Archive for the ‘Immigrazione’ Category

Le tre mosse per non arrendersi

sabato, Aprile 1st, 2023

Fausto Biloslavo

«Nessuna resa» sull’emergenza migranti e, soprattutto, sulle ritrosie europee ad affrontare l’ondata prevista di almeno 140mila sbarchi. Parola di Giorgia Meloni che, in un’intervista al Piccolo, quotidiano di Trieste, Lampedusa del nord per la rotta balcanica, ha ribadito che non ha «nessuna intenzione di cedere all’ideologia della resa che ci aveva reso succubi in Europa sui migranti». Adesso dovrà dimostrarlo con i fatti, sapendo bene che a Bruxelles la strada è sempre in salita. Non è un caso che ieri l’emergenza migranti ed i rapporti con la Ue siano stati centrali nell’incontro con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sui temi di maggiore attualità e difficoltà politica.

I numeri degli sbarchi sono impietosi: dall’inizio dell’anno abbiamo già registrato 27.280 arrivi per la stragrande maggioranza provenienti da Paesi non in guerra. Il dato più allarmante sono i 12.583 migranti sbarcati a marzo con l’inizio della primavera, nove volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Cosa succederà con la bella stagione e l’arrivo dell’estate? Le stime più moderate della Guardia costiera prevedono l’arrivo di 138mila migranti quest’anno.

In «soccorso» alla premier giungono indirettamente le parole della presidente Ursula von der Leyen pronunciate ai suoi commissari l’8 febbraio e mai uscite prima. La «maggior parte dei richiedenti asilo» nell’Ue «non ha bisogno di protezione internazionale». Von der Leyen ha invitato gli Stati membri ad impegnarsi di più sui rimpatri, ammettendo che nemmeno un quinto di chi non ha diritto a restare in Europa viene rimandato a casa. Una bacchettata non indifferente se teniamo conto che nel 2022 sono stati 330mila gli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne europee, record dal 2016.

Musica per le orecchie di Meloni che, però, se vuole tamponare l’ondata che si profila all’orizzonte, dovrà avere il coraggio di rompere alcuni tabù. Primo fra tutti una possibile operazione di respingimento, in collaborazione con la Guardia costiera tunisina, come fecero i governi italiani, compreso quello di Prodi, negli anni Novanta con l’Albania, e la stessa Unione europea con la missione Hera in Senegal, che ha prosciugato la rotta verso le Baleari spagnole.

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Migranti: il piano del Viminale

giovedì, Marzo 30th, 2023

Grazia Longo

Stavolta a dare l’allarme dell’invasione di migranti sulle nostre coste è il ministro dell’Interno in persona. L’altro ieri, al consiglio dei ministri, Matteo Piantedosi ha annunciato che si prevede l’arrivo di oltre 400 mila persone entro la fine dell’anno.

Per questo ha presentato un “Piano d’azione” per affrontare e gestire l’emergenza, che in estate è destinata ad esplodere. E ora La Stampa è in grado di ricostruire i punti in cui si sviluppa il Piano. A partire dalla fotografia dell’afflusso, aumentato del 303%, dal 1 gennaio al 28 marzo, rispetto allo stesso periodo del 2022, fino agli interventi prioritari come «il controllo delle frontiere marittime tunisine attraverso pattugliamenti congiunti in mare e a terra e il potenziamento nell’area del porto di Sfax dell’attività di intelligence diretta a contrastare la costruzione e l’allestimento di navi e barchini da parte di organizzazioni criminali». Importante sarà, inoltre la collaborazione con i Paesi di origine dei migranti e la dichiarazione dello Stato di emergenza per l’isola di Lampedusa «che consentirebbe nell’immediato l’adozione di misure extra ordinem finalizzate a consentire il noleggio di assetti aerei e navali per il trasferimento dei migranti e la gestione dell’hotspot in deroga alla normativa vigente». Si punta, inoltre, ad creare nuovi centri di accoglienza sia a Lampedusa, sia a Pantelleria.

