Tristi come una Pasqua
martedì, Aprile 3rd, 2018di Marcello Veneziani
Felici come una Pasqua, si diceva una volta. Perché in effetti Pasqua è sempre stata un’esplosione di vita naturale e soprannaturale, civile ed alimentare. Esplode la vita da un Sepolcro, con la Resurrezione di Cristo, ma esplode la vita anche da un inverno e i vestiti si annunciano leggeri, come i modi di vivere; la natura fiorisce e il mare annuisce, mentre nei paesi riesplode lo struscio, da quello sacro, perché le processioni pasquali inaugurano la stagione delle feste di strada, a quello profano perché il passeggio torna al centro della vita di provincia e non solo. E a casa trionfano ciambelle e scarcelle, cartellate, benedetti e tielle, per dirla col lessico paesano.
È un quadro pasquale fuori dal tempo, che riposa nei fondali della memoria di chi ha superato la soglia dell’anzianità o di chi si è attardato nei paesi che più lentamente hanno dismesso le loro tradizioni. La Pasqua presente è apolide e vacanziera, pasqua di viaggio o di vita ordinaria; si è logorato il significato speciale di Pasqua. Anche se talvolta risale dentro di noi questa nostalgia della Pasqua d’infanzia, una specie di desiderio di tornare alla nostra originaria Isola di Pasqua.
È quel che mi è accaduto tornando in Puglia alla casa d’origine. Ho ritrovato sul lettone matrimoniale di mia madre e mio padre, il Gesù benedicente che si sporge sul letto, col cuore che Gli esplode nel petto. È un’Icona che mi ha accompagnato sin dalla prima infanzia, figura vivente perché fuoruscendo dal quadro, in rilievo, dava l’impressione, soprattutto a un bambino, di essere vivo e vigile. Quante volte lo fissavo, lo spiavo, per coglierlo d’improvviso e scoprirlo muovere gli occhi, la testa, le mani. A volte mi mettevo le mani davanti agli occhi ma lasciavo una piccola fessura tra le dita per sorprendere un suo segno di vita. O addirittura volevo veder cadere una goccia di sangue dal suo cuore estroflesso. (altro…)