Francobolli in lire per risparmiare: ecco il trucco (legale) dei commercianti
venerdì, Luglio 20th, 2018La Lira non muore mai. Era il 6 dicembre 2011 quando il governo Monti decise, unilateralmente, la cessazione della validità della vecchia moneta, scatenando anche un bel putiferio di contestazioni da parte di chi, dopo quella data, scoprì di avere ancora un bel gruzzolo che non poteva più essere cambiato. Però la tradizionale valuta, coriacea e ostinata, resiste ancora. Ha ancora una sua circolazione, per quanto di nicchia, e non ha mai perso valore legale. È il mondo delle poste, delle affrancature, dei pacchi spediti e soprattutto dei «pieghi di libri», la formula più tradizionale con la quale si inviano tomi e volumi. L’occasione per scoprirlo è l’arrivo di una busta voluminosa dopo un ordine online, regolarmente consegnata all’inizio della settimana. Ci sono tagliandi da 600 lire dedicati ai cani, primo tra tutti un bel pastore tedesco, un’emissione commemorativa dedicata a Grazia Deledda da 50 lire, un’altra dello stesso valore per Arrigo Boito. Ancora 600 lire per Giuseppe Gioachino Belli e la Sagra musicale malatestiana di Rimini.
Tutto regolare? Sì e a togliere ogni dubbio è la risposta ricevuta da Poste Italiane dopo la nostra richiesta: «È ancora possibile affrancare lettere o pacchi con francobolli il cui valore sia espresso in lire. Ovviamente il valore dell’affrancatura deve corrispondere a quello della tariffa in corso per le diverse spedizioni. Questo perché tutti i francobolli stampati dopo il 1967 possiedono ancora valore legale e non sono “scaduti”». Perché proprio il 1967? «Prima di quell’anno le affrancature recavano anche la data di scadenza della validità e quindi oggi non potrebbero più essere utilizzati francobolli emessi prima di quella data».
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