Archive for Febbraio, 2019

Alitalia, Air France si sfila

venerdì, Febbraio 8th, 2019

MILANO – Pesa il cattivo stato delle relazioni tra Francia e Italia, tanto che la compagnia di bandiera d’Oltralpe, Air France, ha lasciato trapelare che non intende più recarsi, come già aveva fatto in passato al capezzale di Alitalia. Il gruppo avrebbe deciso di sfilarsi dalla partita per il salvataggio: una decisione “dovuta a motivi politico-istituzionali”, riferiscono al Sole 24 Ore “fonti autorevoli”, dopo la decisione del governo francese di richiamare il proprio ambasciatore a Roma alla luce delle tensioni con l’Italia. La mossa, se confermata, complicherebbe la ricerca di un partner industriale per Fs nell’operazione che punta al rilancio della compagnia aerea. Che, si ricorda, continua a bruciare la cassa del prestito ponte da 900 milioni.

REP.IT

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Crolla (ancora) la produzione industriale

venerdì, Febbraio 8th, 2019

Luca Romano

Ancora un indicatore che sancisce l’inizio di un periodo “nero” per la nostra economia.

Dopo i dati Ue sulla frenata del Pil adesso arriva anche una mazzata dall’Istat sull’operato del governo. La produzione industriale ha subito un calo del 5,5 per cento su base annua. Si tratta della quarta contrazione consecutiva. Ma il dato rilevato dall’Istat mette in evidenza un aspetto non secondario: questa è la diminuzione più consistente dal 2012. “A dicembre – spiega l’Istat – diminuisce nuovamente la produzione industriale italiana, con una variazione ampiamente negativa sia su base congiunturale sia in termini annui.

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Italia e Francia allo scontro Ecco dove Macron può colpirci

venerdì, Febbraio 8th, 2019

Lorenzo Vita

Lo scontro fra il governo italiano  ed Emmanuel Macron ha raggiunto, ieri, un altro picco. Il richiamo dell’ambasciatore a Roma è stato uno dei segnali più chiari delle crescenti tensioni fra Italia e Francia. Da Parigi non sembra ci siano segnali di distensione. E anche se a Roma qualcuno cerca spiragli, sia in seno alla maggioranza che in sede diplomatica, ora molti attendono che l’Eliseo possa fare una nuova mossa per colpire l’Italia.

Parliamo di una nuova mossa, perché se è vero che il governo italiano ha aumentato il livello dello scontro (ed è chiaro che ci siano delle responsabilità anche di una parte del governo), è anche vero che la Francia non ha mai cessato di colpire costantemente gli interessi italiani. Lo ha fatto sul fronte dei migranti, sul rispetto dei confini nazionali, sulla Libia, sui cantieri di Saint-Nazaire andando a danneggiare Fincantieri, e lo ha fatto anche in sede europea, sia per quanto riguarda la battaglia sul deficit sia blindando l’asse franco-tedesco con il Trattato di Aquisgrana.

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Scontro Italia-Francia, Mattarella striglia il governo: “Serve rispetto, ricucire subito”

venerdì, Febbraio 8th, 2019

ugo magri roma

Non ci si comporta così con i nostri vicini. Oltre che sbagliato, immischiarsi nelle loro vicende interne è contro i nostri stessi interessi, ci fa danno. Prima di mettersi in posa con i gilet gialli, un ministro come Luigi Di Maio avrebbe dovuto interrogarsi sulle conseguenze per l’Italia. Adesso bisogna rimediare di corsa. Anzi, «immediatamente»: è l’espressione esatta, ultimativa, che viene recapitata al governo direttamente da Ciampino, dove Sergio Mattarella sbarca a sera dopo dieci ore di volo senza scalo da Luanda, nel cuore dell’Africa. Nella mattinata aveva tenuto un discorso al Parlamento dell’Angola, Paese ricco di potenzialità e di materie prime. Mai avrebbe immaginato che esplodesse, mentre lui era in viaggio, una crisi diplomatica da cui rischiamo di uscire bastonati.

Per carità di patria, il presidente evita pubbliche reprimende. Ma fonti del Quirinale manifestano informalmente «grande preoccupazione» per l’accaduto. Rendono pubblico lo sconcerto della massima carica istituzionale che già nei giorni scorsi, quando Di Maio e Di Battista si erano scatenati contro il «franco coloniale», era stata sul punto di far sentire la sua voce. «Va ristabilito immediatamente un clima di fiducia con i Paesi amici e alleati», scandiscono i collaboratori di Mattarella. Lo strappo con Parigi dev’essere ricucito. Anzi, di più: «I consolidati e preziosi rapporti di amicizia e collaborazione con la Francia vanno difesi e preservati». Destinatario del diktat presidenziale è anzitutto il premier, che nel pomeriggio aveva cercato di nascondere l’imbarazzo minimizzando (senza successo) l’incidente con la Francia; e poi il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, con il quale Mattarella ha stabilito un rapporto di fiducia assai stretto.

