Archive for Febbraio, 2019

“Azzerare i vertici di Bankitalia e Consob”, il governo torna unito

domenica, Febbraio 10th, 2019

francesco grignetti roma

Non è finito l’attacco a Banca d’Italia, anzi. Se le indiscrezioni di venerdì raccontavano di un consiglio dei ministri agitato, teso, urlato, con i ministri grillini all’attacco del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini, e in difesa il responsabile dell’Economia, Giovanni Tria, ben appoggiato dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, ecco, da ieri la novità è che a difendere i vertici della Banca d’Italia nel governo non c’è più nessuno. Battaglia impopolare, evidentemente, spendersi per l’autonomia della più importante tecnostruttura del Paese. Così come per la Consob.

Al solo nominarle, Bankitalia e Consob, alla maggioranza giallo-verde viene l’orticaria. E così è quasi una gara a demolire. Dice Matteo Salvini: «Non è più possibile che qualcuno sbaglia, non si sa mai chi è stato, e non paga nessuno. Noi rispettiamo chi fa il suo lavoro, ma ci sono stipendi da centinaia di migliaia di euro, e non riconfermare qualcuno del passato mi sembra il minimo nel rispetto di chi è stato fregato». Gli fa eco Luigi Di Maio: «Non vogliamo mettere le stesse persone negli stessi posti dopo quello che è stato fatto in passato».

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Mahmood vince il Festival di Sanremo, sul podio Ultimo e Il Volo

domenica, Febbraio 10th, 2019

alberto mattioli inviato a sanremo

Il Sanremone finisce in gloria, dando un nuovo significato alla parola «noia». Come sarebbe andata a finire, lo si era già capito dopo cinque minuti. Nel consueto numero di apertura con il balletto (ottimo e abbondante, al solito), Claudio Baglioni in smoking bianco da gelataio canta la sua vecchia hit, «E adesso la pubblicità». Uno dei versi recita: «E adesso è un quasi un secolo di noia». Beh, sembra proprio una profezia. «Nessuno è perfetto», dice poi Claudio magno nell’omelia iniziale, dove mette il cappello sul Sanremone che verrà e che forse farà lui o forse no, ma che dovrà continuare «nel solco della musica al centro» e nella difesa della gloriosa canzonetta italiana, e così via (anzi, così sia).

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Si alza il sipario sul Carnevale di Viareggio, il carro di Jovanotti apre la sfilata

sabato, Febbraio 9th, 2019
Carnevale di Viareggio 2019

Viareggio, 9 febbraio 2019 – Si è aperta questo pomeriggio con la cerimonia dell’alzabandiera, mezz’ora in anticipo rispetto all’orario tradizionale delle 16, l’edizione 2019 del Carnevale di Viareggio, quest’anno dedicata alle donne. A fare da madrina alla cerimonia di inaugurazione è stata Carla Fracci, icona internazionale della danza e rappresentante del talento italiano nel mondo, a cui domani mattina sarà consegnato il premio Ondina d’oro, riconoscimento che il Carnevale di Viareggio assegna ogni anno ad un personaggio femminile del mondo della cultura e dello spettacolo.

Ad aprire la sfilata il carro, fuori concorso, dedicato a Jovanotti come omaggio all’artista che ha scelto Viareggio per una delle date (il 30 luglio) e per il gran finale del ‘Jova beach party’ (il 31 agosto).

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La nuova gaffe di Giggino, il più asino d’Europa

sabato, Febbraio 9th, 2019

Marco Zucchetti

Dice il proverbio che il saggio ha gli occhi in testa e l’ignorante cammina al buio. Ecco, se Luigi Di Maio ancora non s’è fatto male è solo perché ha gli occhiali a infrarossi.

Che il vicepremier sia – in coppia col fido Toninelli – campione nazionale di specialità nella gaffe a sfondo linguistico/culturale non si scopre ora. Ma la prestazione di ieri è da Champions League, un vero e proprio salto di qualità. In una lettera al quotidiano Le Monde, il leader grillino ha infatti confessato di ammirare il popolo francese, «punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria». E tanti saluti alla Rivoluzione del 1789.

Se si tralasciano le battute sul boom alle urne del Partito Carolingio nell’800 e le lodevoli iniziative referendarie di Ugo Capeto, viene da chiedersi: ma Di Maio lo sa che «millenario» non significa «in un altro millennio»? In tal caso, ha mai passato con esito positivo l’analisi costi-benefici della quinta elementare? E infine, dato che non era un discorso a braccio: ma non poteva almeno avere l’umiltà di cercare su Wikipedia?