Ma prima di addentrarci ulteriormente nei dettagli, è utile ricordare che l’attenzione principale del Viminale è concentrata su Tunisia e Cirenaica (parte orientale della Libia dove domina la politica di Khalifa Haftar, che non controlla in alcun modo l’esodo dei migranti). Dal 1 gennaio al 28 marzo sono infatti arrivate 27.219 persone per la maggioranza provenienti proprio dalla Tunisia (15.537 ) e dalla Cirenaica (4.556). Le nazionalità più ricorrenti dichiarate dai migranti sono al momento dello sbarco sono: ivoriana, guineana, pakistana, bengalese, tunisina, egiziana, camerunense. La Sicilia, con 22.148 arrivi, si conferma la principale regione di sbarco seguita dalla Calabria (3.405).

Il Piano Piantedosi prevede dunque l’attuazione di una serie di attività che riducano le partenze e aumentino i rimpatri. Mentre il governo è impegnato «a rilanciare il dialogo strategico, di livello politico e operativo, con le autorità tunisine, anche attraverso il coinvolgimento della Commissione europea» si chiede di potenziare, come detto, il pattugliamento delle coste tunisine e l’impegno degli 007 per ostacolare la costruzione di navi e barchini. Sul fronte libico, occorre «raggiungere intese con le autorità che controllano la Cirenaica da cui si registra un incremento degli arrivi (da 2.891 nel 2022 a 4.556 nei primi tre mesi di marzo 2023) per un rafforzamento delle azione di prevenzione delle partenze».

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Meno permessi e fino a sei mesi dentro i Centri. La stretta leghista scuote il governo

mercoledì, Marzo 29th, 2023

Fabrizio De Feo

La Lega rilancia sul controllo dell’immigrazione. È il Dl Migranti lo strumento per stringere le maglie dei controlli e andare oltre quanto deciso dal Consiglio dei ministri tenuto a Cutro dopo il naufragio davanti alle coste calabresi

Con una accelerazione che suscita qualche perplessità all’interno della maggioranza, convinta che l’impianto uscito dalla concertazione governativa vada tutelato.

Sono in tutto 126 gli emendamenti presentati in commissione Affari costituzionali del Senato. Di questi, sono circa una trentina le proposte di modifica presentate dalla maggioranza e 21 quelle firmate dalla Lega che punta a reintrodurre per via parlamentare alcuni principi dei Decreti Salvini. Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno presentato cinque e quattro emendamenti. Il decreto, atteso in Aula non prima del 18 aprile, va convertito in legge entro il 9 maggio.

Il partito di Matteo Salvini punta in particolare a limitare i permessi rilasciati per protezione speciale: «Non può essere regalata a tutti se non ci sono le condizioni» spiegano. Il Carroccio vuole anche rendere le revoche dei permessi di soggiorno più semplici e rivedere le norme sui periodi di trattenimento nei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, da allungare fino a 180 giorni. Un altro emendamento pesante è quello che prevede una sorta di revisione del modello organizzativo, con l’istituzione di una struttura di missione presso il ministero degli Interni.

Questo organo, se passerà l’emendamento del Carroccio, affiderà nelle mani del ministro dell’Interno i «compiti consultivi e di indirizzo in materia di politiche di integrazione, ai fini della ricognizione, in forma integrata e coordinata, di tutte le attività già in essere e dei contributi pubblici, statali ed europei, vincolati a programmi per l’integrazione dei cittadini stranieri presenti regolarmente sul territorio nazionale». La struttura sarà «composta da rappresentanti del ministero dell’Interno, delle Infrastrutture, dell’Economia, della Giustizia, dell’Istruzione, da un rappresentante delle Regioni e un rappresentante dei Comuni». L’obiettivo dichiarato è quello di analizzare la «capacità di integrazione dei cittadini stranieri in relazione ai rispettivi Paesi di provenienza»; la condivisione dei principi costituzionali fra cui, in particolare, «libertà e uguaglianza, rispetto dei diritti delle donne e dei minori, partecipazione alle attività della comunità cittadina, capacità di adeguarsi e rispettare le regole dell’ordinamento giuridico».

Forza Italia si muove, invece, su un terreno improntato alla protezione dei più deboli. Propone così un incremento di 176 milioni annui per il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, a decorrere dal 2023 con l’obiettivo di finanziare «4mila posti per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati e 1000 posti per l’accoglienza di persone disabili o con disagio mentale». Chiede poi di assegnare «quote ad apolidi e a rifugiati riconosciuti dall’Alto Commissariato Onu o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo».