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“Basta attacchi dall’Italia”. La Francia si ribella e richiama l’ambasciatore

venerdì, Febbraio 8th, 2019

francesca paci roma

Non è c’è nulla di routine nella crisi apertasi ieri tra Roma e Parigi, con il richiamo dell’ambasciatore francese Masset al Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri transalpino. Per quanto in serata il premier Conte minimizzi la giornata definendola un «passaggio, anche istituzionale diciamo un po’ vivace» e precisando che con i «gilet gialli» Di Maio non ha agito da ministro ma «da capo politico del M5S», i rapporti tra i due Paesi non sono mai stati così tesi. Da «Le Monde» a «France 24» a «Libération», i media d’Oltralpe, finora poco interessati alle schermaglie tra Macron e il governo giallo-verde, parlano del peggiore scontro dal 1940, spingendosi a evocare l’ingresso di Mussolini in guerra.

«C’erano delle difficoltà ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la foto di Di Maio con i “gilet gialli” e l’incoraggiamento a non mollare», confermano da Parigi. Quando il 7 gennaio scorso il ministro del Lavoro aveva offerto il sostegno della piattaforma Rousseau ai dimostranti che avevano appena sfondato con una ruspa il dicastero francese dei rapporti con il Parlamento la risposta era stata il silenzio. .

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La Lega prepara i suoi emendamenti “anti-furbetti e fannulloni” sul reddito di cittadinanza

venerdì, Febbraio 8th, 2019

Non bastano alla Lega le norme ‘anti-divano’ inserite nel provvedimento sul reddito di cittadinanza. Il partito di via Bellerio vuole stringere ancora di più il campo dei beneficiari. E sta preparando, riferiscono fonti parlamentari, un pacchetto di emendamenti che verrà presentato martedì. Si tratta di modifiche per evitare che i fondi vadano “a chi finora non ha fatto nulla per ottenere un posto di lavoro”, spiegano le stesse fonti.Il reddito – questa la premessa – deve andare a chi dimostra di essere iscritto all’università o di aver fatto perlomeno un percorso scolastico. L’obiettivo è quello di “scovare i furbetti”, di non far sì che a beneficiare della misura del governo siano nullafacenti.

Secondo lo schema del reddito chi firma il Patto per il Lavoro o il patto per l’inclusione sociale “deve partecipare a progetti utili alla collettività predisposti dai comuni, fino ad 8 ore settimanali”. Ma la Lega sta studiando come intervenire in maniera più rigida sulla platea e far sì che la misura non sia assistenziale. Interventi che riguarderanno non solo i beneficiari italiani ma anche quelli stranieri. E’ prevista una ‘stretta’ anche per questi ultimi. Al momento può beneficiare del reddito di cittadinanza chi è residente in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa. Il termine dei 10 anni non verrà cambiato, ma ci saranno – viene spiegato – ulteriori paletti.

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Caso Diciotti, tutti i buchi della memoria di Salvini

venerdì, Febbraio 8th, 2019

Non c’è nessuna argomentazione nuova, in grado di capovolgere le accuse del Tribunale del Ministri a Matteo Salvini, nella sua relazione una e trina depositata in giunta, con premier e vicepremier che, nei due allegati corrono in soccorso, per fornire al ministro dell’Interno uno scudo giudiziario. Per fuggire dal “processo” e non “difendersi nel processo”. Non c’è perché la difesa sovranista è quanto di più vecchio si sia visto nelle Aule del Parlamento. Tutta politica, più che di merito. Col ministro dell’Interno che chiama in correità l’intero governo sulla vicenda della Diciotti e l’intero governo corre a dare copertura politica. Questa è l’impostazione. Tesa a dimostrare non l’assenza del gesto, su cui pende l’accusa di sequestro di persona, ma che quel gesto è “coerente” con la politica del governo.

