Il cambiamento arriva anche al capitolo 8×1000. La quota dell’Irpef destinato dai contribuenti allo Stato per legge viene ripartito ad alcune categorie specifiche.
I soldi finiscono per combattere la “fame nel mondo”, per
evitare le “calamità naturali”, per migliorare l'”edilizia scolastica” e
per garantire “assistenza ai rifugiati e minori stranieri non
accompagnati”. Fino all’anno scorso il totale della cifra ottenuta dallo
Stato veniva ripartito in parti uguali (circa 8,2 milioni di euro a
testa). Ora, invece, la musica cambia.
ROMA – Stretta alla concentrazione delle
farmacie. Le società di capitali o cooperative potranno controllare
direttamente o indirettamente al massimo il 10% delle farmacie di una
stessa regione, non più il 20%, come invece aveva stabilito la legge per
la concorrenza del 2017. Lo prevede un emendamento al dl
semplificazioni del Movimento 5 Stelle approvato nella nottata di ieri.
La misura, si legge nell’emendamento, si applica anche alle società già
costituite che sono tenute ad adeguarsi entro tre anni.
E’ stato invece ritirato l’emendamento della Lega che stabiliva
l’obbligo di presenza di almeno il 25% di farmacisti iscritti all’albo
tra i soci delle società che gestiscono le farmacie, pena il loro
scioglimento. L’emendamento era stato riformulato rispetto ad una prima
versione che fissava una soglia del 51%. Nell’esame di ieri sera nelle
Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato è stato
tuttavia deciso di ritirarlo.
Rimane una manciata di ore per trovare l’accordo sul caos trivelle dopo le minacce di dimissioni del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e la presa di posizione del sottosegretario leghista Massimo Garavaglia. Lo scontro fra M5S e Lega rischia di travolgere l’intero dl semplificazioni. Dopo il caos di ieri si sperava in un accordo nella notte o in alternativa nella Conferenza dei capigruppo del Senato e del Consiglio dei ministri fissato per le 9,30 che potrebbe servire da ulteriore istanza di chiarimento.
La maggioranza fatica a trovare un’intesa su autorizzazioni e canoni e questo ha comportato una serie di sospensioni e rinvii al Senato, fino al nulla di fatto registrato ieri intorno all’ora di cena. E all’ulteriore inasprimento della situazione in tarda sera.
Le posizioni “restano distanti” e la
trattativa è stata “sospesa” almeno fino a stamattina, appunto fino alla
Capigruppo di Palazzo Madama. Fonti leghiste spiegavano così l’impasse
di ieri, con le commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del
Senato – che avrebbero dovuto proseguire l’esame del decreto
Semplificazioni – sconvocate.
CARACAS – Si impenna, improvvisamente, la tensione in Venezuela. Il giovane Juan Guaidó, leader dell’Assemblea nazionale, si è autoproclamato presidente “pro tempore” del Paese, lui che guida il Parlamento dominato dall’opposizione e dichiarato nei giorni scorsi “illegittimo” dal Tribunale supremo controllato dal regime.
In piazza, davanti ai sostenitori riuniti a Caracas, Guaidó ha lanciato ufficialmente la sua sfida a Nicolás Maduro, che due settimane fa si era insediato per un secondo mandato presidenziale, ma l’opposizione non ha mai riconosciuto il risultato delle elezioni e diversi Paesi considerano illegittimo il leader chavista.
Maduro ha replicato affacciandosi dal balcone del palazzo presidenziale di Caracas e ha detto: “Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via”, ha aggiunto, intimando ai diplomatici americani di lasciare il Paese entro 72 ore. E si è rivolto all’esercito chiedendo compattezza. Il ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, ha dichiarato in un tweet che le Forze Armate “non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge”, confermando il suo appoggio a Nicolas Maduro.
Nonostante la discesa in campo di Silvio Berlusconi e
Carlo Calenda, l’opposizione non sembra ancora in grado di dare una
spallata al governo nelle prossime europee. Perché? Forse il problema è
che non ha ancora trovato un nome per definire l’opposto di populismo e
sovranismo, e finisce anzi spesso per rivitalizzarli con la sua
polemica.
Non è del resto un compito facile.
Il termine «populismo» si è rivelato un boomerang per chi lo ha
appiccicato con intento denigratorio alle forze politiche emerse in
questi anni, che infatti lo esibiscono con orgoglio. I «frame», e cioè i
significati simbolici che assumono le parole nel senso comune, sono
difficili da scardinare. Il linguista americano George Lakoff, che ha
studiato il successo della destra americana, ci ha insegnato che se tu
dici a un elettore «non pensare all’elefante» (simbolo del Partito
Repubblicano) nella sua testa viene subito in mente un elefante, e la
partita è già persa. Allo stesso modo, ogni volta che gli avversari del
governo dicono «populismo», alla maggioranza degli italiani viene
immediatamente in testa la parola popolo, che poi, nella sua versione
latina, corrisponde al greco demos,
da cui viene «democrazia»; e non ci trovano niente di male. Spiegare la
differenza tra populismo e democrazia diventa così esercizio molto
complesso, utile certo per lo studio e la ricerca, ma forse perdente nel
dibattito pubblico, alquanto semplificato, dei nostri tempi.
È nata una nuova professione: il navigator. Il reddito di cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5 stelle, prevede che i beneficiari siano assistiti da dei tutor inseriti nei centri per l’impiego. Questi soggetti verranno assunti dall’Agenzia nazionale per le politiche attive (Anpal Servizi) con un contratto di collaborazione biennale. Il loro compito sarà trovare lavoro ai possessori del sussidio.
I requisitiPer diventare navigator è necessario avere una laurea magistrale in economia, giurisprudenza, sociologia, scienze politiche, psicologia o scienze della formazione. Il presidente uscente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, ad Adnkronos/Labitalia, ha spiegato che come metro di giudizio per l’assunzione di queste nuove figure professionali, verrà fatto riferimento “alle caratteristiche degli operatori dei centri per l’impiego più esperti, con più capacità”.