Archive for the ‘Immigrazione’ Category

Migranti, Di Maio tira in ballo Conte: deve occuparsi della crisi o scopre il fianco a Salvini

martedì, Luglio 28th, 2020

di Francesco Verderami

Per i successi c’è Conte, per tutto il resto ci sono il governo, i ministri, i partiti. Dallo scontro sul Mes ai guai della scuola, lo schema che si ripete quotidianamente nella maggioranza è sempre lo stesso: al premier gli onori, ai suoi supporter gli oneri. Così ieri Di Maio ha dato voce a un malcontento diffuso nella coalizione e nell’esecutivo, rompendo il meccanismo politico-mediatico creato da palazzo Chigi. Senza citarlo, il titolare della Farnesina ha messo in mezzo il presidente del Consiglio sul delicato problema dell’immigrazione, dal quale finora era abilmente rimasto fuori, quasi il tema non lo riguardasse.

Commentando i drammatici eventi in Sicilia, «una questione di sicurezza e di salute pubblica», il ministro degli Esteri ha detto ciò che il Viminale non può dire. E visto che ha solidarizzato con i sindaci isolani e con il responsabile degli Interni, è stato chiaro a chi si riferisse quando ha parlato del «dovere dello Stato di occuparsi del problema». L’idea che l’abbia fatto per pararsi il fianco dalla Lega appare riduttiva, nonostante un rappresentate del governo tendenza-Conte abbia ironizzato sulla sua sortita: «Non è chiaro se la dichiarazione fosse di Di Maio o di Salvini. Potrebbe averla scritta Salvini per Di Maio».

In realtà l’obiettivo dell’esponente grillino è duplice: proteggere i voti rimasti dei Cinquestelle dall’Opa del Pd in vista delle Regionali e accendere i riflettori sul capo dell’esecutivo, che «opera ormai in assoluta indipendenza e autonomia dai partiti che lo sostengono». Una gestione che Di Maio considera «politicamente inaccettabile». E se il premier oggi è forte nei sondaggi, è per effetto di questa tattica, con cui decide di scegliere su cosa apparire e su cosa scomparire. E sull’immigrazione si è eclissato, nonostante da tempo il segretario del Pd avesse riservatamente lanciato l’allarme: «È l’unica carta rimasta a Salvini e gliela lasciamo giocare?».

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Migranti, Lampedusa al collasso. Il sindaco: “Stato di emergenza”

sabato, Luglio 25th, 2020

Lampedusa, 25 luglio 2020 – “È una situazione ormai ingestibile. Se il governo non proclamerà lo Stato di emergenza per Lampedusa lo farò io”. Con queste parole il sindaco di Lampedusa Totò Martello commenta l’ultima raffica di sbarchi sull’isola, altri tre nelle ultime ore. “L’hotspot non è più in grado di accogliere migranti – continua il primo cittadino -, la responsabilità di questa emergenza non può ricadere sul sindaco, sull’amministrazione comunale e sui lampedusani”. E sul centro di accoglienza aggiunge: “Deve essere immediatamente svuotato”. A Lampedusa in questo momento si trovano oltre mille migranti, dieci volte la capienza massima. “Oggi non ci saranno trasferimenti in traghetto verso Porto Empedocle – sottolinea il sindaco – e intanto i barchini provenienti dalla Tunisia stanno continuando ad approdare sull’isola”. In questo momento, sulla banchina si trovano una cinquantina di migranti ancora in attesa che venga deciso dove saranno smistati.

