Archive for Luglio, 2018

Spunta un altro video di Nibali: ecco perché è caduto al Tour

venerdì, Luglio 20th, 2018

Sarebbe un altro il motivo della caduta di Nibali al Tour de France. Non una motocicletta della polizia, come si era pensato all’inizio.

Ma forse un tifoso che, nella foga, avrebbe urtato il ciclista italiano mandandolo al tappeto e decretando la fine della sua gara.

L’immagine di Nibali dolorante a terra ha fatto ovviamente il giro del mondo. Il campione italiano, in lotta per la maglia gialla, si è rialzato e ha concluso la tappa. Ma al traguardo, superata la linea che determinava la fine delle sue fatiche, aveva difficoltà a camminare. E infatti, dopo la corsa in ospedale, la sentenza del medico è stata la peggiore che Nibali potesse attendersi: frattura di una vertebra e addio Tour. (altro…)

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Caro dottore, questo Paese è un bordello

venerdì, Luglio 20th, 2018

Caro dottore, il grande Giuseppe Prezzolini diceva: «I cittadini italiani si dividono in due categorie: i fessi e i furbi. Colui che sa, è un fesso, colui che riesce senza sapere è un furbo. I primi hanno dei principi, i secondi dei fini». Non si offenda, ma il suo curriculm parla chiaro. Lei appartiene alla categoria dei fessi che hanno creduto in un sogno e che sogno il suo – non avendo calcolato che in Italia, parole di Indro Montanelli «il bordello è l’unica istituzione dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto».

Quindi uno con le sue qualità e capacità se fosse nata con le tette e disinvolta oggi sarebbe ricco. Invece è nato uomo e ha voluto fare il medico. Un momento di debolezza che ora paga e non deve lamentarsi se una ragazzina compaesana del ministro Di Maio e fidanzata con il suo braccio destro guadagna al primo impiego, per fare la segretaria, più di lei medico scrupoloso ed esperto a fine carriera. E lo stesso vale per il segretario del ministro della Giustizia Bonafede, tale Daniele Longo, anni 35, nove dei quali impiegati per laurearsi (non in fisica nucleare, banalmente in giurisprudenza). (altro…)

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Germania, 8 accoltellati su un bus. Due sono gravi

venerdì, Luglio 20th, 2018

Un uomo armato di coltello ha aggredito diverse persone su un autubus che da Lubecca, nel nord est della Germania, era diretto in una spiaggia popolare a Travemünde.

L’attacco è avvenuto nel quartiere Kuecknitz alle 13.47. L’aggressore, sembrerebbe un iraniano di circa 30 anni, è stato arrestato e la polizia ha comunicato che è in corso un grosso intervento di emergenza. Al momento il numero dei feriti è arrivato a otto. Due delle vittime sembrano essere ferite in modo molto grave. Il portavoce della polizia, Dierk Dürbrook, ha confermato alla BILD che non ci sono vittime. (altro…)

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Mattarella frena le nomine ai dilettanti

venerdì, Luglio 20th, 2018

«Alla fine tra noi e il M5s un punto di mediazione si trova sempre. Il problema, però, è che questa trattativa non è a due come dovrebbe essere.

Ma è a tre. E a complicare le cose c’è il fatto che Tria parla a nome di qualcuno più in alto di lui». Se perfino uno come Giancarlo Giorgetti finisce per perdere la pazienza, significa che davvero la partita delle nomine si è andata ingarbugliando ben oltre il previsto. Al punto che nelle sue conversazioni private il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non esita a puntare il dito non solo contro il ministro dell’Economia, ma anche contro i suoi «interlocutori». Primo fra tutti, questa è la convinzione di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il Quirinale. Insomma, dietro il duro braccio di ferro tra i due vicepremier e Tria sulla nomina dei vertici della Cassa depositi e prestiti ci sarebbero le forti perplessità manifestate dal Colle su buona parte dei nomi sponsorizzati dalla Lega e dai Cinque stelle. Dubbi che il titolare dell’Economia condivide a pieno e che non ha esitato a fare suoi. Di qui lo stop and go di ieri sul vertice di Palazzo Chigi – prima convocato da Giuseppe Conte e poi rinviato a tempi migliori – e il successivo stallo che con il passare delle ore sembra tramutarsi in vero e proprio caos. Al punto che Salvini e Di Maio arrivano ad augurarsi che il ministro dell’Economia faccia «un passo indietro». «Se non condivide l’azione del governo – è il senso del messaggio recapitato a via XX Settembre dai due vicepremier – il ministro può sempre dimettersi». (altro…)

