Archive for Febbraio, 2019
Blitz della Guardia di Finanza contro i furbetti del reddito di cittadinanza
martedì, Febbraio 26th, 2019In Sicilia gli uffici comunali rischiano di andare al collasso. Nelle prossime settimane sono attese tra 350 e 400 mila domande per accedere al reddito di cittadinanza.
Una mole di lavoro che rischia di mandare in tilt la già elefantiaca macchina burocratica. Secondo le elaborazioni Svimez,i potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza in Sicilia sono 342.880nuclei familiari. Un numero che potrebbe arrivare fino a 400 mila istanze, dato che comprende tutte e tre le fasce di reddito previste da 0 a 9.000 euro. A Palermo i richiedenti sono 100.800, ad Agrigento, 27.900, a Caltanissetta 21.400, a Catania 80.300, a Enna 10.500, a Messina 33.400, a Ragusa 16.800, a Siracusa 24.800 a Trapani 26.900. “Si considerano potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza – come dice lo Svimez – i nuclei familiari con Isee da 0 a 9.000 euro per provincia (dichiarazioni relative al 2016). Per l’ampiezza delle famiglie si prendono i dati Istat relativi alle famiglie in povertà assoluta”. Potrebbero essere circa 60 mila, ad esempio, le domande in arrivo negli uffici comunali di Palermo, ma i beneficiari saranno non più di 25 mila. L’Ufficio parlamentare di bilancio stima che circa il 56 per cento dei nuclei beneficiari “sia residente al Sud e nelle isole, mentre circa il 28 per cento nel Nord”. Ogni beneficiario del reddito di cittadinanza deve svolgere almeno otto ore alla settimana di servizi per la collettività. E saranno proprio i comuni a organizzare i servizi, tra mille difficoltà.
L’editoriale
martedì, Febbraio 26th, 2019–
Ci sentiamo molto piccoli rispetto alla Cina. Ma questo non toglie che noi del Giornale siamo orgogliosi di iniziare, perfezionare e implementare questa partnership con China Media Group, di cui la rivista Cinitalia, oggi in omaggio a nostri lettori, è figlia.
Credo che la maggior parte degli italiani vivano la Cina come un grande mistero. La classe dirigente italiana, gli imprenditori, ben sanno cos’è la Cina e da anni hanno guardato ad essa con grande intraprendenza e l’hanno frequentata. Ma se parliamo della gente, la Cina è come un grande mistero, un mistero con tutte le sue contraddizioni.
Primarie Pd, tra Zingaretti, Martina e Giachetti è anche battaglia a colpi di testimonial e padri nobili
martedì, Febbraio 26th, 2019
Il gruppo di sostenitori di Nicola
Zingaretti ha anche scatenato qualche malizia: come fa a essere nuovo
chi ha dietro il quartier generale del vecchio Pd? Con il governatore
del Lazio, nella particolare gara a chi ha il big più influente alle
spalle, si schierano: Romano Prodi (“Nicola può essere il padre del
partito”), Enrico Letta, Dario Franceschini, Piero Fassino. Un
fondatore, un ex premier, un ex segretario dei Ds, un ex leader dei dem.
Più Giuliano Pisapia.
rep
Intervista
Prodi: “Al Pd serve un padre. Zingaretti può diventarlo. Decisivo votare alle primarie”
Mogol si schiera a favore della radio sovranista: “Sì alla battaglia per più musica italiana”
martedì, Febbraio 26th, 2019
La Siae interviene a sostegno della proposta della Lega di modificare i palinsesti radiofonici, lanciata subito dopo il Festival di Sanremo,in cui si chiede alle emittenti nazionali e private di riservare un terzo della programmazione alla musica italiana “opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia” e una quota di almeno il 10 per cento alle produzioni di artisti emergenti. A prendere la parola è Mogol,
presidente della Siae, con una lettera inviata ai suoi associati in cui
chiede di sostenere la proposta di Alessandro Morelli, presidente della
commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera e fino allo
scorso anno direttore di Radio Padania, primo firmatario del progetto di
legge. “L’argomento è ampio e complesso – scrive Giulio Rapetti –
ed è stato già affrontato in passato con diverse proposte, tra cui
quella avanzata dalla Fimi nel febbraio 2016 che chiedeva di garantire
il 20 per cento della programmazione radiofonica alle opere prime e
seconde di artisti italiani e con l’intervento nel novembre 2017
dell’allora ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che in
apertura della Milano Music Week parlò della possibilità di prevedere
quote di obbligatorietà di trasmissione della musica italiana grazie ad
alcune norme introdotte nella nuova Legge dello spettacolo”.
