All’uncinetto, a maglia, ritagliate nel cartoncino: le sardine, nel pomeriggio di domenica 1° dicembre, si ritroveranno alle 17 in piazza Mercanti a Milano per unirsi idealmente alle altre città in cui il movimento antirazzista e antisovranista ha già sfilato. Sulla pagina Facebook L’Arcipelago delle sardine – Milano & provincia e sulla pagina Le sardine di Milano sono tanti a postare le foto delle sardine con cui sfileranno per dire “Milano non si lega”. Gli organizzatori hanno anche chiesto a tutti di portare al Flashmob una scatoletta di sardine: quelle raccolte verranno poi donate a Pane quotidiano. LEGGI L’ARTICOLO
LA DIAGNOSI DI AIDS arriva in ritardo per
una donna europea su due. A dirlo sono i dati diffusi dal Centro europeo
per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Ufficio
regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa.
Secondo i dati del 2018, rappresentano circa un terzo delle 141.000
nuove diagnosi registrate in quest’area del mondo. Ad alimentare l’Hiv
in Europa è un problema persistente di diagnosi tardiva che caratterizza
il 54% dei casi noti tra le donne. Dati in linea con quelli dell’ultimo
Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità: anche se per la prima volta
si registra una diminuzione di circa il 20% delle nuove diagnosi, lo
scorso anno il 57% delle persone ha scoperto di essere sieropositiva
molti anni dopo essersi infettata e si stima che circa 15mila
persone abbiano contratto il virus dell’Hiv senza saperlo. Questo perchè
oggi l’Aids non fa più paura visto che i giovani la ritengono una
malattia curabile. A fotografare il livello di conoscenza dei
Millennials è una ricerca svolta su 5534 ragazzi – tra gli 11 e 25 anni –
da Skuola.net col supporto non condizionato di Msd Italia, in occasione
della Giornata mondiale dell’Aids.
Come sarà la barriera costruita tra la città veneta e il
Mare Adriatico che, una volta completata, dovrebbe scongiurare gli
allagamenti | Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev – CorriereTv
Il MO.S.E. (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) è
un progetto di ingegneria civile, ambientale e idraulica finalizzato
alla difesa dalle acque alte a Venezia. Una barriera fra la laguna della
città veneta e il Mare Adriatico per scongiurare gli allagamenti.
Questo è il Mose, chiamato in causa in questi giorni, dopo la marea
record che ha invaso calli, piazze e negozi della città lagunare,
mietendo anche due vittime. L’opera è stata scelta al termine di un
lungo iter progettuale e decisionale durante il quale il sistema di
paratoie alle bocche di porto è stato confrontato con numerose soluzioni
alternative. Il Mose è risultata essere l’unica infrastruttura in grado
di rispondere ai precisi vincoli e requisiti richiesti. / courtesy
Reteveneta agenziavista.i
«Sono qui per raccontarvi la verità sull’omicidio di Luca Sacchi. Nel mio interrogatorio non vi ho detto tutto perché avevo paura, ma la mia coscienza mi ha spinto a tornare». Il 31 ottobre, a una settimana dall’omicidio, Giorgia D’Ambrosio, amica da tempo ma da poco fidanzata del killer Valerio Del Grosso (che è sposato), torna dai carabinieri e con le sue dichiarazioni (aveva già raccontato la fuga del 21enne) aiuta gli investigatori a chiudere il cerchio. La ragazza parte dalla sera del delitto quando Del Grosso le prospetta in chat un viaggio alle Maldive. È la fase che precede la rapina dello zaino di Anastasiya e il 21enne è certo di poter contare sui 70 mila euro.
FIRENZE
«Siamo in 40 mila», gridano dai megafoni le sardine toscane, mentre
Mattia Santori, promotore della manifestazione di Bologna, scherza e
ammette che «voi toscani ci avete battuto di brutto mentre da Salvini ci
sono quattro gattini». E anche se alla fine le forze dell’ordine
ufficiosamente daranno numeri diversi (dalle 15 alle 20 mila persone) il
successo della prima grande manifestazione della Toscana del movimento
c’è. Piazza della Repubblica è al completo e tanti ragazzi affollano le
strade adiacenti. E c’è chi non ricorda, a Firenze, una presenza di
giovani così massiccia dai tempi della contestazione studentesca del
Sessantotto.
Un governo nato per recuperare il
dialogo con l’Europa e le sue istituzioni, che indice vertici per
disdire o rinviare gli impegni già presi, come minimo trasmette
un’immagine sfuocata e confusa. Almeno, è questa l’impressione
inevitabile che si condanna a dare all’opinione pubblica e agli alleati
continentali. Se poi si dovesse spiegare a Bruxelles che tutto è legato
all’esistenza di un Movimento Cinque Stelle spaventato dal proprio
declino e convinto di esorcizzarlo ritornando alle suggestioni
antisistema, difficilmente si potrebbe trovare comprensione.
