Archive for Febbraio, 2018
Pec: l’Agenzia delle Entrate, la Consob e la difficoltà di aprire una posta elettronica certificata
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Casa Bianca, «declassato» Kushner Perde l’accesso ai dossier top secret
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Era stato lo stesso Trump a dare, in sostanza, il via libera, nei giorni scorsi durante una conferenza stampa: «Sono sicuro che John Kelly prenderà la decisione migliore». L’ex generale ha fatto la sua mossa e ora gli sviluppi, come sempre, possono essere imprevedibili. Certo, questo è il test più importante per misurare la presa della coppia Ivanka-Jared sul presidente. L’avvocato del trentaseienne consigliere, Abbe Lowell, ha fatto sapere con una nota: <Non cambierà nulla>. In realtà le tracce da seguire sono diverse. (altro…)
La posta in gioco per il Paese
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Anche se si limitano a dirlo nelle conversazioni private, alcuni pensano che le elezioni della prossima settimana ricordino, per certi versi, quelle del 18 aprile del 1948. Le circostanze internazionali e interne sono naturalmente diversissime. Tuttavia — pensano costoro — un elemento di somiglianza c’è: oggi come allora la posta in gioco è la democrazia. Non nel senso che ci sia oggi(a differenza dell’altra volta)una immediata minaccia alla sua sopravvivenza ma nel senso che queste elezioni potrebbero spingere il Paese lungo un piano inclinato, percorso il quale(magari solo fra qualche anno) diventerebbe pressoché inevitabile qualche «aggiustamento» in senso autoritario. Anche chi scrive lo pensa. Ma perché i confronti storici non risultino ridicoli o assurdi occorre specificare bene dove stiano le differenze e dove le somiglianze.
Cominciamo dalle somiglianze. Allora come oggi esistono nel Paese robuste correnti di opinione ostili alla democrazia rappresentativa , correnti che vogliono imporre la «vera democrazia». Queste correnti evocano(in salsa prevalentemente sovietico-comunista allora,in salsa prevalentemente populista-latinoamericana oggi)cambiamenti dell’organizzazione sociale, economica e politica poco compatibili con il mantenimento di una società pluralista e libera. (altro…)
“Effetto Burian” in Italia: oggi il picco del gelo
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Il freddo non cala, anzi: è previsto proprio per oggi il picco del gelo siberiano, con minime di -6/7 gradi in pianura. Ieri a Livigno (Sondrio), la colonnina del mercurio si è mantenuta fra i -30 e i -32 gradi. Poco più “caldo” a Santa Caterina Valfurva con la minima a -24. A Madesimo -18 gradi. L’effetto Burian comincerà a diminuire da domani, quando le temperature inizieranno a salire.
Roma e Napoli
Ma la situazione resterà ancora difficile sia a Roma sia a Napoli, dove le previsioni annunciano ancora neve domattina. Una situazione che ha semiparalizzato Roma e messo in ginocchio Napoli, dove una nevicata così abbondante risale a circa mezzo secolo fa. (altro…)
Di Maio fa le prove da premier, svelati in tv altri quattro ministri
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Di Maio ha presentato a «Di Martedì» su La 7 gli aspiranti ministri
È come un reality show, dove i concorrenti, però, invece di uscire, uno dopo l’altro entrano. I concorrenti sono i ministri del M5S, o meglio: gli aspiranti, i potenziali ministri, candidati di un eventuale governo grillino guidato da Luigi Di Maio. Già li chiamano i ministri-ombra, ma anche dove esistono, i ministri ombra vengono scelti dopo il voto. Di Maio, invece, come promesso, ha voluto fare tutto prima. E lo ha fatto sotto la sapiente regia dei suoi strateghi della comunicazione che in questo modo sono riusciti nell’intento di tenere accesi costantemente i riflettori su Di Maio e il M5S fino all’ultimo. L’intera lista è stata inviata via mail al segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, e fa nulla che dal Colle fosse filtrata la «sorpresa» per l’irritualità. Nel frattempo, a tappe, Di Maio sta svelando i nomi, per alimentare la suspence in attesa dell’evento di presentazione di tutta la squadra di 18 ministri – «me compreso» annuncia il candidato premier – che si terrà domani a Roma.
Tutte le carte di Mattarella per il dopo voto
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Si fa presto a dire un governo. «I vecchi partiti dovranno passare da noi, loro non avranno i numeri», si dice sicuro il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio. «Il premier sarò io», insiste il leader leghista Matteo Salvini. «Saremo noi il primo partito e il primo gruppo parlamentare», ripete invece il segretario dem Matteo Renzi. In bilico tra speranza, sondaggi e propaganda, tutti provano a proiettarsi a Palazzo Chigi. Ma, con una legge elettorale per due terzi proporzionale, e tre poli forti in corsa, il rischio che dalle urne di domenica non esca una maggioranza chiara è molto alto. Come ripetuto fino allo sfinimento da tutte le forze politiche, all’indomani del voto sarà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a doversi districare tra seggi e percentuali per individuare chi abbia la possibilità di trovare una maggioranza in Parlamento. E a oggi, alla vigilia del voto, si direbbe che le carte nelle sue mani in caso di stallo siano essenzialmente quattro. Quattro ipotesi diverse che proviamo a spiegare in questa pagina.
È l’ipotesi più dibattuta da tempo, già collaudata perché ricalcherebbe la soluzione individuata all’inizio di questa legislatura: quella di un esecutivo di larghe intese tra Forza Italia, spogliata degli alleati Salvini e Meloni, e la coalizione di centrosinistra del Pd. In campagna elettorale nessuno degli interessati può lasciare spiragli a questa soluzione, ma è pur vero che entrambe le forze politiche vogliono accreditarsi come quelle moderate e responsabili: in caso di stallo, potrebbero sempre dire che lo fanno per il bene del Paese. «Non faremo mai un governo con gli estremisti», ha ripetuto in questi giorni il segretario del Pd Matteo Renzi, rigettando lo scenario di un’alleanza di necessità con il centrodestra. (altro…)
Uno su 5 candidato lontano dal suo collegio
mercoledì, Febbraio 28th, 2018Nel prossimo Parlamento 348 seggi su 945 saranno occupati – almeno, dovrebbero – da candidati espressione dei territori in cui sono nati, vivono, lavorano, hanno cominciato l’attività politica o la svolgono tuttora. È un cardine del Rosatellum: ricostruire un minimo di rapporto tra elettore ed eletto, superando, attraverso i collegi uninominali, l’onta delle liste bloccate. I partiti, però, l’hanno interpretato a modo loro e i territori ne sono usciti spesso calpestati.
L’Italia è divisa in 232 collegi per la Camera e 116 per il Senato, 1.392 candidati considerando quattro schieramenti: centrodestra, centrosinistra, Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali. Esaminandoli uno ad uno – luogo di nascita, residenza, attività professionale e politica – 277, il 20%, possono definirsi a vario titolo paracadutati: corrono in un collegio attiguo a quello che sarebbe naturale (136, il 10%), come l’assessore regionale ai Trasporti del Piemonte Francesco Balocco, ex sindaco di Fossano, che il Pd candida alla Camera nel collegio di Alba anziché a Cuneo; oppure (98, il 7%) sono candidati in un collegio esterno alla loro provincia, però nella stessa regione, vedi il deputato veneziano dei Cinquestelle Emanuele Cozzolino, nella bufera per i mancati rimborsi, dirottato a Rovigo. Infine ci sono i candidati spediti a centinaia di chilometri da «casa»: 43, il 3%.<
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