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Emergenza migranti, l’annuncio di Wanda Ferro: decidiamo noi chi entra

martedì, Marzo 28th, 2023

Pietro De Leo

È stato un fine settimana complesso sul fronte degli sbarchi. Il Tempo traccia un quadro della situazione con Wanda Ferro, deputata di Forza Italia e sottosegretaria all’Interno. 
Onorevole Ferro, si è riaperto il fronte Ong. È scattato il fermo per la nave «Louise Michel» di Bansky e la Guardia Costiera ha sottolineato come spesso l’attività delle Ong faccia da intralcio ai soccorsi delle autorità italiane. Queste organizzazioni sono un problema nel Mediterraneo?
«Le navi delle Ong non possono pensare di operare in totale autonomia, senza coordinarsi con l’autorità nazionale e addirittura intralciando il lavoro delle nostre unità militari che lavorano incessantemente per mettere in salvo le vite di decine di migliaia di migranti. Non entro nel merito della vicenda specifica, ma le navi delle Ong devono rispettare le regole. Quando effettuano un salvataggio, devono portare i naufraghi nel porto indicato come più sicuro, e non restare in mare per trasbordare migranti fino a raggiungere il pieno carico, comportandosi a tutti gli effetti come dei traghetti. È indiscutibile che questo incentivi le organizzazioni di trafficanti a mettere in mare delle imbarcazioni sempre più precarie e inadatte ad affrontare la traversata del Mediterraneo, con grave rischio per la vita delle persone a bordo». 
C’è un critico eccellente alla normativa approvata dal governo per contrastare gli sbarchi, ed è l’ex sottosegretario, già capo della Polizia, Franco Gabrielli. Dice: «È inutile prendersela con gli scafisti che sono gli “sfigati” della filiera». Come rispondere a questo argomento?
«Mi sembra una lettura un po’ superficiale, che mi stupisce, anche considerato il ruolo che Gabrielli ha avuto negli anni passati, in cui non mi pare ci sia stata una azione particolarmente incisiva contro l’immigrazione clandestina. Altro che sfigati. Parliamo di quei criminali che hanno causato la strage di Cutro, dopo avere intascato più di un milione di euro. Parliamo di quei criminali che non esitano a gettare in mare i migranti per salvare se stessi. È ovvio che non pensiamo solo a colpire chi si mette al timone dei barconi, ma stroncare le organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti intervenendo, anche con l’attività di intelligence, già nella fase dell’organizzazione dei viaggi nei paesi sub-sahariani. Si parte dallo scafista per arrivare a chi organizza i viaggi». 

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Migranti, in Italia sbarchi quadruplicati e numeri da record: 27 mila arrivi da gennaio

martedì, Marzo 28th, 2023

di Fabrizio Caccia

Record di arrivi rispetto al 2022: i migranti sbarcati sono quattro volte quelli dello scorso anno. Il commissario Ue Gentiloni è a Tunisi. Il presidente annulla il vertice, poi lo vede

Migranti, in Italia sbarchi quadruplicati e numeri da record: 27 mila arrivi da gennaio

I numeri parlano da soli, li ha dati ieri il Viminale: dal primo gennaio al 27 marzo dell’anno scorso, il 2022, sbarcarono in Italia 6.543 migranti. Ora attenzione: quest’anno, il 2023, ne è sbarcato un numero simile – 6.564 – ma negli ultimi cinque giorni, cioè da giovedì scorso fino a ieri. E se invece andiamo a vedere quanti sono stati gli sbarchi in totale, quest’anno, dal primo gennaio al 27 marzo, ecco che la cifra si fa impressionante: 26.927 migranti. Cioè quasi il quadruplo dell’anno scorso.

