Archive for Novembre 10th, 2018

Fondi Lega, la Cassazione conferma il sequestro dei 49 milioni

sabato, Novembre 10th, 2018

Roma, 10 novembre 2018 – Dopo mezzanotte la Cassazione ha confermato – come chiesto dal Pg – la decisione del Tribunale del Riesame di Genova – il 5 settembre scorso – di andare avanti con il sequestro dei fondi del Carroccio fino a raggiungere 49 milioni di euro.
La sesta sezione penale della Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dal leader della Lega Matteo Salvini contro l’ordinanza del Riesame con cui era stato dato il via libera al sequestro preventivo.

Con il verdetto di stasera resta in ogni caso fermo l’accordo di rateizzazioneche la Lega ha raggiunto con la procura di Genova.

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Salvini taglia le scorte: “Chi non rischia può andare in taxi”

sabato, Novembre 10th, 2018

di FABRIZIO RATIGLIA

Roma, 10 novembre 2018 – In pochi anni la scorta è passata da status symbol e immagine di potere, a rappresentazione plastica di privilegio e spreco di denaro pubblico. Ecco perché ora il Viminale ha deciso di razionalizzarne ulteriormente l’uso dopo la stretta dei passati governi. Lo Stato attualmente spende circa 200 milioni l’anno per garantire l’incolumità di 585 persone tra politici, magistrati, imprenditori, giornalisti e personalità varie. Dopo gli Stati Uniti, come ha fatto notare Salvini «siamo il Paese europeo più scortato, quello che spende più soldi e investe più uomini».

E allora, per non alimentare ancor di più l’insofferenza dei cittadini, non basta aver modificato il protocollo degli agenti dicendo basta a sirene spiegate e passaggi con il semaforo rosso, a meno che non sia strettamente necessario. Basta anche a buste della spesa portate dagli agenti che tanto scandalo hanno provocato. Serve un altro giro di vite. Salvini pretende che entro la prossima settimana tutti i dispositivi di protezione vengano analizzati per evitare errori di valutazione e garantire la tutela a chi davvero è in pericolo. Lo scopo è risparmiare qualche milione di euro ma soprattutto prevenire abusi e sprechi.
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Pd, al summit dei renziani lo spettro della scissione. Minniti diserta il conclave

sabato, Novembre 10th, 2018
carlo bertini
roma

In un conclave dove si affaccia lo spettro della scissione per creare una nuova creatura, «se il congresso lo vince Zingaretti e si torna al Pds mi chiedo che senso abbia restare nel Pd», lancia la provocazione Roberto Giachetti incassando uno scrosciante applauso, normale che i renziani vogliano provare a blindarsi con un candidato di ferro: in continuità con la linea dei mille giorni di governo Renzi. Ma l’interessato non si fa vedere, lasciando tutti con un palmo di naso.

Magari Marco Minniti cambierà idea all’ultimo momento, ma «a quanto pare non viene e così ci fa fare un passaggio a vuoto», sbuffa uno dei vari renziani di rito fiorentino che non lo amano troppo, ma che si allineerà per sostenerlo al congresso. Salsomaggiore, sulle chat dei seguaci dell’ex leader, vanno in onda i commenti di chi attendeva l’arrivo del candidato sabato mattina. Avrebbe dovuto parlare prima della chiusura di Renzi all’ora di pranzo, che darà la linea ai trecento sindaci e amministratori convenuti nella storica località termale, teatro di tanti summit della prima repubblica.

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Potere e poltrone: nel caso Confcommercio la sorpresa Palenzona

sabato, Novembre 10th, 2018
gianluca Paolucci, Michele sasso
torino

Il consiglio direttivo di Confcommercio del prossimo 14 novembre si preannuncia piuttosto caldo. La convocazione formale riguarda la nuova governance, con la cancellazione della figura del direttore generale dall’organigramma dell’associazione. Sul tavolo ci sarà però, con ogni probabilità, la testa del presidente Carlo Sangalli. E il potere, i soldi e le poltrone legate alla guida della più grande associazione di rappresentanza del mondo delle imprese, con oltre 700 mila associati.

