Archive for Gennaio 12th, 2020

Poca cosa, o niente

domenica, Gennaio 12th, 2020

Alessandro Sallusti

Di Maio si è sorpreso che i Cinque Stelle abbiano deciso di farlo fuori. In realtà è sorprendente che sia ancora lì dopo i disastri che ha combinato.

Nell’ordine: ha tradito i suoi elettori (sì Tav e sì Tap); in un anno e mezzo ha perso più della metà dei consensi elettorali; da ministro dello Sviluppo ha innescato il casino dell’Ilva e non ha risolto quello di Alitalia; da ormai due anni dice di voler buttare fuori i Benetton dalla gestione delle autostrade ma non sa come fare; si è fatto imbrigliare prima da Salvini e ora dal duo Renzi-Zingaretti; ha spaccato il partito tra «contiani» e «dimaiani»; come leader della maggioranza ha portato il Paese a crescita zero, e chi più ne ha più ne metta.

Di Maio voleva cambiare il mondo ma il mondo non lo ha ascoltato, e non lo ascolta neppure oggi che è ministro degli Esteri e vaga da un vertice all’altro senza toccare palla. Qualcuno glielo deve pur dire: Di Maio, lei non conta più nulla, sia nel partito che nel governo. Ho appena letto, nel libro che Claudio Martelli ha scritto su Craxi (L’antipatico, edizioni La nave di Teseo) a giorni in libreria, una frase che gli si addice. Bettino chiese al vecchio e saggio padre che cosa ne pensasse dei suoi rivali politici all’interno del Psi, e la risposta fu lapidaria: «Sono poca cosa, o niente».

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A sinistra servono contenuti, non nuovi contenitori

domenica, Gennaio 12th, 2020

In politica,come è noto, il contenuto di una proposta vale molto di più del contenitore nel quale la stessa viene collocata. Non solo, ma il contenuto definisce l’efficacia, la coerenza, la funzionalità e la credibilità del contenitore. Purtroppo da tempo, in particolare nei momenti più difficili, la sinistra politica mette in disparte il merito delle cose da fare e si affanna a cercare un contenitore “nuovo”. Aggettivo che si presta a molteplici manipolazioni ed è incapace di produrre da solo effetti risolutivi.

L’idea che quelli che sono “fuori” dai partiti della sinistra, pur mostrando attenzione per i loro valori, si coinvolgono costruendo qualche spazio specifico per loro è priva di qualsivoglia efficacia. Questo vale per chi ha a cuore in particolare l’ambiente, oppure il lavoro, o i diritti o altri temi. Confinarli in uno spazio definito per dimostrare che ti occupi di loro o dedicargli una attenzione specifica, ma scissa dal generale è inutile e controproducente. Gli affanni e la crisi della sinistra in Europa negli ultimi trent’anni nascono dall’incapacità di affrontare gli effetti della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti della sua storia. Addirittura di aver guardato alla globalizzazione come processo positivo in grado di favorire spontaneamente il superamento delle diseguaglianze, la riduzione delle povertà e l’estendersi della democrazia. Sbagliando profondamente la sinistra europea ha scelto Blair in opposizione a Delors.

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Trasformisti, riciclati e “travestiti” alla carica per un seggio in Calabria

domenica, Gennaio 12th, 2020

Trasformisti all’arrembaggio. C’è di tutto nelle liste del centrodestra in Calabria: ad esempio, c’è chi da Rifondazione comunista in un amen si è ritrovato nel centrodestra. E’ Vito Pitaro, di Vibo Valentia, un trascorso da consigliere comunale del fu partito fondato da Fausto Bertinotti, e oggi folgorato da Jole Santelli, che della raccolta indifferenziata di personale politico ne ha fatto uno dei punti del programma. Con un dettaglio di non poco conto: Pitaro è finito nelle carte della mega inchiesta “Rinascita-Scott” (anche se non risulta nel registro degli indagati ndr.), condotta dal Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha travolto la regione con 334 arresti denunciando la commistione fra politica, massoneria e ’ndrangheta. Si tratta insomma di comparse e figuranti per la gioia dell’eterna farsa politicante. Dove essere campioni del trasformismo o possedere nel curriculum un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa rappresenta una nota di merito. Ecco allora voltagabbana di professione, riciclati, pluri-indagati, e poi i “travestiti”, una nuova categoria della politica calabrese, vale a dire chi è in lista al posto dei loro padrini politici.

