Archive for Gennaio 11th, 2017

Referendum, Giannini: “Spaccherà la sinistra, ma ben venga il voto sui voucher”

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

La Corte Costituzionale boccia il referendum sull’articolo 18, dà il via libera a quelli su voucher e appalti. Questo il verdetto della Consulta sui quesiti proposti dalla Cgil.

il commento di Massimo Giannini

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Europa positiva nel giorno di Trump. A Milano si riaccende Mediaset

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

–di

Chiusura in rialzo per le Borse europee, nel giorno della conferenza del presidente eletto, Donald Trump, a pochi giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca. Milano, che ha più volte cambiato la direzione di marcia, ha terminato le contrattazioni in progresso dello 0,32%. Il listino milanese ha beneficiato della fiammata di Mediaset (+5,87%), elettrizzata dall’ipotesi che si profili all’orizzonte un accordo tra Vivendi e Fininvest.
Accordo che, a detta dei trader, potrebbe far scattare un’opa congiunta del gruppo francese e della holding della famiglia Berlusconi sul capitale della società di broadcasting. Per altro l’onda lunga del rialzo di Mediaset ha messo le ali anche a Telecom Italia(+2,17%), società di cui Vivendi detiene il 24% circa del capitale. A Milano sono inoltre salite ancora le Fiat Chrysler Automobiles (+3,1%), festeggiando ancora le indicazioni date nei giorni scorsi dall’ad Sergio Marchionne, che ha confermato i target del 2018 e ha aperto a un possibile dividendo già nel 2017. Come ieri sono state gettonate le azioni del lusso, sia in vista di novità che potrebbero emergere dalle passerelle milanesi, sia in vista di un riconteggio degli utili futuri, nel caso di applicazione delle agevolazioni fiscali del Patent Box. Le Tod’s hanno messo a segno una volata del 13,1% sulla notizia che il finanziere Andrea Bonomi ha investito 60 milioni nel gruppo, rilevando il 3% del capitale. Sono invece risultate contrastate le azioni delle banche, con Unicredit in ribasso del 2% in attesa dell’assemblea di domani chiamata a varare l’aumento di capitale da 13 miliardi. Sono andate male le Banco Bpm(-2,2%) e le Bper (-2,4%), mentre sono salite le Ubi Banca (+1%), quest’ultime nell’attesa dell’acquisizione delle tre goods bank. (altro…)

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Il grande fratello delle e-mail

mercoledì, Gennaio 11th, 2017
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Jobs Act, la Consulta boccia il referendum sull’articolo 18

mercoledì, Gennaio 11th, 2017
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L’ingegnere nucleare e la sorella maratoneta. Ecco chi sono gli Occhionero finiti in manette

mercoledì, Gennaio 11th, 2017
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Renzi, Draghi, Monti, Vaticano. Migliaia gli account vip violati

mercoledì, Gennaio 11th, 2017
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“Noi medici in trincea diventati capri espiatori dello scandalo di Nola”

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

di CONCHITA SANNINO

NOLA – “Prendersela con noi è stata la variabile tragicomica a una vicenda già drammatica. Quando sono arrivato in ospedale domenica, ho guardato in faccia i miei colleghi e gli infermieri a fine turno. Ed erano tutti particolarmente provati, con gli occhi quasi spiritati per la notte che avevano dovuto attraversare, insieme ai poveri pazienti”. Anamnesi di una Sanità sdraiata a terra, proprio come quelle pazienti. Parla Pietro Di Cicco, 52 anni, da quasi venti stimato medico a Nola, nel pronto soccorso dello “scandalo”.

Dottor Di Cicco, quello di Nola è un caso eccezionale?
“Non direi proprio. Quasi tutti gli ospedali del Sud finiscono nelle condizioni in cui l’Italia ha visto che era messa Nola, sotto il peso di un eccezionale afflusso di pazienti”.

Cosa pensa della richiesta di licenziamento, che auspica la Regione?
“Provo tristezza e sgomento. L’idea che si esponga facilmente alla pubblica condanna uno o più colleghi con cui dividi tante ore di lavoro, tante situazioni di rischio, provoca amarezza”.

Quanti siete e per quanti ammalati, nella media?
“In pronto soccorso, 17 medici. Significa 3 per turno, per una media di 160 accessi al giorno, ma che nei giorni del picco e delle famose foto postate sui social erano 300 pazienti al giorno”.

Di cosa avreste bisogno, per non finire alla gogna?
“Non solo di più barelle, non solo di posti letto. Noi come ospedale siamo messi anche bene, abbiamo servizi che funzionano, ma siamo piccoli. Ciò che manca davvero è un’organizzazione efficiente della rete sul territorio. Invece non c’è”.

