Archive for Gennaio 14th, 2019

Carta di credito e memorie: il kit della fuga di Battisti

lunedì, Gennaio 14th, 2019

Matteo Carnieletto

Cesare Battisti aveva riposto le ultime speranze nella Bolivia. Qui, ancora una volta, sperava di farla franca, grazie all’amicizia con il vicepresidente Álvaro García Linera. Sperava di ottenere asilo, ma così non è stato e La Paz gli ha voltato le spalle, molto probabilmente per convenienza politica. Nessuno ormai vuole il terrorista dei Pac. Né il Brasile di Jair Bolsonaro né la Bolivia di Evo Morales. Ormai Battisti è un peso e la sua storia, iniziata 37 anni, deve finire per sempre.

Battisti, come è noto, non è stato arrestato in Brasile, ma in Bolivia è quella che doveva essere la sua ancora di salvezza si è poi dimostrata un boomerang, come ha spiegato Raffaele Piccirillo, che fino a giugno 2008 ha ricoperto l’incarico di capo del dipartimento Affari di Giustizia del ministero e ha seguito il caso: “L’espulsione diretta dalla Bolivia verso l’Italia di Cesare Battisti fa sì che l’accordo di estradizione con il Brasile che l’Italia accettò nell’ottobre del 2017 e che prevedeva un tetto sanzionatorio di 30 anni non valga più”. E ancora: “Noi accettammo quelle condizioni – ha affermato Piccirillo all’Agi – perché anche il nostro sistema giudiziario prevede una serie di benefici per gli ergastolani. A questo punto, però,  Battisti ci viene restituito dalla Bolivia, attraverso un’espulsione di tipo amministrativo e nel momento in cui arriva in Italia quella condizione non opera più. È come se Battisti fosse stato catturato in una via di Milano”.

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Il bicchiere mezzo pieno

lunedì, Gennaio 14th, 2019

di GABRIELE CANE’

Partiamo dal bicchiere mezzo pieno: lo abbiamo preso. Finalmente. Certo, non è la prima volta che Battisti finisce in manette. Ora, però, sembra quella buona. Nel rispetto delle sue vittime e della giustizia. Tutte cose di cui questo comprimario del terrorismo italiano, diventato star internazionale più per le fughe e la strafottenza che per le imprese omicide, si è sempre fatto beffa.

Anche con il pizzetto e gli occhiali scuri, il suo ghigno da impunito valeva più di un documento (falso). Era proprio lui. Sempre lo stesso. Dunque, che venga a ridere a Rebibbia, e che ci resti a vita, grazie all’espulsione diretta dalla Bolivia.

Con il Brasile, infatti, sarebbe iniziato il bicchiere mezzo vuoto: 30 anni e non l’ergastolo patteggiati per restituircelo. Oddio, siccome ne ha già 64, è molto probabile, a Dio piacendo, che sarebbe uscito con i piedi in avanti. Ma nell’Italia che piange per i detenuti e non per le loro vittime, non si sa mai. Qualunque sia la pena. Per questo, affidiamo alla vigilanza delle future generazioni di politici e magistrati l’impegno solenne: niente sconti o permessi, porta chiusa e via la chiave.

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Fontana di Trevi, la Raggi ci ripensa: le monetine alla Caritas

lunedì, Gennaio 14th, 2019

di Stefania Piras

Grande imbarazzo ieri in Campidoglio per le polemiche, e le critiche, legate alla scelta di tenersi tutte le monetine depositate sul fondo della Fontana di Trevi. Al punto che Virginia Raggi ha dovuto correre ai ripari facendo filtrare la sua irritazione e convocando una riunione con i servizi sociali, il dipartimento Cultura e i funzionari del bilancio per «chiedere chiarimenti» su come gestire quel milione e mezzo di euro che vengono recuperati ogni anno dai fondali. E soprattutto su come evitare la figuraccia. Tradotto: il Comune continuerà in qualche modo la collaborazione con la Caritas a cui erano tradizionalmente destinati gli spiccioli tuffati nell’acqua dai turisti. Alla fine lo strumento scelto potrebbe essere quello del protocollo con Caritas che sancirebbe un principio: quei soldi non sono di proprietà della Caritas e il Comune potrebbe esercitare un controllo di trasparenza. Tutto inizia con una memoria di giunta firmata Raggi che chiude il rapporto con Caritas a cui viene concessa una proroga di tre mesi a partire dal 31 dicembre «e comunque non oltre». Parole che hanno provocato il gelo e l’amarezza della diocesi romana abituata con quei soldi a realizzare progetti sociali dedicati ai più bisognosi. APPROFONDIMENTI

Monete di Trevi, dietrofront Raggi. Ma quell’obolo spetta a Cesare

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Statali in pensione, altri tre anni per regolarizzare i vecchi contributi

lunedì, Gennaio 14th, 2019

di Luca Cifoni

Tre anni in più per regolarizzare le posizioni contributive dei dipendenti pubblici. E possibilità per alcune alte professionalità di incrementare la propria pensione versano più contributi. Il decreto che giovedì arriverà al Consiglio dei ministri insieme alle cruciali norme su Reddito e Quota 100 contiene anche altre misure che riguardano in particolare il pubblico impiego, a proposito del quale sarebbe in via di soluzione anche il nodo delle liquidazioni da anticipare tramite finanziamento bancario. Così come, per quanto riguarda il capitolo reddito di cittadinanza, il vicepremier Salvini ha indicato che è stata trovata un’intesa sul nodo invalidità la disponibilità di risorse aggiuntive (400 milioni) ricavare dalla stretta sui percettori straniere dovrebbe permettere di includere nel beneficio un numero sufficiente di disabili. Oggi sono in programma le ultime verifiche finanziarie con il ministero dell’Economia.

