Archive for Ottobre, 2019

L’impegno di Conte con Pompeo: sugli F35 saremo fedeli ai patti

domenica, Ottobre 6th, 2019

Nella trattativa tra Italia e Stati Uniti su dazi e 5G entrano anche gli F35. E da Palazzo Chigi arriva l’impegno a rispettare gli accordi presi sull’acquisto dei 90 aerei da guerra, diventati materia di scontro politico soprattutto per la contrarietà del Movimento 5 Stelle. Dopo le pressioni cominciate nei mesi scorsi affinché il nostro Paese paghi i velivoli già consegnati, ma soprattutto sblocchi l’ordine per altri ventisette caccia scaduto il 30 settembre, è stato Giuseppe Conte a rassicurare il Segretario di Stato Mike Pompeo durante l’incontro della scorsa settimana. E durante la cena di giovedì organizzata a Villa Taverna con imprenditori e banchieri sarebbe stata confermata pubblicamente la «soddisfazione» degli americani.

I tre lotti

Per comprendere quanto la vicenda relativa agli F35 sia materia sensibile nei rapporti con gli Usa bisogna tornare al 2012, quando l’Italia decise di ridurre l’ordine dai 131 aerei, previsti nel contratto siglato nel 1998 dal governo Prodi, a 90: trenta nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale (15 per la Marina e 15 per l’Aeronautica) e sessanta nella versione A, a decollo e atterraggio convenzionale. Spesa prevista: circa 14 miliardi, anche se l’Italia ha un «ritorno» visto che nello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, vengono costruite le ali ed effettuato l’assemblaggio degli F35 destinati agli Stati europei. Il M5S è sempre stato contrario al progetto, tanto che nel programma elettorale del 2017 era previsto il blocco degli ordini.

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Sparatoria a Trieste, cosa è successo: il furto denunciato dal fratello del killer, il giallo delle fondine

sabato, Ottobre 5th, 2019

di Alessandro Fulloni

Le volanti in piazza Venezia. Lampeggianti accesi per ricordare gli agenti uccisi

Le volanti in piazza Venezia. Lampeggianti accesi per ricordare gli agenti uccisi

Roma, l’una di notte a piazza Venezia. Le «Volanti» arrivano l’una dopo l’altra e si fermano davanti all’Altare della Patria, il monumento che ricorda tutti i nostri caduti. Saranno una trentina circa, vengono da ogni commissariato della Capitale. C’è silenzio, a quest’ora. Poi a un tratto la radio si mette a «gracchiare», dalla sala operativa della Questura arriva infatti l’attesa disposizione. La voce dell’operatore dice solo questo, ma è sufficiente: «Accendete le sirene». Il suono prolungato squarcia quella quiete irreale e adesso i lampeggianti illuminano la piazza. È il modo con cui gli agenti delle Volanti — quelli in prima linea, quelli che accorrono subito dopo la chiamata d’emergenza — hanno voluto ricordare i loro colleghi uccisi a Trieste (anche loro in servizio nello stesso reparto dell’ufficio «Prevenzione generale soccorso pubblico») Pierluigi Rotta e Matteo Demenego — leggi chi erano — assassinati in Questura da un dominicano, poi arrestato assieme al fratello, che ha rubato loro le pistole dalle fondine che adesso sotto sequestro.

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Fisco, grandi imprese evadono 16 volte di più rispetto alle piccole

sabato, Ottobre 5th, 2019

L’entità dell’evasione fiscale contestata alle grandi imprese nel 2018 è stata 16 volte superiore a quella delle piccole aziende e dei lavoratori autonomi (nel 2017 era stata pari a 18). Lo rileva la Cgia di Mestre. Dai dati dell’Agenzia delle Entrate emerge come la maggiore imposta media accertata per ogni singola grande azienda sia pari a poco più di 1 milione di euro, per la media impresa di 365.111 euro e per la piccola di 63.606 euro.

“Questi dati ci dicono che la potenziale dimensione dell’infedeltà fiscale delle grandi aziende è enormemente superiore a quella delle piccole – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi degli Artigiani di Mestre Paolo Zabeo -. Ovviamente, nessuno di noi auspica che il Paese si trasformi in uno Stato di polizia tributaria; tuttavia, una maggiore attenzione verso questi soggetti sarebbe auspicabile, visto che le modalità di evasione delle holding non è ascrivibile alla mancata emissione di scontrini o ricevute, bensì al ricorso alle frodi doganali, alle frodi carosello, alle operazioni estero su estero e alle compensazioni indebite.

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Ecco chi sono le vittime della sparatoria a Trieste

sabato, Ottobre 5th, 2019

Angelo Scarano

Paura e terrore a Trieste. Due uomini hanno aperto il fuoco all’impazzata all’interno della questura dopo aver sfilato la pistola ad uno degli agenti.