Botta e risposta Martello-Salvini

Totò Martello risponde alle affermazioni dei giorni scorsi del leader della Lega, Matteo Salvini, che, a detta del primo cittadino di Lampedusa, “continua a comportarsi da mentitore seriale, sostenendo che quando lui era ministro ‘non c’erano più sbarchi’: nulla di più falso. Quando Salvini era ministro gli sbarchi a Lampedusa sono sempre proseguiti, basterebbe leggere i report del ministero degli Interni per verificare quello che sto affermando”. E aggiunge: “Se Salvini fosse venuto a Lampedusa in quel periodo, quando da sindaco ho più volte chiesto una interlocuzione istituzionale con il Ministero che allora guidava, senza mai avere risposta, avrebbe visto con i suoi occhi le imbarcazioni dei migranti entrare in porto. Forse allora non è venuto a Lampedusa proprio per questo motivo, per non dovere ammettere la realtà e continuare a negare l’evidenza”. Salvini, continua Martello, “è venuto adesso per pura propaganda politica, comportandosi come un pericoloso ‘giullare di piazza‘ che fomenta odio e rabbia”. E il primo cittadino di Lampedusa conclude: “Quanto infine alle sue dichiarazioni nelle quali mi definisce un ‘poveretto‘, ebbene sì, forse lo sono: mio padre era pescatore, mi ha insegnato ad andare per mare quando ero ancora un ragazzino. Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, non mi sono arricchito con la politica e vivo ogni giorno insieme ai miei concittadini, nella mia  Lampedusa. Sono un pescatore, e sono orgoglioso di esserlo. Lui invece si fa chiamare ‘capitano’, ma capitano di cosa?”.

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Crisi migranti, serve la realtà e non l’ideologia

martedì, Luglio 14th, 2020

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Il Coronavirus non guarda al colore della pelle e alla nazionalità, ma la politica si. Così quegli stessi politici che ci hanno rinserrato in casa per tre mesi stravolgendo le nostre vite e gettando in ginocchio l’economia, faticano adesso ad assumere analoga fermezza verso coloro che cercano di entrare clandestinamente in Italia proveniendo da zone a rischio virus, e mettendo così di fatto in pericolo quel minimo di sicurezza sanitaria che era stata faticosamente raggiunta. Sono la cautela politica e l’ideologia più che le idee chiare a far velo alle ultime prese di posizione governative in fatto di migranti, in un campo invece in cui l’ideologia non serve.

Nessuno vuole scatenare la caccia all’untore, nessuno pensa che i pericoli di un ritorno della pendemia siano da ascrivere solo agli immigrati, ma sarebbe cieco non vedere la realtà: buona parte dei nuovi casi registrati negli ultimi giorni appartiene a persone giunte dall’estero e in particolare da nazioni dove i controlli sanitari sono carenti o inesistenti, sia che parliamo di arrivi “regolari” per i quali sono stati predisposti i naturali filtri, sia soprattutto per gli arrivi clandestini, che per definizione sfuggono ogni controllo. Ma siccome è argomento scomodo, molto poco politicamente corretto, ecco che le autorità cercano di evitarlo, e di nascondere la polvere sotto il tappeto.

Tutta la politica migratoria di questo governo è d’altra parte improntata da questo principio, a cominciare dai numeri: nei primi dieci giorni di luglio si sono registrati oltre ottomila sbarchi contro i tremila dello stesso periodo del 2019, ma sfidiamo chiunque a leggere una qualche dichiarazione allarmata del ministro.

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Migranti, il piano del Viminale: requisire navi e caserme per isolare i positivi e garantire le quarantene

lunedì, Luglio 13th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Migranti, il piano del Viminale: requisire navi e caserme per isolare i positivi e garantire le quarantene

Per isolare i migranti irregolari in arrivo Italia si utilizzeranno navi e caserme. Già nelle prossime ore il governo requisirà un traghetto, come già accaduto per la Moby Zazà che si trova a Porto Empedocle, e sta individuando strutture militari dove gli stranieri dovranno trascorrere la quarantena. Poi metterà a disposizione della Regione Calabria un immobile gestito dall’agenzia dei beni confiscati proprio per fare fronte all’emergenza di queste ore. Chi è risultato positivo al tampone rimarrà invece lontano dagli altri e sarà sottoposto a costanti controlli sanitari. Intorno a queste strutture saranno effettuati servizi di vigilanza per impedire ingressi di estranei e fermare eventuali proteste.

