Roma, 6 ottobre 2019 – La cultura è dentro di noi a tal punto che, anche distrattamente, la cogliamo in ciò che ci circonda. Alberto Angela ne è così convinto da spiegare in questo modo i clamorosi risultati Auditel di Ulisse
– Il piacere della scoperta in onda il sabato sera su Raiuno, pur in
concorrenza con i “corazzatissimi” reality canori della De Filippi su
Canale 5. Angela ora è a Paestum per le riprese della nuova edizione di Meraviglie,
e proprio ieri sera è andata in onda la nuova puntata di Ulisse
dedicata a Maria Antonietta, titolo: Ultimo sogno a Versailles.
Maria Antonietta. Di lei si è detto di tutto: una regina inadeguata, capricciosa, frivola. Lo era veramente?
“Maria Antonietta arriva adolescente nella reggia più bella che
conosciamo, creata dal Re Sole. Una ragazzina di 15 anni in un mondo
incantato, tagliato fuori dal resto del Paese. Quanta colpa ha una
persona così per le scelte che ha fatto?”.
Roma, 6 ottobre 2019 – E’ un lungo incontro di ricordi. Il primo
trova la sua cifra in poche, scarne parole sussurrate da un padre alla
figlia: “Ecco, vedi, abbiamo una strada. Qualcuno mi ascolterà”. Gli
altri flash della memoria hanno lo stesso segno, dell’azione incessante,
costante, appassionata e rigorosa per ridare dignità e prospettiva, una
strada appunto, a un Paese distrutto materialmente e devastato
umanamente. Il padre è Alcide De Gasperi, la figlia è Maria Romana,
segretaria devota dell’”uomo della ricostruzione”. La scena è quella
del salotto buono di un sobrio e gentile appartamento dalle parti della
Camilluccia immerso nella luce di una mattina d’autunno.
Quando suo padre le disse quelle parole?
“A Parigi, alla fine del suo discorso alla conferenza di Versailles”.
Quello in cui esordì: “Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”.
“Sì. E’ un discorso che bisognerebbe rileggere, un discorso che mio
padre ha preparato a lungo, costruito, corretto, riveduto tante volte,
prima di pronunciarlo. Era un uomo che rappresentava una Nazione che
aveva combattuto contro le persone che lo avevano invitato a Parigi a
parlare. E quando cominciò a farlo, tutti restarono in silenzio, un
silenzio negativo, ostile. Come dire: vediamo questo qui che cosa ci
dice”.
Roma, 6 ottobre 2019 – La prossima manovra finanziaria avrà come obiettivo principale la diminuzione dei pagamenti in nero
in modo tale che le entrate potranno aumentare e – come ha detto il
presidente Conte – le tasse calare. Per fare questo il Governo vuol
mettere in atto una vera e propria stretta sulle transazioni in contanti.
Il fine è arduo, ma non per la bontà della proposta, per il fatto che
questo eventuale provvedimento dovrebbe incidere su un cambiamento
radicale dei comportamenti della popolazione.
Basti pensare che in Italia il 52% possiede una tessera per poter pagare con la moneta elettronica, ma solo il 12% la utilizza abitualmente, o almeno tutte le volte che può. A questo si deve aggiungere un ulteriore 22% che dichiara di utilizzare il bancomat o la carta di credito solo in particolari situazioni. Insomma, al momento appena 1/3 dei cittadini ha una predisposizione, più o meno forte, a utilizzare la moneta elettronica, mentre il rimanente 2/3 dovrebbe mutare il proprio modo di fare.
Mentre
Giuseppe Conte e Matteo Renzi litigano sul destino dell’esecutivo, da
24 ore il Partito democratico è in piazza, in mezzo alla gente, in
mezzo a quel popolo di centrosinistra che desidera partecipare,
proporre, e tornare ad essere centrale nell’azione del partito e
dell’esecutivo. Eccoli allora mille gazebo, cinquemila volontari: una
mobilitazione eterogenea in tutto lo Stivale, da Milano giù giù fino a
Caltanissetta, passando per la Capitale, la rossa Emilia Romagna, la
Toscana, tutto il Nord e il mezzogiorno. I comuni sono stati travolti da
questa onda democratica, e lo saranno fino a domenica. Una tre giorni
che di fatto è la risposta del Nazareno alla scissione dell’ex sindaco
di Firenze. “Se Renzi raccoglie parlamentari, è di oggi la notizia
dell’addio di Anna Maria Parente, noi raccogliamo adesioni”, ironizza un
alto dirigente. Anche perché qui, insiste, “la parola più sentita è
unità”.
Per il
week-end si è mobilitato lo stato maggiore del partito. E se il ministro
per il Sud, Peppe Provenzano, ha trascorso larga parte della mattinata a
Bologna, a piazza Maggiore, Enzo Amendola (Affari Europei) è stato
nella Capitale, al mercato di Monteverde, ad uno degli oltre 1000
banchetti “per amore dell’Italia – spiega – e per ascoltare, dialogare e
rendere più forti il nostro Paese e l’Europa”. L’ex Guardasigilli,
Andrea Orlando, si trova a Rimini con al fianco il sottosegretario
Andrea Martella e vicepresidente del Senato, Anna Rossomando. E anche
Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, c’ha messo la faccia, è stato
nella sua Lodi, a dialogare con i militanti e con tutti coloro che sono
interessati al Partito democratico. Francesco Boccia, invece, altro peso
massimo del Nazareno e ministro agli Affari regionale, sarà oggi
pomeriggio attorno alle 17 a piazza Cola di Rienzo a Roma. E lo stesso
farà Luigi Zanda, che domani si materializzerà al mercato di Campo dei
Fiori.
