Archive for Gennaio, 2020

Salvata da Merkel e Draghi, ora l’Ue può solo investire e innovare

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

Con il 2019 si chiude non solo l’anno, ma anche il decennio 2010-2019, sul quale rifletto qui guardando all’Europa nella speranza che un periodo abbastanza lungo consenta di avere una prospettiva relativamente oggettiva su cui costruire un futuro. La mia tesi è che l’Europa (ovvero la Ue e l’Eurozona) sia uscita con fatica dalla peggiore crisi nei sessanta anni dai Trattati di Roma con una certa ripresa istituzionale ed economica, ma con un fronte macro-sfide non minori.

Due statisti europei

La storia della crisi è nota, ma anche dimenticata nella sua gravità. Iniziata “ufficialmente” alla fine del 2009, con la dichiarazione del neo-primo ministro della Grecia che i conti pubblici erano stati falsificati, è poi precipitata nella crisi finanziaria e dei debiti sovrani per gli Stati dell’Eurozona più deboli per ragioni varie e diverse: Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna, Italia.

La crisi greca, portatrice di un potenziale di contagio drammatico, fu affrontata per tentativi successivi che hanno visto attori per la concessione di prestiti sia la cosiddetta “Troika” (Bce, Fmi, Commissione europea) sia dal giugno 2010 un nuovo fondo di salvataggio europeo (Efsf) poi affiancato e sostituito dallo Esm, nato nell’ottobre del 2012. Questo organismo finanziario sovranazionale partecipato dagli stati membri dell’Eurozona è cresciuto sino a raggiungere (sommato al primo) nel 2016 più di 250 miliardi di euro prestati a Portogallo, Irlanda, Spagna, Grecia e Cipro. Il Fondo Esm è una innovazione molto importante il cui merito va principalmente ad Angela Merkel, anche se il suo ruolo è stato sottovalutato. Suo è invece il merito di aver vinto le resistenze dei suoi ministri e della opinione pubblica tedesca sulla necessità di evitare il default della Grecia che, per contagio, avrebbe portato alla distruzione dell’euro. Si dirà che la Grecia è stata pauperizzata da politiche europee sbagliate, ma il giudizio non tiene conto della concitazione del momento, della opinione pubblica tedesca, della mala gestio pubblica greca.

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Zalone record, batte se stesso e incassa oltre 8,6 milioni in un solo giorno

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Checco Zalone batte se stesso: il nuovo Tolo Tolo ha incassato, nel primo giorno di programmazione, Capodanno, 8.668.926 euro con oltre un milione di spettatori in un solo giorno. Una media di 7.164 persone in 1.210 schermi.

Il suo precedente successo, Quo vado?, aveva fatto registrare 7.360.192 euro.

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Altro che razzista, Zalone spiazza tutti: i veri buoni sono gli africani

di NATALIA ASPESI

Checco Zalone canta il suo ‘Immigrato’: il videoclip aspettando il nuovo film ‘Tolo Tolo’

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Monopattini elettrici, via libera

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

di VINCENZO BORGOMEO

Ora è ufficiale: i monopattini elettrici sono sdoganati e si possono usare in tutte le città d’Italia. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della norma che li equipara alle biciclette si copre un buco normativo e – di fatto – si dà il via libera a questi diffusissimi due ruote.

Già perché anche se fino a ieri erano di fatto fuorilegge, di monopattini in Italia ne circolano più di 100 mila. Un record dovuto alla loro straordinaria flessibilità e alla possibilità di essere trasportati facilmente ovunque.

Ora però cambia tutto e la legge 160 del 27 dicembre 2019 rende legale l’uso di questi piccoli 2 ruote. Restano fuori dalla norma gli hoverboard e i monoruota (per i quali valgono ancora le strettissime norme del decreto Toninelli che li rende utilizzabili solo nell’ambito della sperimentazione dei comuni) ma per i monopattini di fatto è il via libera definitivo: niente patente o assicurazione, neanche per i minorenni e niente casco.

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Cambiamento d’epoca

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

di Marco Damilano   

Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca.

Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza.

Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima. Rammento l’espressione enigmatica, che si legge in un famoso romanzo italiano: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”».

È un uomo anziano, che ha attraversato il Novecento delle ideologie, delle dittature, delle emigrazioni di massa, a fotografare con maggiore nitidezza il passaggio del 2020. Papa Francesco cita il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo discorso alla Curia romana del 21 dicembre, uno dei più importanti e ignorati dai media dei suoi quasi sette anni di pontificato.

Usa l’esattezza, ovvero «lo sforzo delle parole per render conto con la maggior precisione possibile dell’aspetto sensibile delle cose», come la definisce Italo Calvino nelle “Lezioni americane”, per descrivere il cambiamento di epoca, che non è lineare, a partire dalla situazione della Chiesa di cui è guida dal 2013: «Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati».

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La grande illusione di Conte

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Gira una certa aria di felicità a sinistra, in questo fine anno. Complici le sardine e Giuseppe Conte.

Delle buone ragioni e delle speranze che le prime hanno generato non c’è molto da aggiungere alle tante lodi. Misterioso rimane invece, almeno ai miei occhi, il fatto che Giuseppe Conte sia diventato un fattore ispirazionale per le forze democratiche. In punta di forchetta istituzionale il ruolo che ricopre è del tutto legittimo: i premier nel nostro sistema vengono nominati, non eletti direttamente. Ma in termini di sostanza politica, dopo quasi un decennio di polemica feroce (da parte delle opposizioni, ma poi ampiamente condivisa dalla sinistra) sulla lunga serie di premier scelti dal Colle o rimpastati con accordi interni ai partiti, senza ritorno alle urne, come si sia poi arrivati a un Conte che non ha mai partecipato a nessuna elezione, e non ha mai nemmeno visto da lontano una qualche forma di  vita politica, rimane per me incomprensibile.  

