La Juventus crolla all’ultimo respiro, trafitta dall’inzuccata di Koulibaly su calcio d’angolo. Impreca, ma non si parli di beffa: la sconfitta che riapre il campionato può ben starci. È il prezzo d’una prestazione imbarazzante, riassunta in un dato senza precedenti: zero tiri nello specchio anche se nel nulla galleggia un palo di Pjanic su punizione deviata. Merito al Napoli, più brioso e organizzato, stavolta pure cinico, benché la partita deluda nel complesso. I bianconeri restano avanti d’un punto, ma hanno un calendario peggiore (trasferte con Inter e Roma) e una forma che allunga troppe ombre: in due giornate, cinque punti di vantaggio buttati via. Il Napoli, invece, vola sulle ali dell’entusiasmo, avvinghiato con forza sempre maggiore a un sogno lungo ventott’anni.
Giro palla rapido
Allegri sacrifica Mandzukic, assegnando la fascia mancina a Matuidi: si dipana il 4-4-1-1 con Douglas Costa a destra e Dybala trequartista, ma il movimento degli esterni dilata sovente la trequarti, modellando il 4-2-3-1. Sarri, nel suo immutabile 4-3-3, schiera Mertens centravanti e Hamsik mezzala: Milik e Zielinski entreranno a gara in corso. L’avvio è azzurro, in fondo specchio del match intero, la Juventus attendista e impacciata: il giropalla rapido del Napoli non sforna occasioni clamorose ma semina apprensione dalle parti di Buffon. A protezione, dopo poche battute, non c’è più Chiellini, tradito da un problema muscolare: Höwedes s’accentra accanto a Benatia e Lichtsteiner, subentrato, diventa terzino. Gli affanni prodotti dalle infilate di Callejon e, soprattutto di Insigne spalleggiato da Mario Rui, sono testimoniati da una pioggia di inconsueti retropassaggi, gestiti in qualche modo ma mai trasformati in rilanci decenti: d’altronde Douglas Costa dimentica l’arte dello slalom, Khedira è evanescente e Dybala, risucchiato spesso da Jorginho, sparisce tra le linee. Quanto a Higuain, ciondola inutilmente a cercar palloni e una sola volta si fa luce sottoporta.
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