Uno dei due aggressori, due fratelli, avrebbe chiesto di andare in bagno. Poi dopo una colluttazione con un agente gli avrebbe sottratto la pistola sparandogli a bruciapelo. In pochi istanti il killer avrebbe esploso diversi colpi uccidendo due agenti e ferendone un terzo. Una delle vittime è un poliziotto trentunenne, Matteo Demenego. Aveva compiuto gli anni qualche giorno fa. Di Velletri, aveva frequentato l’università de La Sapienza. Poi si era trasferito a Trieste dove lavorava indossando la divisa. Descritto dai colleghi come una persona “solare”, amava divertirsi ballando con gli amici, come mostrano le foto sul suo profilo facebook. Demenego, 31 anni, era originario di Velletri in provincia di Roma. L’altra vittima della sparatoria è Pierluigi Rotta aveva 34 anni ed era originario di Napoli. suo padre era un poliziotto: attualmente è in pensione, in precedenza ha lavorato a Napoli

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Il conto del Papeete diventa positivo E spunta un tesoretto

sabato, Ottobre 5th, 2019

Antonio Signorini

Alla fine il «conto del Papeete» – epiteto poco lusinghiero con quale il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri etichetta l’eredità del precedente governo – non è così male, almeno per quanto riguarda i conti pubblici.

Ieri l’Istat ha messo in fila una serie di dati relativi all’anno in corso. Nel secondo trimestre 2019 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari all’1,1% (1,3% nello stesso trimestre del 2018).

Risultato ottenuto grazie al fatto che nel trimestre le uscite sono cresciute meno delle entrate (le tasse): 2,0% contro 2,5%. Deficit in ritirata «grazie agli interventi del precedente governo», rivendica l’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia. «Alla fine saremo ricordati come il governo del rigore». Che i conti del 2019 siano un po’ migliori lo dimostra anche la notizia riportata nei giorni scorsi dall’agenzia Bloomberg sullo sblocco del fondo di garanzia sul deficit: 1,5 miliardi di spese ministeriali congelate dall’ex ministro dell’Economia, Giovani Tria, per evitare la procedura di infrazione.

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#FioramontiDimettiti

sabato, Ottobre 5th, 2019

Alessandro Sallusti

Lorenzo Fioramonti è il ministro dell’ Istruzione, dell’ università e della ricerca, dopo essere stato portaborse di Antonio Di Pietro. E che ministro, un vero esempio per i nostri giovani oltre che per i professori.

Basta leggere cosa scriveva solo pochi anni fa quando era un oscuro professore di Economia politica: «Silvio Berlusconi? Un nano porta iella».

«Giuliano Ferrara? Un pezzo di m… con i denti separati».

«Daniela Santanchè? Tutta rifatta, le sputerei in faccia». E poi ancora riferimenti a Brunetta, che andrebbe manganellato e ai «pochi poliziotti per bene». Viene da chiedersi dove i Cinque Stelle abbiano pescato questo signore violento e sessista che appena insediato si è inventato la tassa sulle merendine e ha proposto di fare sparire i crocifissi dalle aule di tutte le scuole.

Non siamo moralisti, però credo ci sia un limite. Ognuno è libero di pensarla come crede, ma per fare il ministro della Scuola non si può pensarla come Fioramonti perché serve rispetto verso chi ha idee diverse dalle tue, serve educazione, e senso del limite, tutte requisiti che a questo signore sono mancati e mancano perché invecchiando certo non si migliora.

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La maledizione dei due Matteo

sabato, Ottobre 5th, 2019

Tolto un Matteo, si ritrova a fare i conti con un altro Matteo. E mai come in questo caso per l’avvocato Giuseppe Conte, devoto di Padre Pio, vale il proverbio: dagli amici mi guardi iddio, che dai nemici mi guardo io. Si tratta insomma della maledizione dei Matteo. Messo all’angolo quello del Papeete, che strillava e bloccava le navi nel mediterraneo con centinaia di vite umane, eccolo l’altro Matteo, che nel curriculum vitae può vantare un sano e robusto moderatismo condito da riformismo, ma non riesce certo a trattenersi e a rispettare gli alleati di governo. E allora si ricomincia con uno scontro già visto: Conte versus Matteo. Ma questa volta, come dicevamo,  Matteo non è Salvini, ma fa di cognome Renzi e fino a poche settimana fa sedeva nei banchi del Partito democratico. Anzi, è stato due volte segretario dei democratici, ed è stato lui spingere affinché nascesse l’esecutivo giallorosé. Eppure, nel giorno del giuramento dei sottosegretari ha deciso di lasciare il Nazareno, e di far nascere Italia Viva.  

Da quel dì, appunto, è stato un crescendo fino ad arrivare a stamane quando il presidente del Consiglio si è ritrovato in prima pagina sul Corriere una lettera a firma Renzi che nei fatti bombardava l’esecutivo e Palazzo Chigi: “Non è pensabile – verga Renzi – che per far diminuire il cuneo fiscale si voglia aumentare l’Iva. Sarebbe un autogol. Bene hanno fatto i nostri rappresentanti a opporsi con tutte le loro forze”. Quando legge l’intervista il premier sta preparando la sua trasferta odierna ad Assisi, per le celebrazioni di San Francesco, patrono d’Italia.