È questo il cuore della memoria depositata dal ministro dell’Interno alla Giunta per le autorizzazioni: “Emerge chiaramente come proprio sulla vicenda Diciotti si è in presenza di un’iniziativa del governo italiano”. Una iniziativa “coerente con la politica dello Stato sui flussi migratori peraltro risultante anche dal contratto di governo che non può essere svilita come mera presa di posizione politica avulsa dal contesto generale delle strategie governative”. Prova di questa coerenza sono, appunto, i due documenti, allegati alla memoria, firmati dal premier Giuseppe Conte (il primo), da Luigi Di Maio e dal ministro dei Trasporti Toninelli (il secondo), sulla cui ammissibilità ci sarebbe molto da discutere. Ma a chiudere il dibattito – anche questa è politica – ci ha pensato d’imperio il presidente della Giunta Maurizio Gasparri, fino a poco fa, per i Cinque Stelle, l’uomo nero che blindò per legge il conflitto di interesse di Berlusconi. Adesso è utile pure il suo “garantismo” per salvare Salvini.

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Ma che vuole Macron dall’Italia?

venerdì, Febbraio 8th, 2019

Improvvisamente, in un primo pomeriggio qualunque di febbraio, siamo entrati in “guerra” con la Francia. Ma il conflitto arriva in un precipitare di dichiarazioni, risposte, e ragioni esposte e negate, che si susseguono in un percorso affrettato, imprevisto, caotico: nessun passo formale fra i governi delle due nazioni, nessun passaggio istituzionale o telefonata fra i vertici dei due paesi. Precipitiamo nel faccia a faccia Italia-Francia in via extraistituzionale, come se si trattasse di uno scontro fra due partiti. Che, alla fine, è esattamente quello di cui si tratta: due campagne elettorali che si incrociano e che esplodono nello spazio comune europeo.

Il primo colpo arriva da Parigi, ma nemmeno ufficialmente. Arriva in verità da un alert del Financial Times (è la globalizzazione bellezza) che ci annuncia che la Francia ritira “per consultazioni” il suo ambasciatore in Italia. Arriva poi, stilato in due lingue, dal Ministero degli Esteri di Parigi un comunicato stampa, in cui si accusa l’Italia di ingerenze nella politica francese.

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Taglio dei parlamentari, arriva il primo sì del Senato

venerdì, Febbraio 8th, 2019

di CONCETTO VECCHIO

Il Senato ha approvato il disegno di legge della maggioranza di riforma costituzionale che taglia il numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200). I sì sono stati 185, i no 54, gli astenuti 4. Il testo passa ora alla Camera.

In favore del ddl hanno votato M5s e Lega, che avevano presentato il testo, ma anche Forza Italia e Fdi, che hanno detto che la loro scelta è una “apertura di credito” alla maggioranza sul tema delle riforma, che richiederà una verifica nei passaggi successivi.

Contrari il Pd, Leu, e il gruppo delle Autonomie. I democratici avevano presentato un emendamento che legava il taglio dei parlamentari alla trasformazione del Senato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidente Elisabetta Casellati. Di qui il loro no.

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Sanremo, show con Vanoni, si balla con Tozzi e Raf. E Serena Rossi. “E’ ora di chiedere scusa a Mia Martini”

venerdì, Febbraio 8th, 2019

dalla nostra inviata ALESSANDRA VITALI

Terza serata del festival, in pista la seconda metà dei cantanti e tanti ospiti

Terzo appuntamento con il festival, “anche stasera siamo vivi e siamo qui” dice Claudio Baglioni che apre lo spettacolo con Viva l’Inghilterra poi presenta “The Queen e The King, Virginia Raffaele e Claudio Biso”. Giro di boa per il Baglioni bis, superato lo scoglio del debutto e archiviata la seconda serata. In scena altri dodici cantanti e parecchi ospiti. Apre la gara Mahmood, Venditti celebra i quarant’anni di Sotto il segno dei pesci, Ornella Vanoni si “vendica” dell’imitazione di Virginia Raffaele, Raf e Umberto Tozzi fanno ballare l’Ariston, e Serena Rossi ricorda Mia Martini: “E’ ora di chiederle scusa”.

La scaletta
Ecco, in ordine di uscita, i dodici sul palco:
Mahmood Soldi
Enrico Nigiotti Nonno Hollywood
Anna Tatangelo Le nostre anime di notte
Ultimo I tuoi particolari
Francesco Renga Aspetto che torni
Irama La ragazza con il cuore di latta
Patty Pravo con Briga Un po’ come la vita
Simone Cristicchi Abbi cura di me
Boomdabash Per un milione
Motta Dov’è l’Italia
Zen Circus L’amore è una dittatura
Nino D’Angelo e Livio Cori Un’altra luce

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