POSIZIONI INCOMPLETE
I lavoratori pubblici, in particolare quelli della scuola, della sicurezza e della giustizia troveranno nel provvedimento una piccola norma che dovrebbe mettere fine ad una serie di preoccupazioni emerse in passato. Il tema è quello delicato della prescrizione dei contributi previdenziali. Nel mondo ex Inpdap molte posizioni assicurative risultano tuttora non complete a causa di una pesante eredità del passato: lo Stato infatti nel suo doppio ruolo di datore di lavoro e di erogatore della prestazione previdenziale non versava effettivamente i contributi dovuti, come avviene nel privato.

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Tav, Fico: M5s è contrario allʼopera, no a referendum

lunedì, Gennaio 14th, 2019

“Il M5s è costituzionalmente contrario a quest’opera. Ricordo che la prima riunione nazionale dei meet up venne fatta nel 2005 a Torino, per unirsi alla protesta dei No Tav”. Così il presidente della Camera Roberto Fico ha spiegato la sua contrarietà alla Tav Torino-Lione e ad una possibile consultazione popolare sul tema: “Il sì al referendum sarebbe un grande problema”, ha quindi aggiunto.

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Ancora 70 latitanti italiani nel mondo, tra loro 50 sono ex terroristi

lunedì, Gennaio 14th, 2019

Sono 70 i latitanti condannati in Italia a cui le forze dell’ordine danno la caccia: tra loro ben 50 sono ex terroristi, in gran parte condannati in via definitiva per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. Da Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua, a Simonetta Giorgieri e Carla vendetti, condannate nel processo Moro Ter e coinvolte nei delitti Biagi e D’Antona, a Enrico Villimburgo, una condanna di carcere a vita nel Moro Ter e per gli omicidi Bachelet e Minervini, vivono tutti quanti all’estero in Paesi che hanno dato loro rifugio.

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Estradizione lampo per Cesare Battisti: catturato in Bolivia, ora in volo verso lʼItalia | Bonafede: “Sconterà lʼergastolo”

lunedì, Gennaio 14th, 2019

Cesare Battisti è in volo verso l’Italia: il terrorista è stato consegnato alle autorità italiane dopo essere stato arrestato in Bolivia, mentre camminava per una strada di Santa Cruz de La Sierra. E’ atteso per le 12.30 a Roma Ciampino. Il premier Conte, che aveva annunciato un’estradizione lampo, dice: “E’ fatta. E’ partito con un aereo del governo”. Il ministro Bonafede assicura: “Sconterà l’ergastolo“. Il vicepremier Salvini: “Orgoglioso”.

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Iran, aereo cargo si schianta in scalo vicino Teheran

lunedì, Gennaio 14th, 2019

Un aereo Boeing 707 si è schiantato nell’aeroporto di Karaj, non lontano da Teheran. Il velivolo cargo era partito da Bishkek, in Kirghizistan. A bordo, secondo i media iraniani, erano presenti 10 persone. L’aereo avrebbe preso fuoco dopo lo schianto e, stando alle immagini diffuse sui social, sarebbe completamente carbonizzato.

Iran, aereo si schianta in scalo vicino Teheran

TGCOM

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Il risveglio del Nord: la Tav non si tocca

lunedì, Gennaio 14th, 2019

andrea rossi torino

Il risveglio del Nord ha il volto di Monica Giuliano, il sindaco di Vado Ligure, dove tra qualche mese aprirà una piattaforma logistica da 800 mila container. Con Genova e La Spezia formerà una catena logistica di impatto mondiale, «per questa ragione non possiamo rinunciare alla Tav; perderemmo la possibilità di diventare uno snodo centrale per il traffico delle merci». Oppure ha il volto di Giuseppe Pasini, il leader degli industriali bresciani, la prima provincia industriale d’Europa, un distretto con un Pil di 35 miliardi. «Negli ultimi anni abbiamo ottenuto risultati sopra la media grazie alle esportazioni, ma senza infrastrutture adeguate l’export non regge».

Il Nord che scende in piazza è un corpo trasversale e composito, che ingloba forze produttive, mondo delle professioni e sembra aver trovato nei sindaci il proprio coagulo istituzionale. In 114 erano sabato mattina a Torino, in molti di più stanno tessendo reti e alleanze che valicano le contrade di partito ma si assemblano nel nome della battaglia anti decrescita. Di questa reazione la Tav non è altro che un simbolo: «Negli ultimi decenni, nonostante le divisioni tra forze politiche, nessuno ha mai parlato di chiudere imprese o sabotare le infrastrutture», ragiona Alberto Avetta, presidente dell’Anci e leader dei sindaci piemontesi, uno degli ispiratori del documento pro Tav votato da 170 amministratori torinesi. «Sindaci e cittadini scendono in piazza perché sentono messi in discussione i pilastri della crescita e, con essi, il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. La direzione di marcia del Paese è confusa e questo preoccupa un po’ tutti».

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