Pensioni e reddito di cittadinanza, il punto sulla manovra
mercoledì, Settembre 26th, 2018
Roma, 26 settembre 2018 – Luigi Di Maio e tutto il Movimento insistono: la pensione di cittadinanza da 780 euro deve partire dal primo gennaio prossimo. E nessun pensionato deve avere un assegno inferiore a quella cifra. Peccato, però, che la tesi, se presa alla lettera, comporterebbe un costo di 10 miliardi di euro. A tanto ammonterebbe la copertura necessaria per assicurare l’obiettivo di portare sopra la soglia indicata tutte le prestazioni pensionistiche che risultano al di sotto. E, dunque, è più verosimile ipotizzare che l’integrazione, fino a 780 euro, possa riguardare solo i trattamenti di coloro che, come reddito familiare Isee, si trovano sotto la soglia di povertà. E in questa versione, la pensione di cittadinanza finirebbe per costare tra i 2 e i 3 miliardi di euro, una cifra comunque recuperabile. Senza contare le perplessità di fonte leghista, come quelle manifestate da Alberto Brambilla: «Sono totalmente contrario. Se io fossi un artigiano, un commerciante, un imprenditore, non verserei più, tanto se poi devo prendere 780 euro…. spacchiamo il sistema».
Pensioni, Di Maio: “La minima a 780 euro è certa”. Scontro con la Fornero
Il problema di fondo dell’operazione proposta dai grillini è nella definizione della cosiddetta platea dei possibili destinatari. Se nel novero delle prestazioni da integrare, consideriamo tutte quelle non solo previdenziali (basate sui contributi) ma anche assistenziali (assegno di invalidità, assegno sociale, pensione sociale), si superano i 4,5 milioni di trattamenti. E solo per far arrivare a 780 euro ai 970mila invalidi che percepiscono 285 euro al mese per tredici mesi, servirebbero circa 6,3 miliardi. Altri 4 miliardi ci vorrebbero per pagare l’integrazione ai 900mila circa che percepiscono la pensione sociale da 453 euro al mese. E nel conto mancano i pensionati integrati al minimo con assegno da 507 euro mensili. (altro…)