Archive for Gennaio, 2020

Aggredita la troupe di “Striscia la notizia” con Vittorio Brumotti: cameraman ferito a coltellate

lunedì, Gennaio 13th, 2020

E’ stato ferito con un coltello con la lama spezzata il cameraman di “Striscia la Notizia” rimasto ferito nel pomeriggio a Monza mentre stava realizzando un servizio sullo spaccio di droga. Il reporter era con Vittorio Brumotti. Lo stesso inviato del programma Mediaset è stato travolto e spinto a terra dagli aggressori in fuga. 

Secondo gli accertamenti della Polizia di Stato di Monza che indaga sulla vicenda, l’operatore sarebbe stato aggredito da due cittadini nordafricani che gli avrebbero anche strappato dal giubbotto una telecamera spy pen, presumibilmente dopo aver riconosciuto lo stesso Brumotti ormai specializzato in servizi che denunciano lo spaccio di stupefacenti nelle città.

Rating 3.00 out of 5

Celibato dei sacerdoti, Benedetto XVI: “E’ indispensabile, non posso tacere”

lunedì, Gennaio 13th, 2020

“Io credo che il celibato dei sacerdoti abbia un grande significato ed è indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita”. Lo afferma Benedetto XVI in un libro a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, che uscirà il 15 gennaio e del quale Le Figaro pubblica delle anticipazioni. “Non posso tacere”, scrivono citando una frase di Sant’Agostino.

Il monito del Papa emerito Benedetto XVI arriva dopo il Sinodo sull’Amazzonia dI ottobre che ha avuto tra i temi centrali di discussione proprio la possibilità di ordinare come sacerdoti persone sposate. Opzione, questa, che è entrata nel documento finale, mentre è attesa la decisione di Papa Francesco che dovrà pronunciarsi con l’esortazione apostolica post-sinodale. Documento che potrebbe essere pubblicato nei prossimi mesi.

Rating 3.00 out of 5

Gli errori (a sinistra) sul conflitto in Libia

lunedì, Gennaio 13th, 2020

di   Paolo Mieli |

Troppo facile ironizzare sulle prestazioni di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio alle prese con la crisi libica. Entrambi la settimana scorsa sono (separatamente) impiccati a due quasi identici proclami per così dire prematuri: avrebbero fatto incontrare, questo il senso dei loro annunci, Fayez al Sarraj con Khalifa Haftar i quali, sotto la loro egida, avrebbero trovato un accordo. Quantomeno un compromesso di massima. Magari piccolo, una tregua, peraltro imposta da Putin ed Erdogan. Ma Conte e Di Maio avrebbero potuto rivendicarne il merito. Quantomeno parziale. Chi li abbia indotti a sbilanciarsi (ognuno — ricordiamolo — per conto proprio, probabilmente in competizione uno con l’altro) con quelle ottimistiche comunicazioni, è un mistero. Forse soltanto la sprovvedutezza, essendo entrambi poco avvezzi a cimentarsi con intricate questioni internazionali. Le loro vite precedenti li avevano abilitati a pronunciare, in situazioni come quella che oppone la Cirenaica alla Tripolitania, generici appelli al dialogo e alla rinuncia delle armi. Niente di più. Provare a presentarsi come statisti in grado di sanare, sia pur provvisoriamente, un conflitto che va avanti da otto, nove anni è stata un’ingenuità. E le pezze successive — l’incontro di Conte con Haftar e, dopo tre giorni, con Sarraj; il tour diplomatico di Di Maio — non sono servite a nascondere il buco.

Rating 3.00 out of 5

È morto il giornalista Giampaolo Pansa, aveva 84 anni

lunedì, Gennaio 13th, 2020

di Aldo Cazzullo

È morto il giornalista Giampaolo Pansa, aveva 84 anni

È morto il giornalista Giampaolo Pansa, aveva 84 anni. Padre del «Bestiario», Pansa aveva ricominciato a scrivere sul Corriere della Sera lo scorso settembre. Per il giornalista — nato a Casale Monferrato nell’ottobre del 1935 — quello al Corriere era stato un rientro, dopo il quinquennio 1973-1977. «Credo di essere il cronista che ha lavorato per più giornali: ma sono ancora qui, a rompere le scatole», aveva detto a Davide Casati.

