“Non credo ci sara una manovra correttiva. È tutto rinviato alla legge di bilancio del 2020 che sarà piuttosto difficile”: così l’economista Carlo Cottarelli a margine dell’incontro ‘Europa tra rigore e sviluppo: quale spazio per i giovani’. Cottarelli ha risposto anche a una domanda sulla tenuta del governo: “Finché lo spread si mantene su questi livelli teniamo, se il mercato si innervosisce diventa un problema”.
CREPE che fanno paura. Secondo la Nasa un gigantesco iceberg, grande circa come due volte la superifice di New York, è pronto a staccarsi dalla piattaforma di ghiaccio dell’Antartide nell’Oceano Atlantico. Gli scienziati affermano che è impossibile prevedere quando accadrà e gli impatti concreti della rottura sulla restante piattaforma ma temono per “le infrastrutture scientifiche e la presenza umana” nella Brunt Ice Shelf, dove è presenta la Halley Vla Research Station, stazione di ricerca in cui la British Antarctic Survey opera fin dal 1955 ottenendo importantissime scoperte come ad esempio quella relativa al buco dell’ozono. Nel weekend l’Osservatorio “Earth” della Nasa ha pubblicato immagini satellitari che mostrano l’inesorabile avanzata delle crepe nei ghiacci. La Nasa mette a confronto le foto scattate nel 1986 con quelle da poco catturate dal satelliti Landsat nel gennaio 2019 per mostrare i possibili rischi.
Quando il presente delude, il passato risplende.
Perciò questi sono tempi di amarcord. Salvini ricorda con struggimento
le cabine telefoniche con i gettoni. Di Maio riscopre le virtù del
Comitato Centrale e della forma-partito, prima o poi riaprirà le
Frattocchie. E gli elettori sembrano avere nostalgia del vecchio
bipolarismo destra-sinistra, proprio quello che l’auto-proclamata Terza
Repubblica aveva dichiarato sepolto, e ormai sostituito da un nuovo
bipolarismo tra popolo ed élite.
Le elezioni regionali che si succedono,
per quanto limitate per numero di votanti e valore politico generale,
sembrano avere tutte un segno univoco: la ripresa del centrodestra e, in
misura minore, del centrosinistra. Si tratta, è vero, di coalizioni
molto ampie, di assemblaggi complicati, e il frazionamento interno è
grande: non prefigurano ancora alleanze abbastanza solide e coese da
prendersi il Paese e governarlo. Ma la direzione di marcia
dell’elettorato è abbastanza chiara. Nelle regionali in Sardegna e in
Abruzzo centrodestra e centrosinistra sommati rappresentano l’80% dei
voti totali, mentre un anno fa, alle politiche, nelle stesse due regioni
si fermavano al 50%.
Respinge «totalmente» la sentenza e annuncia ricorso in
appello per «avere quella giustizia che qui è mancata. Io sono
innocente; la sentenza è sbagliata». Quindi, terreo in volto, si
allontana da palazzo di Giustizia. È il giorno più nero per Gianni
Alemanno, ex sindaco di Roma, ex ministro dell’Agricoltura, ex
segretario del Fronte della Gioventù: il tribunale lo ha condannato a 6
anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, 2 anni di
divieto di contrattazione con la Pubblica amministrazione, confisca di
298mila euro, più un sequestro di altri 50mila euro perché è in vista un
maxi-risarcimento per il Campidoglio e la municipalizzata Ama. Con la
condanna di Alemanno per corruzione e finanziamento illecito si chiude
il cerchio dell’inchiesta Mafia Capitale.
Sconfitti sono anche i suoi avvocati, Franco Coppi e Pietro Pomanti: «Nel milione di intercettazioni telefoniche e ambientali della maxi-indagine – avevano sostenuto in aula – non ce n’è una in cui si dica che ha preso soldi da sindaco o che è un corrotto o che ha compiuto qualcosa che non avrebbe dovuto fare».
Malgrado gli exit poll pronosticassero un testa a testa,
il centrodestra con Christian Solinas, strappa di larga misura la
Sardegna al Pd: che arriva secondo con una coalizione guidata dal
candidato di sinistra Massimo Zedda, sindaco di Cagliari. I 5Stelle
crollano, passando dal 42% delle politiche a meno del 10% e si apre una
ferita visibile nel Movimento. Salvini festeggia, il Pd si crogiola per
questa ripresa malgrado la sconfitta e i grillini sono in crisi.