«La Calabria e la Sicilia rischiano di essere travolte», lancia l’allarme Roberto Occhiuto, il governatore della Calabria, che negli ultimi quattro giorni ha dovuto registrare ben 1.500 arrivi solo a Roccella Ionica, il porto della Locride diventato il nuovo approdo scelto dai trafficanti libici. «C’è evidentemente un attacco della malavita in corso», commenta il vicepremier Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e responsabile della Guardia costiera, che due giorni fa ha accusato le navi Ong di intralciare i soccorsi. Le Ong sotto attacco? «È l’Italia sotto attacco, non le Ong», taglia corto il leader della Lega. Dura la segretaria del Pd, Elly Schlein: «Sul tema dei migranti Giorgia Meloni è tornata da Bruxelles con un pugno di mosche». Al vetriolo anche la chiosa di Carlo Calenda, del Terzo polo: «Salvini fa meno danni se si occupa del Ponte sullo Stretto».

Inquietante, però, il quadro fornito dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes): «I trafficanti di esseri umani in Tunisia stanno approfittando della situazione nel Paese e hanno intensificato le loro attività». In effetti decine di barchini salpano ogni giorno da Sfax verso l’Italia, 3 mila arrivi in 24 ore solo tra venerdì e sabato. E tra i migranti in partenza, la Guardia costiera tunisina ha intercettato il 24 marzo un ricercato per terrorismo già condannato a dieci anni. Ieri a Tunisi è arrivato il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, per incontrare Kais Saied. Un incontro complicato: prima annullato bruscamente dal presidente tunisino e poi riprogrammato in extremis grazie al lavoro fitto della nostra diplomazia. La Tunisia chiede al mondo aiuti finanziari contro la grave crisi economica: «Ci sono molti interessi comuni tra Ue e Tunisia, siamo pronti al sostegno ma servono riforme – ha detto al termine Gentiloni -. Di certo, la Tunisia non sarà lasciata sola».

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Strage di migranti, perché Roma è obbligata a intervenire fuori dalla zona che le compete? Il ruolo di Tripoli e Malta

lunedì, Marzo 13th, 2023

di Rinaldo Frignani

La Convenzione di Amburgo obbliga ad agire ogni Stato interessato da una chiamata di soccorso e a coordinare anche unità navali non nazionali che si trovano nell’area. Deve anche occuparsi dello sbarco delle persone salvate  

Strage di migranti, perché Roma è obbligata a intervenire fuori dalla zona che le compete. Il ruolo di Tripoli e Malta

Poteva l’Italia rifiutarsi di coordinare l’intervento per salvare i migranti nella zona di ricerca e soccorso libica? 
No, perché in base alla Convenzione Sar di Amburgo del 1979, entrata poi in vigore nel 1985, le zone di ricerca e soccorso non corrispondono necessariamente alle frontiere marittime esistenti. E anzi, in caso di allarme per persone in pericolo in alto mare, ogni Stato chiamato a intervenire — in questa circostanza Italia, Libia e Malta — è obbligato a farlo anche solo coordinando per primo i soccorsi.

Perché i migranti sopravvissuti sono stati portati nel nostro Paese, anche se su un’unità navale straniera? 
Perché, sempre per la stessa Convenzione, «la parte responsabile della zona di ricerca e salvataggio in cui viene prestata assistenza si assume in primo luogo la responsabilità di vigilare affinché siano assicurati il coordinamento e la cooperazione suddetti, affinché i sopravvissuti cui è stato prestato soccorso vengano sbarcati dalla nave che li ha raccolti e condotti in luogo sicuro». 

È previsto l’utilizzo di mercantili di passaggio nella zona del soccorso?
Sì, secondo le Convenzioni internazionali, compresa la Solas, varata nel 1914 dopo il naufragio del Titanic, «nel caso in cui un’autorità marittima riceva informazioni di un’emergenza in corso in un’area Sar di competenza di un altro Stato, informa immediatamente il Rescue Coordination Center (Rcc) territorialmente competente e estende la notizia dell’emergenza a tutte le unità in transito in quell’area Sar». Previsto anche «l’impiego di unità Sar — viene specificato —, ma anche con unità militari e/o civili, quali ad esempio le unità mercantili presenti in zona, in adempimento agli obblighi giuridici assunti con la ratifica della Convenzione internazionale».

Da quanto esiste una zona Sar libica e quanto è estesa?
Tripoli ha dichiarato una propria zona di ricerca e soccorso all’Organizzazione marittima internazionale di Londra (Imo) il 27 giugno 2018. Ma già l’anno precedente, nonostante la guerra civile in atto, aveva annunciato una propria area di competenza fino a 70 miglia dalla costa, da gestire con unità navali fornite dall’Italia e la collaborazione della Guardia costiera. 