La collaborazione della Ue

Un vero e proprio cordone anche per impedire che il malcontento dei cittadini possa essere sfruttato da formazioni politiche proprio come accaduto in passato nelle periferie delle città quando gli stranieri ottenevano gli alloggi popolari. È il piano messo a punto per contrastare l’arrivo di migliaia di persone nella consapevolezza che gli sbarchi si intensificheranno nei prossimi giorni. E inevitabilmente il pericolo che giungano altre persone positive al coronavirus. Gli analisti confermano che dopo il blocco dei voli da numerosi Paesi, compresi quelli africani, le organizzazioni criminali si sono già organizzate per far entrare le persone in Italia, garantendo anche il trasferimento in altri Stati europei. Per questo nel vertice internazionale in programma oggi a Trieste la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, tornerà a chiedere la collaborazione della Ue sottolineando il rischio di dover contrastare migliaia di arrivi nel corso dell’estate.

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Ancora infetti tra i bengalesi: terrore per i controlli flop

domenica, Luglio 12th, 2020

Elena BarlozzariAlessandra Benignetti

“Abbiamo rintracciato un positivo al Covid in una casa di via della Marranella dove vivono in sei persone, ha già i sintomi da quattro o cinque giorni, è una persona molto socievole e sarebbe andato in giro per il quartiere e tra la folla in coda per i tamponi”.

È l’allarme lanciato ieri da Mohammad Taifur Rahman Shah, presidente dell’associazione Italbangla.

Il portavoce della comunità bengalese di Roma non ha dubbi sulla positività del suo connazionale: “È infetto al cento per cento”. Secondo il racconto di Shah, sarebbe stato il medico di base, di fronte a quella febbre che non scendeva, a mandare lo straniero a fare il tampone presso una struttura privata. “Ieri mi ha chiamato e mi ha detto di essere malato, era molto agitato”, ricorda Shah che non ha perso tempo a raccomandare all’uomo ed ai suoi coinquilini di “rimanere a casa e non muoversi di lì per nessuna ragione”.

Poi ha allertato la Asl Roma 2. E così nel primo pomeriggio di ieri i sanitari hanno fatto il loro ingresso nell’appartamento di Tor Pignattara. “Abbiamo fatto i tamponi a tutti gli abitanti della casa, cinque o sei persone”, ci confermano dalla Asl. Ma in attesa dei risultati a prevalere è la cautela: “Non possiamo confermare nulla finché non arriveranno gli esiti”. Intanto nel Lazio ci sono stati altri 19 casi, di cui oltre la metà di importazione. Otto sono quelli legati ai voli di rientro dal Bangladesh, finiti sotto la lente di ingrandimento delle autorità.

È una corsa contro il virus per recuperare il tempo che ha preceduto lo stop ai voli dello scorso mercoledì. Si parla di più di mille persone, atterrate in Italia prima del 7 luglio. Soggetti potenzialmente infetti, a piede libero nel Bel Paese, che potrebbero trasformarsi in pericolosissimi untori. La preoccupazione è tanta, soprattutto nella “Banglatown” romana. Qui le file ai drive in allestiti dalla Asl Roma 2 diventano ogni giorno più lunghe. Se inizialmente l’affluenza è stata bassa per via delle difficoltà di comunicazione con i cittadini stranieri, ora è iniziata una vera e propria mobilitazione di massa grazie all’intervento dei rappresentanti, anche religiosi, della comunità. E così nei centri per lo screening sono arrivate le prime difficoltà.

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Porto Empedocle, focolaio Covid nella nave dei migranti portati dalla Sea Watch: 28 casi positivi

mercoledì, Giugno 24th, 2020

Sono 28 i migranti, salvati in acque internazionali dalla nave Sea Watch e messi in quarantena sul traghetto “Moby Zazà” fermo al largo di Porto Empedocle (Agrigento), che sono risultati positivi al coronavirus. Dopo un primo caso di Covid-19, inizialmente scambiato per tubercolosi, sono stati effettuati i tamponi su tutti i 209 migranti. Il Viminale assicura: “Garantita la sicurezza sanitaria”. 

