periodo di svolta della storia americana, lei come la donna che per prima ha tentato di toccare il cielo della politica americana. Lui è un uomo che viene dal business delle costruzioni, il più pericoloso della città per rischi, storie, bugie e denaro che vi circola.

Lei è una donna di buoni studi e incredibile ambizione, simbolo di una nuova fase del femminismo: la piena presa del potere. L’intreccio, buono solo per una nota di colore laterale, pure, avvenendo sotto lo stesso cielo, nelle stesse ore, è l’ennesimo esempio che alcuni destini di sciolgono mai. Nemmeno quando vanno in rovina – lui da oggi ufficialmente un ex presidente arrestato e imputato, il primo a subire questa onta, lei una ex, che non ha mai vinto. Ma questa è New York, città di sfide estreme e memoria lunga.

Memorie di cattiverie e insulti, rancori e depressioni. Alla fine, in questo faccia a faccia non consumato, c’è il racconto perfetto del sotto testo psicologico, emotivo e politico, dell’insanabile scontro fra i democratici e Donald Trump – il gusto e la passione con cui i primi stanno inseguendo da anni il secondo, e la furia cieca con cui quest’ultimo risponde. Una ricetta perfetta per uno strappo che rischia un danno serio, se non irreversibile, alla più potente democrazia occidentale.

Della prima giornata di Donald Trump arrestato e imputato davanti a un giudice, si può dire tuttavia che per ora i segnali dello scontro a venire sono molto misti. La vicenda non ha preso la piega peggiore. Quella minacciata la settimana scorsa da Miami dall’ex presidente – sfilata a piedi per le strade di Manhattan, manette ai polsi, chiamata alla mobilitazione di masse di arrabbiati sostenitori, scontri nelle vie della città fra i pro e i contro, foto del detenuto al banco degli imputati. Il corteo di macchine scure con Trump è passato invece senza complicazioni nelle strade di New York, scontri zero, e ancora meno di zero folclore fra Corte e detenuto. Siamo ovviamente solo alle prime ore, ma, al netto di sviluppi improvvisi e imprevisti nella notte, si potrebbe parlare di un clima raffreddato. Prodotto da decisioni prese da tutte le parti in causa.

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Lo show stanco di Trump: “Ho commesso un solo crimine, difendere l’America”

mercoledì, Aprile 5th, 2023

dal nostro inviato Alberto Simoni

MAR-A-LAGO (FLORIDA).Donald Trump ha gettato definitivamente la maschera. Se qualcuno si aspettava dal tycoon moderazione e un passo indietro dopo essere stato ufficialmente incriminato dalla Corte di Manhattan davanti alla quale dal prossimo dicembre dovrà rispondere di 34 capi di imputazione, ieri sera ascoltandolo nella sala del suo club a Mar-a-Lago si è avuta invece la conferma del contrario. Il discorso – breve – di Trump è stato tutto d’attacco, infarcito di vecchie accuse, fake news, attacchi personali contro il procuratore Alvin Bragg, il giudice Juan Merchan, la sua famiglia e la figlia che collabora a suo dire con Kamala Harris. Un campionario buono – ha notato Andrew McCabe, ex reggente dell’Fbi – per i comizi rancorosi e per scaldare la folla, più che per gli stucchi, i lampadari e il lusso del suo resort di Palm Beach.

Trump è arrivato sul podio dopo aver salutato amici, invitati famigliari sulle note della patriottica God Bless America, mentre poi la gente stipata nella sala è esplosa in un coro scandendo più volte Usa.

Il tycoon è apparso stanco, provato e il discorso intriso di rivendicazioni e rabbia ne è stato la dimostrazione. Non un guizzo, non una novità. Non sappiamo cosa gli avvocati gli avevano consigliato, sappiamo però che il giudice aveva invitato l’ex presidente a moderare i toni e il linguaggio per non favorire esplosioni di violenza fra i sostenitori. Un ammonimento pronunciato alla luce dei post su Truth in cui Donald la scorsa settimana aveva parlato di «morte e distruzione» se incriminato.

Fuori dall’ingresso di Mar-a-Lago, si era radunata una piccola folla, nulla a che vedere con altre riunioni o comizi. Tante bandiere, macchine bardate di vessilli e gadget Trump 2024 e colori rosso accesso di MAGA (Make America Great Again). Caroselli con clacson e pick up rombanti più da celebrazioni di uno scudetto che per la politica. Ma Trump è eroe e martire per parte dell’America, idolatrato come un divo dello sport. Alle 8, poco prima che Trump iniziasse a parlare, però meno di 50 persone erano davanti alla residenza.

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Alan Friedman: Trump sogna di sfruttare il processo a New York, così lancerà la corsa alle presidenziali 2024

martedì, Aprile 4th, 2023

Alan Friedman

Donald Trump ha detto una volta di “poter stare in mezzo alla Fifth Avenue e sparare a qualcuno” senza perdere nemmeno un voto. E se invece Trump fosse incriminato per varie accuse penali e fosse costretto ad affrontare due o tre importanti cause legali? A causa di ciò, perderebbe voti o li guadagnerebbe?