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“Il Mediterraneo brucia. Va coinvolta la Nato per arginare l’ondata”

sabato, Marzo 11th, 2023

Pier Francesco Borgia

Il giorno dopo il Cdm di Cutro è ancora il tema «migranti» a dettare l’agenda politica. Abbiamo chiesto al capogruppo leghista a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo un giudizio sul decreto.

Senatore Romeo, è soddisfatto del decreto?

«La direzione è giusta. La soluzione si muove su due binari: da una parte cerca di favorire gli ingressi per i migranti che vengono a lavorare. E, come recita il Decreto Flussi, verranno favoriti i migranti di quei Paesi dove l’azione di contrasto all’immigrazione clandestina è più efficace. E il secondo binario è quello dei corridoi umanitari per chi viene da Paesi in guerra».

I giornali parlano del decreto come di una «vittoria di Salvini».

«Perché no? Questo decreto se da un lato favorisce l’immigrazione legale, dall’altro si pone come un argine forte a quella illegale e al traffico di essere umani. Attingendo ampiamente ai famosi Decreti sicurezza che, per farle un solo esempio, misero un limite alla cosiddetta protezione speciale che risultava essere una sorta di sanatoria per gli immigrati economici».

E con la Lamorgese quelle protezioni speciali sono tornate.

«E il risultato è sotto i nostri occhi. Basta andare a vedere in Stazione Centrale a Milano quanti migranti abbandonati a se stessi ne hanno usufruito».

Quindi è d’accordo con Salvini che dice che i suoi Decreti sono stati l’argine più efficace contro gli sbarchi?

«È un dato di fatto che sotto la sua gestione dell’Interno si sono verificate meno partenze e meno sbarchi e di conseguenza il minor numero di morti. Quelle norme funzionavano per disincentivare le partenze. Una stretta su quei permessi si è resa necessaria. Altro punto su cui la Lega aveva puntato era proprio un controllo più rigido sulle cooperative».

Berlusconi plaude al decreto ma dice che c’è spazio per miglioramenti. È d’accordo?

«Certo. In Parlamento si potranno perfezionare alcuni passaggi e stringere ancor di più le maglie».

Il decreto prevede anche una deroga agli appalti per la realizzazione dei centri per i rimpatri. Era proprio necessario?

«È una lotta contro il tempo. Più centri per i rimpatri efficaci e capienti ci sono, più è facile snellire le pratiche di espulsione per chi non ha diritto di restare in Italia».

C’è unità nel centrodestra sul tema?

«A dispetto delle cassandre del centrosinistra, direi proprio di sì. Ho fatto parte del gruppo che ha steso il programma elettorale. Le assicuro che su questi temi la visione è di massima armonia. Poi ovviamente non siamo un monolite e si fa sintesi delle differenti proposte».

Come nel caso dell’articolo 10 del Decreto (cassato) che attribuiva più poteri alla Difesa.

«Lo stesso Crosetto, mi pare, ha chiesto di ritirarlo. E comunque l’ultima volta che si accentrò tutto il potere sulla Difesa fu in occasione dell’operazione Mare Nostrum, non certo in linea con la politica di un governo di centrodestra».

Ora però gli sbarchi stanno aumentando.

«A causa dell’instabilità politica nell’area del Nord Africa. Soprattutto in Tunisia. Usata come corridoio dai trafficanti di esseri umani proprio per l’instabilità del Paese»

Il decreto funzionerà da argine?

«Il nostro lavoro l’abbiamo fatto. Ma funziona meglio se interviene anche l’Europa. Anche la Nato».