“Ventotto migranti positivi sono sulla nave in rada a Porto Empedocle, soluzione che con caparbietà abbiamo preteso il 12 aprile dal governo centrale per evitare che si sviluppassero focolai sul territorio dell’isola, senza poterli circoscrivere e controllare”. E’ il commento su Facebook del governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che ha aggiunto: “Oggi si capisce meglio quella nostra richiesta. E chi ha vaneggiato accusandoci quasi di razzismo, oggi si renderà conto che avevamo ragione”.

Gli altri 181 migranti, che erano assieme ai 28 positivi al tampone per il Covid, verranno sottoposti a un nuovo test rino-faringeo tra due giorni. C’è infatti il rischio che il loro tampone, attualmente negativo, possa positivizzarsi con il passare delle ore. I 181 dovrebbero essere stati spostati rispetto a dove si trovano i 28 risultati infettati dal coronavirus (ma mancano conferme ufficialiali al riguardo).

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Braccia sfruttate all’agricoltura: così il caporalato controlla la filiera alimentare

domenica, Maggio 17th, 2020

di Stefano Liberti – foto di Alessandro Serranò   

Braccia sfruttate all'agricoltura: così il caporalato controlla la filiera alimentare

Promosso per garantire braccia a un’agricoltura in sofferenza in seguito al mancato arrivo degli stagionali rimasti bloccati nell’Est Europa, il provvedimento di regolarizzazione degli immigrati approvato dal governo potrebbe essere un’occasione storica per voltare una pagina buia: quella del lavoro agricolo sottopagato, sfruttato e macchiato a volte dalla piaga del caporalato. Difficilmente però la semplice distribuzione di permessi di soggiorno riuscirà da sola a modificare alcuni aspetti diventati negli ultimi anni strutturali al funzionamento dell’intero comparto, come la scarsa remunerazione dei braccianti.

Il lavoro agricolo nel nostro paese è sempre più spesso svolto da stranieri. Secondo uno studio del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), dal 1989 a oggi il numero di cittadini italiani impiegati in agricoltura è diminuito di due terzi, mentre quello degli stranieri è aumentato di quindici volte. In alcuni distretti produttivi, anche di primaria importanza come quello delle mele in Trentino o quello del Parmigiano Reggiano, questi costituiscono più del 50 per cento della forza lavoro. Secondo i dati della Coldiretti, è possibile contare nei campi, nelle stalle, nelle serre del nostro paese 155 nazionalità diverse. È un esercito di lavoratori, che vengono ogni anno dai paesi più vicini – o che vivono stabilmente sul nostro territorio e a volte si spostano a seconda delle esigenze delle raccolte stagionali. Queste donne e questi uomini svolgono un lavoro essenziale, a fronte spesso di paghe basse e condizioni più che disagevoli.

Nell’ottobre 2016, il Parlamento ha approvato la legge anti-caporalato, fortemente voluta dall’allora ministro dell’agricoltura Maurizio Martina e da quello della giustizia Andrea Orlando. Prevedendo pesanti sanzioni per quegli imprenditori che facevano ricorso all’intermediazione illecita, ha cercato così di aggredire un fenomeno diffuso e vergognoso, il cui solo sospetto aleggiava come un marchio d’infamia sulle produzioni d’eccellenza del made in Italy. Gli effetti sono stati importanti, ma non definitivi.

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Tensioni nel governo, Bellanova: “Regolarizzare migranti e colf o mi dimetto” | Crimi: “No a permessi temporanei”

mercoledì, Maggio 6th, 2020

Quella sulla regolarizzazione “non è una battaglia strumentale per il consenso. Queste persone non votano. Se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al governo. Non sono qui per fare tappezzeria”. Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova a proposito della regolarizzazione di migranti e colf che lavorano in nero per poter dare loro il reddito di emergenza.