«Scrivo da un paese che non esiste più». Quando sul banco di Giulio De Benedetti arrivò l’attacco del ragazzo che aveva assunto alla Stampa e mandato sul primo servizio importante — la tragedia di Longarone, il disastro del Vajont —, il mitico direttore capì che con Giampaolo Pansa non aveva sbagliato. «Avevo un figlio. Me l’hanno ucciso». Poi Giampaolo — dopo un’esperienza al Giorno e il ritorno alla Stampa — passò al Corriere, e per il nostro giornale intervistò il padre di Alceste Campanile, smascherando un ignobile montatura: il militante di sinistra era stato rapito e assassinato non dai fascisti ma dai «compagni» di Potere operaio.

Rating 3.00 out of 5

Conte: «La verifica sarà a fine mese Il voto regionale non è decisivo»

lunedì, Gennaio 13th, 2020

di Marco Galluzzo

Conte: «La verifica sarà a fine mese Il voto regionale non è decisivo»

Presidente Giuseppe Conte, sulla Libia si è ottenuto un primo traguardo con la tregua ma sembra che l’Italia abbia perso terreno rispetto ad altri attori, come Turchia e Russia. Lei avverte questa fragilità e, se sì, come rimediare?
«L’incisività e la credibilità dell’Italia in politica estera è fuori discussione e con la Libia siamo in prima linea. Parliamo con tutti non per ambiguità, ma perché alimentiamo il dialogo ribadendo a tutti la nostra posizione, limpida e trasparente, politicamente insuperabile: la guerra allontana la prosperità e il benessere del popolo libico, e se alimentata da attori esterni rischia di allontanare anche la prospettiva dell’unità e dell’autonomia della Libia».

Quali scenari si aprono ora?
«Dobbiamo lavorare tutti per una soluzione politica, preparandoci all’appuntamento di Berlino. Dobbiamo tutti approfittare di questo “cessate il fuoco” per contrastare l’opzione militare. A Mosca Sarraj e Haftar saranno chiamati a siglare questa tregua. Ora non ha importanza una rincorsa per rivendicare primati, ma è importante il coordinamento di tutti i soggetti. Le mie telefonate e le mie visite servono a questo: a ribadire l’importanza di questa tregua per indirizzare il processo politico. L’Italia continuerà ad avere una influenza centrale, stiamo lavorando anche per rafforzare il ruolo dell’Unione europea. La mia visita in Turchia e in Egitto serve perché tutti abbiano un’agenda comune in vista della conferenza di Berlino».

Rating 3.00 out of 5

PA: dalla carta al digitale benefici per 25 miliardi l’anno. Gli interventi da fare

lunedì, Gennaio 13th, 2020

di Milena Gabanelli e Rita Querzè

Negli anni ‘50 e ‘60 fu la costruzione delle autostrade di asfalto a trasformarci da Paese povero in Paese prospero. Oggi, per uscire dallo stallo, occorre costruire le autostrade digitali, ce lo ha ricordato anche la Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Layen: per recuperare lo svantaggio tecnologico nel campo dell’economia digitale devono ripartire gli investimenti pubblici. Secondo l’indice con cui la Commissione Europea misura la digitalizzazione dei 28 Stati membri, l’Italia occupa il 24° posto.

Confindustria Digitale stima che l’inefficienza pubblica costi circa 30 miliardi di euro l’anno, pari a 2 punti di Pil. I benefici che produrrebbe la trasformazione digitale della pubblica amministrazione italiana li ha calcolati il Politecnico di Milano: 25 miliardi di euro l’anno al bilancio dello Stato. Da anni stiamo parlando di banche dati. A che punto siamo?

