ROMA – Una newsletter inviata ai docenti dimostra quanto si stia diffondendo la psicosi del coronavirus: “Care Colleghe e cari Colleghi, a causa delle ben note vicende legate all’epidemia cinese, sono sospese le lezioni degli studenti orientali (cinesi, coreani, giapponesi ecc.), nonché di altri che provenissero dai Paesi interessati. Mercoledì 5 febbraio alle ore 14 il medico del Conservatorio provvederà a visitarli tutti. Solo quelli che passeranno la visita potranno essere riammessi alla frequenza. Nel frattempo l’assenza sarà considerata assenza per malattia. Siete pregati di avvisarli tutti, di convocarli per il 5 febbraio alle ore 14, e di ricordargli di portare il libretto. Cordiali saluti”. Firmata dal direttore, Roberto Giuliani.
Roma, 30 gennaio 2020 – Cogliere l’attimo, riconquistare efficacia nell’azione del governo e ottenere più spazi per il Pd. È ambiziosa l’agenda di Nicola Zingaretti e del suo partito dopo il successo in Emilia-Romagna.
“Vogliamo riaccendere i motori dell’economia. Puntare su sviluppo,
crescita, lavoro e giustizia sociale. Sono queste le priorità che il Pd
porterà alla verifica di governo – dice il segretario
–. Ora dobbiamo aprire una stagione di concretezza”. Il Pd, che si sente
vitaminizzato dopo la scampata paura, vorrebbe una riforma dell’Irpef, fare un “tagliando” al reddito di cittadinanza e scrivere un nuovo decreto sicurezza. Senza però mostrare troppo i muscoli.
“Abbiamo affrontato la grande sfida della legge di stabilità e ci siamo riusciti bene. Ora in questa nuova fase che si apre – aggiunge il ministro dell’Economia Gualtieri, che è impegnato nella sua campagna per le suppletive nel seggio romano lasciato libero da Paolo Gentiloni – c’è il dialogo, l’ascolto e la partecipazione per rimettere in moto l’Italia uscendo dai ministeri. Abbiamo avviato un tavolo con i sindacati sulle pensioni e puntiamo a migliorare il reddito di cittadinanza”. “Guardiamo a uno schema che ci vede convintamente alleati anche con i M5s in una prospettiva di governo triennale”, dice Gualtieri, echeggiando la linea del segretario, che l’altroieri aveva candidato Conte a “presidente del Consiglio di un nuovo possibile centrosinistra”.
Il Palazzo. La piazza. Da decenni queste due categorie dell’immaginario sociale ci sono servite a orientarci nel presente della contrapposizione politica ma anche, e soprattutto, a schierarci sulla linea del futuro. nel linguaggio corrente il Palazzo rappresentava metaforicamente il potere, esercitato nell’oscurità di stanze segrete, e considerato come apparato in qualche misura autoritario, prevaricatore, autoriferito e contrapposto polemicamente alle reali condizioni di vita dei cittadini, ai loro bisogni e desideri, espressi nella Piazza. Quest’antinomia corrispondeva grossomodo ad altre coppie di opposti — governo-opposizione, destra-sinistra — anche se non coincideva esattamente con esse. Alla fine del secolo scorso si sono riempite anche piazze di elettori di centrosinistra che richiamavano i loro eletti a uscire dal Palazzo, piazze tragicamente ignorate.
Le mutazioni degli ultimi anni, e gli accadimenti degli ultimi giorni (le elezioni in
Emilia-Romagna), hanno destabilizzato queste categorie che, pur nella
loro semplicistica schematizzazione, ci sono servite da mappa per la
lettura della scena politica e per la nostra collocazione al suo
interno. Da molto tempo troppi di noi, presi nella trascinante fiumana
della storia, ci troviamo a osservarla sentendoci al di fuori di essa e
finiamo per chiederci, disorientati e sconcertati: dove sono io in
quella corrente? È accaduto che, con il principio del millennio, a
complicare la contrapposizione, in parte immaginaria, tra Palazzo e
Piazza, si sia imposta una seconda coppia di opposti, quella tra
Speranza e Paura.
In Emilia -Romagna a Matteo Salvini il colpo grosso non è riuscito. Ha preso una quantità di voti, ha aumentato di moltissimo il numero dei rappresentanti leghisti, ma gli elettori in fuga dai 5 Stelle, gli incerti, gli ex astenuti che questa volta sono andati a votare, la massa di tutti costoro gli ha voltato le spalle finendo per essere decisiva nel determinarne la sconfitta. Dimostrando così ancora una volta che con qualsiasi legge elettorale nei regimi democratici si conquista la maggioranza in un solo modo: vincendo al centro. È una lezione da non sottovalutare non solo per Salvini bensì per tutti i partiti. La destra però, proprio in vista dell’obiettivo di vincere al centro, in Italia deve superare almeno tre ostacoli di non poco conto.
