Professore Andreoli,
l’impressione che arriva dalla cronaca è che in Italia sia ormai
diffuso un bullismo trasversale, tutti bullizzano tutti. Stiamo
diventando un Paese di bulli?
Non mi piacciono i termini
“bulli” e “bullismo”, che dilagano pur non avendo fondamento né
antropologico né scientifico. Qui non si tratta di bullismo, termine
inventato dai giornalisti per riferirsi prevalentemente a comportamenti
che riguardano i giovani.
Di cosa si tratta, allora?
Di
violenza, caratteristica umana, biologica, che non essendoci più freni
inibitori e in assenza di regole, principi, esempi, diventa
comportamento dominante.
Vittorino Andreoli spinge la riflessione oltre il racconto che ci arriva dalla cronaca.
Per
il celebre neuropsichiatra veronese, 79 anni, tra i più autorevoli
esponenti della psichiatria mondiale, membro della New York Academy of
Sciences e autore di saggi, romanzi e raccolte di poesie, lo stupro di
Viterbo, il pestaggio a morte dell’anziano di Manduria, ma anche
l’aggressione della mamma di Lodi alla professoressa per la sospensione
della figlia – per citare tre casi di cronaca negli ultimi giorni – sono
l’effetto di una crisi più ampia, di una degenerazione del vivere
civile che riguarda anche l’esercizio del potere. E rischia di affondare
la nostra democrazia. L’analisi è spietata, il j’accuse pesantissimo.