«Da che sono andato in pensione, lavoro di più». Sembrava quasi impossibile. Ma il procuratore Nordio non mente: due editoriali alla settimana sul Messaggero, più l’ articolo nelle pagine di Cultura il sabato, l’ impegno alla Fondazione Venezia, quello alla giuria del premio letterario Campiello, la prossima inaugurazione a Mestre del museo Emme9, un’ opera da cento milioni. «E il tutto senza più la segretaria. Per me, che sono disordinato, abbandono il telefono dove capita e non sono abituato a organizzarmi non è semplice». Meglio parlare di giustizia allora, tema caldo, tanto per cambiare.
L’addio alla prescrizione è stato legato alla riforma del processo penale: equivale a dire che non si farà mai?
«Vuol dire che – nella migliore delle ipotesi – arriverà tra qualche anno.
Una riforma seria richiede tempi di elaborazione, e di discussione parlamentare, incompatibili con le date indicate.
E poi non si sa neppure che riforma vogliono. Mi creda, la prescrizione non sarà abolita, anche perché farlo sarebbe contrario all’articolo 111 della Costituzione, secondo il quale il processo deve concludersi entro termini ragionevoli».
Di che tipo di riforma avrebbe bisogno il nostro processo penale?
«I codici di procedura penale sono di due tipi. Quello inquisitorio e scritto, che avevamo fino al 1988, e quello accusatorio orale anglosassone, che abbiamo introdotto nell’ 89, adattandolo alle nostre tradizioni, cioè pasticciandolo. Quindi abbiamo bisogno di un codice coerente, che torni al passato o svolti definitivamente verso il sistema inglese, che io prediligo e vorrei copiassimo. Ma temo avremo un altro pastrocchio, se mai ci sarà». (altro…)