Il primo ostacolo è il passato. Nel nostro passato c’è stato il fascismo
e poi, forse ancora più importante, la narrazione ufficialmente
accredita del medesimo. Secondo la quale il fascismo sarebbe stato
un’espressione per antonomasia della destra e quindi l’Italia, se non è
governata dalla sinistra, sarebbe costantemente a rischio di ripiombare
nella dittatura o comunque in un regime di reazione più o meno
mascherata. Ne segue che nell’immaginario ufficiale della Repubblica
tutti coloro che per una ragione o per l’altra sono in modo aperto
schierati contro la sinistra (come ovviamente è la destra) sono per ciò
stesso sospetti di essere — almeno potenzialmente e nei modi consoni ai
tempi — una reincarnazione del fascismo, come minimo dei suoi
«oggettivi» battistrada. Non a caso,
nel corso dei decenni sono stati via via puntualmente accusati di essere
tali la Democrazia Cristiana, i presidenti degli Stati Uniti, Craxi,
Berlusconi, Indro Montanelli, Renzo de Felice, chiunque. Di fronte a
tutto ciò è inutile qualsiasi tentativo di analisi, di correzione, di
distinguo, non c’è niente da fare. Inutile dire che l’immaginario di cui
sopra determina le opinioni di un gran numero di cittadini, della
maggioranza dei organi di stampa, delle istituzioni culturali, di molta
parte dell’establishment, cioè di quelle istanze che rappresentano e
influenzano in modo decisivo l’elettorato di centro.
La preoccupazione per l’epidemia da coronavirus 2019-nCoV cresce in tutto il mondo e l’Italia si prepara al rientro dei connazionali da Wuhan.
«Stiamo lavorando perché un volo parta giovedì e provi a raccogliere i
60 italiani che chiedono di poter rientrare – ha detto il ministro della
Salute Roberto Speranza -. Bisogna tenere alta l’attenzione, ma non
fare allarmismo. In Italia abbiamo i controlli più elevati. Ho chiesto
una riunione urgente dei ministri europei per capire come affrontare la
situazione». I connazionali saranno messi in isolamento per poter
escludere con certezza eventuali contagi. Lo ha confermato il
viceministro della Salute Pierpaolo Sileri: «Stiamo valutando dove far
proseguire la quarantena che certamente ci sarà, limitata a un
quindicina di giorni, che è il periodo d’incubazione del virus». Una
correzione di tiro rispetto a quanto annunciato poche ore prima dal
direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe
Ippolito, che aveva escluso la «quarantena automatica», ipotizzando una
valutazione caso per caso.
Certo, Giorgetti non avrebbe mai suonato a un citofono, così come non avrebbe mai detto ai senatori della Lega di votare l’autorizzazione a procedere contro il loro segretario. Ma il problema per Giorgetti non è questo, non è il modo in cui Salvini ha personalizzato la sfida in Emilia-Romagna, e in fondo comprende che «Matteo abbia voluto fare a modo suo, giocando se stesso, quindi giocandosi tutto». Per Giorgetti il vero problema è un altro, sta nelle domande retoriche che ha posto alla presentazione del libro «Popolo ed elite», pubblicato dagli Amici di Marco Biagi ed edito da Marsilio: «Se c’è un governo democraticamente eletto dal popolo che non sta bene alle elite, va rimosso o no?». «Il verdetto popolare va accettato in ogni caso o solo in taluni casi?». E infine: «Il luogo dove si decide è il governo della Repubblica italiana? No».
Parlando della «democrazia che non funziona più», l’ex sottosegretario alla
Presidenza ha indirettamente reso pubblico il tema di cui si parla (e
non da oggi) nella Lega come nei palazzi della politica e delle
istituzioni, in Italia come in Europa: in caso di vittoria elettorale,
Salvini diventerebbe premier? Far metabolizzare al diretto interessato
quanto sia intricata la faccenda «questo è un altro problema», ha
ammesso Giorgetti al termine del dibattito: «E visto che vuol metterci
l’uno contro l’altro — ha sorriso per sdrammatizzare — la stampa scriva
pure che potrei fare il premier io al suo posto…». Ovviamente è stato
un modo per esorcizzare la questione, per chiudere un discorso pesante
che inevitabilmente sarà destinato a tener banco di qui in avanti,
specie se la legislatura arriverà al termine naturale.
Valentino Rossi dal 2021 non sarà più un pilota ufficiale della Yamaha. Lo annuncia la stessa casa giapponese in un comunicato. Il Dottore verrà sostituito dalla stella nascente Fabio Quartararo. La mossa, nell’aria da un po’, ridefinisce la line-up della Casa di Iwata per il prossimo biennio: con il francese nel team ufficiale correrà Maverick Viñales, il cui rinnovo per il 20121/2022 è stato annunciato martedì. Una scelta della logica , sia per il rendimento nella scorsa stagione dei due piloti, sia per la loro età (25 anni lo spagnolo, 20 il francese), sia perché su entrambi c’era un interesse forte della Ducati, anch’essa impegnata nella ridefinizione dei suoi assetti per il futuro.