Rating 3.00 out of 5

Poca cosa, o niente

domenica, Gennaio 12th, 2020

Alessandro Sallusti

Di Maio si è sorpreso che i Cinque Stelle abbiano deciso di farlo fuori. In realtà è sorprendente che sia ancora lì dopo i disastri che ha combinato.

Nell’ordine: ha tradito i suoi elettori (sì Tav e sì Tap); in un anno e mezzo ha perso più della metà dei consensi elettorali; da ministro dello Sviluppo ha innescato il casino dell’Ilva e non ha risolto quello di Alitalia; da ormai due anni dice di voler buttare fuori i Benetton dalla gestione delle autostrade ma non sa come fare; si è fatto imbrigliare prima da Salvini e ora dal duo Renzi-Zingaretti; ha spaccato il partito tra «contiani» e «dimaiani»; come leader della maggioranza ha portato il Paese a crescita zero, e chi più ne ha più ne metta.

Di Maio voleva cambiare il mondo ma il mondo non lo ha ascoltato, e non lo ascolta neppure oggi che è ministro degli Esteri e vaga da un vertice all’altro senza toccare palla. Qualcuno glielo deve pur dire: Di Maio, lei non conta più nulla, sia nel partito che nel governo. Ho appena letto, nel libro che Claudio Martelli ha scritto su Craxi (L’antipatico, edizioni La nave di Teseo) a giorni in libreria, una frase che gli si addice. Bettino chiese al vecchio e saggio padre che cosa ne pensasse dei suoi rivali politici all’interno del Psi, e la risposta fu lapidaria: «Sono poca cosa, o niente».

Rating 3.00 out of 5

A sinistra servono contenuti, non nuovi contenitori

domenica, Gennaio 12th, 2020

In politica,come è noto, il contenuto di una proposta vale molto di più del contenitore nel quale la stessa viene collocata. Non solo, ma il contenuto definisce l’efficacia, la coerenza, la funzionalità e la credibilità del contenitore. Purtroppo da tempo, in particolare nei momenti più difficili, la sinistra politica mette in disparte il merito delle cose da fare e si affanna a cercare un contenitore “nuovo”. Aggettivo che si presta a molteplici manipolazioni ed è incapace di produrre da solo effetti risolutivi.

L’idea che quelli che sono “fuori” dai partiti della sinistra, pur mostrando attenzione per i loro valori, si coinvolgono costruendo qualche spazio specifico per loro è priva di qualsivoglia efficacia. Questo vale per chi ha a cuore in particolare l’ambiente, oppure il lavoro, o i diritti o altri temi. Confinarli in uno spazio definito per dimostrare che ti occupi di loro o dedicargli una attenzione specifica, ma scissa dal generale è inutile e controproducente. Gli affanni e la crisi della sinistra in Europa negli ultimi trent’anni nascono dall’incapacità di affrontare gli effetti della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti della sua storia. Addirittura di aver guardato alla globalizzazione come processo positivo in grado di favorire spontaneamente il superamento delle diseguaglianze, la riduzione delle povertà e l’estendersi della democrazia. Sbagliando profondamente la sinistra europea ha scelto Blair in opposizione a Delors.