Il mandato di Sangalli scade nel 2020, ma lo scandalo esploso con le accuse di molestie mosse dalla ex segretaria Giovanna Venturini ha di fatto accelerato la successione alla poltrona più alta. A confrontarsi, secondo quanto ricostruito, sono almeno quattro cordate. Di queste, la più interessante, per il peso e il ruolo di colui che appare il capofila: Fabrizio Palenzona.  Borghi (Federmoda), Postacchini (Emilia) e Coppa (Piemonte) gli altri pretendenti alla poltrona più alta

Ma ad ambire al posto di Sangalli non c’è solo l’ex vicepresidente di Unicredit – nonché presidente dell’associazione dei concessionari autostradali Aiscat, di Prelios, della Federazione autotrasportari, per restare alle principali e senza neppure sfiorare gli incarichi passati -.

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Oggi in piazza il popolo del Sì alla Tav: a Torino la protesta parte dalle donne

sabato, Novembre 10th, 2018
andrea rossi
torino

Le due sindache d’Italia affrontano oggi la prova più dura. In un’aula del Palazzo di giustizia Virginia Raggi attende il suo destino: la procura ha chiesto dieci mesi per falso in atto pubblico contestando la nomina a responsabile del settore Turismo di Renato Marra, fratello di Raffaele, all’epoca braccio destro della sindaca di Roma. Su Chiara Appendino, invece, incombe una piazza che non ha precedenti e segna la riscossa civica di una città che pareva intorpidita.

Quel che unisce le due sindache del Movimento 5 Stelle è anche ciò che le mette in pericolo: sono le donne di Roma e Torino ad aver chiamato la piazza. La protesta davanti al Campidoglio è stata guidata da sei «cattive ragazze». A loro si è ispirato il settebello di Torino: sette professioniste, promotrici di un «manifesto per il sì» e di un comitato, «Sì, Torino va avanti», anima dell’adunata di oggi in piazza Castello.

È partita da qui l’improvvisa scossa civica che attraversa Torino da giorni. L’innesco risale alla fine dell’estate: il naufragio della candidatura olimpica, la città che si sfila dal tridente con Milano e Cortina. Il detonatore, però, è stato l’ordine del giorno del Movimento 5 Stelle contro la Torino-Lione: un atto senza ricadute pratiche ma dal forte valore simbolico, per i grillini che l’hanno approvato ma anche per chi l’ha vissuto come un’onta alla città.
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La Capitale e il malgoverno da cancellare (anche sui bus)

sabato, Novembre 10th, 2018

Circa due anni e mezzo fa oltre settecentomila elettori romani (tra i quali chi scrive: è giusto confessare le proprie responsabilità) dando il loro voto ai 5 Stelle contribuirono a far eleggere sindaco della capitale d’Italia Virginia Raggi. Naturalmente non avevano la minima idea di chi fosse: come del resto è la norma nel nostro Paese. In Italia infatti nessun elettore o quasi sa realmente chi sia il parlamentare che il suo voto contribuisce ad eleggere. Né per la loro stragrande maggioranza quegli elettori — sono convinto — avevano motivo di una particolare identificazione con il M5S. Semplicemente cercavano un’alternativa.

Dopo la rovinosa gestione della Destra di Alemanno e l’inconsistenza ridanciana e vagamente imbrogliona di Ignazio Marino eletto da una Sinistra a trazione Pd, volevano, come si dice, «provare a cambiare». Nel modo previsto dalle regole della democrazia: cioè mandando al governo l’opposizione. «Hai visto mai che questa volta?…»

È facile oggi dire che gli è andata non male ma malissimo. È arcinoto, infatti, che le condizioni di Roma sono ormai arrivate al limite del collasso: forse già oltre quel limite e quindi di fatto irrecuperabili. Il governo dei 5 Stelle insomma si è rivelato da ogni punto di vista un disastro. Ma domani gli elettori di cui sopra e in genere tutti i cittadini romani hanno il modo di cominciare a presentare il conto a chi di dovere, determinando l’inizio della cancellazione politica della sindaca Raggi e infliggendo un colpo al partito di Grillo responsabile di averla scelta. (altro…)

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