Si comincia da questi ultimi che sono la novità di questa folle campagna elettorale. Orlandino Greco, natio di Castrolibero (in provincia di Cosenza), classe ’71, una laurea in ingegneria civile, formatosi nel Fronte della Gioventù, ma poi entrato nelle logiche locali al punto da farsi eleggere sindaco del suo Paese fino al grande salto al consiglio regionale con la lista “Oliverio Presidente” con oltre 7 mila preferenze. Dopo questa escalation, Greco finisce nella black list di Pippo Callipo. Il motivo? Il re del tonno, nonché candidato governatore del centrosinistra, fa il repulisti di indagati e condannati. Peccato che “Orlandino” da Castrolibero è finito sotto i riflettori della Dda di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa i successi elettorale di Greco sarebbero stati ottenuti grazie al sostegno di denaro ricevuto dalla cosca guidata da Michele Bruni, alias “Bella Bella”, e dal clan “Rango-Zingari”. Va da sé che Greco non ci sta, batte i pugni,”quali sarebbero queste colpe?”, si sgola davanti ai cronisti locali. Ma non c’è niente da fare. E’ fuori. Punto.

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Controllare le escalation è un’illusione. L’errore dell’Iran non va sottovalutato

domenica, Gennaio 12th, 2020

Stefano Silvestri Consigliere scientifico e Past president IA

É amaro constatare come questo periodo di tensione tra Iran e Stati Uniti abbia favorito l’uccisione di 175 persone innocenti. Non è la prima volta. Nel 1988 l’incrociatore americano Vincennes abbatté per errore un aereo di linea iraniano, uccidendo 290 persone. In ambedue i casi la spiegazione è stata la stessa: gli aerei di linea civili sono stati scambiati per mezzi militari nemici. La tensione può fare scherzi molto brutti quando le decisioni debbono essere prese nel giro di pochi secondi. La tentazione di sparare prima e controllare dopo può rivelarsi irresistibile.

 Questo non è un fatto casuale. È molto pericoloso creare situazioni di tensione molto alte e poi affidarsi di fatto alla capacità di singoli operatori di mantenere i nervi saldi ed evitare errori disastrosi. L’abilità di mantenere il pieno e razionale controllo di ogni possibile escalation può molto facilmente rivelarsi un’illusione, e provocare vittime innocenti.

A volte può andare bene. È famosa la storia del Tenente Colonnello Stanislav Petrov, che il 26 settembre 1983, in piena Guerra Fredda, dal suo posto di controllo della difesa aerea di Mosca individuò sul radar cinque segnali di missili balistici in arrivo, ma decise di non lanciare alcun allarme, convinto che fosse un errore del sistema. Aveva ragione, ma se si fosse comportato altrimenti avremmo corso il rischio di una guerra nucleare “per errore”. Cosa sarebbe accaduto se l’incidente avesse avuto luogo durante un periodo di alta tensione?

Oggi tendiamo a sottovalutare il rischio di una guerra globale, anche se in realtà si verificano numerosissime occasioni di violazione dello spazio aereo, incidenti in mare, malfunzionamenti dei sistemi di allarme strategico: tutte cose che potrebbero diventare molto pericolose in un clima di alta tensione.

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Fioramonti, quando i Conti da saldare non tornano

domenica, Gennaio 12th, 2020
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di   Aldo Grasso

Tagliare i ponti ma pagare i conti. Il prof. Lorenzo Fioramonti, ex ministro del governo Conte bis, ha lasciato i cinquestelle ed è in attesa di battezzare una sua creatura politica. Ma prima deve saldare qualche arretrato: il M5S vuole che restituisca 70mila euro che deve al partito e all’associazione Rousseau, versamenti cui sono vincolati tutti i parlamentari grillini. «Ho smesso di versare le restituzioni al M5S — si è difeso l’interessato — perché finivano in un conto privato intestato a Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva. Nessuno sa come vengono utilizzati».

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Renzi: «Se nel Pd fanno come Corbyn allora ci aprono un’autostrada»

domenica, Gennaio 12th, 2020

di Maria Teresa Meli

Renzi: «Se nel Pd fanno come Corbyn allora ci aprono un'autostrada»

Senatore Matteo Renzi, secondo lei come si sta muovendo il governo in Libia ?

«La situazione libica è drammatica, non solo preoccupante. Il governo italiano non sta raccogliendo successi, uso un eufemismo, ma il problema è più ampio. Dobbiamo prendere atto che gli Stati Uniti sono meno attenti a questa parte di mondo. La scoperta dello shale gas ha portato gli americani all’autosufficienza energetica e questo quadrante non è più decisivo come in passato per Washington. A ciò si somma la miopia dell’Europa che non si interessa al Mediterraneo, con atteggiamento autolesionista. Non a caso la Russia per l’intelligenza strategica di Putin e la Turchia per la scriteriata campagna di Erdogan ne approfittano. È un periodo difficile, occorrono nervi saldi e lucidità di visione».