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Elezioni regionali in Abruzzo, test per le alleanze

sabato, Febbraio 9th, 2019

di ETTORE MARIA COLOMBO

Roma, 9 febbraio 2019 – La terra d’Abruzzo, che Gabriele D’Annunzio definiva “forte e gentile”, domani vota per le elezioni regionali. Alle urne andranno poco più di un milione di cittadini per eleggere presidente della Giunta e Consiglio regionale. Si dovrebbe trattare di una ‘normale’ elezione regionale, invece è il primo test elettorale dalle Politiche del 4 marzo. Lo saranno anche le regionali in Sardegna del 24 febbraio, ma prima arriva l’Abruzzo. Non a caso, i big 5 Stelle, dopo la foto di Salvini con Meloni e Berlusconi, ieri non hanno perso occasione di fare ironia, con Alessandro Di Battista che ha punto l’alleato: “C’era anche Quagliariello… mancava solo Cirino Pomicino”. 

Ma veniamo alle urne di domani. Si va al voto anticipato perché l’ex governatore, Luciano D’Alfonso (Pd) ha optato per il seggio da senatore e mollato la poltrona da presidente. I candidati a governatore sono quattro, tre con chanche di vittoria: Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm e abruzzese doc, per il centrosinistra, appoggiato da otto liste, tra cui Pd, Leu, i Socialisti, i Centristi e ben tre liste locali; Marco Marsilio, senatore di Fd’I, con nonni abruzzesi, ma assai poco presente e legato alla regione, che è appoggiato da tutto il centrodestra (Lega, FI, Fd’I, Udc) più due liste locali di area centrista; Sara Marcozzi, consigliera regionale uscente e già candidata alle scorse regionali, sostenuta da una sola lista, quella 5 Stelle. Il quarto è Stefano Flajani (CasaPound). Se si dovessero trasferire i risultati ottenuti, in Abruzzo, alle scorse Politiche, non ci sarebbe partita. I 5 Stelle partono dal 39,8%, il centrodestra dal 35,5%, il Pd dal 20,2%. Ma di acqua ne è passata sotto i ponti. 

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Crisi rifiuti, terremoto a Roma: Raggi perde un altro assessore

sabato, Febbraio 9th, 2019

di Stefania Piras

ROMA Quando l’assessore all’Ambiente del Campidoglio Pinuccia Montanari annuncia le dimissioni irrevocabili scatta la telefonata al capo politico Luigi Di Maio. Certo, non ci voleva la notizia dell’ennesima testa della giunta Raggi che rotola in piena campagna elettorale alla vigilia del voto in Abruzzo. Ma il vicepremier è informato, sa che il settore rifiuti nella capitale è in tremendo affanno e che c’è bisogno di una svolta che Montanari, in guerra con l’assessore Gianni Lemmetti, non può più assicurare. 

L’ASSENSO 
E quindi quando gli comunicano delle dimissioni dell’assessore portato a Roma da Beppe Grillo, Di Maio dà il suo assenso, la copertura politica a Virginia e passa la palla al deputato romano Francesco Silvestri: «Chiamate lui», dice ai suoi.
Silvestri sa che Montanari balla da tempo e dice con tono liberatorio: «Vogliamo bene a Pinuccia ma la città soffre e non può permettersi di galleggiare. Se le due strade dovevano dividersi meglio ora che dopo». Si volta pagina anche se il futuro dell’azienda è tutto da scrivere. Da undici mesi il Campidoglio boccia sistematicamente il bilancio 2017 della più grande municipalizzata dei rifiuti di cui è unico cliente e socio. E tra l’idealista Montanari e il pragmatico Lemmetti, che a Livorno con Aamps e poi a Roma con Atac, non ha avuto paura di premere il pulsante «fallimento pilotato», il M5S sceglie il secondo. Anche a costo di scontrarsi con altre turbolenze in città: i sindacati usano apertamente la parola «sciopero» in un contesto già abbastanza difficoltoso sul piano della raccolta dell’immondizia e della pulizia della città.

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Il Nord svuota la Scuola: via 8 miliardi e 200 mila statali

sabato, Febbraio 9th, 2019

di Andrea Bassi e Lorena Loiacono

ROMA La tensione sale. I sindacati sono sul piede di guerra pronti, persino, allo sciopero generale. Sul regionalismo differenziato, la richiesta di autonomia di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, la scuola è la madre di tutte le battaglie. Il Veneto, al solito, è partito lancia in resta. Vorrebbe l’en plein. Spostare da Roma a Venezia il controllo di tutto il personale che lavora nell’istruzione, più di 70 mila persone presenti nella Regione. Il ministero dell’Istruzione ne uscirebbe fortemente depotenziato. E a rischio, hanno fatto notare Cgil, Cisl e Uil, che hanno scritto una dura lettera al premier Giuseppe Conte, ci sarebbe anche il rispetto della Costituzione. Così le richieste potrebbero essere ammorbidite. Le Regioni, nella nuova proposta di autonomia, potrebbero chiedere il controllo solo dei nuovi assunti e di poter firmare contratti integrativi regionali, ma fermo restando che il pagamento degli stipendi sia spostato dal ministero verso le Regioni. Il risultato non cambierebbe. Se Lombardia e Veneto percorressero questa strada, passerebbero di mano 8 miliardi di spesa pubblica: 2,7 per la Regione guidata da Luca Zaia e 5,3 miliardi per quella di Attilio Fontana.

