那須の雪崩事故前、現場判断で予定変更 本部に連絡せず
giovedì, Aprile 27th, 2017栃木県那須町で登山講習中の高校生ら8人が亡くなった雪崩事故で、犠牲になった生徒らの班は、現場の教諭らの判断で予定を変更し、尾根上の「天狗(てんぐ)の鼻」と呼ばれる大岩付近まで登ろうとしていたことが、県関係者への取材でわかった。講習の責任者がいた本部には変更を伝えていなかったという。
栃木県那須町で登山講習中の高校生ら8人が亡くなった雪崩事故で、犠牲になった生徒らの班は、現場の教諭らの判断で予定を変更し、尾根上の「天狗(てんぐ)の鼻」と呼ばれる大岩付近まで登ろうとしていたことが、県関係者への取材でわかった。講習の責任者がいた本部には変更を伝えていなかったという。
Roma – La vittoria di Emmanuel Macron al primo turno delle presidenziali francesi ringalluzzisce Matteo Renzi.
L’ex premier già da settimane lavora a una nuova narrazione sul parallelismo tra lui e il candidato francese, ed è pronto a sfruttarne la scia per accelerare le elezioni in Italia facendo fuori quel che resta di sinistra nel Pd. Soltanto che, per quanto si sforzi di raccontare come i due si assomiglino, abbiano le stesse idee, siano due gemelli separati dalle Alpi, di fatto le differenze personali, caratteriali e di percorso tra Renzi e Macron sono enormi. La settimana scorsa, ospite di Annalisa Bruchi a Night Tabloid su Rai2, Renzi raccontava una sorta di scambio di figurine tra lui e Macron spiegando che l’amico francese gli aveva preso in prestito l’idea della Leopolda, lui gli aveva copiato il nome del suo movimento «En Marche!» nello slogan «In Cammino». Senza però spiegare che anche se la kermesse di Macron fosse stata davvero ispirata alla Leopolda renziana, quella è servita a prendere le distanze dai vecchi partiti francesi, quella fiorentina per scalare il Pd. (altro…)
Quella tra Emmanuel Macron, candidato alle presidenziali francesi e Brigitte Trogneux è una storia d’amore fuori dal comune. Trentanove anni lui, 64 lei, si conobbero quando Macron era ancora uno studente al liceo di Amiens, in Piccardia e Brigitte la sua insegnante di lettere. Terminato il liceo, Macron partì per studiare a Parigi, ma promise all’amata che sarebbe tornato e l’avrebbe sposata. Il loro amore non fu semplice da vivere. (altro…)
di MASSIMO GIANNINI
A PARIGI si vota per salvare l’Europa. A Roma si vota per uccidere l’Alitalia. La vittoria dei no al referendum sul piano di salvataggio della compagnia aerea più disastrata del continente è il giusto epilogo di un fallimento permanente che dura ormai da trent’anni. L’ultimo capitolo, il più amaro, di un brutto pasticciaccio italiano.
Che tutti, ma proprio tutti, hanno contribuito a scrivere. Lo Stato e il mercato, la politica e il sindacato. Gli azionisti pubblici e i capitalisti privati, i manager cinici e i dipendenti privilegiati. Non c’è un solo attore, su questa quinta in rovina sulla quale sta per calare il sipario, che possa dire “io non c’entro”. Oggi serve a poco gettare la croce addosso ai lavoratori di cielo e di terra che hanno bocciato la proposta ultimativa dell’azienda (1.300 esuberi, 900 in cassa integrazione straordinaria, 8 per cento di stipendio in meno per tutti). È vero che a quella proposta Etihad, Invitalia e le banche avevano subordinato la concessione di altri 2 miliardi di capitali per tenere in piedi la compagnia. Ma è altrettanto vero che affidare ai dipendenti l’ultima parola sulla sopravvivenza di un’impresa (scambiandola con l’ennesimo giro di vite occupazionale e salariale), suona sempre come un vago ricatto. Non possono pagare colpe che non hanno. (altro…)
di EZIO MAURO
Mentre la febbre della democrazia malata contagia tutto l’Occidente, dalla Francia alla Brexit, dall’Europa di mezzo a Trump, c’è un Paese dove il sistema politico sembra galleggiare sull’onda bassa della rassegnazione, come se il suo destino conclamato fosse ormai quello di finire spiaggiato insieme con le balene che hanno smarrito la rotta: è naturalmente l’Italia. Il meccanismo istituzionale vivacchia, a debole intermittenza, salvando la forma ma rendendo impalpabile la sostanza. Il sistema dei partiti sembra esausto non solo dal punto di vista ideale e progettuale ma persino sul piano tattico, e la miseria della legge elettorale impossibile diventa la prova del nove di un’impotenza quasi dichiarata, come un vecchio pugile che getta la spugna davanti agli spalti che ribollono, perché gli spettatori vogliono indietro il prezzo del biglietto.
