Archive for Febbraio, 2019

Borghi agita lo spettro Italexit: “Usciamo se non cambia nulla”

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Luca Romano

Il voto delle Europee del prossimo 26 maggio potrebbe dare un pesante scossone a tutta l’Unione Europea.

La sfida di fatto sarà tra un campo moderato e filo-europeista e uno sovranista che chiede nuove regole all’interno dell’Unione. Sul campo delle Europee si giocherà anche la partita del nostro govenro gialloverde che di fatto con le continue tensioni su Tav, Autonomia e Diciotti, vivrà l’appuntamento di maggio come una sorta di resa dei conti nei consensi tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Ma ad agitare le acque per le Europee arrivano anche le parole del presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi. L’esponente leghista all’Agi rilancia l’ipotesi di una Italexit dall’Unione nel caso in cui non dovessero cambiare le politiche “anti-Italia di Bruxelles” dopo il voto del 26 maggio. Le parole di Borghi sono molto chiare: “Il voto europeo del 26 maggio rappresenta la nostra ultima speranza per cambiare l’Unione europea: se non si riuscisse a cambiare nulla e l’Europa continuasse con politiche dannose per l’Italia, io, personalmente, suggerirei di uscirne”. E ancora: “Ovviamente non è così facile uscire come dirlo, e lo abbiamo visto con Brexit. Ma a un certo punto ci deve essere un limite oltre il quale si smette di subire”.

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Paolo Savona, la frase rubata: “Con questi qui al governo…”. Ecco perché non è più ministro

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Si torna a parlare di Paolo Savona, ormai ex ministro per gli Affari Europei, ora dirottato alla Consob. Ministro in primissima linea quando il governo muoveva i primi, dunque sempre più critico e defilato. E qualche elemento in più sul passaggio dal ministero all’autorità di vigilanza sulla Borsa lo offre Augusto Minzolini, che in un retroscena pubblicato su Il Giornale dà conto di alcune parole – pesantissime – parole pronunciate proprio da Savona. Minzo premete che “deluso ed amareggiato”, Savona aveva da tempo maturato la decisone di mollare il ministero. Dunque aggiunge che dieci giorni fa l’ex titolare degli Affari Europei aveva spiegato ad un influente porporato: “Avevo l’ambizione di fare come Truman, un piano Marshall del Nord per il meridione, ma con questi non si riesce a combinare granché: per cui ho sempre la lettera di dimissioni in tasca. Pronta all’uso”.

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Luigi Di Maio, la mossa sporca contro Lega e Salvini: Autonomia, il governo rischia

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Chissà se Matteo Salvini e i vertici della Lega avevano studiato tutto a tavolino già mesi fa. Perchè il modo e le tempistiche con cui si stanno muovendo sui principali dossier di governo, fanno pensare a una strategia meticolosamente studiata per fiaccare, settimana dopo settimana, il M5S e ridurlo in poltiglia.

L’ultimo caso è quello della cosiddetta autonomia, che permetterebbe a regioni come Veneto e Lombardia la compartecipazione alle imposte, ovvero la possibilità di “tenersi” parte delle tasse pagate sul loro territorio. L’accelerazione che il processo ha avuto negli ultimi giorni, con l’annuncio da parte della ministra per gli Affari regionale Erika Stefani di un accordo raggiunto tra il ministero dell’Economia e la regione Veneto è, per il Movimento 5 Stelle, una autentica mazzata nella prospettiva delle prossime elezioni regionali in Sardegna e Basilicata, ma soprattutto in vista delle Europee del prossimo 26 maggio.

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Ambulanze bloccate per 12 ore senza barelle: è caos negli ospedali romani

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Elena BarlozzariAlessandra Benignetti

Ambulanze al palo in attesa della restituzione delle barelle. Nel girone infernale del servizio sanitario regionale succede anche questo.

È l’ennesimo prezzo da pagare per traghettare la sanità del Lazio fuori dal tunnel decennale del commissariamento. Il piano di rientro, dice Zingaretti, ha funzionato: “Dai 669 milioni di euro di disavanzo del 2013 si è arrivati ai 45,6 milioni del 2017, pari allo 0,4 per cento del fondo sanitario regionale”. Eppure basta mettere piede in uno dei tanti ospedali della Capitale per rendersi conto dell’effetto prodotto dalla scure dei tagli sui livelli assistenziali (guarda il video).