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Il decreto Dignità slitta alla prossima settimana. Accordo raggiunto sui voucher. Dubbi ancora sui contratti a termine

venerdì, Luglio 20th, 2018

 

Riuniti dalle undici del mattino fino alle otto di sera, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti al decreto legge Dignità. I viceministri M5s e Lega del Lavoro e dell’Economia con i presidenti e i vicepresidenti delle rispettive commissioni si sono chiusi a oltranza nella sala del governo insieme ai tecnici e ai funzionari di Montecitorio per studiare il provvedimento che il 26 arriverà in Aula e che per adesso si trova in commissione. “Stiamo ancora trattando”, risponde a metà pomeriggio la capogruppo grillina in commissione Lavoro Maria Pallini. Alle 20 in punto il viceministro del Tesoro Laura Castelli si dirige verso la buvette: “Abbiamo chiuso. L’accordo è stato raggiunto, ci abbiamo impiegato un po’ di tempo ma ce l’abbiamo fatta. La natura del testo non cambia”. Nel mezzo ci sono stati i funzionari della Camera con i loro rilievi e le loro annotazioni.

Gli emendamenti a firma M5s-Lega saranno una cinquantina. Le modifiche principali riguardano i voucher. Il decreto licenziato da palazzo Chigi ne prevedeva la totale abolizione, ora invece una proposta di modifica ne chiede il reinserimento per i settori dell’agricoltura e del turismo. A puntare i piedi era stata la Lega dopo le proteste delle aziende del Nord, bacino di voti non indifferente per il Carroccio. Non a caso proprio oggi il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha ascoltato le richieste presentate da una delegazione di Assoavi (Associazione nazionale allevatori e produttori avicunicoli). (altro…)

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“Berlusconi sapeva dei rapporti Dell’Utri-mafia”

venerdì, Luglio 20th, 2018

Berlusconi sapeva dei rapporti Dell’Utri-mafia. L’apertura dell’ex senatore di Fi come intermediario di Berlusconi rafforzò i piani di Riina nel 1992. L’invito al dialogo che i carabinieri fecero arrivare al boss Totò Riina dopo la strage di Capaci sarebbe l’elemento di novità che indusse Cosa nostra ad accelerare i tempi dell’eliminazione di Paolo Borsellino. Lo sostengono i giudici della corte d’assise di Palermo che hanno depositato le motivazione della sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia nel 26esimo anniversario della strage di via D’Amelio.

Berlusconi non poteva non sapere.

“Se pure non vi è prova diretta dell’inoltro della minaccia mafiosa da Dell’Utri a Berlusconi, perché solo loro sanno i contenuti dei loro colloqui, ci sono ragioni logico-fattuali che inducono a non dubitare che Dell’Utri abbia riferito a Berlusconi quanto di volta in volta emergeva dai suoi rapporti con l’associazione mafiosa Cosa nostra mediati da Vittorio Mangano”.

Durissime le motivazioni della condanna a 12 anni per Marcello Dell’Utri.

“Con l’apertura alle esigenze dell’associazione mafiosa Cosa nostra, manifestata da Dell’Utri nella sua funziona di intermediario dell’imprenditore Silvio Berlusconi nel frattempo sceso in campo in vista delle politiche del 1994, si rafforza il proposito criminoso dei vertici mafiosi di proseguire con la strategia ricattatoria iniziata da Riina nel 1992”. (altro…)

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“Sulla trattativa eclatanti dimenticanze di Stato”. Sotto accusa Violante, Martelli, Conso, Ferraro e Contri

venerdì, Luglio 20th, 2018

di SALVO PALAZZOLO

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Nomine, l’ira di Di Maio: è una scelta politica. Salvini per ora fa il pompiere

venerdì, Luglio 20th, 2018

Sulle nomine il catalogo è questo: o si accetta lo «schema Tria» o si cambia Tria. Posti davanti al bivio, Di Maio e Salvini hanno avuto ieri reazioni diverse. Il primo era sull’orlo di una crisi di nervi, rivendicava «una scelta politica» sugli assetti di potere, tenendo a ricordare che «il nostro è un governo politico non tecnico». Con chiara allusione al ministro dell’Economia. Il secondo ha avuto un approccio zen, al punto che i suoi — ascoltandolo — sono rimasti disorientati: «Ma è Matteo o Arnaldo?». Perché mentre esplodeva il caso Cdp, e palazzo Chigi era costretto a smentire il vertice a quattro appena annunciato, il leader della Lega minimizzava: «Massì, c’è qualche problema di assestamento. Però al momento state tranquilli».

