Archive for Gennaio, 2020

Nave Gregoretti, Salvini accusa Conte: “Il suo sostegno era implicito”

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

di CARMELO LOPAPA

Punto primo. Nessun atto è stato compiuto da Matteo Salvini in quei cinque drammatici giorni di luglio per trarre vantaggio o lucrare politicamente dalla vicenda dei 131 immigrati a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera Gregoretti. Tutte le decisioni sono state adottate nella sua qualità e nei suoi poteri di ministro dell’Interno. Punto secondo. Delle sue determinazioni in tal senso sono stati sempre tenuti al corrente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri competenti. A conferma, ed è il terzo punto, ci sarebbe il fatto che pur essendo di dominio pubblico lo stallo della nave al largo di Catania e poi di Augusta, non è giunto alcun ordine in direzione opposta da parte di Palazzo Chigi. Tesi che sarebbe suffragata, secondo la difesa del leader leghista, dalla copia delle “interlocuzioni scritte” avvenute in quei giorni tra il Viminale, la Presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari esteri (guidato fino ad agosto da Enzo Moavero Milanesi) e organismi comunitari. Infine ci sarebbe il precedente del caso Diciotti, che ha portato alla respinta della richiesta di processo per una vicenda analoga.

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Autostrade, trattativa segreta per un maxi-risarcimento da 8 miliardi

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

di Federico Fubini

Autostrade, trattativa segreta per un maxi-risarcimento da 8 miliardi

Costa fra sei e otto miliardi di euro allo Stato una eventuale decisione del governo di revocare la concessione firmata dodici anni fa con Autostrade per l’Italia (Aspi). È questo l’effetto implicito di una norma nel decreto «milleproroghe» di Natale che, di fatto, modifica le clausole di rottura dell’accordo del 2007 fra il governo di allora e Aspi. Queste ultime prevedono l’indennizzo totale dei ricavi previsti dall’azienda fino alla fine della concessione nel 2038, in ogni caso: sia che il governo intervenga nell’interesse pubblico, che per inadempienza del concessionario come è il caso per il crollo del ponte Morandi. Anche dopo un «indennizzo» da parte dell’azienda del 10% per i propri errori, il conto della revoca sarebbe dunque astronomico: per toglierle la gestione di quasi tremila chilometri di autostrade, lo Stato dovrebbe versare alla società del gruppo Atlantia 23 miliardi.

Con il decreto «milleproroghe», invece, la situazione cambia, ma solo in parte. Una rottura dell’accordo non funzionerebbe infatti come previsto due giorni fa dal capo dei 5 Stelle Luigi Di Maio, secondo il quale «si perdono solo i profitti dei Benetton» (la famiglia che controlla Aspi attraverso una quota del 30,2% nella holding Atlantia).

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È tempo che la politica impari a rischiare

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

di Beppe Severgnini

«È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro». Questa ironica citazione — attribuita a una dozzina di personaggi (tra cui lo scrittore Mark Twain, il fisico Niels Bohr, il produttore cinemotografico Samuel Goldwyn, il giocatore di baseball Yoghi Berra) — contiene una profonda verità: chi prevede, rischia di sbagliare. Chi non prevede, tuttavia, vedrà le cose in ritardo. Ed è peggio. Il mondo è troppo complicato, e la vita è troppo seria, per affidarla agli oroscopi. Meglio ragionare su quanto è accaduto, per provare a immaginare quanto potrebbe succedere alla società occidentale. Tre vicende degli anni Dieci ci aiuteranno a capire le tendenze, le opportunità e i pericoli degli anni Venti.

La prima certezza è questa. La crisi finanziaria del 2008/2009 è stata assorbita lentamente e in modo asimmetrico. Il web ha premiato alcuni — da Amazon a Google, da Airbnb a Netflix — e, per adesso, ha punito molti. L’Italia, negli ultimi dieci anni, è il Paese che è cresciuto meno. Federico Fubini ci ha ricordato che, da quando abbiamo toccato il fondo (secondo trimestre 2013), il prodotto lordo è aumentato del 4%: un’inezia, meno della metà rispetto a Grecia, Portogallo e Finlandia, penultimi in classifica. Davanti alle difficoltà di sviluppo, e a un’imposizione fiscale implacabile, le aziende hanno provato a risparmiare dove potevano: sui salari. In Italia, oggi, sono inferiori alla media europea. Tra il 2009 e il 2019 sono scesi del 2%, mentre sono cresciuti del 7% in Francia e dell’11% in Germania. Un contratto a tempo indeterminato non garantisce più una casa, una famiglia e una vita decorosa.

