INVIATO A NEW YORK. «Siamo
profondamente preoccupati per nostro figlio. Stiamo pianificando di
andare a Roma, appena il dipartimento di Stato ci assicurerà che lo
potremo vedere». Contattata via email da La Stampa,
la famiglia di Finnegan Elder ha risposto con questo comunicato,
inviato a vari media. Le autorità Usa seguono la vicenda, e stanno
considerando se presentare una protesta formale, dopo la foto in cui si
vede Gabriel Natale Hjorth bendato. Dalle persone che li conoscevano,
però, vengono giudizi contraddittori. Alcuni amici dicono di non essere
sorpresi dell’arresto, perché erano violenti.
Roma, 28 luglio 2019 – Sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per tentata estorsione e omicidio aggravato in concorso i due giovani americani interrogati ieri sera dopo la morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, sul corpo del quale oggi pomeriggio è stata effettuata l’autopsia. I due fermati sono Elder FinneganLee di 19 anni e Gabriel Christian Natale Hjorth di 18 anni, entrambi californiani e in vacanza nella Capitale. Sono stati rintracciati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma all’interno di un albergo romano già pronti per lasciare il territorio nazionale. Trovati nella stanza dell’hotel un coltello di notevoli dimensioni sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione.
Su Twitter il ministro dell’Interno Matteo Salvini scrive: “Sperando che l’assassino del nostro povero Carabiniere non esca più di galera, ricordo ai buonisti che negli Stati Uniti chi uccide rischia la pena di morte. Non dico di arrivare a tanto, ma al carcere a vita (lavorando ovviamente) questo sì! #Carabiniereucciso”.
Alessandro Sallusti commenta la morte del carabiniere ucciso a Roma con un duro attacco ai buonisti: “La differenza tra noi e i Roberto Saviano è che loro sono preoccupati che si possa trattare di bestie immigrate
perché questo smonterebbe la narrazione buonista. Io invece sono
preoccupato che sia morto, ammazzato con tanta disinvoltura, un
carabiniere”. Il direttore del Giornale fa riferimento alle dichiarazioni dell’autore di Gomorra che, dopo l’omicidio di Mario Cerciello Rega,
diceva: “La morte di un Carabiniere in servizio non può essere usata
come orrido strumento politico contro i migranti. La sua morte è già
territorio saccheggiato dalla peggiore propaganda“. A fare eco a Roberto Saviano, anche altri esponenti della sinistra: da Matteo Renzi a Laura Boldrini, sono stati in pochi a evitare la polemica contro Salvini in un giorno che meritava altro.
“Gli italiani vogliono tornare al voto“. A rivelarlo è un sondaggio di Tecnè,
che per la prima volta, in una serie di interviste del 24 e 25 luglio
scorsi, ha conteggiato il 40,5 per cento degli italiani favorevole a
tornare ai seggi. Massimo storico da che Lega e M5s sono al governo. Ma,
soprattutto, per la prima volta i pro-voto superano quelli contrari
alle urne. Cifre importanti, perché solo il 56% dei leghisti
sostiene che l’esecutivo gialloverde debba andare avanti. La voglia di
votare, consistente tra i Cinquestelle, è esplosa – fa notare Il Giornale
– anche tra gli elettori della Lega. Accanto al 40,5% dei fan del voto,
solo il 38,4 del totale di tutti i partiti insiste nel dire che è
meglio che il governo vada avanti.
La assoluzione di Stefano Binda, già all’ ergastolo per l’ assassinio di Lidia Macchi,
accoltellata a morte trentadue anni orsono, ha addolorato e addirittura
indignato la famiglia della vittima. Non si capisce perché. Oddio, chi
ha perso un familiare per mano di un criminale ha il diritto di sperare
che questi venga assicurato alla giustizia. La quale ha il dovere di
indagare e scovare il colpevole dell’ orrendo massacro. Ma se non ci
riesce, se non dispone di prove certe, non può condannare una persona
qualsiasi, innocente, pur di saziare l’ ansia riparatoria dei parenti di
colei che ha perso la vita. Ormai la storia di Lidia e di Stefano è
nota e non vale la pena di riassumerla in toto, sta di fatto che la
ragazza è perita e che l’ uomo è stato schiacciato sotto una coltre di
accuse prive di senso, ipotesi, congetture senza riscontro. Sia come
sia, egli a distanza di lustri viene sbattuto in galera con una sentenza
di primo grado in cui è scritto “fine pena mai”.
Squartato
in mezzo alla strada, con una ferocia bestiale e imprevedibile. Così è
morto Mario Cerciello Rega, giovane carabiniere in servizio a Roma,
sposato da poche settimane.
A ucciderlo con un pugnale una o più persone, probabilmente
straniere, appartenenti a una banda di scippatori che operano nel
quartiere Prati, uno dei più esclusivi della Capitale. Il militare era
intervenuto per recuperare il bottino di uno scippo eseguito poco prima
ai danni di un signore che era stato contattato dai delinquenti per
riscattare con cento euro il maltolto.
Fin qui la cronaca. E
secondo la sinistra, i siti dei grandi giornali (soprattutto la
Repubblica) e il grillo parlante Roberto Saviano qui dovrebbe finire
anche questo articolo. Perché andare oltre si rischia – sono parole di
Saviano – di passare per «criminali politici» a prescindere dai fatti.
Per cui mi raccomando: quando sarà accertato chi sono i responsabili
guardatevi bene da dire o da scrivere qualche cosa perché in tal caso i
«criminali» sareste voi. O meglio: se si fosse scoperto che l`assassino
era un bianco, italiano ed etero avreste potuto massacrarlo senza pietà e
sareste stati in buona compagnia (Saviano & C.). In questo caso,
pare, che sia stato un americano. Ma se viceversa si fosse trattato di
uno straniero di colore, magari irregolare, zitti e muti altrimenti
sareste complici – già sento le parole – del «clima d`odio che ha
aizzato la mano del povero assassino».