Uno contro tutti, tutti contro Renzi.
Guerra totale nel governo. Ormai però l’avversario è lui, l’ex sindaco
di Firenze, l’ex rottamatore, nonché ex premier. E tutti si compattano
per resistere al guastafeste di Rignano sull’Arno che mina la
sopravvivenza dell’esecutivo. In un sol colpo il senatore semplice di
Italia viva si prende la strigliata di Giuseppe Conte (“Non sto sereno. È
inaccettabile che ogni giorno voglia rimarcare il suo spazio politico”)
e la tirata di orecchie di pezzi da novanta del partito, come il
presidente dell’Europarlamento, Davide Sassoli, o come i ministri Paola
De Micheli e Francesco Boccia. Non era mai successo che la luna di miele
di un esecutivo durasse meno di due settimane. Poco, pochissimo.
Nemmeno il tempo di giurare e già imperversa un clima da pre-crisi.
“Persino con Salvini i primi due mesi sono stati idilliaci”, allarga le
braccia chi frequenta palazzo Chigi. Ed è tutto dire.
Ma adesso Salvini
è confinato all’opposizione, ma c’è un altro Matteo, Renzi, che si è
messo in testa di fare il rompiscatole, di rompere gli equilibri di una
maggioranza nata fragile, una coalizione eterogenea che con le uscite
dell’ex premier fiorentino rischia di andare sbattere. Ecco, per
mettere al riparo l’esecutivo e l’azione di governo occorre unirsi e
costituire un fronte compatto. Un cordone sanitario che vada
dall’inquilino di palazzo Chigi al Partito democratico, tenendo dentro
anche LeU e il M5S.
Dopo le limitazioni volute da Bonisoli, viene ripristinata la formula lanciata da Franceschini nel 2014: ingresso libero ogni prima domenica del mese ROMA – Dal 6 ottobre tornano le domeniche gratuite nei musei e nei siti archeologici statali. Dopo la rimodulazione e le limitazioni imposte dall’ex ministro Alberto Bonisoli, viene ripristinata la formula per cui nella prima domenica di ogni mese l’ingresso sarà libero in tantissimi luoghi della cultura, dagli scavi di Pompei al castello di Miramare, dalla Reggia di Caserta al Colosseo.
Lanciata nel 2014 dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e per
il Turismo Dario Franceschini, l’iniziativa ha permesso negli anni a
oltre 15 milioni di persone di visitare musei e parchi archeologici
senza pagare il biglietto.
Gli espulsi dai 5 Stelle Davide Galantino, Paola Nugnes e Veronica Giannone
Una scure invisibile. Circa cento tra addii volontari ed espulsioni dall’inizio dell’estate ad oggi. Il Movimento cambia pelle, i probiviri lavorano sottotraccia per risolvere — anche in modo drastico — i casi irrisolti. Segno delle tensioni che serpeggiano tra la base e che si sviluppano in molte Regioni. Il 30 giugno i tre probiviri, in un post, davano il la alla stretta. «Le segnalazioni pervenute dall’11 dicembre 2018 ad oggi sono 1822, di queste 274 hanno evidenziato possibili violazioni dello statuto e/o codice etico e sono state prese in carico dal Collegio», scrivevano, annunciando l’avvio di «109 procedimenti disciplinari, di cui 81 nei confronti di consiglieri comunali, municipali e parlamentari».
Al momento, appunto, circa un centinaio di persone non fanno più parte dei Cinque Stelle e il percorso di valutazione degli altri casi si dovrebbe risolvere in tempi rapidi. Intanto, i contrasti stanno crescendo anche sui territori. In Sardegna si è arrivati a uno scontro aperto tra i consiglieri regionali. Due esponenti (Carla Cuccu e Elena Fancello) hanno votato la mozione della Lega per il referendum per abrogare la parte proporzionale della legge elettorale nazionale, causando la reazione degli altri Cinque Stelle in Regione.
Se
fossimo tutti preoccupati per le sorti del pianeta oggi dovremmo
discutere e approfondire i risultati del rapporto ASviS, l’associazione
per lo sviluppo sostenibile. È stato presentato venerdì scorso.
Meritava un’eco maggiore. Immersi in un eterno presente ci dimentichiamo
subito dei grandi temi. Sono schiacciati dalle polemiche di giornata.
Spesso li rimuoviamo. Salvo poi parlare di Greta e lodare l’impegno dei
giovani senza aver colto il loro drammatico e urgente messaggio di
fondo. Tocca a tutti noi farcene carico. Perché solo una grande
sensibilità pubblica, un ampio movimento di opinione e una migliore
educazione civica orienteranno scelte di governo e strategie aziendali
lungo il percorso della sostenibilità. Ovviamente l’esecutivo deve fare
la propria parte e dimostrare che il cosiddetto green new deal non è
solo uno slogan. Qualche esempio. Il premier Giuseppe Conte ha
annunciato all’Onu che il nostro sarà tra i primi Paesi a raggiungere
entro il 2050 la neutralità delle emissioni. Bene. Ma occorrerà
adeguare, entro fine anno, il Piano nazionale integrato energia e clima
approvato dal Conte 1, e ampiamente criticato da Bruxelles perché
insufficiente, in particolare sulla decarbonizzazione. Nel febbraio
scorso – si legge nel rapporto ASviS – il governo gialloverde ha
presentato l’analisi di impatto della manovra economica del 2019 sui
dodici indicatori di benessere equo e sostenibile. Ma si è fermato a
quattro: reddito medio pro capite, disuguaglianza, non partecipazione al
mercato del lavoro, emissioni di gas inquinanti.