La cifra politica complessiva è la più debole degli ultimi decenni. Mancano insieme le grandi figure dotate di personalità e leadership, una battaglia delle idee in grado di dare un orizzonte culturale al confronto politico, la capacità di modernizzare le identità di destra e di sinistra che storicamente hanno incarnato il profilo della democrazia parlamentare, salvando la loro anima antica e portandola a incrociare i nuovi bisogni e a rispondere alle ultime paure. Soprattutto, e proprio per queste ragioni, si è rotto il vaso comune della rappresentanza. Pezzi interi di società si sentono scartati da un sistema politico che non sa rispondere alle emergenze quotidiane della loro vita, il sentimento di esclusione vanifica gli stessi diritti costituzionali, fino a generare il dubbio capitale sulla democrazia stessa: se vale solo per gli inclusi, i rappresentati, i tutelati, allora viene meno il suo valore supremo di garanzia universale per tutti i cittadini. (altro…)
Due fronti per il 25 aprile che cade nel 70° della Costituzione Repubblicana. Da una parte, le tensioni tra centri sociali e forze di estrema destra al Cimitero Maggiore Musocco, dove sono sepolti i partigiani e — al Campo X — i caduti della Repubblica di Salò. Dall’altra, il corteo del pomeriggio, organizzato dal Comitato permanente antifascista, che nel corso delle ore ha raccolto nuove adesioni e dove si ritroveranno le varie anime della sinistra. Con un concentramento di chi lavora ad un’alternativa alla vocazione maggioritaria del Pd. Massiccia, infatti, s’annuncia la presenza di esponenti di Mdp (Movimento democratico e progressista): con l’ex segretario del Pd Luigi Bersani ci saranno il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, Massimo D’Alema e Roberto Speranza oltre al capogruppo di Mdp alla Camera, Laforgia.
Tornando a Musocco, tensioni quasi inevitabili nonostante l’ordinanza decisa dal prefetto Lamorgese al termine del tavolo dell’Ordine pubblico e della sicurezza, che vieta parate d’ogni sorta. Mentre aumentano le adesioni a «Porta un fiore al Partigiano» organizzata da diverse associazioni contro «ogni parata nazifascista», il leader di CasaPound Gianluca Iannone annuncia su Affari Italiani: «Non retrocederemo di un centimetro».
Di nuovo la meningite. Lo studente 18enne del liceo scientifico Leonardo da Vinci di via Respighi, ricoverato in rianimazione all’ospedale Niguarda da domenica, è in condizioni stazionarie, vigile e con respiro spontaneo. Ma la prognosi rimane riservata. Con il nuovo caso, torna anche la paura: dall’inizio dell’anno i contagi sono stati diciotto (8 di tipo C, 6 B, 1 W e tre di cui non è stato possibile identificare il ceppo). Bisogna sapere, però, che dopo l’allarme di fine febbraio (con un caso ogni 4,5 giorni ), i casi sono rallentati: in base agli ultimi dati dell’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera ce n’è uno alla settimana. Numeri meno allarmanti, dunque, anche se continua a colpire il confronto con gli anni precedenti: nel 2016 l’andamento è stato di un malato ogni 9 giorni e mezzo (39 in totale), l’anno precedente di uno ogni 12 giorni (31 in totale). In ogni caso, sarà possibile misurare l’incidenza reale solo alla fine del 2017, perché il periodo invernale è il momento più a rischio.
Domenica sera a chi mandava sms di congratulazioni al team di Macron scrivendo «Vive la France», veniva risposto con il messaggio «Vive l’Europe». Risposta significativa: Macron ha vinto al primo turno delle elezioni francesi con un messaggio pro Europa senza ambiguità,un messaggio in cui la possibilità di progresso in Francia è legata al destino del progetto europeo. Strategia elettorale rischiosa di questi tempi, che però ha pagato. Macron nel discorso di domenica sera ha parlato di «rifondare l’Europa». Se dovesse vincere al secondo turno, cosa probabile, sarà importante capire cosa questo voglia dire per il futuro dell’area euro e per l’Italia in particolare. La prima osservazione è che qualsiasi proposta di rifondazione del progetto europeo debba fare i conti con un crescente malcontento. Anche in Francia, più del 40 per cento degli elettori si è espresso o contro l’Europa (chi ha votato per Le Pen) o per un’Europa impossibile (chi ha votato per Mélenchon). La seconda è che la Francia, nonostante abbia un forte potere negoziale, è un Paese debole e sicuramente il junior partner in un possibile asse franco-tedesco che si faccia promotore di tale proposta. La Francia ha bisogno di riforme, ma anche di politiche di inclusione sociale che proteggano chi in questi anni è stato marginalizzato e ha pagato il prezzo più alto della crisi, coloro che oggi fanno parte del 40%di euroscettici.
Il presidente Mattarella all’Altare della Patria
È una Festa di Liberazione difficile quella che si celebra a Roma e Milano. Nella Capitale, nonostante gli appelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quelli di tante forze politiche, l’Associazione nazionale partigiani e la Comunità ebraica ricordano il 72esimo anniversario della liberazione dal nazifascismo in luoghi diversi della città. Motivo della rottura la presenza di associazioni e militanti filo palestinesi.
– LEGGI ANCHE: Franco Antonicelli, in diretta dall’insurrezione (altro…)