Archive for Ottobre, 2019

Manovra, Boccia (Confindustria): “Fibrillazioni del governo non aiutano”. Orlando a 5S e Iv: “Si dica se la fiducia è venuta meno”

sabato, Ottobre 19th, 2019

Non si arrestano le polemiche interne al governo sulla manovra e i mal di pancia del M5s, che hanno portato il capo politico Luigi Di Maio a richiedere al premier Giuseppe Conte un vertice di maggioranza, in programma probabilmente per lunedì, per trovare un’intesa su Pos e partite Iva. L’accusa rivolta dai pentastellati al presidente del Consiglio è quella di aver ascoltato, durante l’ultimo cdm che ha dato l’ok alla finanziaria, solo le istanze del Pd e quasi per nulla quelle del Movimento.

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Approfondimento

Manovra, Di Maio sfida Conte: “Ormai fa sponda con il Pd. Ma i voti li abbiamo noi”

di ANNALISA CUZZOCREA
A complicare il quadro c’è poi il braccio di ferro avviato dai renziani su Quota 100 e, da oggi, anche su altri punti della manovra, come la sugar tax sulla quale Renzi e compagni annunciano emendamenti in Parlamento. Al punto che il vicesegretario del Pd Andrea Orlando dice chiaramente rivolto a Iv e 5S: “Si dica se la fiducia è venuta meno”.

E oggi sulla legge di bilancio interviene, nel tentativo di riappacificare gli alleati di governo, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Che, dal convegno dei Giovani Imprenditori a Capri, afferma: “Le fibrillazioni interne al governo non aiutano in generale, noi abbiamo criticato nel maggio scorso l’idea di presentismo, la tattica e la continua sensazione in questo Paese di essere sempre in campagna elettorale. Preferiremmo che questo governo, invece che dibattere a mezzo stampa, dibattesse al suo interno e definisse una linea comune di direzione del Paese. Questo potrebbe aiutare la serenità del mondo dell’economia”.

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Brexit, oggi il voto in Parlamento. Ma un emendamento potrebbe far slittare tutto

sabato, Ottobre 19th, 2019

di Luigi Ippolito

Brexit, oggi il voto in Parlamento. Ma un emendamento potrebbe far slittare tutto

Dal nostro corrispondente
LONDRA — Oggi a Londra è il giorno del giudizio. I deputati di Westminster votano questo pomeriggio sull’accordo per la Brexit concluso giovedì da Boris Johnson a Bruxelles: l’approvazione è sul filo del rasoio, perché gli unionisti protestanti nordirlandesi sono contrari e il governo da solo non ha la maggioranza. Il premier ha passato le ultime, frenetiche ore a tentare di convincere i deputati recalcitranti: lui spera che vada in suo soccorso una pattuglia di laburisti pro-Brexit, che potrebbe consentirgli di tagliare il traguardo. Uno scenario, secondo le indiscrezioni delle ultime ore, che pare possa materializzarsi. «È il tempo di decidere. Un altro rinvio sarebbe insensato, questo accordo ci consente di riprendere il controllo», ha detto il premier al Parlamento.

Tutto ancora in gioco

Ma se l’accordo venisse respinto, come resta possibile, si aprirebbero scenari imprevedibili: Johnson sarebbe costretto da una legge a chiedere una proroga della Brexit, che altrimenti scatterebbe automaticamente il 31 ottobre, anche in mancanza di un accordo. Ma i leader europei, a partire dal francese Macron e dall’irlandese Varadkar, hanno detto che una estensione non è garantita (devono essere i 27 a concederla). In questo caso si andrebbe al no deal, il divorzio catastrofico senza intese. Che però Angela Merkel ha detto di voler evitare in tutti i casi. Non è tuttavia escluso un ennesimo colpo di scena.

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La manifestazione a Roma di Salvini e del centrodestra contro il governo

sabato, Ottobre 19th, 2019

di Claudio Del Frate

La manifestazione a Roma di Salvini e del centrodestra contro il governo

È il giorno della grande adunata dell’«Orgoglio italiano» del centrodestra in piazza San Giovanni a Roma, è il giorno in cui Matteo Salvini rilancia l’offensiva al governo e prova a risalire la china dopo il ko del Papeete. Nel mirino della giornata c’è il governo giallorosso di Giuseppe Conte e in particolare le misure economiche, sulle quali da giorni battono gli slogan di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Slogan e temi che vengono riproposti nella giornata di oggi. Le prime centinaia di partecipanti sono cominciati ad affluire già poco prima di mezzogiorno.