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Università, lo scandalo dei professori con il doppio lavoro che ci costano 40 milioni

sabato, Ottobre 5th, 2019

di Antonio Fraschilla

C’ è il professore di ingegneria a capo di aziende di progettazione che lavorano in mezzo mondo e fatturano milioni di euro, il docente di architettura con partita Iva che fa lavoretti in proprio, il medico che non solo insegna all’università e svolge attività per il suo policlinico, ma poi riceve anche per i pazienti di aziende private della sanità. Per tantissimi professori degli atenei italiani il doppio lavoro è una consuetudine, grazie anche a leggi dalle maglie larghe, pareri generici, regolamenti interni degli atenei a dir poco lacunosi. Non ultima la legge Gelmini, nata per mettere paletti precisi, vietando il doppio lavoro per i docenti a tempo pieno, e che invece con l’inserimento di una semplice parolina, “consulenza”, ha di nuovo riaperto la partita. E tutti hanno continuato a fare “come ai vecchi tempi”. Peccato però che da due anni a questa parte la Guardia di finanza e la Corte dei conti abbiano messo il becco negli atenei per verificare davvero le “incompatibilità” previste per i dipendenti pubblici. Nel mirino inizialmente erano stati messi 411 docenti, in gran parte del Nord, citati a giudizio per un danno erariale di 41 milioni di euro. Ma una volta entrati dentro i corridoi delle università si è scoperto un mondo di finte consulenze, incarichi non dichiarati e altri escamotage per poter avere un reddito parallelo a quello da docente a tempo pieno.

A oggi il numero dei casi sotto esame supera quota 600. Il problema vero, per i professori e alcuni gran baroni universitari, però è un altro: all’inizio qualche saggista scriveva della “giurisprudenza creativa” della Corte dei conti salvo scoprire, in questi mesi, che le “teorie creative” delle procure contabili hanno retto in giudizio e sono almeno sessanta le sentenze pubblicate recentemente che hanno visto condannare professori a restituire cifre a cinque zeri. Con alcuni prof che non hanno atteso la sentenza e hanno restituito le cifre contestate senza battere ciglio.

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Rimpatri, le spine del decreto: mancano accordi e centri d’espulsione

sabato, Ottobre 5th, 2019

di Fiorenza Sarzanini

Rimpatri, le spine del decreto: mancano accordi e centri d'espulsione

Roma — È la promessa di ogni governo, l’impegno che però nessuno è finora mai riuscito a mantenere. Perché per rimpatriare i migranti irregolari è necessario ottenere il «nulla osta» da parte dei Paesi d’origine, quindi ci devono essere in vigore accordi di riammissione. Ma dei tredici Stati che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha inserito nel decreto come «sicuri» soltanto con due, Tunisia e Algeria, abbiamo un’intesa mentre con il Marocco c’è un protocollo ma non è mai stato ratificato, siamo affidati alla disponibilità del governo a collaborare su ogni singola richiesta. E dunque non si comprende come si farà a rendere più veloci le procedure e soprattutto dove saranno tenuti gli stranieri in attesa di espulsione. Del resto per comprendere quali siano le difficoltà basta ricordare che Matteo Salvini aveva promesso 500 mila rimpatri in campagna elettorale, diventati 90 mila quando è arrivato al ministero dell’Interno, ma nella realtà è riuscito a far tornare in patria appena 5.261 persone.

In tutto il 2018 i rimpatri sono stati 6.820 e 6.514 nel 2017. Cifre basse a fronte di almeno 600 mila persone che vivono nel nostro Paese senza avere i requisiti, anzi nella maggior parte sono destinatari di un provvedimento di espulsione che però non viene eseguito proprio perché non c’è il via libera a riportarli a casa.

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Sì dal 55% alla manovra. Consensi sulle misure anche tra chi vota Lega

sabato, Ottobre 5th, 2019

di Nando Pagnoncelli

Sì dal 55% alla manovra. Consensi sulle misure anche tra chi vota Lega

La legge di Bilancio da sempre rappresenta un banco di prova per il governo nel rapporto con l’opinione pubblica. Dal sondaggio odierno emerge che i provvedimenti annunciati ottengono un consenso elevato, a partire dalla riduzione progressiva del cuneo fiscale dal 2020 (71% di giudizi positivi), come pure per le misure di sostegno alla natalità e alla famiglia, gradite dal 68%. Indubbiamente l’aver scongiurato l’aumento dell’Iva al 25% è un motivo di sollievo che incontra l’approvazione del 65% degli italiani. E, ancora, gli incentivi ai contribuenti e agli esercenti per incrementare l’utilizzo di pagamenti elettronici piacciono al 62%, l’emissione dei cosiddetti «green bond» viene giudicata positivamente dal 56%.

I singoli interventi ottengono un larghissimo consenso tra gli elettori delle forze della maggioranza (dal 72% al 91% tra i dem e dal 76% all’85% tra i pentastellati), ma fanno breccia anche nell’elettorato dell’opposizione e tra gli astensionisti dato che, con la sola eccezione dei «green bond», tutti gli altri provvedimenti ottengono un giudizio positivo dalla maggioranza assoluta degli elettori del centrodestra.

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