Archive for Aprile 14th, 2018

E ora Di Maio teme un mandato a Fico. “Speriamo che il Colle scelga Casellati”

sabato, Aprile 14th, 2018
ilario lombardo
roma
 

Un nome Luigi Di Maio teme più di altri, nell’ipotesi in cui Sergio Mattarella scegliesse di offrire un mandato esplorativo, come da prassi, a uno dei due presidenti di Camera e Senato. E il nome è quello che tante volte, in questi anni, è stato opposto al suo, come in un duello che in quanto tale, quando non si consuma, non ha mai fine. Il presidente della Camera Roberto Fico è una delle opzioni che il capo dello Stato ha in mano. L’altra è quella che in queste ore è sulla bocca di tutti: Maria E. A. Casellati, presidente del Senato, berlusconiana di ferro.

 L’equazione che fanno in queste ore ai vertici del M5S è abbastanza logica, e si spiega con una strategia che ruota ancora attorno al fattore tempo. «Dare il mandato a Casellati sarebbe perfetto». Perché eviterebbe un faccia a faccia tra Di Maio e Fico, e leverebbe il leader dall’imbarazzo di dover dire no al suo compagno di partito. Ma l’esplorazione di Casellati sarebbe preferibile anche perché prevedibilmente andrà così, secondo i 5 Stelle: la presidente convocherà i partiti, cercherà di legittimare Silvio Berlusconi, tenterà di tenere assieme il centrodestra con il M5S, per ricevere, alla fine, un sonoro «no» da Di Maio. E in un certo senso non vedono l’ora di dirglielo, i grillini: per lavare il peccato originale di aver messo una delle guardiane giudiziarie del berlusconismo sulla sedia più pregiata di Palazzo Madama. «Farebbe un giro a vuoto e noi guadagneremmo tempo». I 5 Stelle fanno i conti dei giorni, calendario alla mano: se Mattarella offrisse il mandato a Casellati mercoledì, la presidente impiegherebbe una settimana prima di finire contro il muro del M5S. Sarebbero passate le elezioni in Molise e saremmo a ridosso di quelle del Friuli, il 29 aprile.</ (altro…)

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Rosa di cinque nomi per l’incarico. Si fa strada il governo del presidente

sabato, Aprile 14th, 2018
ugo magri
roma

Il vento dalla Siria sparge su Roma sabbia finissima, però almeno non porta guerra. Dunque perde forza l’ipotesi più drammatica, che Sergio Mattarella debba imporre di corsa una soluzione per fronteggiare l’emergenza internazionale. Però, Siria o non Siria, l’ipotesi di un intervento risolutivo del Colle va crescendo di ora in ora. Con i partiti che non riescono ad accordarsi, dopo sei settimane sprecate, la via d’uscita più probabile appare quella che, a parole, tutti i protagonisti vorrebbero evitare: un governo del Presidente messo in piedi per mancanza di alternative, cui nessuno che voglia bene al paese potrebbe negare il sostegno. Non siamo ancora a questo punto, ma ci stiamo avvicinando passo passo.

 Per il momento, Mattarella si limita a constatare che neppure nel secondo giro le consultazioni hanno registrato progressi. Dunque (lo ha detto ieri) farà passare «alcuni giorni», trascorsi i quali valuterà «in che modo procedere per uscire dallo stallo». Ci si attende che tra mercoledì e giovedì il Capo dello Stato metta termine al traccheggiamento dei partiti. Lo potrà fare in due modi diversi: 1) affidando un pre-incarico; 2) scegliendo un esploratore. Nel primo caso Mattarella convocherebbe anzitutto Matteo Salvini, in quanto leader del raggruppamento più numeroso. Gli chiederebbe di tuffarsi nell’impresa e tornare dopo poco a riferirgli. Salvini si troverebbe in seria difficoltà perché, rifiutando, pregiudicherebbe la possibilità di riprovare in seguito; accettando il pre-incarico al buio, senza accordi coi Cinquestelle, verrebbe inesorabilmente «bruciato». (altro…)

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Usa, Francia e Gran Bretagna lanciano l’attacco in Siria: colpito centro di ricerche

sabato, Aprile 14th, 2018
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT

Usa, Francia e Gran Bretagna hanno lanciato prima dell’alba un attacco missilistico contro il centro di ricerche di Barzeh, pochi chilometri a Nord di Damasco. Il sito è sospettato di aver sviluppato armi chimiche e biologiche e di essere usato anche come deposito per stoccarle. La tv di Stato ha mostrato il fumo che si levava dalla zona.

 L’attacco arriva a una settimana dal sospetto raid con agenti chimici sulla città ribelle di Douma, quando morirono dalle 43 alle 70 persone, secondo gli attivisti dell’opposizione. Damasco e Mosca hanno negato di aver condotto attacchi chimici e hanno accusato i ribelli di aver “inscenato” l’attacco per innescare l’intervento americano.

Il lancio sopra Damasco dei missili diretti contro il centro di Barzeh

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