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Moody’s vede nero Ed è già iniziata la fuga dal governo

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Augusto Minzolini

S abato scorso, nello splendido scenario della Basilica di San Giovanni in Laterano, a uno dei cardinali più estroversi della Chiesa italiana, che gli chiedeva lumi sul futuro del governo gialloverde, il ministro Giovanni Tria, reduce dall’ennesima baruffa, questa volta su Bankitalia, aveva risposto: «Così non si può più andare avanti!».

Fin qui lo stato d’animo dell’attuale responsabile dell’Economia. Quello che invece doveva essere il «ministro ombra» del dicastero, cioè Paolo Savona, deluso e amareggiato, alla fine ha mollato. Dieci giorni fa aveva spiegato ad un altro influente porporato: «Avevo l’ambizione di fare come Truman, un piano Marshall del Nord per il meridione, ma con questi non si riesce a combinare granché: per cui ho sempre la lettera di dimissioni in tasca. Pronta all’uso…». Alla fine non è stato necessario: per esorcizzare l’immagine dell’uomo simbolo del governo del «cambiamento» che manda tutti a quel paese sbattendo la porta, Savona è stato paracadutato alla Consob. Così il professore si è risparmiato il calvario che attende il governo: il meno davanti alle cifre del Pil; la maglia nera per essere l’unico Paese Ue in recessione; la sequenza primaverile delle agenzie internazionali (da Moody’s, a S&Poor’s a Fitch) in procinto di abbassare il rating italiano.

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Macron prepara la vendetta. E la Libia è il primo obiettivo

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Lorenzo Vita

Era chiaro da subito che lo scontro fra Italia e Francia si sarebbe trasformato in qualcosa di molto serio. Emmanuel Macron non è un presidente che tende al dialogo. Ha una sua linea estremamente chiara, espressa da quando è salito al potere. E sull’Italia e lo scontro con il governo giallo-verde non transige. Gli attacchi nei confronti di Roma sono stati innumerevoli, dai migranti a Fincantieri, passando per il deficit e la Libia. Ed è proprio su quest’ultima che sembra concentrarsi l’Eliseo per colpire le strategie di Roma.

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I caccia francesi, in questi giorni, hanno iniziato a colpire in Ciad. Di stanza nella base di N’Djamena, i Mirage dell’aviazione di Parigi hanno colpito incessantemente l’area fra i due Paesi africani. Una campagna militare silenziosa che, unita all’avanzata di Khalifa Haftar nell’area meridionale libica, dimostra che Parigi non è disposta a cedere sul fronte africano. Lo aveva fatto capire dalle prime mosse dell’Eliseo e Jean-Yves Le Drian prima della Conferenza di Palermo. E lo stra facendo capire ora, colpendo indiscriminatamente in Sahel e nel Fezzan.

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Chalençon, “In Francia siamo pronti al golpe e alla guerra civile. Con i grillini ci rivedremo. Siamo alleati”

venerdì, Febbraio 15th, 2019

ROMA – Christophe Chalençon, il leader dei gilet gialli incontrato da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista in Francia, rilancia la minaccia di un golpe in Francia in un fuori-onda realizzato a margine dell’intervista di Alessandra Buccini, trasmessa da Piazzapulita  su La 7. “Abbiamo dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono far cadere il governo. Oggi è tutto calmo ma siamo sull’orlo della guerra civile. Quindi si trovino delle soluzioni politiche molto rapidamente, perché dietro ci sono delle persone pronte a intervenire da ovunque. Delle persone che si sono ritirate dall’esercito e che sono contro il potere”, dice. 

Chalençon dice anche che “la Francia è un bel paese, come l’Italia, ma serve rimetterle sulla retta via” e spiega che con il M5S “è previsto un altro incontro. Dovremmo venire noi a Roma”. E alla domanda: “Quindi, alleati? È certo?”, risponde: “Sì. Assolutamente”. Il leader dei Gilè gialli indica anche Di Battista nella foto scattata nell’incontro francese e commenta: “E’ bravo lui! E’ un po’ come me! ci siamo guardati. E e anche se io non parlo italiano, ci siamo capiti al volo”. 

