La vergogna di «Charlie» e il dovere della pietà
mercoledì, Gennaio 25th, 2017Caro Aldo, se i vignettisti di Charlie Hebdo avessero un figlio sotto la valanga, non penso si divertirebbero. Chi è veramente libero non insulta, facendosi beffe del dolore altrui. La morte si rispetta, sempre. Non deve diventare spunto di satira oltraggiosa in nome di una libertà che viene difesa ad ogni costo, e che è solo materiale rivoltante. Mi auguro che quel giornalaccio chiuda.
Almorina Festa, Padova
Tutto il mio disgusto per la squallida vignetta di Charlie Hebdo che per la seconda volta sghignazza sulle disgrazie dell’Italia. È inaccettabile! La satira non può essere cinica e distruttiva, oltretutto non facendo neppure ridere. Dobbiamo augurarci che qualche abruzzese vada a sparare ai vignettisti come hanno fatto gli islamici?
Cristiano Urbani, Torino
Cara Almorina, caro Cristiano, la satira non soltanto può; deve essere cinica e distruttiva. Ma con i forti, i potenti. Non con le vittime innocenti, i morti indifesi. Con loro anche la satira ha il dovere della pietà. Infierire non significa essere scomodi, ma indegni. Ricordo vignette piene di commozione, tracciate da Forattini in morte dei politici che aveva giustamente irriso in vita. Il nostro Giannelli, amatissimo dai lettori, non farebbe mai una cosa del genere. È vero che Charlie Hebdo ha radici e pubblico diversi. Ma quelle vignette hanno ferito moltissimi italiani.