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“Bisogna combattere le migrazioni di massa”. L’imam contro l’islamismo e il modello francese

venerdì, Marzo 10th, 2023

Francesco Curridori

«Combattiamo gli islamisti. L’immigrazione va regolamentata». Hassen Chalghoumi, presidente della Conferenza degli imam di Francia che si trova in Italia per presentare il suo ultimo libro «Liberare l’Islam dall’islamismo», condanna «le migrazioni di massa» e le primavere arabe che hanno creato conflitti importanti come in Libia. La Tunisia, il suo Paese d’origine, vive una situazione molto complessa dettata dagli 800mila africani che, attualmente, vi arrivano con la speranza di trovare un modo di raggiungere l’Europa. «Il Mediterraneo è diventato un cimitero. È una vergogna per l’umanità», denuncia Chalghoumi, riferendosi al naufragio dei migranti avvenuto il 26 febbraio scorso nei pressi di Crotone, più precisamente a Cutro. L’imam è sempre più convinto che il fenomeno vada affrontato alla fonte «nei Paesi dove ci sono i conflitti» anche perché «se lo Stato tunisino collassa, ci saranno migliaia di migranti».

La soluzione non può che essere quella di lavorare con i Paesi del Nord-Africa, soprattutto a livello di frontiera perché «se sono garantiti istruzione e lavoro, nessuno viene in Italia». L’Europa deve fare qualcosa «perché i trafficanti si approfittano di questi drammi». In questo contesto, le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo svolgono un ruolo fondamentale: «Se salvano realmente le vite, allora spiega Chalghoumi – il loro lavoro è lodevole, ma se fanno il gioco degli scafisti è vergognoso». L’imam condanna fermamente un’immigrazione di massa, indiscriminata e che determina situazioni di degrado nelle quali i migranti che arrivano a Parigi o a Roma sono costretti a dormire per strada e senza un tetto sotto la testa. «È una mancanza di rispetto», sentenzia il presidente della Conferenza degli imam di Francia, convinto che l’immigrazione vada gestita attraverso flussi regolari anche a beneficio proprio dei migranti stessi «a meno che non ci sia un’emergenza umanitaria come in Siria». «Anche in Francia c’è immigrazione regolata, con l’ingresso caso per caso regolarizzando persone che meritano», spiega Chalghoumi riferendosi all’idea del governo Meloni di intensificare gli accordi con i Paesi del Nord Africa per incrementare l’arrivo di migranti regolari. «Chiunque può prendere il posto in Europa, purché vi sia l’integrazione», dice l’imam che critica il fenomeno, ancora troppo presente nelle grandi città francesi, delle banlieu. «In Francia non si è riusciti a fare un mix tra connazionali e stranieri», dice. Ma, poi, precisa: «C’è del razzismo in Francia, ma la Francia non è razzista».

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Dal primo allarme all’intervento: chi deve decidere e il rebus di poteri

giovedì, Marzo 2nd, 2023

Patricia Tagliaferri

1. In caso di emergenza in mare di chi è la competenza dei soccorsi?

Deve intervenire lo Stato responsabile di un’area Sar, zona di ricerca e salvataggio sulla quale ciascun Paese esercita la competenza al soccorso di imbarcazioni in situazione di criticità attraverso un Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo.

2. Cosa deve fare il Paese responsabile della zona Sar dove è avvenuta l’emergenza?

Coordinare le operazioni di soccorso con l’impiego della propria flotta, ma anche con unità militari e civili che si trovino in prossimità dell’imbarcazione in difficoltà. Nel caso in cui un’autorità marittima riceva informazioni di un’emergenza in corso in un’area Sar di competenza di un altro Stato informa il Rescue Coordination Center competente ed estende la notizia a tutte le unità in transito in quell’area Sar.

3. Quale Paese è obbligato a indicare il porto sicuro di approdo dopo un soccorso?

Il Paese responsabile della zona Sar in cui è accaduto l’evento critico deve fornire al più presto un posto sicuro (place of safety), cioè un luogo ove, oltre alla cura dei bisogni primari, sia garantito ai naufraghi l’esercizio dei diritti fondamentali, tra cui quello di asilo.

4. Qual è il ruolo di Frontex?

L’Agenzia europea della guardia frontiera e costiera è tenuta a fornire assistenza tecnica e operativa in mare a sostegno delle operazioni di soccorso che possono verificarsi durante la sorveglianza delle frontiere. In caso di avvistamento di un’imbarcazione in difficoltà Frontex fa una segnalazione al Centro di coordinamento internazionale dell’operazione Themis – la nuova missione navale europea che opera nel Mediterraneo centrale assistendo l’Italia nella gestione del flusso dei migranti – e alle altre autorità italiane competenti, fornendo la posizione della barca, la rotta e la velocità. Ma è compito delle autorità nazionali classificare o meno un evento come Sar e decidere i mezzi da inviare.