Anche perché si tratta della formazione di maggioranza relativa: il perno orgoglioso e fluttuante delle coalizioni partorite dalle elezioni del 2018. Prima con la Lega, adesso con il Pd e le appendici di Leu e Iv, il Movimento di Beppe Grillo condiziona pesantemente le scelte dei governi. E, da quando si è accorto che gli elettori lo stanno abbandonando, scarica sugli esecutivi e gli alleati la sua sindrome della disfatta.
Non si può proprio invidiare il premier Giuseppe Conte. Ritrovarsi questa sera a pilotare l’ennesimo vertice di maggioranza verso un compromesso al ribasso, se
non peggio, significherebbe certificare una volta di più la volubilità
patologica dei «movimenti» 5 Stelle che convivono nella coalizione.
Declinarli al plurale è obbligatorio. Non si può spiegare altrimenti
l’oscillazione tra pulsioni agli antipodi.
«L’Europa non può aspettare la prossima crisi, per prendere delle
decisioni sul completamento dell’Unione monetaria e il coordinamento
delle proprie politiche di bilancio». Da oggi Paolo Gentiloni assume
l’incarico di Commissario per gli Affari economici e monetari
dell’Unione europea.
La Commissione è stata votata a Strasburgo da una maggioranza più forte di quella che in luglio votò Ursula von der Leyen, ma anche più eclettica e dunque fragile. Non è un rischio per questo nuovo esecutivo europeo? «È una maggioranza meno automatica e scontata rispetto al passato, che avrà bisogno di una manutenzione politica costante. Ma il fatto di dover avere rapporti intensi con il Parlamento a me fa piacere. Paradossalmente questa frammentazione può far crescere il ruolo dell’Europarlamento, che potrà avere più voce in capitolo».
Alla vigilia del voto, Francia e Germania hanno fatto trapelare un paper sulla convocazione di una nuova Conferenza intergovernativa, che fra l’altro era già fra le proposte di Ursula von der Leyen. Che tipo di segnale è per il vostro lavoro? «La nuova stagione dell’Europa deve partire all’insegna dell’ambizione. Nel mondo c’è un nuovo Grande Gioco geopolitico, nel quale molti protagonisti globali ma anche alcuni attori interni in nome del nazionalismo hanno interesse a indebolire l’Unione europea. In questo quadro l’Ue è potenzialmente quello che io definisco l’unico possibile “gigante buono”, in grado di battersi per apertura economica, crescita sostenibile, clima, democrazia liberale. A condizione che il suo cammino non si fermi e anzi proceda più velocemente. La Conferenza è un’inversione di tendenza rispetto alla deriva intergovernativa degli ultimi anni. Il contributo franco-tedesco è utile, tanto più in un momento nel quale i due Paesi hanno visioni che non sempre coincidono. Penso che tra l’ambizione francese e la prudenza tedesca ci possa essere anche una forte iniziativa italiana. L’attuale governo ha lasciato alle spalle le tendenze all’isolamento. Fra queste, la ripresa dell’ipotesi di un trattato bilaterale con la Francia, che era stata messa in un cassetto».
La protesta pro-democrazia è tornata in piazza a Hong Kong per sfidare la polizia dopo due settimane di pausa elettorale, segnata dalla trionfale vittoria alle urne. Durante la notte si sono registrati alcuni scontri, poi i manifestanti si sono radunati pacificamente sventolando bandiere statunitensi e striscioni che fanno appello al presidente Donald Trump.
Uno slogan recita “Trump per favore libera Hong Kong”, un altro
“Make Hong Kong Great Again”. Alcune centinaia di dimostranti si sono
diretti al consolato americano, altre al quartiere del Politecnico.
E’ tensione altissima nel governo sul tema del Mes, il nuovo fondo salva-Stati. Il Pd chiede di mantenere la credibilità, mentre il M5s invita a mettersi al tavolo e decidere come cambiarlo. Giuseppe Conte ha convocato un vertice a Palazzo Chigi. “Il Mes ruba ai risparmiatori italiani per finanziare le banche tedesche”, afferma Matteo Salvini invitando il premier a dimettersi. Il leader della Lega nega poi un “ritorno di fiamma” con Luigi Di Maio.
“Ogni volta, a ogni passaggio un po’ delicato, si ragiona sempre
del rischio del governo. Questo governo andrà avanti”, ha detto Giuseppe
Conte. Il presidente del Consiglio ha poi spiegato che la tenuta
dell’esecutivo non è a rischio “perché il Paese ha tante urgenze, tanti
problemi da risolvere”. “Lunedì spazzerò via le chiacchiere”, ha
concluso.
Proprio sull’informativa in programma per il 2 dicembre, Conte ha
aggiunto: “Dovete avere un po’ di pazienza, lunedì passerò in Parlamento
e metteremo tutti i tasselli al loro posto e inizieremo a spazzare via
tutte le fesserie che sono state dette, ne ho ascoltate tante. Sono
molto paziente ma il momento in cui dovremo spazzare via le chiacchiere che sono state fatte, sarà lunedì”.