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Tav, Paolo Foietta: “Folle l’analisi costi-benefici di Ponti. Ma la Torino-Lione è solo rallentata”

venerdì, Febbraio 15th, 2019

di PAOLO GRISERI

Da questa mattina Paolo Foietta, 62 anni, commissario di governo della Torino-Lione, non ha più un ufficio e un incarico. La sua è una delle teste che i No Tav hanno sempre sperato di veder rotolare.

Foietta, lei ha perso il posto, i No tav hanno vinto?
“Non esageriamo. Non meritano tanta importanza. Sono pur sempre una minoranza nel Paese. Nessuno mi ha cacciato. Semplicemente, alla scadenza del mandato il governo non lo ha rinnovato”.

Tav, Ponti in audizione: “Analisi costi-benefici strumento imperfetto, ma unico possibile”

Dunque, scatoloni, modello Lehman Brothers?
“Scatoloni, certo. Li ho già preparati nei giorni scorsi. Da oggi, 15 febbraio, il mio ufficio nella stazione di Porta Nuova è stato destinato ad altro”.

Anni di lavoro inutile?
“Spero proprio di no.  Eravamo quasi riusciti a far partire i cantieri anche sul lato italiano”.

Poi che cosa è accaduto?
“E’ accaduto che i 5 stelle, sempre più una minoranza in val di Susa dove a marzo non sono nemmeno riusciti ad eleggere un parlamentare, sono andati al governo del Paese e hanno cominciato a lavorare per bloccare tutto”.

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Vaticano, la responsabilità dei vescovi al centro del summit sugli abusi

venerdì, Febbraio 15th, 2019

FRANCESCO PELOSO città del vaticano

La responsabilità dei vescovi nei casi di abuso sessuale sui minori nella Chiesa: è questo il tema più rilevante al centro del prossimo summit internazionale sullo scandalo pedofilia che si svolgerà in Vaticano dal 21 al 24 febbraio con la partecipazione di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo. E in effetti si tratta di uno dei nodi più delicati e tuttora irrisolti di una vicenda già di per sé drammatica e dolorosa.

“Cover up” e vescovi

Il problema è quello dell’insabbiamento – il cosiddetto “cover up” – dei casi di abuso, cioè di quel sistema di protezione dei sacerdoti colpevoli, in vigore per diversi decenni, reso possibile da un ruolo attivo svolto in questo senso dai vescovi. In passato, molti preti autori di violenze su minori, anche “predatori seriali” come hanno dimostrato nel tempo vari procedimenti giudiziari, sono stati spostati di parrocchia in parrocchia e poi di diocesi in diocesi, dunque, via via che reiteravano i reati proseguiva parallelamente l’azione di occultamento e protezione nei loro confronti (da ricordare che lo scandalo scoppiò nei primi anni duemila nella diocesi di Boston proprio in riferimento a diverse decine di casi di preti abusatori non denunciati ma appunto trasferiti da una sede all’altra).

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Malore per Bossi, notte in rianimazione

venerdì, Febbraio 15th, 2019

ALBERTO MATTIOLI milano

È stato un ictus», che poi nel suo caso sarebbe il secondo dopo quello, devastante, del 2004. «È grave». Poi, in serata, ha prevalso quello che i suoi vecchi avversari democristiani avrebbero definito «un cauto ottimismo». La Tac al cervello ha escluso che si sia trattato di un ictus, non c’è stata alcuna emorragia, e questa mattina dovrebbero svegliarlo e fargli un’altra Tac. «Il vecchio leone», come l’ha chiamato Bobo Maroni, il primo a farsi vivo, non ha intenzione di mollare.

Di certo, Umberto Bossi se l’è vista brutta. A farlo cadere lungo disteso per terra nella sua casa di Gemonio, nel Varesotto, battendo la testa, è stato uno sbalzo dei valori ematochimici che ha scatenato una crisi, forse epilettica. I famigliari hanno chiamato i soccorsi che sono arrivati intorno alle 17 dall’ospedale di Cittiglio. Codice rosso e intervento dell’elisoccorso. Il fondatore della Lega, 77 anni, è stato intubato e portato in volo all’ospedale di Circolo di Varese, dov’è tuttora ricoverato in rianimazione e sedato. Come previsto dai protocolli, ci vorranno diverse ore per poter avere una valutazione attendibile delle sue condizioni ed è per questo che il bollettino medico è atteso per mezzogiorno di oggi. Ma in serata Bossi non era considerato in pericolo di vita.

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