E al momento ha vinto lo «schema Tria», con il titolare di via XX settembre che si è potuto presentare da Conte senza dover incontrare anche i vice premier. Sulle nomine, e in particolare sui vertici di Cassa depositi e prestiti, il titolare di via XX settembre non solo ha riaffermato la procedura a cui tiene — e che prevede un rapporto diretto ed esclusivo con il capo del governo — ma ha anche ribadito la sua preferenza per una «soluzione tecnica» su Cdp. Con buona pace per Di Maio. Forte del risultato, ha potuto smentire le voci circolate nel Palazzo, prima di partire per il G20: «È falso che abbia minacciato le dimissioni. Insieme al presidente del Consiglio stiamo esaminando le varie soluzioni. E abbiamo tempo per scegliere le migliori».

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Perché la nazione ha ancora un senso

venerdì, Luglio 20th, 2018

L’Unione europea è visibilmente in crisi, non riesce a fare alcun passo avanti in quanto soggetto politico (anzi negli ultimi tempi ne ha fatto parecchi indietro), ma l’ideologia europeista almeno un successo importante può continuare comunque a vantarlo. Essere riuscita a delegittimare alla radice la dimensione della nazione in generale. Essere riuscita a farla passare come responsabile di tutte le sciagure novecentesche e come il ricettacolo delle più inquietanti ambiguità ideologiche, tipo quelle messe in circolazione da Matteo Salvini con il suo sciovinismo xenofobo a base di «prima gli italiani» e «padroni in casa nostra». Il risultato è che in pochi Paesi come l’Italia ogni riferimento alla nazione appare, ormai, come il potenziale preludio di una deriva sovranista, di una dichiarazione di guerra antieuropea, come sinonimo di sopraffazione nazionalistica. Non abbiamo forse sentito ripetere fino alla nausea, ad esempio, e dalle cattedre più alte, che gli Stati nazionali significano inevitabilmente la guerra? Come se gli esseri umani avessero dovuto aspettare la Marsigliese, il Kaiser o Mussolini per trovare il motivo di scannarsi. Come se prima dell’esistenza dei suddetti Stati nazionali di guerre non ce ne fossero mai state, e come se i Romani, l’impero turco, gli Aztechi, gli Arabi dell’epoca di Maometto o mille altri non avessero tutti coperto di stragi e di morti ammazzati il proprio cammino nella storia.

Naturalmente l’ostracismo comminato alla nazione ha avuto effetto non tanto sulla gente qualunque, sulla maggioranza dell’opinione pubblica quanto nei confronti delle élites, della classe dirigente. Anche perché l’Italia, si sa, non è la Francia. Da noi la cultura della nazione era già stata messa abbastanza nell’angolo dalla storia: non per nulla la Repubblica, nata e vissuta con l’obbligo di differenziarsi dal fascismo specialmente su questo punto, ha intrattenuto a lungo un rapporto per così dire minimalista con la nazione. Come del resto le sue maggiori culture politiche fondatrici (quella cattolica e quella comunista), il cui sfondo ideologico non aveva certo molto a che fare con la nazione. (altro…)

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Boeri attacca il governo: ottimistiche le stime sulla perdita dei posti di lavoro

venerdì, Luglio 20th, 2018
roberto giovannini
roma

Nessun passo indietro. Anzi. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, ascoltato dalla Camera sul caso politico esploso a proposito della Relazione tecnica del «decreto dignità», ha difeso puntigliosamente le sue stime sulla perdita di posti di lavoro, che ha definito «addirittura ottimistiche». Ha ribadito di essere pronto ad andarsene dall’Inps, se glielo chiederanno nella forma giusta. E infine, l’economista ha attaccato in modo furibondo i due vicepremier. Matteo Salvini? «Mi minaccia chi dovrebbe tutelare la mia sicurezza». Luigi Di Maio? Primo, neanche ha sfogliato la relazione tecnica. Secondo, «ha perso contatto con la crosta terrestre». In serata, è arrivata la replica del premier Giuseppe Conte, che ha fatto sapere di considerare le parole di Boeri su Di Maio «inaccettabili e fuori luogo», facendo filtrare la sua «forte irritazione».

 

Anche Di Maio ha risposto in serata: «La verità è che oggi Boeri si è seduto sui banchi dell’opposizione. Non è la prima volta, speriamo sia l’ultima». Sulla carta Tito Boeri decadrà dalla presidenza dell’istituto di previdenza pubblica a febbraio prossimo. Ma dopo la presa di posizione del presidente del Consiglio forse dovrebbe dimettersi. A meno di voler davvero farsi ricevere – e cacciare – da Conte in persona. (altro…)

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