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Scoppia la faida nel M5s sull’immunità a Salvini

sabato, Febbraio 9th, 2019

Patricia Tagliaferri

Più di una spina nel fianco. Per i Cinque Stelle il caso Diciotti, in assenza di una chiara indicazione di voto da parte del leader Luigi Di Maio, sta assumendo i contorni di una faida interna.

Del resto quello dell’immunità è un tema cruciale per i pentastellati e un eventuale no alla richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini sarebbe per molti, soprattutto per l’ala ortodossa, un tradimento ai valori fondanti del Movimento.

È così che la pensa Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, rappresentante di quella parte del M5s che non vuole cedere ai compromessi e che non vede di buon occhio chi, tra i colleghi grillini, tifa per il no all’autorizzazione. C’è aria di resa dei conti e il suo pensiero ha suscitato più di una polemica, tanto da spingere i dem ad esprimergli solidarietà per essere finito lui sotto processo al posto di Salvini. Nelle parole del senatore pentastellato Michele Giarrusso, capogruppo della Giunta per le immunità, si intravede addirittura una velata minaccia nei confronti della posizione intransigente del presidente della Commissione antimafia: «Ognuno ritiene quello che crede su questa vicenda e se ne assumerà la responsabilità».

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La formula magica per far fuori i grillini

sabato, Febbraio 9th, 2019

Augusto Minzolini

L’argomento Gregorio Fontana, responsabile organizzativo di Forza Italia, lo tira fuori quasi per caso. «Il governatore lombardo Fontana sta mettendo in piedi Lombardia Ideale – spiega in un Transatlantico di Montecitorio semideserto – e vedrete che poi verrà fuori anche Veneto Ideale, Piemonte Ideale, Liguria Ideale.

Soggetti che rappresentano una posizione più fedele al programma del centrodestra, ma in chiave leghista, e che puntano a sostituire Forza Italia. Camere di compensazione dove finirebbero i nostri fuoriusciti per entrare in una coalizione ad egemonia salviniana. Per difenderci dobbiamo prendere una posizione chiara, dire che votando Salvini si vota per un governo con i grillini, mentre un voto a noi è per mandare a casa l’esecutivo combina guai e aprire la strada ad un governo di centrodestra. Da qui alle Europee ci sarà una lotta all’ultimo voto per la sopravvivenza, la nostra Stalingrado».

Più o meno è questa l’aria che si respira tra gli azzurri, o almeno tra quelli che credono ancora in un futuro per il partito del Cav. «Chi vuole mandare a casa gli incompetenti a 5stelle gli va dietro Davide Bendinelli, coordinatore del Veneto deve convincersi, magari turandosi il naso per citare Montanelli, che ci siamo solo noi. Non è certo Salvini, che governa con i grillini, l’alternativa».

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Così la Francia ha sempre respinto le imprese italiane, mentre cerca di colonizzare la Penisola

sabato, Febbraio 9th, 2019

Giuliano Balestreri

Era dal 1940 che Parigi non richiamava il proprio ambasciatore dall’Italia “per consultazioni”. Allora il governo fascista di Benito Mussolini aveva dichiarato guerra alla Francia dando “un colpo di pugnale a un uomo già a terra” disse l’ambasciatore transalpino lasciando l’Italia. Lo spettro di una guerra è oggi lontano anni luce, ma tra Roma e Parigi i rapporti politici sono sempre più tesi: il vicepremier Luigi Di Maio sostiene i gilet gialli contro il presidente Macron e il vicepremier Matteo Salvini pretende che Parigi si comporti come tutti i Paesi europei.

Leggi anche “Così l’Antitrust Ue potrebbe bocciare l’operazione Fincantieri-Stx”

I rapporti tra i due Paesi si sviluppano a vari livelli. Dal punto di vista macroeconomico, Francia e Italia sembrano fatte per stare insieme. Nel 2017, gli scambi commerciali sono arrivati alla cifra record di 76,5 miliardi di euro (nel 2018 dovrebbe essere aumentati ancora): l’Italia con importazioni per 35,1 miliardi è terzo cliente della Francia, ma è anche il suo terzo fornitore con esportazioni per 41,4 miliardi di euro. Di più: il saldo della bilancio pende a favore di Roma.

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