Buffagni (M5S): “Perdiamo voti quando Toninelli parla? Non posso rispondere…”
martedì, Febbraio 26th, 2019“Vi è mai venuto il sospetto che ogni volta che Toninelli fa dichiarazioni perdete voti?”, chiede Massimo Giannini a Stefano Buffagni. E il sottosegretario agli Affari regionali M5S, in diretta a Circo Massimo, su Radio Capital, ride: “Non posso rispondere”. Già la sera prima, Beppe Grillo, nel corso del suo spettacolo a Catania, aveva commentato così le elezioni:
M5s, Di Maio: “Via il vincolo dei due mandati per i consiglieri comunali”
martedì, Febbraio 26th, 2019Per i consiglieri comunali M5s che intendono candidarsi in Consiglio regionale e in Parlamento non deve valere il vincolo dei due mandati. A indicarlo è il vicepremier e capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, secondo il quale “fare il consigliere comunale non è un privilegio. Dobbiamo discutere nuove regole“. E ha sottolineato che “il ruolo del capo politico si ridiscute tra quattro anni”.
“Oggi un nostro eletto in un Comune è presidio di legalità e lotta contro i privilegi e contro la gestione disinvolta dei Comuni”, ha proseguito il ministro del Lavoro. Parlando in conferenza stampa alla Camera, Di Maio ha osservato che “organizzazione significa che ci sono figure che coordinano argomenti. A livello regionale e comunale, per coinvolgere i nuovi, creare spazi e momenti”.
Dossier M5s: il Parlamento siciliano costa mille euro al minuto, più della Casa Bianca
martedì, Febbraio 26th, 2019Il Parlamento siciliano costa mille euro al minuto. Lo rivela un dossier del gruppo M5s sull’attività dell’Ars nel 2018 in rapporto alle ore lavorate in aula (246, più 33 minuti) e ai 15 milioni di euro pagati per le indennità dei parlamentari. I deputati siciliani hanno lavorato 7,52 giorni al mese, per un totale di 87 giorni nel corso dell’intero anno. Il record negativo è stato registrato a maggio con appena 4 ore e 34 minuti di lavoro.
Il Parlamento siciliano praticamente è più caro della Casa Bianca.
Secondo i dati rilevati dai pentastellati, infatti, costa un milione
in più rispetto alla residenza del presidente degli Stati Uniti: 137
milioni di euro contro 136 milioni.
Governo travolto dal flop 5s Oggi il vertice d’urgenza
martedì, Febbraio 26th, 2019Se Luigi Di Maio è l’«anatra zoppa» del governo, quel che accadrà dipende dal pollaio impazzito dei Cinquestelle.
Dove la «sindrome del crollo» è già in atto, persino a prescindere da quello che resta pur sempre un risultato locale. Solo che è il secondo tonfo nel giro di poche settimane e la misura testimonia ancora una volta l’estrema volatilità del consenso grillino. Segno che gli effetti delle misure volute dal governo non si vedono, o che comunque gli elettori stentano a considerarle concrete e positive. Se a questo si aggiunge qualche dichiarazione di buonsenso – tipo quella del ministro Tria sul fatto che «non investe più nessuno in un Paese che non sta ai patti e cambia i contratti» -, ne vien fuori di nuovo quella forte sensazione di precarietà che invade la maggioranza. Come di chi sa di costruire sulla sabbia. Il fatto poi che i sondaggi ancora mostrino un alto consenso «in astratto» per il governo, sta probabilmente solo a significare quanto il «popolo» ami la stabilità. Magari interpretata da un premier «neutro» come Conte piuttosto che dai gialli e verdi «convolati a nozze» tramite famoso (e forzoso) contratto. Eppure va anche rilevato, nel voto sardo, un primo elemento di discontinuità rispetto alla cavalcata fin qui trionfale di Matteo Salvini, restio come si sa a far cadere il governo, ora che i pesi si sono invertiti, e refrattario a tornare nell’alveo di un’alleanza di centrodestra.
Brexit, perché Corbyn ha detto sì a un secondo referendum
martedì, Febbraio 26th, 2019al nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA
LONDRA. Jeremy Corbyn appoggerà un secondo referendum sulla Brexit. L’annuncio è arrivato durante un raduno dei dirigenti del partito laburista e la notizia è molto importante perché il leader Labour non si era mai esposto così apertamente su questa possibilità. Anzi, è stato spesso accusato di essere ambiguo, un acerrimo euroscettico sotto mentite spoglie, di volere la Brexit in silenzio. Invece, ora Corbyn ha cambiato idea e la notizia non può che far piacere agli europeisti del labour e di altri partiti che sinora non si sentivano rappresentati politicamente. “La novità”, dicono fonti ben informate del partito laburista britannico, è che “ora il voto popolare diventerà la priorità se le opzioni sul tavolo resteranno il piano May o il No Deal”.
Le motivazioni di questa giravolta sono diverse. La prima, la più importante, è un mero calcolo politico. Corbyn doveva fermare l’emorragia di suoi deputati che si era aperta dopo che otto ribelli hanno abbandonato il partito per le accuse di antisemitismo e le indecisioni del leader sulla Brexit. Per molti mesi è stato un eccezionale equilibrista per non perdere i voti del Nord operaio euroscettico. Un gioco che però non poteva durare a lungo. Decine di altri parlamentari erano dati in uscita nelle ultime ore.