Il Ministero dell’Interno le chiama “Vittime del dovere“,
rigorosamente con la “v” maiuscola. Sono i servitori dello Stato che
sono morti, o hanno riportato un’invalidità permanente, in attività di
servizio e nell’espletamento delle funzioni di istituto.
L’ultimo in ordine di tempo è il 35enne Mario Cenciello, il vicebrigadiere dei Carabinieri aggredito e ucciso a coltellate a Roma da due criminali stranieri nella notte tra giovedì e venerdì. Prima di lui, a sacrificarsi per la Patria, sono state alcune migliaia di persone, eroi che
hanno dato la vita – o rinunciato alla propria integrità fisica – solo
per fare il proprio dovere. L’archivio che raccoglie i loro nomi – pubblicato sul sito internet del Viminale – ne riporta la cifra esatta: 3.776.
Una lunga lista di uomini (e donne) che nel frattempo si è allungata,
dato che l’elenco è stato aggiornato per l’ultima volta il 19 aprile di
quest’anno.
Chi sono le “Vittime del dovere”
Come scrive il Ministero dell’Interno, per rientrare tra le vittime del dovere bisogna avere riportato lesioni “nel
contrasto ad ogni tipo di criminalità; nello svolgimento di servizi di
ordine pubblico; nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari; in
operazioni di soccorso; in attività di tutela della pubblica
incolumità; in attività di prevenzione e di repressione dei reati. Tra
gli eroi non solo carabinieri, ma anche poliziotti, finanzieri, vigili
del fuoco, soldati delle Forze Armate (Esercito, Marina e Aeronautica),
dipendenti pubblici (Ministero della Difesa, Ministero della Giustizia,
etc.), vigili urbani e privati cittadini”.
Il decreto Sicurezza bis passa alla Camera, ma a Montecitorio, dove
il risultato finale è stato 322 sì, 90 no e un astenuto, 17 deputati M5S
non hanno partecipato al voto. Anche il presidente Roberto Fico è
uscito dall’Aula poco prima della votazione. Tra i no, peraltro, anche
quello della 5S, Doriana Sarli.
«In merito alla votazione alla
Camera sul decreto sicurezza bis, ad eccezione dell’unico voto contrario
della deputata Doriana Sarli, la maggior parte delle altre assenze
erano giustificate per motivi di salute e personali. A questi si
aggiungono anche i deputati in missione», affermano fonti grilline.
«Peccato che la narrazione di molti media rimane sempre la stessa: tutti
contro il Movimento. Nessun problema, ci siamo abituati», aggiungono le
stesse fonti.
È ormai l’imbrunire quando la colonna
si assiepa di fronte alla carraia della caserma “Pasquali” de L’Aquila,
seguiti poco dopo da un VM90 e da un Defender. Sono gli alpini del 9°
Reggimento della Brigata Taurinense e i loro colleghi del Royal Army of
Oman, nell’inconfondibile DPM desertica a tinta rossa e con il fucile
d’assalto Steyr al braccio.
Destinazione: una quota appena fuori dal capoluogo abruzzese; tempo
stimato di arrivo, intorno alla mezzanotte. Non è un caso che i fanti
omaniti siano a L’Aquila. Roma e Muscat, infatti, sono legate da un
accordo bilaterale (firmato nel 2004) che comprende anche l’ambito
difesa. E quella in corso è Sun Mountain, seconda “edizione” di una
esercitazione congiunta che quest’anno vede i militari arabi impegnati
nel “vertical warfare”.
E di verticale i tratturi abruzzesi hanno molto, specie quando la
temperatura sfiora i 30 gradi anche di notte e si hanno addosso zaino,
gibernaggio, arma individuale e di squadra. Il “film” di Sun Mountain è
accattivante: un hub ostile penetra il territorio aquilano col tentativo
di destabilizzarlo. E i team italo-omaniti avranno il compito di
strappare terreno all’avversario e di neutralizzarlo.
Mercoledì
mattina, corridoio dei fumatori di Montecitorio, luogo prediletto della
falange leghista in Parlamento. Per via della Tav e dell’«affaire
russo» verdi e gialli in quelle ore sono ai ferri corti, eppure i
dirigenti del Carroccio non fanno di tutta l’erba un fascio nel giudizio
sugli strani alleati di governo.
Per i leghisti in un ipotetico gioco della torre i vari Fico,
Di Battista e Toninelli, finirebbero sicuramente di sotto. Altri,
invece, no. «Ad esempio, con i due capigruppo Patuanelli e D’Uva –
puntualizza il presidente dei deputati verdi, Riccardo Molinari – ci si
ragiona. Il problema sono gli altri». Insomma, con i «dimaiani» di
stretta osservanza i rapporti vanno a gonfie vele, meno, molto meno, con
l’area «sciroccata» dei movimentisti, siano al governo o no. «Io
prenderei Toninelli – è l’ironia di Edoardo Rixi, che ha conosciuto bene
il ministro delle Infrastrutture visto che ne era il vice – e lo
spedirei in Europa: risolveremmo un problema all’Italia e metteremmo una
mina vagante là. Dopo la Tav il governo dovrà decidere sulla Gronda.
Credo che la prossima settimana ci sarà il via libera: se ci fosse stata
la Gronda, il ponte Morandi avrebbe resistito molto di più. Solo che
con quell’anima dei 5 stelle sarà un problema, visto che Genova è la
città di Grillo».