Archive for Aprile, 2019

Così il rogo di Parigi ha riacceso la fede

mercoledì, Aprile 17th, 2019

Stefano Zurlo

In ginocchio. Come devoti medioevali riemersi dalle catacombe dell’Illuminismo. Magari muovono solo le labbra, come le vecchiette nelle loro giaculatorie, ma sono i nipotini dei rivoluzionari che profanarono Notre-Dame.

Ora innalzano le loro invocazioni fino al cielo, lo stesso che avevano provato ad eliminare dall’orizzonte. Sorpresa: il grande rogo ha incenerito la chiesa, ma ha riacceso la fede. È un paradosso che si dispiega in una giornata funerea per le certezze dei francesi. E però le immagini che arrivano da Parigi ci mostrano i giovani e i vecchi che pregano come non si era mai visto. Cantano. Scandiscono le formule sacre che forse non ricordavano nemmeno più. Versano lacrime di commozione, ma forse anche di nostalgia: quel mondo era già relegato ai margini della società, ma ora, forse, vederlo svanire per sempre suscita sensazioni e pensieri mai provati. Rimpianto che si fa curiosità, perché la tradizione è ignota ai più.

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Milano, Sala coccola gli immigrati e loro gli occupano lo stabile

mercoledì, Aprile 17th, 2019

Marianna Di PiazzaFabio Franchini

Milano Via Sammartini è una lunga via che costeggia il lato Ovest dei binari della Stazione Centrale.

Percorrendola tutta si arriva alla Caritas Ambrosiana e a un Hub di prima accoglienza per migranti, ma qualche centinaia di metri prima ci si abbatte nello stabile abbandonato dell’ex mercato del pesce. Lo scenario è tetro.

Di proprietà del Comune e dunque dei cittadini di Milano, confinante con le cucine di MilanoRistorazione, a una decina di metri da un centro anziani e a un centinaio di metri da un asilo, questa struttura è stata presa d’assalto e occupata da un manipolo di immigrati, perlopiù migranti nordafricani. Che hanno trasformato questo fatiscente edificio, a rischio crollo, nel loro rifugio, nonostante la polizia abbia (ri)messo una grossa catena con lucchetto all’ingresso. Già, rimesso, perché un precedente lucchetto era stato divelto dai migranti, inquilini abusivi e indesiderati.

Pericolante, pieno di topi, immondizia, escrementi ed esseri umani in pessime condizioni igienico-sanitarie: insomma, l’ex mercato del pesce è una bomba ad orologeria pronta a esplodere, o meglio, a crollare, mietendo vittime. (Guarda il video)

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Non obbedisco, signor ministro

mercoledì, Aprile 17th, 2019

Mai si era visto lo Stato Maggione della Difesa rivoltarsi contro il ministro dell’Interno con parole di inusitata durezza paragonando la circolare sui migranti firmata da Salvini a un atto degno di un “regime”, perché “un ministro non può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato”. Mai si era visto un ministro dell’Interno imporre prima una direttiva di quel tipo, senza coordinarla tra i ministeri competenti. E rispondere poi, incurante, il suo vado avanti, che poi significa “comando io, punto”, pressoché un “me ne frego”. Della Difesa, delle critiche Di Maio, di tutto.

Al Quirinale, assicurano fonti “ufficiali”, non se ne è parlato nel corso dell’incontro tra Mattarella e Conte, dedicato alla necessità di mettere ordine nell’approvazione dei tanti decreti da convertire, altro capitolo di un governo che ormai non governa, impegnato in una campagna permanente. Però quello che si è materializzato agli occhi del capo dello Stato, che è anche il capo supremo delle forze armate, è uno “scontro istituzionale grave”. E qualche contatto, sollecitato da palazzo Chigi c’è stato, nel tentativo anche di coinvolgere Mattarella in una situazione già sfuggita di mano, e non da oggi. Perché, questo il punto, è almeno da metà marzo che Salvini, con la prima direttiva in materia sul controllo delle frontiere marittime e il contrasto all’immigrazione clandestina, ha “scippato” i poteri del ministro Trenta invadendo il campo della Difesa. E ora ha aggiornato il testo, rendendo quella misura di “chiusura del mare” in acque territoriali anche per le Ong operativa “costantemente” e non di volta in volta, come nella precedente versione. Una misura al limite, che impatta sulle convenzioni internazionali, e giocata sul filo della legittimità rispetto alle norme vigenti.