5. Quando interviene la Guardia Costiera?

Quando parte il dispositivo Sar (Search and Rescue), che prevede l’invio di mezzi navali e aerei, uomini e mezzi terrestri, nella zona della possibile emergenza.

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Emergenza migranti, lo stallo dell’Europa

martedì, Febbraio 28th, 2023

MARCO BRESOLIN

INVIATO A BRUXELLES. «Sì, è il momento di fare qualcosa. Ma noi lo stiamo facendo e non da oggi…». La replica che arriva da una portavoce della Commissione europea alle critiche piovute dall’Italia dopo l’ennesima strage di migranti è netta. L’esecutivo Ue non ci sta a fare da parafulmine sul fallimento delle politiche migratorie. E ricorda due elementi non di poco conto. Il primo è che «l’Italia è il principale beneficiario del fondo Asilo e immigrazione (Amif, ndr)». Il secondo è che «c’è un obbligo giuridico di salvare vite in mare» e che «il compito di coordinare le azioni di ricerca e salvataggio spetta agli Stati membri, non a Frontex».

La Commissione europea sa benissimo quanto sia politicamente sensibile questo tema in Italia e vuole evitare a tutti i costi di infiammare lo scontro con il governo guidato da Giorgia Meloni. Ma al tempo stesso ci tiene a rivendicare quanto fatto finora. E, di conseguenza, a scaricare nel campo delle competenze degli Stati ciò che ancora resta da fare. «La risposta a lungo termine è la riforma del Patto», prosegue la portavoce, lasciando intendere che spetta ai governi mettersi d’accordo sulle nuove regole, cosa che ancora non è avvenuta. Nel frattempo, «servono azioni operative» e l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen è convinto di avere la coscienza apposto: per andare incontro alle esigenze dell’Italia «è stato allestito un meccanismo di ridistribuzione dei migranti su base volontaria, noi abbiamo offerto un supporto operativo». E se a oggi sono stati trasferiti soltanto 255 richiedenti asilo (sugli ottomila previsti), la colpa non andrebbe ricercata a Bruxelles, ma nelle capitali che procedono a rilento.

Dal Palazzo Berlaymont sottolineano inoltre che, per aiutare l’Italia, sono state messe in campo le agenzie Ue («Frontex è attiva con 280 persone»), è stato riattivato il gruppo di contatto sulle attività di ricerca e salvataggio ed è stato predisposto un piano ad hoc «per la rotta del Mediterraneo Centrale con 20 azioni concrete». Ieri la premier Meloni ha detto di aver scritto ai vertici Ue chiedendo di attuarle «immediatamente» e insistendo sul fatto che «bisogna fermare le partenze». Bisogna agire in Africa, ma non solo. Il Consiglio europeo di febbraio aveva chiesto alla Commissione di predisporre un piano d’azione analogo anche per la rotta del Mediterraneo orientale, quella che riguarda direttamente la tragedia di domenica. Ma fonti Ue spiegano che è difficile aspettarsi una proposta già entro il vertice di marzo. È una rotta molto battuta, con le navi che partono in direzione di Cipro, Grecia e Italia. Per frenare le partenze bisogna affrontare la questione con la Turchia. E oggi è il momento peggiore per farlo.

La Commissione precisa che l’accordo siglato nel 2016 resta valido e «la Turchia deve rispettarlo». Ma il terremoto che ha devastato il Paese rende oggettivamente difficile chiedere a Erdogan uno sforzo supplementare per controllare i propri porti. Non solo: a maggio sono in programma le elezioni e il rischio è di dover rinviare tutto alla fase post-voto. Per questo, all’interno della Commissione c’è chi ritiene irrealizzabile la predisposizione di un piano per la rotta del Mediterraneo orientale in tempo per il prossimo Consiglio europeo. Ma il pressing politico è forte. Tra l’altro la questione si intreccia con i flussi lungo la rotta balcanica e le discussioni sulla possibilità di finanziare con i fondi Ue la barriera che la Bulgaria intende costruire proprio al confine con la Turchia.

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