Solinas, senatore leghista del Partito sardo d’azione, conquista un bagaglio di consensi rilevante in una gara a tre. Già a due terzi dello spoglio, la situazione è incardinata su percentuali stabili: Solinas sopra il 47%, Zedda al 33% e Francesco Desogus di M5S all’11. I voti ai partiti non premiano nessuno: la Lega si ferma sotto il 12%, Fi all’8, Fdi al 4,9 e le liste di centrodestra nel complesso prendono il 52,4%. Il centrosinistra ha il 33% più del voto delle otto liste, con il Pd fermo al 13,5%, ma primo partito della regione. I cinque stelle prendono meno del 10%. I confronti con le tornate precedenti mostrano alcuni dati significativi: i grillini rispetto alle politiche calano da 370 mila voti a circa 70 mila – secondo le stime di Youtrend su dati di lista non ancora definitivi – il centrosinistra ne perde 40 mila e il centrodestra 100 mila in più. La Lega è stabile sul voto di marzo, perdendo qualcosa. Insomma in questo senso non paga la campagna martellante del vicepremier nell’isola e l’attenzione alle proteste dei pastori, anche se Salvini nota che «dalle politiche a oggi, la Lega vince 6 a zero sul Pd».
Le elezioni regionali in Sardegna: l’affermazione del candidato governatore del centrodestra Christian Solinas (centrodestra), il risultato di Massimo Zedda (centrosinistra) e il crollo del M5s. Il commento in studio di Laura Pertici e Claudio Tito. In collegamento da Cagliari l’inviato Emanuele Lauria.
MILANO – Un messaggio in
risposta alle indiscrezioni di potenziali aumenti dell’Iva, visto il
sentiero sempre più stretto nel quale si sono ritrovate le finanze
pubbliche con l’arrivo della recessione. Ma anche un messaggio al
governo, quando si parla di investimenti, di Tav e di necessità di
rispettare gli impegni per non perder la faccia davanti agli investitori
(e i loro denari).
Il ministro dell’Economia è intervenuto alla trasmissione Quarta Repubblica che andrà in onda questa sera. E lì, parlando dell’alta-velocità Torino-Lione,
ha detto: “Non mi interessa l’analisi costi-benefici. Il problema non è
la Tav, il problema è che nessuno verrà mai a investire in Italia se il
Paese mostra che un governo che cambia non sta ai patti, cambia i
contratti, cambia le leggi e le fa retroattive. Questo è il problema,
non la Tav”. E ha aggiunto: “Bisogna portare avanti l’economia
italiana”.
Un uscita che non poteva sfuggire ai Cinquestelle, che della battaglia
contro la Tav hanno fatto una delle loro bandiere. Sempre via etere, in
questa occasione dal programma Zapping di Radio 1, a Tria ha replicato
il collega Danilo Toninelli. Il ministro dei Trasporti lo ha così
ammonito: “Tria ha dimenticato che c’è un contratto di governo, lui
dovrebbe ricordarlo, si atterrà a quello che c’è scritto”.
Il cardinale George Pell, tesoriere e numero tre del Vaticano,
è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti dei
bambini. È stato condannato per crimini sessuali contro minori in
Australia, diventando il più alto funzionario della Chiesa cattolica
condannato in un caso di pedofilia.
In Sardegna è iniziato lo spoglio. I dati reali dopo gli exit poll pubblicati ieri sera, danno il centrodestra unito in vantaggio con il senatore sardista eletto con la Lega, Christian Solinas, al 47,95% e il sindaco metropolitano di Cagliari, Massimo Zedda, appoggiato da una coalizione di centrosinistra, al 33,79%.
Un dato, però, è stato certo sin dalle prime battute. Luigi Di Maio colleziona un’altra, pesantissima sconfitta:
Francesco Desogus, il candidato del Movimento 5 Stelle, è appena al
10,61% con percentuali più che dimezzate rispetto alle politiche di
appena un anno fa.
Ieri è andato a votare soltanto un sardo su
due. Proprio come cinque anni fa. Gli exit poll del Consorzio Opinio
Italia diffusi ieri dalla Rai dopo le 22, a urne appena chiuse, indicano
un testa a testa fra i candidati presidente delle due coalizioni. Il centrodestra
è avanti con un punto e mezzo di differenza. La forbice è, dunque,
minima e lascia pronosticare un finale al cardiopalma per elezioni
regionali alle quali, come è già stato per il voto in Abruzzo, big politici e osservatori hanno attribuito la valenza di un test nazionale, sia per gli equilibri di governo sia in vista delle europee di fine maggio.
L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è stato condannato a sei anni in uno dei filoni dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Alemanno era accusato di corruzione e finanziamento illecito e, secondo la Procura, avrebbe percepito oltre 200mila euro
senza averne titolo, buona parte dei quali attraverso la fondazione
Nuova Italia da lui presieduta. La sentenza della seconda sezione penale
del tribunale di Roma è arrivata dopo due ore di camera di Consiglio.
I fatti sono avvenuto tra il 2012 e il 2014 – I fatti ai quali fanno riferimento gli inquirenti risalgono al periodo tra il 2012 e il 2014: all’epoca Alemanno avrebbe ricevuto dall’imprenditore Salvatore Buzzi, in accordo con Massimo Carminati, e tramite soggetti a loro legati, 223.500 euro (per i quali il pm ha chiesto la confisca) attraverso pagamenti alla fondazione e al suo mandatario elettorale e diecimila euro in contanti. Il tutto con l’aiuto e l’intermediazione dell’ex amministratore dell’azienda romana dei rifiuti (Ama), Franco Panzironi, suo stretto collaboratore.