A questo punto per Valentino Rossi — che
il 16 febbraio compirà 41 anni e che ha vinto l’ultimo titolo nel 2009 —
si aprono due scenari. Uno, per nulla sgradito al nove volte
campione del mondo, è lo spostamento nel team Petronas, sempre in
Yamaha, al fianco dell’amico e allievo Franco Morbidelli o, in
alternativa, con il fratello Luca Marini qualora facesse il salto dalla
Moto2 alla top class.
Forse una sconfitta in
Emilia-Romagna non sarebbe stata sufficiente per far cadere il governo
Conte. Certo la vittoria non garantisce da sola un passaporto per
rimanere in sella. La tregua pre-elettorale nella maggioranza già
vacilla ed era comunque stata siglata al prezzo di non fare nulla. Se
non il taglio delle tasse sugli stipendi, di per sé scelta apprezzabile
offuscata però dal vizio tutto italiano di offrire vantaggi a un passo
dal voto.
Nel Pd emergono voglie di riequilibrio e di
rimpasto, tra i Cinque stelle si sgomita per stabilire chi comanda
davvero, Italia viva, per convinzione e necessità di visibilità, avverte
che non farà sconti. Dimenticando che a fronte del successo di Stefano
Bonaccini c’è stata la sconfitta in Calabria, quasi imbarazzante per le
proporzioni. Il centrodestra aveva già vinto in Sardegna, Basilicata,
Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Umbria. E
sono in arrivo le elezioni in Liguria, Puglia, Veneto, Toscana, Marche e
Campania. Si dimentica soprattutto che non è di duelli da un voto
all’altro che il Paese ha bisogno. Attende la riforma delle tasse,
scelte sulle pensioni appena si chiuderà la finestra di quota cento,
sostegno all’impresa, al lavoro, risposte per Ilva, Autostrade,
Alitalia, decisioni sulla Giustizia.
Roma, 29 gennaio 2020 – Anche se slitta di una settimana l’esame da parte dell’Aula della Camera, la riforma del Codice della strada
continua a fare discutere. I problemi finanziari, sollevati dalla
Ragioneria dello Stato, non sono stati sciolti: secondo il Mef mancono
alcune coperture. Il divieto di fumo in auto per il guidatore,
l’innalzamento dei limiti di velocità a 150km/h in alcuni tratti autostradali e una stretta sull’uso del cellulare alla guida: ecco alcuni temi della riforma.
Ma le perplessità della Ragioneria, per gli oneri finanziari, hanno bloccato le novità da luglio scorso e si rischia un altro stop. A riproporre l’emendamento in Aula sull’innalzamento della velocità a 150km/h sarà la Lega ma il governo e la maggioranza dovrebbero votare contro. Tuttavia riscoppia la polemica. “Valuteremo l’ipotesi di fornire un kit fuori dalle discoteche per evitare che i giovani si mettano alla guida con un livello alcolemico
elevato”, ha detto Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, al termine
del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica provinciale di
Firenze. Il governo dovrebbe presentare un emendamento sul ritiro della patente per chi usa il telefonino alla guida.
Il conducente dovrà fare poi attenzione che il passeggero abbia la
cintura di sicurezza allacciata: il nuovo Codice prevede una multa anche
per il guidatore in caso di mancato uso della cintura da parte del
passeggero. E attenzione a non parcheggiare o sostare negli spazi di ricarica dei veicoli elettrici: verranno decurtati due punti dalla patente. Potrebbero essere inasprite anche le multe per chi viene sorpreso in divieto di sosta.
La sanzione salirà dagli attuali 85-334 euro a 161-647 euro con
raddoppio dei punti decurtati (da 2 a 4). Per la stessa violazione
previsto un aumento delle multe per moto e scooter.
Non può che esserne soddisfatto Silvio Berlusconi, entusiasta per il risultato ottenuto da parte di Jole Santelli: “C’è
stata una vittoria clamorosa di una bravissima candidata espressa da
Forza Italia, che rappresenta un segnale di svolta e di riscossa non
solo per la sua regione ma per l’intero Mezzogiorno”. Proprio in Calabria, come spiega in una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera,
i forzisti sono riusciti praticamente a doppiare i voti presi dalla
Lega e ad arrivare oltre il 27% sommando le varie liste, risultando così
una compagine imprescindibile per il Sud: “Direi che FI è il partito del riscatto del Sud, ma non può essere assolutamente il partito del Sud o del Nord: siamo una importante forza politica nazionale”.
“Serve un centro liberale”
Anche guardando il risultato incassato in Emilia Romagna, Berlusconi vede un’importante occasione per aprire una riflessione interna e dare via al rilancio. “Il centrodestra non vince senza un centro liberale, cattolico, garantista e forte che solo noi possiamo far esistere. La destra, da sola, può prendere molti voti, ma non può vincere e tantomeno governare”. C’è poi da considerare che la campagna elettorale è stata piuttosto aggressiva, come l’episodio della citofonata a Bologna, il che avrebbe potuto “spaventare” i moderati: “Salvini ha un suo stile, che ovviamente non è il mio, e ha i suoi contenuti, che non sono uguali ai nostri, altrimenti saremmo lo stesso partito”.