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Elezioni europee 2019: in Europa circa 100 milioni di elettori sono ancora indecisi

mercoledì, Aprile 17th, 2019

Un nuovo rapporto ECFR sfata 5 miti sulle prossime elezioni europee: la volatilità prevale sulla polarizzazione: il 30% degli elettori deve ancora decidere, mentre credere nel sistema è il principale indicatore per comprendere e coinvolgere l’elettorato Secondo un nuovo rapporto dello European Council on Foreign Relations (ECFR), “What Europeans really want: Five Myths Debunked”, ci sono 97 milioni di elettori ancora indecisi. Secondo i dati raccolti in 14 Stati membri, che costituiscono l’80% dei seggi del Parlamento europeo, solo il 43% intende votare mentre il 57% é incerto. Tra coloro che intendono votare, il 70% non è ancora convinto da alcun partito.

> TUTTI I SONDAGGI SUL VOTO UE

Il rapporto mostra come l’elettorato europeo si trovi in uno “stato volatile piuttosto che polarizzato”, secondo Mark Leonard, direttore di ECFR e che le “fasce di elettori si muovono fluidamente tra partiti di destra e di sinistra”.

Il modo migliore per i partiti politici tradizionali di comprendere, mobilitare e riconquistare gli elettori è cogliere come essi vedano le istituzioni nazionali e comunitarie – e se ritengono che il “sistema” funzioni nel loro interesse.

E’ possibile dividere gli elettori europei in quattro gruppi:

1. “Casa Stark” o i “Credenti nel Sistema” (24% in Europa, 9% in Italia): principalmente in Germania, Austria, Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia, credono che il sistema europeo e nazionale “funzioni”. Sono finanziariamente soddisfatti ed hanno un livello di istruzione secondaria o superiore.

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Migranti, Salvini fa infuriare la Difesa. Anche Conte irritato: “È fuori luogo”

mercoledì, Aprile 17th, 2019

francesco grignetti ilario lombardo roma

La crisi libica è sempre più esplosiva. E il timore di dover fronteggiare un’ondata di profughi in piena campagna elettorale spaventa Matteo Salvini, che si è precipitato a diramare una circolare, definita «Intimazione», affinché i volontari della nave Ionio (che ha appena ripreso il mare e promette di tornare indietro quanto prima con un carico di naufraghi) stiano lontani dalle coste italiane.

La direttiva del ministro paventa un «pericolo» imminente, dato che nelle carceri libiche ci sono 400 o 500 terroristi islamisti, miliziani catturati a Sirte che potrebbero tornare liberi se tutto in Libia deflagrasse. E quindi intima lo stop alla Ong Mediterranea, la cui attività «può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica».

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Si addestravano per attentati ispirati all’Isis, arrestati un palermitano e un marocchino

mercoledì, Aprile 17th, 2019

Si sono addestrati per mesi per compiere atti terroristici di sabotaggio, addestrandosi all’uso di armi e allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria. È una delle accuse che i pm di Palermo muovono a Giuseppe Frittitta, 25 anni, palermitano, e a Ossama Gafhir, marocchino, fermati per istigazione a commettere reati di terrorismo e autoaddestramento per compiere atti terroristici. Entrambi sono stati trovati in possesso di materiale inneggiante all’Isis.

Il materiale dell’Isis

Secondo i pm, il palermitano e il marocchino acquisivano materiale video con istruzioni per la partecipazione ai combattimenti, studiavano tecniche di guerriglia e scaricavano notizie sulle azioni kamikaze. Sarebbe stato il giovane marocchino, appena 18enne, a spingere progressivamente Frittitta, 25 anni, a forme estreme di radicalizzazione e a istigarlo ad addestrarsi per andare a combattere nei territori occupati dall’Isis a sostegno dei miliziani jihadisti.

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Notre Dame, scoperchiata e spogliata ma ancora in piedi

mercoledì, Aprile 17th, 2019

di Aldo Cazzullo, inviato a Parigi

Notre-Dame è nuda. Ma è lì. Scoperchiata, annerita, indifesa. Ma in piedi. Tutto si è giocato in mezz’ora, la notte scorsa: poteva crollare; ha retto. Poi ognuno, come nei momenti fatali, reagisce a suo modo.

C’è l’apocalittico, un pensionato mistico: “Quando i crociati presero Gerusalemme, nei sotterranei del Tempio trovarono il segreto con cui eressero le grandi cattedrali, e ora tutto è perduto, l’Anticristo si avvicina…”

C’è lo scettico, un anziano dai baffoni grigi: “Tu lo sapevi che dentro c’era la corona di spine? Come può essere a Parigi la corona di spine?”. La portò qui San Luigi dalla Terrasanta. “E come sapeva san Luigi che era proprio quella la corona di spine?”

