Archive for Febbraio 15th, 2019

Borse volano con «progressi» Usa-Cina e apertura Bce a sostegno banche

venerdì, Febbraio 15th, 2019

di P. Paronetto e A. Fontana

I «progressi» nei negoziati Usa-Cina sul commercio e l’apertura della Bce a nuove misure di supporto per l’attività bancaria hanno spinto tutte le Borse europee (segui qui l’andamento) che hanno chiuso la settimana con guadagni vicini al 2%. Piazza Affari, dopo una partenza timida, ha guadagnato l’1,9% nel FTSE MIB, segnando i nuovi massimi da metà ottobre sopra quota 20mila punti, spinto da tutto il settore bancario. Wall Street è vivace, in particolare nell’indice Dow Jones.

Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, +6,4% per Telecom Italia dopo che ieri la Cdp ha annunciato di essere pronta a rafforzare la propria partecipazione: secondo indiscrezioni di stampa la Cassa potrebbe raddoppiare la quota portandosi attorno al 10%.Brillante Eni dopo i conti 2018: +2,3%. Bene anche Saipem grazie alla corsa del petrolio, mentre Pirelli & C ha invertito la rotta e guadagna terreno dopo un avvio in rosso. Nel comparto delle banche le performance migliori con Banco Bpm(+6,9%), Unicredit(+5,2%) e Ubi(+5%).

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Confiscati beni per oltre 9 milioni di euro allʼex tesoriere della Margherita

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Confiscati dalle Fiamme Gialle di Roma all’ex parlamentare e tesoriere della Margherita Luigi Lusi beni mobiliari e immobiliari per un valore di oltre 9 milioni di euro. Lusi è stato condannato in via definitiva per appropriazione indebita nel dicembre 2017.

Tra i beni confiscati ci sono quote sociali e l’intero patrimonio aziendale di una società di capitali, una villa a Genzano di Roma, del valore di circa 4,1 milioni di euro, 6 appartamenti, 1 box e 1 terreno ubicati a Roma e in provincia de L’Aquila, per un valore complessivo di circa 3,7 milioni di euro. E ancora:conti correnti, polizze assicurative e fondi d’investimento per circa 1,3 milioni di euro.

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Europee, Di Maio presenta 4 alleati del M5s e “scarica” Christophe Chalençon

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Luigi di Maio ha presentato a Roma quattro alleati del M5s in vista delle Europee: si tratta dei croati di Zivi Zid, dei polacchi di Kukuz’15, dei finlandesi di Liike Nyt e dei greci di Akkel. La volontà del vicepremier è quella di formare un gruppo autonomo che sia “ago della bilancia” a Strasburgo. “Abbiamo contatti con altre forze che si uniranno presto”, ha detto Di Maio, che però “scarica” Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli.

“No a chi invoca la lotta armata” – Parlando dei capi della rivolta gialla in Francia e delle ultime dichiarazioni di Christophe Chalençon, Di Maio ha affermato che “c’è una interlocuzione con questa realtà complessa, ma non abbiamo intenzione di dialogare con chi parla di guerra civile e di lotta armata”. Durante un’intervista, Chalençon ha infatti evocato un colpo di Stato asserendo: “Arriveremo al limite della guerra civile, imbracceremo le armi per rovesciare il governo, Emmanuel Macron dovrà piegarsi ai militari”.

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Autonomie regionali, le due Italie. Governatori del Nord in pressing, preoccupazioni al centro-sud

venerdì, Febbraio 15th, 2019

La riforma delle autonomie regionali divide la politica, ma spacca il Paese in due Italie. Da una parte ci sono i governatori delle regioni settentrionali che pressano l’esecutivo affinché dia il via libera al testo messo a punto dalla ministra leghista Erika Stefani; dall’altra i governatori del centro-sud che temono di essere penalizzati e si preparano a resistere. Con la Lega favorevole e i 5 Stelle contrari, sul testo è mancata l’intesa in Consiglio dei ministri, Matteo Salvini ha chiesto un chiarimento politico.