Gli interrogativi della vigilia

Due gli interrogativi della vigilia. Il primo è legato alla consistenza numerica della manifestazione: quanti saranno le persone che si ritroveranno in piazza San Giovanni; il secondo riguarda le presenze sopra e sotto il palco: gli organizzatori hanno aperto all’adesione di Casapound, adesione non gradita da esponenti di Forza Italia come Mara Carfagna e Renato Brunetta ma «benedetta» da Silvio Berlusconi. Sul palco invece, compaiono solo simboli e vessilli della Lega, monopolio criticato da Giorgia Meloni anche stamattina. Non a caso la giornata sarà chiusa dal comizio di Salvini, preceduto dagli interventi di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

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Anche il Libano in fiamme

sabato, Ottobre 19th, 2019

Mauro Indelicato

Una tassa di 0.20 centesimi su Whatsapp e sulle applicazioni di chat istantanea rischia di far divampare un ennesimo focolare di crisi in Medio Oriente. Teatro della nuova crisi in questa regione è il Libano, dove il governo ha deciso di introdurre nuove tasse su alcuni beni e servizi molto usati dalla cittadinanza per provare a reperire risorse per bilanci sempre più scarni e preoccupanti. Le ultime hanno riguardato quelle su tabacchi e, per l’appunto, sulle chat: pagare 0.20 centesimi per poter utilizzare la messaggistica istantanea delle varie app, è stata questa l’idea dell’esecutivo di Beirut. Ma non appena si è diffusa la notizia, le proteste sono divampate in tutte le principali città libanesi. 

Morti e feriti a Beirut

Il Paese dei cedri dunque sta conoscendo in queste ore tensioni di piazza che non vedeva dal 2005, dall’anno cioè in cui la morte di Rafiq Hariri ha dato vita a venti di protesta che hanno causato non pochi sconvolgimenti. E adesso il dito dei manifestanti è puntato contro il figlio dell’ex premier, ossia l’attuale primo ministro Saad Hariri. Quest’ultimo viene ritenuto artefice di una grave crisi economica che sta attanagliando da diversi anni l’intero Libano: disoccupazione molto elevata, che supera il 25% tra i giovani, inflazione alta a cui non si riesce a far fronte, mentre un debito pubblico che oramai si accinge a sforare il tetto del 150% sta impedendo una serie di investimenti necessari per far ripartire il paese.

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Ecco perché la manovra non piace a nessuno Allarme debito del Fmi

sabato, Ottobre 19th, 2019

Antonio Signorini

Difficile trovare una voce a favore della manovra, a pochi giorni dal varo da parte del consiglio dei ministri del Documento programmatico di bilancio.

Ci sono le baruffe nella maggioranza tra Renzi e Conte, i mal di pancia del M5s. Ma anche fuori dai palazzi della politica sulla manovra non tira una buona aria.

Ieri le critiche sono arrivate dai giovani industriali per i quali è poco coraggiosa. Poi Banca d’Italia, che ha dato corpo alle perplessità con una valutazione tecnica secondo la quale l’impatto della manovra sull’economia sarà praticamente nullo. Oltre confine, il Fondo monetario internazionale ha bersagliato il principale problema del Paese, l’alto debito pubblico. Un problema antico che la legge di Bilancio 2020 di sicuro non intaccherà.

Il problema della manovra è sintetizzato dalle tabelle del Dpb. Il governo ha annunciato misure redistributive, cioè l’utilizzo della leva fiscale per togliere a chi ha di più per fare crescere i redditi più bassi. Ed effettivamente ci sono revisioni delle tax expenditures che si concentrano sui redditi più alti. Le detrazioni Irpef al 19%, fatta eccezione per quelle sugli interessi del mutuo, dovrebbero calare fino ad azzerarsi a partire da una soglia di reddito che è ancora da definire. Si pensa di partire da 120mila euro all’anno fino a 240 mila.

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Ospiti poco desiderati

sabato, Ottobre 19th, 2019
Ospiti poco

Gli accordi prevedevano niente bandiere di partito. E invece Matteo Salvini non li ha rispettati. Tanto basta a scatenare la furia di Giorgia Meloni. La piazza del centrodestra è già divisa, dilaniata, prima ancora di salire sul palco. E allora la pasionaria di Fratelli d’Italia è furibonda perché i patti si rispettano e la stretta di mano per la grande manifestazione di piazza San Giovanni, quella dovrebbe dare la spallata al governo “dei poltronisti”, implicava che non ci sarebbero stati simboli di partito, ma solo bandiere tricolore. Peccato però che ai lati del palco si scorgono quattro striscioni con il Tricolore, sotto c’è la scritta ‘Orgoglio italiano’, seguito poi dal simbolo della Lega (Salvini premier) e infine lo slogan ‘Prima gli italiani’. Da qui l’accusa della leader di Fd’I al leader di via Bellerio: “Ci saremo, con le bandiere tricolori, come avevamo promesso e come tutti avevamo annunciato. Mi dispiace però dover scoprire a 24 ore dal suo svolgimento, che quella che doveva essere una manifestazione di tutti avrà in realtà i simboli della Lega, addirittura sul palco. Come se fossimo ospiti in casa d’altri, in una piazza che, con passione, abbiamo contribuito a riempire. Peccato, un’altra occasione persa di dimostrare che siamo compatti, di mettere i sogni del nostro grande popolo prima degli interessi del singolo partito”.