Questa è la domanda alla quale presto negli Stati Uniti si troverà una risposta. Vedremo se Trump riuscirà a trasformare le sue traversie giudiziarie in combustibile per la sua incendiaria campagna politica, e se riuscirà a passare per la vittima di una presunta caccia alle streghe agli occhi di un numero sufficiente di elettori per garantirsi la nomination repubblicana per la Casa Bianca nel 2024. È possibile.

Per Trump, la strategia vincente è questa: recitare la parte della vittima. Martedì pomeriggio, l’ex presidente quasi 77enne sarà accompagnato sotto scorta in un complesso scarsamente illuminato e piuttosto sudicio in Downtown Manhattan. Trump metterà piede nell’edificio della Corte Penale di Manhattan al numero 100 di Center Street e lì sarà ufficialmente arrestato. Gli verrà detto che ha il diritto di non parlare, che avrà diritto a essere assistito da un avvocato e così via. Poi gli scatteranno le foto segnaletiche, frontalmente e di profilo, e infine gli prenderanno le impronte digitali, proprio come nei film. Alle 14.15 Trump sarà accompagnato in un’aula di tribunale al quindicesimo piano di quello stesso edificio: lì un giudice gli leggerà gli oltre trenta capi d’accusa relativi ai suoi presunti reati. Gli chiederanno se si dichiara colpevole o non colpevole. Poi il giudice potrebbe fissare la data della prossima udienza. Infine, sarà lasciato andare.

Quando uscirà dall’edificio, Trump si presenterà ai suoi seguaci di tutta l’America come un martire, e raccoglierà milioni di dollari online sfruttando la presunta “caccia alle streghe” contro di lui come un nuovo motto di mobilitazione. Quando uscirà dall’aula, l’America dovrà assistere a un ex presidente messo due volte sotto accusa per impeachment e poi incriminato che trasforma l’atto d’accusa in un suo vantaggio politico, quanto meno sul breve periodo, e probabilmente ciò lo porterà alla guida della corsa per la nomination repubblicana nelle presidenziali del 2024. Perfino Ron DeSantis e Mike Pence, i suoi potenti avversari nelle primarie dei repubblicani, sono corsi in sua difesa. Il partito repubblicano, va ricordato, ormai è un guscio vuoto, l’ombra di sé stesso. È stato epurato da Trump dei più moderati a eccezione di Mitch Romney e di qualche altro senatore. Un tempo era il partito di Abraham Lincoln, sosteneva valori conservatori e di centrodestra, era il partito di Reagan e Bush, mentre oggi il partito repubblicano è la setta dei sostenitori di Trump, e i suoi rappresentanti al Congresso perlopiù sono spesso teorici della cospirazione di Q Anon, antisemiti e razzisti, ciarlatani anti-LGBT, ed estremisti senza cultura o un senso degli istituzioni. La base di Trump è ancora viva e vegeta e crede ancora alle sue menzogne, alle piccole come alle grandi. Decine di milioni di repubblicani ancora oggi credono alla balla di Trump secondo cui le elezioni del 2020 sono state ‘rubate’ da Biden. Un terzo dei repubblicani registrati al voto ancora oggi crede che la violenza sia ammissibile per “salvare gli Stati Uniti” e perseguire i loro scopi politici.

È in questo clima che arriva la prima incriminazione di Trump. La causa di New York, tuttavia, da un punto di vista strettamente legale quasi sicuramente sarà l’ultima delle preoccupazioni per l’ex presidente. Seguiranno infatti altre incriminazioni penali ad Atlanta e a Washington DC che presumibilmente saranno relative a reati ben più gravi che commettere una frode per pagare 130mila dollari a una pornostar. Ad Atlanta, Trump potrebbe dover rispondere dell’accusa di cospirazione e di associazione a delinquere, come pure di accuse per aver cercato di interferire con il risultato elettorale. A Washington, invece, Trump potrebbe una buona volta essere incriminato per il ruolo avuto nell’istigazione dell’insurrezione violenta del 6 gennaio 2021. Ogni volta che l’ex presidente è accusato di qualcosa, evocherà sempre la falsa narrazione di una “caccia alle streghe” che si presume sferrata contro i lui. Le fabbriche di troll del Cremlino probabilmente dovranno fare gli straordinari per aiutare Trump e polarizzare così sempre di più l’America tramite i social media.

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La lunga mano del Fsb e la troppo facile colpevole Daria Trepova. Da Navalny al video della donna, tutti i buchi neri della bomba nel “caffè Prigozhin”

martedì, Aprile 4th, 2023

Jacopo Iacoboni

Nel video che inchioderebbe Daria Trepova come responsabile della bomba al «cafè Prigozhin» di Pietroburgo non tutto torna. La prima cosa palese è che la ragazza appare sotto costrizione. Sembra quasi leggere. La seconda è che un video del genere non potrebbe essere registrato senza un avvocato (e Trepova non ha visto avvocato). La terza è che nel video la giovane ha i capelli corti, mentre nelle immagini diffuse del caffè li ha notevolmente più lunghi. Naturalmente possono averglieli tagliati nella mattinata in cui è stata detenuta. Buon taglio.