È l’inadeguatezza segnalata anche dal ministro Lorenzin, che rimbrottava De Luca.
“Devo dire che stavolta il ministro ha ragione, dice cose assolutamente condivisibili”. (altro…)

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Dai Radicali alla Lega, vent’anni di “giravolte” politiche in Europa

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

di MONICA RUBINO

ROMA – Il piano fallito di Beppe Grillo di stabilire un’intesa “tecnica” a Bruxelles con i liberaldemocratici dell’Alde richiama alla mente altre “strane alleanze” tentate in passato da vari partiti italiani all’europarlamento. Dai Radicali alla Lega, dalla Margherita a Forza Italia, lo scopo degli apparentamenti è stato sempre lo stesso: cercare di pesare politicamente di più ed evitare di finire nella zona grigia del gruppo misto, quello dei “non iscritti”, che non percepiscono i 40 mila euro a deputato all’anno che il Parlamento Ue garantisce a ciascun gruppo.

Facciamo allora un salto indietro nella storia e cerchiamo di ricostruire le prove di intesa più contorte in salsa europea.

I Radicali con Le Pen. L’accordo tecnico fra i Radicali italiani e i lepenisti del 1999 (anno in cui ottennero alle europee un buon successo di voti con la Lista Emma Bonino), fu talmente sorprendente da provocare l’addio al partito di Bruno Zevi, all’epoca presidente onorario. In una lettera aperta indirizzata fra gli altri a Marco Pannella e Bonino, Zevi scrisse: “Apprendo che avete raggiunto il deprecato obiettivo di costituire un gruppo tecnico con i nazisti antisemiti di Le Pen. Non aggiungo altro. Dopo vent’anni sono costretto a lasciare il Partito radicale. Vi ringrazio di tutto, mi auguro che i vostri alleati scompaiano dalla terra e vi auguro uno splendido futuro”. Alle successive elezioni del 2004 la lista Bonino confluì nell’Eldr, il gruppo dei Democratici, liberali e riformatori che poi si sarebbe chiamato Alde. (altro…)

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Obama, una lezione di dignità

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

di VITTORIO ZUCCONI

Nell’ascoltare i cinquanta minuti del discorso d’addio di Barack Obama, nel vederlo asciugarsi le lacrime mentre ringraziava Michelle per averlo acompagnato nel viaggio impossibile dai ghetti neri di Chicago alla Casa Bianca, una parola già densa di rimpianto mi tornava alla gola: dignità.

Possiamo dare tutti i giudizi che desideriamo sulla prima presidenza di un uomo di sangue misto bianco e nero nella storia degli Stati Uniti, criticarne le scelte, i risultati, le incertezze, gli errori soprattutto sul fronte internazionale, ma non possiamo dimenticare che i suoi otto anni sono stati un paradigma di dignità, di civiltà, di correttezza quali pochi predecessori avevano raggiunto.

La lezione che Barack Obama lascia alla sua America e a chi lo ha seguito con interesse o con avversione è molto più delle nobili, ma prevedibili parole pronunciate nel discorso d’addio nella Chicago dove era diventato adulto, dove era entrato in politica e aveva conosciuto la donna che sarebbe diventata sua moglie.

La lezione è stata nel dimostrare, con l’eleganza costituzionale con la quale ha chiesto di accettare, ma non subire, la transizione del potere a chi “ha vinto le elezioni” senza dubbi, che la celebrata retorica di Martin Luther King quando chiese di giudicare le persone non dal colore della pelle, ma dalla qualità del loro carattere, non è soltanto retorica. Che la razza, le origini, il luogo di nascita, le circostanze, non sono destino e si può  diventare quello che si fa di sé e non subire quello che la fortuna determina. (altro…)

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Gli errori e le colpe su Alitalia

mercoledì, Gennaio 11th, 2017

Ai tempi d’oro dell’Iri, l’Alitalia era la punta di diamante della presenza dello Stato in economia. La vetrina nella quale specchiarsi. Il mercato del trasporto aereo era appannaggio quasi esclusivo delle compagnie di bandiera, regolato dai rapporti tra Stati. Il suo presidente, tra il ’78 e l’88, era Umberto Nordio. Espressione massima del boiardo di Stato: temuto, corteggiato, invidiato. Si arrivò addirittura a pensare che il mondo dell’Iri potesse avere un grattacielo a New York, espressione della propria forza industriale. Chi avrebbe dovuto realizzare il sogno italiano? L’Alitalia. Su questo e altri temi epico fu lo scontro, nell’88, fra Nordio e il presidente dell’Iri Romano Prodi. È passata un’eternità. La compagnia è stata privatizzata, salvata più volte, rimpicciolita, eppure è ancora sull’orlo del precipizio. La girandola di azionisti è stata vorticosa. Gli amministratori delegati si sono succeduti con la frequenza degli allenatori di calcio sulla panchina più instabile: uno in media all’anno. Sono stati fatti innumerevoli piani di rilancio da uno stuolo di consulenti, pagati fino a un milione a studio per dire sempre le stesse cose. Anche Etihad, che ha il 49 per cento del capitale, non sembra essere riuscita nell’impresa di strappare Alitalia al suo destino. I numeri sono impietosi: la società ha una perdita operativa, non considerando le partite straordinarie, di 500 milioni l’anno, accumulata nel periodo più favorevole per il prezzo del petrolio, prima voce di costo.

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