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La Leopolda dell’egolatria

sabato, Ottobre 19th, 2019
Agf
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Eccolo sul palco, dopo un ingresso da rockstar, cinque minuti di camminata per attraversare tutta la Leopolda. Cinque minuti nella musica assordante, tra baci che sgualciscono, strette di mano, autografi, sotto la sapiente regia di Lucio Presta. Eccolo, compiaciuto e sorridente, Renzi sale sul palco, col suo Io ingombrante e la camicia scomposta. È lì che capisci il gioco, perché di questo si tratta, alla fine della giornata più tesa per il governo: “Leggo di strane idee che Renzi vuol fare cadere il governo. Sarebbe da ricovero, lo abbiamo fatto nascere un mese fa”. Il gioco di chi tira la corda, ma non la spezza, perché non è nelle condizioni, nei numeri e nel consenso per farlo, ma sceglie il governo come terreno su cui riaprire uno spazio pubblico e di consenso: “Noi – dice a Franceschini – lanciamo idee, non sono ultimatum. Confondere le idee con gli ultimatum è una resa al populismo”.

Leopolda piena, urne chissà perché del gioco fa parte il non contarsi, almeno per ora, alle regionali ad esempio, con la rockstar polemicamente soddisfatta: “Altro che flop, amici della stampa, dei talk show e commentatori, figuratevi se era piena che casino”. Poi qualche battuta sul confronto tv con Salvini, perché che belli i confronti con gli avversari, altro che con i “giornalisti” che “fanno da controparte”. Applausi e peccato che, molto spesso, i giornalisti vengono invitati quando i politici i confronti non li vogliono fare, come accadeva anche al renzismo ai tempi del potere e non della ricerca della visibilità. Ma questo è un altro discorso. Poi, finalmente, un momento di serietà, con il collegamento con la capitana delle truppe curde da Kobane, che, da un rifugio, si commuove per il calore che le tributa la stazione fiorentina.

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Firenze, Leopolda da tutto esaurito. Renzi: “Altro che flop, qui c’è tanta gente libera”

sabato, Ottobre 19th, 2019

di CARMELA ADINOLFI

Leopolda 10, Renzi a Franceschini:

In duemila sono rimasti fuori. Creando anche qualche problema alla viabilità intorno alla zona di Porta al Prato. È una Leopolda da tutto esaurito quella che è iniziata venerdì sera all’ex stazione ferroviaria di Firenze. Dove Matteo Renzi, per il decimo anno consecutivo, ha radunato i suoi. Per la prima volta senza il Pd. Ma con un partito tutto suo, Italia Viva, di cui proprio durante questa tre giorni partirà il tesseramento. “Davanti a questa esplosione di entusiasmo sono commosso e senza parole. Due ore prima dell’inizio la Leopolda 10 scoppia di gente. È bellissimo! Cerchiamo di far entrare tutti”, scrive su Facebook l’ex premier poco prima di salire sul palco.


Leopolda 10, Renzi a Franceschini: “Le idee non sono ultimatum”

Firenze, via alla Leopolda 10: bagno di folla per Matteo Renzi

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Catalogna, oltre mezzo milione di manifestanti in piazza: polizia spara proiettili di gomma. Salta a fine mese il match Barcellona-Real

sabato, Ottobre 19th, 2019

BARCELLONA – Oltre mezzo milione di persone, secondo la Guardia urbana, la polizia municipale di Barcellona, partecipano alla protesta in corso nel centro della città.

Nella notte Vox ha denunciato il presidente della Generalitat catalana Quim Torra e ne ha chiesto “l’arresto immediato”. L’annuncio è stato dato dalla stessa formazione politica con un Tweet.

La formazione di estrema destra accusa Torra di ribellione, disordini pubblici, manifestazione illecita e collaborazione con organizzazioni terroristiche. Il partito guidato da Santiago Abascal chiede inoltre l’apertura di un’inchiesta che porti all’individuazione  e successivamente all’arresto dei leader di “Tsunami democratico” accusata di essere un’organizzazione terroristica.

La polizia nazionale ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti che avevano costruito barricate e lanciato oggetti contro gli agenti. I disordini sono iniziati a pochi metri dal quartier generale della polizia nazionale e si sono estesi in piazza Urquinaona, dove decine di uomini incappucciati continuano a lanciare pietre contro i poliziotti.

Spagna, la polizia carica manifestanti: pioggia di fumogeni sulla folla

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Felice Maniero arrestato per maltrattamenti alla compagna

sabato, Ottobre 19th, 2019

ROMA – Il boss della Mala del Brenta, Felice Maniero, residente a Brescia con un nuovo nome, è stato arrestato ieri mattina per maltrattamenti nei confronti della compagna. La notizia è riportata dal Giornale di Brescia. L’ordinanza di custodia cautelare per “Faccia d’angelo”, da sempre il soprannome di Maniero, è stata firmata giovedì dal gip di Brescia. Le manette sono scattate secondo il nuovo Codice rosso, la legge introdotta ad agosto e che garantisce un canale privilegiato per le donne che subiscono violenza. Ora è in cella a Bergamo.

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