Archive for Gennaio, 2019

Sondaggio Demos, con la Lega aumenta la fiducia nello Stato

lunedì, Gennaio 7th, 2019

Dopo anni di sfiducia e di anti-politica si torna ad avere fiducia nello Stato e nei partiti. Ilvo Diamanti illustra su la Repubblica l’ultimo sondaggio Demos: “La sfiducia verso gli attori politici tradizionali e verso le istituzioni dello Stato” decreta il successo del M5s che diviene “amplificatore del risentimento dei cittadini. Un “mestiere” (anti)politico esercitato, con crescente successo, negli ultimi anni, da un altro partito”, la Lega. Matteo Salvini, continua Diamanti, “la trasforma in un soggetto (anti)politico, che guarda a Destra. Dove sfrutta il – e contribuisce al – declino di Berlusconi. La Lega di Salvini non è più legata – specificamente – al Nord. Diventa una Lega Nazionale. Intercetta e alimenta la disaffezione anti-politica. Che non accenna a ridimensionarsi. E riproduce l’immagine di un Paese immerso nella sfiducia. Verso le principali istituzioni dello Stato”.

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Vittorio Feltri: “La gente è più vicina alle idee di Matteo Salvini che al Papa. Il Pd è una camera ardente”

lunedì, Gennaio 7th, 2019

“Nel peggio c’è sempre continuità e il nuovo anno è iniziato come si è chiuso il precedente. Matteo Salvini non ha sempre ragione ma Luigi Di Maio ha sempre torto”. Vittorio Feltri ospite a L’aria che tira su La7, non prevede dunque cambiamenti per il 2019.

Leggi anche: “Volete gli immigrati? Solo coi vostri soldi”. Feltri con Salvini

Di sicuro, continua il direttore di Libero, “a giudicare da quello che sta facendo, anche la Chiesa a forza di praticare una politica scollata con la gente, ha perso molto seguito. Nelle cattedrali ci sono più candele che fedeli, c’è una ribellione verso il Papa e verso i vescovi”.

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Legittima difesa, il ministro Bongiorno: «Non si tocca, è battaglia tra caos e ordine»

lunedì, Gennaio 7th, 2019

di Mario Ajello

Ministro Giulia Bongiorno, il decreto sicurezza sembra aver condensato una larga opposizione. Come andrà a finire?
«Si sta dipingendo la situazione attuale come se l’anomalia fosse il decreto sicurezza. Ma la vera anomalia è quanto succedeva in passato. In maniera fuorviante ed erronea si è accettato negli scorsi anni l’ingresso, indiscriminato, di chiunque in Italia. Con la conseguenza che oggi chi vuole garantire ordine deve fare i conti con un’eredità difficile da gestire. E addirittura, paradossalmente, viene accusato di razzismo e di disumanità. Ma la battaglia non è tra buoni e cattivi, bensì tra caos e ordine». APPROFONDIMENTI

Legittima difesa, Salvini: «Niente scherzi in parlamento»

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La guerra dei sindaci dividerà il Paese

lunedì, Gennaio 7th, 2019

Renato Mannheimer

Il conflitto apertosi tra alcuni sindaci (in primo luogo Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ma anche Giuseppe Sala, sindaco di Milano) e il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua ad occupare molto spazio sui media e a suscitare commenti e considerazioni a favore dell’una o dell’altra parte in lizza.

Come è noto, i sindaci contestano alcune parti del decreto Sicurezza, ritenendo che siano troppo discriminanti per gli immigrati e rifiutandosi, in certi casi, di applicarle. D’altro canto, il ministro Salvini ricorda che si tratta di una legge dello Stato, ormai approvata dal Parlamento, e che non è lecito disattenderla.

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Migranti Ong, Conte ora apre ancora di più: “Non solo donne e bimbi”

lunedì, Gennaio 7th, 2019

Bartolo Dall’Orto

Se Luigi Di Maio ha per primo aperto la porta, ora Conte sembra volerla spalancare.

Da Palazzo Chigi, infatti, trapelano queste parole: dei migranti su Sea Watch e Sea Eye, “noi ne prenderemo 15 su 49, e prenderemo anche i mariti perché non siamo gente che smembra le famiglie: daremo un segnale all’Europa, ma dopo che tutti avranno rispettato le regole”.

Si apre così un nuovo fronte nel governo. Ieri Matteo Salvini aveva ribadito che “finché sarò ministro” i porti italiani “erano, sono e rimarranno chiusi”. La linea del leghista è chiara: l’Italia non accoglierà neppure donne e bambini perché ha già accolto migliaia di persone, ora tocca agli altri Paesi fare la loro parte. Compresa Malta, che invece si rifiuta di farli sbarcare.

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Salvini, un uomo nel mirino: M5s trama per farlo cadere

lunedì, Gennaio 7th, 2019

Pasquale Napolitano

Sette mesi di trappole, sgambetti e agguati. Il M5S si comporta come forza di governo quando incassa nomine e piazza i fedelissimi a capo delle aziende di Stato ma non rinuncia al profilo di partito di opposizione nei confronti dell’alleato leghista.

I primi sette mesi di governo sono trascorsi all’insegna di una guerra silenziosa, mossa dai grillini, fatta di trappole e manovrine per mettere in difficoltà il Carroccio.