Secondo la ministra Stefani si sta creando un “allarmismo infondato”, perché “ribadiamo il nostro totale rispetto del percorso indicato dalla Costituzione, dei livelli essenziali delle prestazioni e dei bisogni di tutti i territori. Non toglieremo niente a nessuno. Preciso anche che un coinvolgimento condiviso del Parlamento ci sarà. Autonomia significa responsabilizzazione degli amministratori locali. Noi vogliamo avvicinare il più possibile le decisioni ai cittadini. Comprendo i timori per la novità, ma non dobbiamo avere paura di cambiare per trovare le soluzioni migliori per risolvere problemi che oggi sono oggettivi”.

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La giostra degli incapaci

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Alessandro Sallusti

Se abbiamo capito bene, questo governo vuole chiudere i negozi la domenica, ma anche no, visto che la tanto proclamata legge ieri è stata azzerata.

Non solo. Ieri abbiamo annunciato su questa prima pagina il varo della riforma per dare l’autonomia fiscale al Nord, ma oggi scopriamo, al termine del Consiglio dei ministri, che non è proprio così, al massimo «se ne può discutere». Non parliamo della Tav: si fa sicuramente o non si fa certamente a ore alterne, dipende da quale dei ministri parla o twitta. E poi il reddito di cittadinanza, che c’è, ma non ancora (mancano i decreti e le strutture per farlo funzionare). Non solo. Bankitalia è indipendente (Mattarella), ma solo fino a un certo punto (Di Maio). E in politica estera è la stessa musica. Il dittatore venezuelano Maduro, la scorsa settimana era amico dell’Italia, da ieri è un nemico da deporre. Per non parlare di Macron: un pezzo del governo (Cinque Stelle) giudica il capo dell’Eliseo un cretino da abbattere, per l’altro pezzo (Lega) è solo un percolo, ma per il nostro capo dello Stato è un grande statista e illustre amico che presto sarà ricevuto al Quirinale con tutti gli onori.

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Borghi agita lo spettro Italexit: “Usciamo se non cambia nulla”

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Luca Romano

Il voto delle Europee del prossimo 26 maggio potrebbe dare un pesante scossone a tutta l’Unione Europea.

La sfida di fatto sarà tra un campo moderato e filo-europeista e uno sovranista che chiede nuove regole all’interno dell’Unione. Sul campo delle Europee si giocherà anche la partita del nostro govenro gialloverde che di fatto con le continue tensioni su Tav, Autonomia e Diciotti, vivrà l’appuntamento di maggio come una sorta di resa dei conti nei consensi tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Ma ad agitare le acque per le Europee arrivano anche le parole del presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi. L’esponente leghista all’Agi rilancia l’ipotesi di una Italexit dall’Unione nel caso in cui non dovessero cambiare le politiche “anti-Italia di Bruxelles” dopo il voto del 26 maggio. Le parole di Borghi sono molto chiare: “Il voto europeo del 26 maggio rappresenta la nostra ultima speranza per cambiare l’Unione europea: se non si riuscisse a cambiare nulla e l’Europa continuasse con politiche dannose per l’Italia, io, personalmente, suggerirei di uscirne”. E ancora: “Ovviamente non è così facile uscire come dirlo, e lo abbiamo visto con Brexit. Ma a un certo punto ci deve essere un limite oltre il quale si smette di subire”.

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Paolo Savona, la frase rubata: “Con questi qui al governo…”. Ecco perché non è più ministro

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Si torna a parlare di Paolo Savona, ormai ex ministro per gli Affari Europei, ora dirottato alla Consob. Ministro in primissima linea quando il governo muoveva i primi, dunque sempre più critico e defilato. E qualche elemento in più sul passaggio dal ministero all’autorità di vigilanza sulla Borsa lo offre Augusto Minzolini, che in un retroscena pubblicato su Il Giornale dà conto di alcune parole – pesantissime – parole pronunciate proprio da Savona. Minzo premete che “deluso ed amareggiato”, Savona aveva da tempo maturato la decisone di mollare il ministero. Dunque aggiunge che dieci giorni fa l’ex titolare degli Affari Europei aveva spiegato ad un influente porporato: “Avevo l’ambizione di fare come Truman, un piano Marshall del Nord per il meridione, ma con questi non si riesce a combinare granché: per cui ho sempre la lettera di dimissioni in tasca. Pronta all’uso”.