C’è però un’altra ragione che suona del tutto implausibile. La conversazione del video avviene così: «Capisci perché sei stata arrestata?». «Capisco». «Per quello?». «Per… direi per esser stata sulla scena dell’omicidio di Vladen Tatarsky». «Cos’hai fatto?». «Ho portato lì una statuetta, che è esplosa». Ma qui interviene un twist molto strano: «Chi te l’ha data?». Daria risponde: «Posso dirvelo più tardi?». Proprio come se fosse una sceneggiatura. La sceneggiatura del Fsb, che si riserva di indicare altri colpevoli e complici.

Tutto questo stride con l’enorme rapidità con cui questa presunta attivista no war è stata offerta in pasto a tutti i media russi, con le sue foto, i suoi profili social, il suo marito. Secondo il canale «Shot», la prima cosa che la ragazza ha detto mentre l’arrestavano è stata appunto gridare: «Sono stata incastrata! Mi stavano solo usando!».

Come ha scritto Rbc, è assai seriamente presa in considerazione dagli ambienti giornalistici indipendenti russi la pista che qualcuno potrebbe aver usato la ragazza, e lei potrebbe non sapere dell’ordigno esplosivo. Cosa che sostiene il marito di Daria, Dmitry Rylov, che è in esilio.

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Un devastante scontro fra due treni in Olanda, un morto e decine di feriti

martedì, Aprile 4th, 2023

Una persona deceduta e decine di feriti (una trentina, di cui molti in gravi condizioni) in un incidente ferroviario avvenuto nel cuore della notte in Olanda. Un treno passeggeri ad alta velocità si è schiantato contro delle attrezzature edili pesanti ed è deragliato vicino a L’Aja. L’incidente e’ avvenuto intorno alle 3, 30 (1,30 in Italia) vicino al villaggio di Voorschoten, a circa 8 chilometri a nord dell’Aja. Il treno a due piani proveniva da Amsterdam e trasportava circa 60 persone. Secondo le prime informazioni, ci sarebbe stato uno scontro tra un convoglio passeggeri e un treno merci. 

Immagini diffuse sul web hanno mostrato una carrozza anteriore su un campo, un’altra ribaltata su un fianco, una terza sospesa su un piccolo fossato pieno d’acqua. Una carrozza ha anche preso fuoco.

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Finlandia, Sanna Marin sconfitta: vince la destra

lunedì, Aprile 3rd, 2023

La premier socialdemocratica Sanna Marin ha perso in Finlandia la sua lotta per la riconferma. A vincere, nella corsa estremamente combattuta fra i tre partiti principali che si è configurata nelle elezioni generali di oggi, sono stati i conservatori del Partito della Coalizione Nazionale (Ncp), guidato dall’ex ministro delle Finanze Petteri Orpo, che ha ottenuto il 20,7%. È stato proprio Orpo a rivendicare la vittoria: “Sulla base di questo risultato, i colloqui per la formazione di un nuovo governo in Finlandia saranno avviati sotto la guida del Partito della Coalizione Nazionale”, ha detto davanti a una folla di sostenitori.

Al secondo posto si è piazzata l’ultradestra di Veri finlandesi, guidata da un’altra donna, Riikka Purra, che si è attestata al 20,1%. Un boom che segna il miglior risultato della storia del partito. Mentre la formazione di Marin è arrivata terza, fermandosi al 19,9%. La premier uscente ha ammesso la sconfitta: “Il numero dei seggi è aumentato. È un ottimo risultato, anche se oggi non sono arrivata prima”, ha detto, congratulandosi poi per la vittoria sia con il centro-destra che con Veri finlandesi. Con questi numeri, nessuno è in grado di formare un governo da solo.

Marin, che a 37 anni è fra i leader più giovani d’Europa, è premier da dicembre 2019, ha ricevuto elogi per la gestione della pandemia di Covid-19 da parte del suo governo e per il suo ruolo di primo piano, insieme al presidente Sauli Niinistö, nel sostenere la richiesta di adesione della Finlandia alla Nato. E il sostegno all’Ucraina nell’ultimo anno ha aumentato la sua visibilità internazionale.

Tuttavia, nonostante rimanga popolare in patria, le posizioni del suo partito sull’economia finlandese, emerse come tema principale della campagna elettorale, sono state messe in discussione dai conservatori. Il leader del Partito della Coalizione Nazionale, Petteri Orpo, ha martellato sulle questioni economiche durante un evento elettorale sabato. “La cosa più importante per il prossimo governo è sistemare la nostra economia, spingere la crescita economica, equilibrare l’economia pubblica. E la seconda questione molto importante è costruire la Finlandia della Nato”, ha detto Orpo ad Associated Press a Espoo, appena fuori dalla capitale. La leader del partito di destra Veri finlandesi, Riikka Purra, ha sottolineato invece di volersi concentrare sulla definizione di politiche in materia di migrazione, clima, criminalità ed energia.

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