L’estensione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei Cinque stelle, agli immigrati è solo l’ultimo colpo basso che Luigi di Maio tira a Matteo Salvini per spingerlo spalle al muro e in cattiva luce nei confronti dell’elettorato leghista. Nell’ultima versione potrà accedere al sussidio una platea di circa 1,4 milioni di famiglie incluse 260mila nuclei stranieri per un totale di circa 4,5 milioni di persone. Un cavallo di Troia per indebolire la Lega.

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Teatrino elettorale

lunedì, Gennaio 7th, 2019

di SANDRO ROGARI

Dire che il papa ha dato un assist a Di Maio sarebbe blasfemo e falso. Sia perché il pontefice si è rivolto a tutta l’Europa, non solo all’Italia, col suo richiamo ad accogliere i 49 migranti della Sea Watch e della Sea Eye; sia perché al papa interessa solo il risvolto cristiano della questione. Ma se leggiamo la polemica fra Salvini e Di Maio come avvio della campagna elettorale per le Europee di maggio (poveri noi!), è indubbio che il papa abbia involontariamente confermato che le dichiarazioni di Di Maio interpretano i sentimenti di una parte dell’opinione pubblica. Che poi il conflitto sia in atto e che sia molto condizionato dalla propaganda lo dimostrano le espressioni usate dai due contendenti. Salvini si sofferma su due punti: primo, «gli alleati parlino, ma decido io»; secondo, «porti chiusi, sbarrati».

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M5S-Lega, tutti i duelli tra Di Maio e Salvini alla riapertura delle Camere

lunedì, Gennaio 7th, 2019

di TIZIANA TESTA

È la settimana del ritorno al lavoro per i parlamentari. Le assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama in realtà riapriranno i battenti mercoledì 9, ma già oggi in mattinata scadono i termini per la presentazione degli emendamenti sul referendum propositivo, cioè la prima proposta di legge di riforma costituzionale – targata M5S – del governo gialloverde. I rapporti tra i due leader della maggioranza sono in una fase di gelo, tanto che per ora non c’è stato alcun faccia a faccia, nonostante l’imminente ritorno al lavoro delle Camere. E la settimana potrebbe riservare scintille tra i protagonisti della maggioranza, già alle prese con il braccio di ferro sul destino della Sea Watch.

Referendum propositivo

Oggi si chiuderanno i giochi, per quanto riguarda le proposte di modifica sul referendum propositivo (finora la nostra Costituzione prevede solo quello abrogativo).

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Borse ancora in recupero, ripartono le trattative Usa-Cina sul commercio

lunedì, Gennaio 7th, 2019

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO – Ore 9:10. I listini azionari provano a dare continuità al rimbalzo dello scorso venerdì, quando erano tornati gli ordini d’acquisto a seguito di un inizio di 2019 fortemente in rosso. I temi che preoccupano gli investitori sono noti: paura del rallentamento economico globale, a cominciare dalla fine della super-spinta americana, tensioni tra Pechino e Washington sul commercio, percorso di rialzo dei tassi della Fed, focolai di tensione geopolitica, da Brexit all’Italia. Nell’ultima seduta, i dati sul Pil e i salari americani e le parole accomodanti del governatore della Fed, Jerome Powell, avevano messo benzina nel motore dei mercati.

Oggi le Borse asiatiche hanno sfruttato l’onda lunga della performance di Wall Street di venerdì scorso e anche i listini europei sono in recupero. Milano segna un rialzo dello 0,45% in avvio, Londra sale dello 0,4%. Nell’ambito della vicenda di Carige, si aspetta l’incontro tra i commissari dell’istituto ligure e il Fondo interbancario per fare il punto sul rimborso del bond da 320 milioni sottoscritto di fatto dal sistema degli istituti di credito.

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La memoria che dà fastidio nell’Europa Orientale

lunedì, Gennaio 7th, 2019

di Paolo Mieli

A meno di un ripensamento dell’ultimo minuto, nella Repubblica Ceca del nazionalpopulista Milos Zeman non ci saranno il prossimo 16 gennaio cerimonie di Stato per rendere onore a Jan Palach in occasione dei cinquant’anni dal suo suicidio. Nel gennaio del 1969, il giovane studente cecoslovacco, ispirandosi al clamoroso gesto compiuto sei anni prima dai monaci buddisti di Saigon, si diede fuoco per protestare contro l’intervento dei carri armati sovietici che il 21 agosto avevano brutalmente messo fine alla stagione liberalizzatrice passata alla storia come «primavera di Praga». In Ungheria, un altro leader sovranista, Viktor Orbán , ha fatto di peggio: dieci giorni fa ha ordinato la rimozione della statua di Imre Nagy, il capo del governo di Budapest che nell’ottobre del 1956 si oppose al doppio intervento militare russo nel suo Paese. Nagy, deposto dopo essere stato primo ministro per soli tredici giorni, ai primi di novembre di quello stesso ’56 si era rifugiato nell’ambasciata jugoslava, quindi era stato catturato dal Kgb su ordine del quale nel giugno del ’58, a seguito di un misterioso «processo», era stato condannato a morte. E subito impiccato. Sia Palach che Nagy furono per decenni oggetto di un’opera di denigrazione da parte delle autorità comuniste sovietiche, cecoslovacche e ungheresi. Nel caso di Palach, i servizi segreti russi fecero l’impossibile per comprometterne l’immagine.

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