Incontro con Conte e Gualtieri – “Certo che questo tema è ragione di permanenza nel governo – ha aggiunto il ministro annunciando l’incontro del settore con il premier Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri-. Significa decidere da che parte stare: se con la legalità e la tutela del lavoro, in agricoltura e dovunque, o con i caporali, la criminalità, la concorrenza sleale che danneggia le migliaia di aziende che scelgono la competitività sana e difendono ogni giorno il valore della responsabilità sociale dell’impresa”.

Crimi: “No a permessi temporanei” “Vogliamo lavorare sull’emersione del lavoro nero e una parte dei testi va in questa direzione ma se, come ho potuto leggere, c’è anche una parte in cui si intende fare una sanatoria modello Maroni noi non ci stiamo”. Lo ha detto il capo politico M5s Vito Crimi a proposito della regolarizzioni di colf, badanti e braccianti che sta dividendo il governo. “Le ipotesi in campo che prevedono la concessione di permessi di soggiorno temporanei a immigrati che erano qui e che oggi sono irregolari – ha detto Crimi – secondo me non aiuta l’emersione del nero: se concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente oggi consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero e di essere oggetto di sfruttamento”.

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Migranti, sbarco a Taranto e Pozzallo per le navi Open Arms e Aita Mari con 151 naufraghi a bordo

lunedì, Novembre 25th, 2019

di ALESSANDRA ZINITI

ROMA – Italia, Malta, Francia e Germania vanno avanti nella concreta applicazione dell’accordo di Malta sulla redistribuzione dei migranti soccorsi nel Mediterraneo nella speranza che altri Paesi europei lo sottoscrivano.

Così come era accaduto per la Ocean Viking, i quattro Paesi hanno chiesto congiuntamente alla Commissione europea di avviare l’iter per la ricollocazione dei 151 migranti a bordo delle navi Open Arms e Aita Mari, le due Ong spagnole che da 48 ore si stanno riparando dal mare in tempesta sotto le coste della Sicilia orientale. E il Viminale ha dunque concesso loro il porto in cui sbarcare. La Open Arms, con 73 persone a bordo, farà rotta per Taranto appena le condizioni meteo lo consentiranno, mentre la Aita Mari, che ha soccorso 78 naufraghi, sbarcherà a Pozzallo.

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Migranti, 80.000 esclusi dall’accoglienza. A gennaio del 2021 gli irregolari in Italia saranno 750.000

venerdì, Novembre 1st, 2019

di ALESSANDRA ZINITI

Ottantamila persone messe in strada, fuori dalle strutture di accoglienza in cui avevano trovato ospitalità e avviato il loro percorso di integrazione con un permesso da richiedente asilo nell’attesa che la loro domanda venisse vagliata dalle commissioni.
Ha un numero ben definito l’esercito dei migranti, presenti sul nostro territorio ancora con un titolo di soggiorno valido, che il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini che ha dato un taglio netto all’accoglienza e ai criteri di concessione dei permessi di soggiorno, ha messo in mezzo alla strada
Un numero che viene censito dal rapporto “La sicurezza dell’esclusione – Centri d’Italia 2019” realizzato da ActionAid e Openpolis che, per la prima volta, offre una valutazione dell’impatto delle politiche migratorie del primo governo Conte

Il report stima che il numero degli irregolari potrà arrivare a 680.000 entro la fine dell’anno e superare i 750.000 a gennaio del 2021. Un aumento consistente del numero degli immigrati diventati irregolari per la soppressione della protezione umanitaria che ha prodotto innanzitutto l’aumento della percentuale dei cosiddetti “diniegati”, cioè coloro ai quali viene negata qualsiasi forma di protezione internazionale, che passano dal 67 per cento del 2018 all’80 per cento del 2019.

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