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Bagdad, Soleimani ucciso dagli Usa Ora si attende la risposta di Teheran

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

di Guido Olimpio

Bagdad, Soleimani ucciso dagli Usa Ora si attende la risposta di Teheran

L’Iran forse non si aspettava un colpo così duro, anche se c’erano stati alcuni segnali premonitori: il generale Qasem Soleimani era un target possibile di Israele e degli Usa, dunque era da considerare lo scenario di una sua scomparsa repentina. Insieme a ciò Teheran doveva pensare a come rispondere. E si è preparata da anni.

La Divisione Qods



La guida Alì Khamenei ha promesso una rappresaglia dura sapendo di avere molte frecce nel suo arco. L’azione può essere affidata allo stesso apparato clandestino guidato da Soleimani – la Divisione Qods -, un network esteso in tutto il Medio Oriente, con forze in Libano, Siria, Iraq e Yemen. Hanno uomini addestrati proprio a missioni di questo tipo. Da lungo tempo i servizi dei pasdaran e l’intelligence della Repubblica islamica – due entità separate – hanno mandato agenti in diversi teatri con il compito di raccogliere dati su possibili target (ambasciate, uffici governativi, installazioni militari), reclutare complici, creare case sicure. In Usa, in Europa, in America Latina, in Estremo Oriente.

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Chi era il generale Soleimani: uomo chiave dell’influenza iraniana in Medio Oriente

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

di Lorenzo Cremonesi

Chi era il generale Soleimani: uomo chiave dell'influenza iraniana in Medio Oriente

Non è una frase fatta e neppure un’esagerazione bombastica: l’assassinio del generale Qassem Soleimani cambia le regole del gioco in Medio Oriente e nei fatti accelera la già strisciante guerra a basso profilo tra Stati Uniti e Iran. Teheran risponderà inevitabilmente con durezza. L’escalation militare è inevitabile e ciò coinvolgerà anche le truppe italiane in missione sotto comando Usa in Iraq. Lo stesso scenario libico ne sarà affetto. Israele è già in allarme, l’Hezbollah libanese affila i coltelli, sono state tra l’altro chiuse le piste da sci sull’Hermon. E ciò per il fatto che il 62enne Soleimani non era semplicemente un pezzo da novanta dell’apparato militare iraniano, bensì a tutti gli effetti il vero artefice della politica del suo Paese riguardo ai dossier più importanti: dall’Iraq, alla Siria, al Libano, al confronto con Israele, sino allo scontro con gli Stati Uniti. Tanto da essere il candidato più gettonato alle massime cariche dello Stato iraniano nel prossimo futuro.

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Petrolio: forte rialzo del prezzo dopo l’attacco Usa contro Soleimani

venerdì, Gennaio 3rd, 2020
Petrolio: forte rialzo del prezzo dopo l'attacco Usa contro Soleimani

Netto balzo del petrolio dopo l’attacco statunitense, avvenuto nella notte, all’aeroporto di Baghdad e la morte del generale iraniano Qassem Soleimani. Il Wti scadenza febbraio, salito ai massimi degli ultimi quattro mesi toccando un top di 63,83 dollari al barile, ora tratta a 62,82 dollari in rialzo del 2,73%. Il Brent scadenza marzo avanza del 2,9% a 68,18 dollari dopo un massimo a 69,16. L’ordine di uccidere Soleimani è partito direttamente dal presidente Trump, afferma il Pentagono, sottolineando che il raid punta a essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani.

CORRIERE.IT

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Baghdad, raid Usa uccide il generale iraniano Soleimani | Teheran: “Da Washington atto di terrorismo”

venerdì, Gennaio 3rd, 2020

Sale la tensione tra gli Usa e l’Iran dopo l’attacco ordinato da Donald Trump vicino all’aeroporto di Baghdad, in Iraq, che ha polverizzato due auto uccidendo 8 persone tra cui il generale iraniano Qassem Soleimani,figura chiave della strategia di Teheran in Medio Oriente. “E’ un atto di terrorismo”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. Ali Khamenei chiama alla vendetta. Il Pentagono ha replicato: “Proteggeremo i nostri interessi”.

“Folle escalation”Per Zarif “l’assassinio di Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaeda, è pericoloso, una folle escalation”. Soleimani era al comando delle brigate al Quds, il braccio armato del movimento per la Jihad Islamica in Palestina. Ha animato la seconda fase dell’insurrezione anti-americana in Iraq, ha armato gli Hezbollah libanesi contro Israele, ha pilotato la repressione del regime di Damasco contro la rivolta. Infine ha indirettamente collaborato con i suoi storici nemici americani per riuscire a sconfiggere l’Isis.