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Luigi Di Maio, la mossa sporca contro Lega e Salvini: Autonomia, il governo rischia

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Chissà se Matteo Salvini e i vertici della Lega avevano studiato tutto a tavolino già mesi fa. Perchè il modo e le tempistiche con cui si stanno muovendo sui principali dossier di governo, fanno pensare a una strategia meticolosamente studiata per fiaccare, settimana dopo settimana, il M5S e ridurlo in poltiglia.

L’ultimo caso è quello della cosiddetta autonomia, che permetterebbe a regioni come Veneto e Lombardia la compartecipazione alle imposte, ovvero la possibilità di “tenersi” parte delle tasse pagate sul loro territorio. L’accelerazione che il processo ha avuto negli ultimi giorni, con l’annuncio da parte della ministra per gli Affari regionale Erika Stefani di un accordo raggiunto tra il ministero dell’Economia e la regione Veneto è, per il Movimento 5 Stelle, una autentica mazzata nella prospettiva delle prossime elezioni regionali in Sardegna e Basilicata, ma soprattutto in vista delle Europee del prossimo 26 maggio.

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Ambulanze bloccate per 12 ore senza barelle: è caos negli ospedali romani

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Elena BarlozzariAlessandra Benignetti

Ambulanze al palo in attesa della restituzione delle barelle. Nel girone infernale del servizio sanitario regionale succede anche questo.

È l’ennesimo prezzo da pagare per traghettare la sanità del Lazio fuori dal tunnel decennale del commissariamento. Il piano di rientro, dice Zingaretti, ha funzionato: “Dai 669 milioni di euro di disavanzo del 2013 si è arrivati ai 45,6 milioni del 2017, pari allo 0,4 per cento del fondo sanitario regionale”. Eppure basta mettere piede in uno dei tanti ospedali della Capitale per rendersi conto dell’effetto prodotto dalla scure dei tagli sui livelli assistenziali (guarda il video).

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Moody’s vede nero Ed è già iniziata la fuga dal governo

venerdì, Febbraio 15th, 2019

Augusto Minzolini

S abato scorso, nello splendido scenario della Basilica di San Giovanni in Laterano, a uno dei cardinali più estroversi della Chiesa italiana, che gli chiedeva lumi sul futuro del governo gialloverde, il ministro Giovanni Tria, reduce dall’ennesima baruffa, questa volta su Bankitalia, aveva risposto: «Così non si può più andare avanti!».

Fin qui lo stato d’animo dell’attuale responsabile dell’Economia. Quello che invece doveva essere il «ministro ombra» del dicastero, cioè Paolo Savona, deluso e amareggiato, alla fine ha mollato. Dieci giorni fa aveva spiegato ad un altro influente porporato: «Avevo l’ambizione di fare come Truman, un piano Marshall del Nord per il meridione, ma con questi non si riesce a combinare granché: per cui ho sempre la lettera di dimissioni in tasca. Pronta all’uso…». Alla fine non è stato necessario: per esorcizzare l’immagine dell’uomo simbolo del governo del «cambiamento» che manda tutti a quel paese sbattendo la porta, Savona è stato paracadutato alla Consob. Così il professore si è risparmiato il calvario che attende il governo: il meno davanti alle cifre del Pil; la maglia nera per essere l’unico Paese Ue in recessione; la sequenza primaverile delle agenzie internazionali (da Moody’s, a S&Poor’s a Fitch) in procinto di abbassare il rating italiano.

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