di ILVO DIAMANTI
RENT’ANNI fa, il muro di Berlino divideva ancora il mondo in due. Sul piano geopolitico e politico. Non solo: divideva in due anche i Paesi occidentali. Al loro interno. In Italia, ad esempio, nel dopoguerra, il sistema politico è stato attraversato dalla contrapposizione fra i due partiti maggiori. Democrazia Cristiana e Partito Comunista. La Dc e il Pci. Protagonisti del “bipartitismo imperfetto” (come lo ha definito Giorgio Galli) fra due partiti destinati a interpretare un ruolo fisso. La Dc al governo. Il Pci all’opposizione. Perché, appunto, legato e collegato con il blocco sovietico. Storicamente. Il percorso del Pci verso l’autonomia si è sviluppato attraverso la scelta euro-comunista, compiuto, in particolare, da Enrico Berlinguer. Ma si realizza, apertamente, alla Bolognina, nel 1989, all’indomani (letteralmente) della caduta del muro. Annunciata dal segretario, Achille Occhetto, e puntualmente rilanciata dall’Unità (il giornalista, all’epoca, era Walter Dondi). Insieme all’Ansa.
Fino ad allora (e per un po’ di tempo ancora), la Russia, meglio: l’Unione Sovietica, era il Paese amico, a cui si ispirava la sinistra comunista. Mentre dall’altra parte c’erano gli Usa. L’America. La capitale del Capitale. Meglio, del “blocco capitalista”. (altro…)