Uno studente fuori corso s’arrabbia con Macron: “E’ ufficiale: è uno sprovveduto. O un menagramo, scegli tu. Si è fatto violare l’Arco di Trionfo, devastare gli Champs-Elysées, ora bruciare Notre-Dame. Fossi in te terrei d’occhio la Tour Eiffel”.

Una madamina di Saint-Germain s’indigna con i Gilet Gialli: “E’ anche colpa loro. Sono sei mesi che mettono sotto stress i pompieri, la polizia; poi se la prendono con il presidente se succedono i disastri…”

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Bomba ecologica nel Nord Est: la mappa dei rifiuti radioattivi in Lombardia e Veneto

mercoledì, Aprile 17th, 2019

di Milena Gabanelli e Pietro Gorlani

Nel cuore produttivo del Paese c’è un rischio radioattivo poco noto e minimizzato. In Lombardia, soprattutto nel Bresciano, e in misura minore in Veneto, sono state fuse in fonderie e acciaierie fonti di Cesio 137, di Radio 226 e di Cobalto 60, arrivate quasi sempre dall’Est Europa. Erano nascoste in involucri di piombo infilati dentro i camion di rottami, in modo da sfuggire ai controlli. Una volta finiti nei forni hanno contaminato gli impianti di abbattimento fumi, le polveri, i lingotti di acciaio e di alluminio. L’apice degli incidenti negli anni Novanta. Ma succede anche oggi. L’ultimo allarme l’agosto scorso alle acciaierie Iro di Odolo, in Valsabbia.

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La strategia M5s anti-Lega: “scippare” il tema sicurezza

martedì, Aprile 16th, 2019

Giuseppe Marino

La campagna pentastellata è iniziata da settimane, da quando Di Maio ha parlato di una «Grand strategy» sulla sicurezza.

Un’uscita che aveva fatto inviperire Salvini. L’occasione allora era lo sventato attentato sullo scuolabus a San Donato milanese. Da allora l’M5s non ha perso occasione di stuzzicare il ministro dell’Interno e la Lega. Dichiarazioni di esponenti M5s sono arrivate puntuali a ogni notizia di cronaca. Per dare la colpa al Viminale se si trattava della notizia di un grave fatto di cronaca. Per prendersi il merito in caso di riuscite operazioni di polizia.

Ieri, ad esempio, dopo il blitz contro i Casamonica non è mancata una nota dei pentastellati della Commissione antimafia, il cui presidente è il grillino Nicola Morra: «In questa lotta senza quartiere (contro le mafie, ndr.) anche la Bicamerale che rappresentiamo è in prima linea». In occasione dell’omicidio del carabiniere a Cagnano Varano, a battere un colpo era stato il capogruppo M5s alla Camera Francesco D’Uva, intervenuto via Twitter: «GRAVISSIMO quello che è successo a #Foggia. Serve una risposta immediata da parte dello Stato».

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Persino Di Maio teme l’effetto-Raggi Non la difende per non perdere voti

martedì, Aprile 16th, 2019

Adalberto Signore

Virginia Raggi è ormai diventata una sorta di Re Mida al contrario, al punto che perfino Luigi Di Maio si guarda bene dal prendere le difese della sindaca di Roma.

D’altra parte, non è un caso che Matteo Salvini abbia deciso di lanciare il suo assalto all’arma bianca al M5s proprio prendendo di mira quello che con ogni evidenza è uno dei punti più deboli della retorica del «cambiamento» a Cinque stelle. Sono ormai quasi tre anni che la Raggi siede in Campidoglio e l’unico cambiamento che i romani hanno percepito è in peggio. Insomma, per quanto la Capitale venga da un malgoverno costante delle ultime amministrazioni sia di sinistra che di destra, tre anni di totale immobilismo sono un fatto difficile da spiegare. Ed è per questo che il leader del M5s ha preferito tacere mentre Salvini menava giù bordate contro la Raggi. E pensare che neanche un anno fa – era giugno del 2018 – il ministro dell’Interno si era schierato in difesa di Virginia: «Roma è una città stupenda e in difficoltà, ma non certo per la giunta attuale. L’immondizia per strada e le buche c’erano anche prima…». Succedeva solo dieci mesi fa, politicamente un’altra era geologica.

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