La risposta, ieri come oggi, è che anche questa scelta è figlia di un’emergenza: in questo caso, fermare il populismo. Ma se il Governo Monti fu davvero necessario quantomeno a salvare I conti (e il contrario è solo un’opinione mai provata) il Governo Conte è davvero funzionale a fermare la destra? Al momento non ci sono segnali in questo senso: tutti i poll di fine anno provano un continuo dominio numerico (salvo minime flessioni) della destra sulla sinistra.

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Di Maio: «Via la concessione ai Benetton». Ma nella maggioranza non c’è intesa. E Aspi tratta

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

di Enrico Marro

Di Maio: «Via la concessione ai Benetton». Ma nella maggioranza non c'è intesa. E Aspi tratta

Luigi Di Maio apre l’anno all’insegna della battaglia per revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia. Dopo che nel decreto legge Milleproroghe è stata inserita una norma che taglia l’eventuale rimborso dovuto alla società, «finalmente si avvia un percorso – sostiene il capo dei 5 Stelle – per alcune infrastrutture italiane, ma anche in generale, che ci permetterà di revocare le concessioni ai Benetton. Chi si è scandalizzato perché è crollato il titolo Atlantia, non lo hanno fatto quando è crollato il ponte Morandi». E la «retorica» che si perdono i posti di lavoro è «una sciocchezza», perché i lavoratori saranno tutelati, piuttosto «si perdono i profitti dei Benetton ed è giusto».

In realtà, una decisione ancora non è stata presa e il governo si muove come un equilibrista sul filo. In bilico tra la revoca della concessione e i contatti dietro le quinte che comunque vanno avanti con Aspi, la società del gruppo Atlantia che gestisce 3mila chilometri di rete autostradale, per evitare la revoca e l’aspro contenzioso legale che ne deriverebbe, oltre che il rischio fallimento della stessa Aspi. A complicare la partita le divisioni nella maggioranza tra i 5 Stelle da una parte e Italia viva dall’altra, che farà di tutto per evitare la revoca. Col Pd in mezzo, impegnato, come il premier Giuseppe Conte, in una difficile mediazione.

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Da Raffaello a Modigliani: l’anno dei maestri italiani nelle mostre del 2020

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Da Raffaello a Federico Fellini, da Amedeo Modigliani a Giovanni Battista Piranesi: il 2020 segnerà anniversari importanti per questi e altri grandi artisti della nostra storia, che saranno i protagonisti di mostre ed eventi organizzati nei prossimi 12 mesi per celebrare alcuni dei nostri più grandi personaggi. E così, dopo l’anno in cui abbiamo celebrato Leonardo, si apre quello dedicato a un altro maestro della pittura italiana. 

Il 2020 segna i 500 anni dalla morte di Raffaello, i 300 dalla nascita di Piranesi, i 100 dalla nascita di Fellini, e ancora il primo centenario della morte di Amedeo Modigliani e di Gaetano Previati. Tutte ricorrenze che saranno adeguatamente ricordate da diversi appuntamenti. Ecco gli eventi da non perdere nell’anno appena cominciato.

Roma – Si intitola semplicemente “Raffaello” la maxi-mostra monografica allestita alle Scuderie del Quirinale dal 5 marzo al 2 giugno, evento clou delle celebrazioni per l’anniversario della morte del maestro del Rinascimento, scomparso a Roma il 6 aprile 1520. A cura di Marzia Faietti e Matteo Lanfranconi, con Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro, l’esposizione presenta più di 200 capolavori tra dipinti, disegni e opere di confronto e riunisce per la prima volta oltre 10 opere di Raffaello: determinante il contributo delle Gallerie degli Uffizi, che ne hanno date in prestito una cinquantina. 

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Gianluigi Paragone cacciato dal Movimento | Il senatore a Tgcom24: “Sono stato espulso dal nulla”

giovedì, Gennaio 2nd, 2020

Il collegio dei probiviri, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, ha disposto l’espulsione dal Movimento 5 Stelle di Gianluigi Paragone. “Sono stato espulso dal nulla del Movimento di palazzo. C’era una volta il 33%, ora…”: è il commento a caldo del senatore a Tgcom24. Tra le altre cose, l’espulsione viene motivata anche con il voto espresso in difformità dal gruppo parlamentare sulla legge di Bilancio.

Paragone a Tgcom24: “Di Maio? Un accumulatore di poltrone” “Quando perdi due elettori su tre, capisci che ti espelle il nulla”, ha ribadito Paragone a Tgcom24. “Ormai – ha aggiunto – il M5s si è accomodato nel palazzo, è un Movimento che si è messo le pantofole. Sto ricevendo tanti messaggi: c’è una grande rabbia di quegli attivisti che pensavano che il Movimento fosse anti-sistema”. Poi ha promesso: “Racconterò alcuni retroscena di questa espulsione, perché ci sono particolari succosi”. E su Di Maio: “E’ l’uomo che ha accumulato più poltrone di qualsiasi altro”.

Il voto contro le direttive Nel Codice etico M5s, tra gli obblighi per gli eletti del Movimento, c’è anche quello di votare sempre la fiducia al proprio governo. E proprio su questo punto il senatore Paragone è venuto meno, non votando la fiducia al governo sulla Manovra. Da qui la decisione di espellerlo. La memoria presentata da Paragone al collegio non è quindi stata ritenuta sufficiente.

Le critiche ai vertici  Il senatore da tempo non risparmiava critiche ai vertici e agli ormai ex colleghi del Movimento. “Se passa l’accordo tra M5S e Pd – aveva detto tempo fa in un’intervista –  torno a fare il giornalista”.

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