Rating 3.00 out of 5

Trasformisti, riciclati e “travestiti” alla carica per un seggio in Calabria

domenica, Gennaio 12th, 2020

Trasformisti all’arrembaggio. C’è di tutto nelle liste del centrodestra in Calabria: ad esempio, c’è chi da Rifondazione comunista in un amen si è ritrovato nel centrodestra. E’ Vito Pitaro, di Vibo Valentia, un trascorso da consigliere comunale del fu partito fondato da Fausto Bertinotti, e oggi folgorato da Jole Santelli, che della raccolta indifferenziata di personale politico ne ha fatto uno dei punti del programma. Con un dettaglio di non poco conto: Pitaro è finito nelle carte della mega inchiesta “Rinascita-Scott” (anche se non risulta nel registro degli indagati ndr.), condotta dal Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha travolto la regione con 334 arresti denunciando la commistione fra politica, massoneria e ’ndrangheta. Si tratta insomma di comparse e figuranti per la gioia dell’eterna farsa politicante. Dove essere campioni del trasformismo o possedere nel curriculum un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa rappresenta una nota di merito. Ecco allora voltagabbana di professione, riciclati, pluri-indagati, e poi i “travestiti”, una nuova categoria della politica calabrese, vale a dire chi è in lista al posto dei loro padrini politici.

Si comincia da questi ultimi che sono la novità di questa folle campagna elettorale. Orlandino Greco, natio di Castrolibero (in provincia di Cosenza), classe ’71, una laurea in ingegneria civile, formatosi nel Fronte della Gioventù, ma poi entrato nelle logiche locali al punto da farsi eleggere sindaco del suo Paese fino al grande salto al consiglio regionale con la lista “Oliverio Presidente” con oltre 7 mila preferenze. Dopo questa escalation, Greco finisce nella black list di Pippo Callipo. Il motivo? Il re del tonno, nonché candidato governatore del centrosinistra, fa il repulisti di indagati e condannati. Peccato che “Orlandino” da Castrolibero è finito sotto i riflettori della Dda di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa i successi elettorale di Greco sarebbero stati ottenuti grazie al sostegno di denaro ricevuto dalla cosca guidata da Michele Bruni, alias “Bella Bella”, e dal clan “Rango-Zingari”. Va da sé che Greco non ci sta, batte i pugni,”quali sarebbero queste colpe?”, si sgola davanti ai cronisti locali. Ma non c’è niente da fare. E’ fuori. Punto.

Rating 3.00 out of 5

Controllare le escalation è un’illusione. L’errore dell’Iran non va sottovalutato

domenica, Gennaio 12th, 2020

Stefano Silvestri Consigliere scientifico e Past president IA

É amaro constatare come questo periodo di tensione tra Iran e Stati Uniti abbia favorito l’uccisione di 175 persone innocenti. Non è la prima volta. Nel 1988 l’incrociatore americano Vincennes abbatté per errore un aereo di linea iraniano, uccidendo 290 persone. In ambedue i casi la spiegazione è stata la stessa: gli aerei di linea civili sono stati scambiati per mezzi militari nemici. La tensione può fare scherzi molto brutti quando le decisioni debbono essere prese nel giro di pochi secondi. La tentazione di sparare prima e controllare dopo può rivelarsi irresistibile.

 Questo non è un fatto casuale. È molto pericoloso creare situazioni di tensione molto alte e poi affidarsi di fatto alla capacità di singoli operatori di mantenere i nervi saldi ed evitare errori disastrosi. L’abilità di mantenere il pieno e razionale controllo di ogni possibile escalation può molto facilmente rivelarsi un’illusione, e provocare vittime innocenti.

A volte può andare bene. È famosa la storia del Tenente Colonnello Stanislav Petrov, che il 26 settembre 1983, in piena Guerra Fredda, dal suo posto di controllo della difesa aerea di Mosca individuò sul radar cinque segnali di missili balistici in arrivo, ma decise di non lanciare alcun allarme, convinto che fosse un errore del sistema. Aveva ragione, ma se si fosse comportato altrimenti avremmo corso il rischio di una guerra nucleare “per errore”. Cosa sarebbe accaduto se l’incidente avesse avuto luogo durante un periodo di alta tensione?

Oggi tendiamo a sottovalutare il rischio di una guerra globale, anche se in realtà si verificano numerosissime occasioni di violazione dello spazio aereo, incidenti in mare, malfunzionamenti dei sistemi di allarme strategico: tutte cose che potrebbero diventare molto pericolose in un clima di alta tensione.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.