L’Iran aveva sventato negli ultimi mesi un attentato proprio contro di lui. Mentre in passato, per evitare conseguenze inimmaginabili, Washington e Tel Aviv avevano deciso di non sferrare attacchi contro Soleimani. E’ possibile anche che gli Stati Uniti abbiano avuto l’appoggio degli iracheni non contenti della ingombrante presenza iraniana (sciita) nel Paese.

Il Pentagono: “Proteggeremo i nostri interessi” Adesso invece il Pentagono ha fatto sapere che l’uccisione del generale iraniano, figura molto vicina alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, punta a essere un deterrente per futuri piani offensivi iraniani. “Gli Stati Uniti continueranno ad assumere le azioni necessarie per proteggere la nostra gente e i nostri interessi ovunque nel mondo”, ha dichiarato il dipartimento della Difesa aggiungendo che il generale “voleva attaccare i diplomatici americani”.

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Incendi Australia, evacuazioni forzate. E i ghiacciai in Nuova Zelanda diventano marroni

giovedì, Gennaio 2nd, 2020
La nube di fumo provocata dagli incendi in Australia (Ansa)

Sydney, 2 gennaio 2020 – E’ una crisi senza precendenti quella che sta affrontando l’Australia, alle prese con gli incendi che da giorni stanno devastando il Sud-Est del Paese. I morti sono già 18, almeno 15 persone risultano disperse e le autorità hanno ordinato l’evacuazione di turisti e residenti sulla costa sud-orientale in previsione di un nuovo picco di calore al sabato, che può favorire l’estensione dei roghi. 

Il premier del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, ha dichiarato uno stato di emergenza di sette giorni che consentirà evacuazioni forzate a partire da domani. E’ la terza volta che lo Stato più popoloso dell’Australia dichiara lo stato d’emergenza dall’inizio della stagione degli incendi, a settembre. Nel Victoria invece l’esercito si prepara a evacuare 4mila persone intrappolate dalle fiamme.

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Noi, l’Unione Europea e le sfide degli anni venti

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

di Mario Monti

Illustrazione di Doriano Solinas

L’Europa e l’Italia, superati i pericoli che incombevano su di loro nel 2019, entrano negli Anni Venti con giustificato sollievo. Ma devono entrambe guardarsi dal tornare al business as usual. Se negli Stati membri dell’Unione europea la politica non diventerà più responsabile, la Ue diventerà il vaso di coccio tra le grandi potenze. Nel nostro Paese questo scatto di serietà è particolarmente necessario e urgente; se non avverrà, l’Italia è destinata ad essere il ventre molle del vaso di coccio. A livello europeo, le elezioni di maggio al Parlamento — con le successive nomine di David Sassoli, Charles Michel e Ursula von der Leyen alle presidenze del Parlamento, del Consiglio e della Commissione — hanno sì registrato un’avanzata dei sovranismi nazionali, ma hanno conservato nelle mani delle famiglie politiche pro-europee gran parte del potere di decisione. Inoltre, la presidente von der Leyen ha impresso nuovo vigore alla Commissione, per sua natura il motore dell’integrazione europea. Scampato pericolo, dunque? È troppo presto per dirlo. La mancata vittoria sovranista ha fatto venire meno, almeno per ora, la minaccia di un blocco o addirittura di un regresso nella costruzione europea.

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Salvini: “Oggi il Pd è il peggio del peggio, la peggiore eredità che Berlinguer e Lama potessero augurarsi”

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Siamo in mano a uno dei peggiori governi dal Dopoguerra”. “Conte non ha un voto, non esiste: ha scoperto il gusto delle poltrone e ci vuole rimanere”. “Mi batte nei sondaggi? Alle urne non esiste”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini in una lunga intervista a La Stampa. Il governo Monti, ha aggiunto Salvini “almeno era migliore. L’ho combattuto ma almeno aveva un’idea, un progetto”. “Oggi il Pd è il peggio del peggio, la peggiore eredità che Berlinguer e Lama potessero augurarsi”.

Quanto poi a Mattarella e all’accusa lanciata che a capodanno si fanno i discorsi più melliflui, più incolori, più insapori, mentre le sue sono parole scomode, il leader della Lega dice: “Non parlavo di Mattarella ma del governo che è quanto di più incolore e insapore ci sia”. “Prima c’erano Craxi, Spadolini, lontani da me – prosegue Salvini -, ma oggi abbiamo Zingaretti, Conte, Di Maio. Berlinguer era sei spanne sopra Zingaretti. Anche la Cgil di Lama era un altro pianeta. Il Pci era una sinistra con dei valori mentre oggi il Pd è il peggio del peggio, la peggiore eredità che Berlinguer e Lama potessero augurarsi”.

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