La Sicilia delle tasse perdute e dei soldi pubblici svaniti
lunedì, Marzo 20th, 2017Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha testé promesso che troverà le risorse per ridurre la tassazione attraverso un «più efficace» contrasto all’evasione e alle frodi. Ottimo intento. Ci permettiamo di suggerirgli di fare due chiacchiere con Antonio Fiumefreddo, assai benvoluto dal presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta nonché amministratore dell’ente per la riscossione delle tasse nell’isola. Il capo di «Riscossione Sicilia», in una recente audizione parlamentare, ha rivelato che nel 2015 avrebbe dovuto incassare 5 miliardi e 700 milioni, euro che, al momento della verità, si sono ridotti a 480 milioni. Pari all’8% del dovuto. Fiumefreddo, facendo poi conti complessivi, ha reso noto che mancano all’appello 52 miliardi, 22 dei quali, per fortuna, «non ancora prescritti». Dopodiché, all’Arena, una trasmissione televisiva condotta da Massimo Giletti, ha ritenuto di entrare in polemica con alcuni deputati della sua terra parlando di ambienti opachi che si opporrebbero al corposo rifinanziamento del suo ente. Impedendogli così di riscuotere le tasse. Il presidente dell’assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, lo ha accusato di fare «antimafia di facciata». L’assessore al Bilancio (renziano) Alessandro Baccei gli ha mosso altri rilievi critici. Fiumefreddo ha minacciato le dimissioni. Un potente del Pd, Giuseppe Lumia, si è detto allarmato per il fatto che, a seguito di questi diverbi, la vita di Fiumefreddo sarebbe in pericolo.