Il premier non è riuscito a incontrare Sarraj e Haftar lo stesso giorno…

«Non è questo il punto. Incontrare quei due lo stesso giorno può funzionare per il Tg1 delle 20 o come foto notizia sui quotidiani. Ma questa non è politica estera, questa è solo mediocre comunicazione. Qui abbiamo un problema ben più grande: l’Italia deve riaffermare il proprio ruolo nel Mediterraneo e in Libia in particolare. E dobbiamo dire con forza che non permetteremo a Erdogan e ai turchi di sostituirci come interlocutori in Libia. Questo vale per il petrolio e per l’Eni, certo. Ma vale per tutto: per l’immigrazione, per le infrastrutture, per la relazione Europa-Africa. A me non interessa chi incontra Conte a Palazzo Chigi: a me interessa che l’Italia non perda la leadership nel Mediterraneo».

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I giovani possono riuscire dove noi abbiamo fallito

domenica, Gennaio 12th, 2020

di   Massimo Ammaniti

I giovani possono riuscire dove noi abbiamo fallito

Cile, Hong Kong, Repubblica Ceca, Libano e adesso anche Italia, solo per citare alcuni paesi in cui i giovani sono in prima fila nelle manifestazioni di piazza per protestare contro le sopraffazioni e le corruzioni dei Governi e delle élite finanziarie. Probabilmente l’universo dei giovani si sta risvegliando dopo che per molto tempo li avevamo considerati troppo dipendenti dalla famiglia e privi di autonomia, addirittura «bamboccioni» come ne parlò Tommaso Padoa Schioppa.

Eppure i dati italiani di Eurostat del 2017 confermavano che il 67 % dei giovani fra i 18 e i 34 anni vivevano ancora in famiglia senza una propria indipendenza lavorativa. Ma non è solo un’anomalia italiana anche negli Usa, nonostante sia il paese di Mark Zuckerberg che a vent’anni ha costruito con Facebook un impero finanziario, esiste un problema giovanile, perché i giovani per studiare sono costretti ad indebitarsi e non riescono a vivere in una propria casa perché gli affitti sono troppo elevati.

Questi ritardi ad accedere al mondo dei giovani adulti hanno messo in discussione uno degli assiomi della psicoanalisi, con la fine dell’adolescenza non si raggiunge più un’identità personale e sociale stabile ma si rimane in un territorio indefinito. E’ una fase in cui l’età adulta comincia ad emergere resa più difficile dall’instabilità esistenziale secondo la definizione dello psicologo americano Jeffrey Arnett, che ha coniato la definizione psicologica «Emerging Adulthood», che indica il mancato raggiungimento di una direzione di sé .

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Zingaretti: “Dopo le Regionali sciolgo il Pd e lancio un partito nuovo” | “Cambio nome? Lo decideremo”

domenica, Gennaio 12th, 2020

Vinciamo in Emilia-Romagna“, dove “il Pd sta facendo la campagna elettorale per Bonaccini in splendida solitudine” senza l’appoggio di Iv e M5s, “e poi cambio tutto: sciolgo il Pd e lancio il nuovo partito“. Così il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. “Cambiare nome al partito? Questo lo decideremo. Non credo che si debba partire dai nomi o dalle forme organizzative”, aggiunge. 

“Non penso a un nuovo partito – ha spiegato in un’intervista a “La Repubblica” -, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese. In questi mesi la domanda di politica è cresciuta, non diminuita. E noi dobbiamo aprirci e cambiare per raccoglierla”. 

“Dobbiamo aprirci ai movimenti che stanno riempiendo le piazze” “La nuova legge elettorale ci indica una sfida: dobbiamo costruire il soggetto politico dell’alternativa, convocando un congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Dobbiamo rivolgerci però alle persone, e non alla politica ‘organizzata’”, ha quindi sottolineato Zingaretti. “Dobbiamo aprirci alla società e ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane. Non voglio lanciare un’opa sulle sardine, rispetto la loro autonomia: ma voglio offrire un approdo a chi non ce l’ha”.

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Luigi Di Maio, “declino” sui social: da Facebook a Instagram

domenica, Gennaio 12th, 2020

La crisi della leadership di Luigi Di Maio non è solo nei palazzi della politica, nelle riunioni di deputati e senatori che criticano la sua linea, ma anche sui social. Il sentiment della rete è spietato: su Facebook, dove conta 2.206.920 di fans ed è secondo in Italia solo dietro a Matteo Salvini, da mesi ormai si trova a che fare con la fuga dei like. Flotte di utenti a cui piaceva e che da settimane hanno deciso di non seguirlo più.

Da quando è partito il governo giallorosso, ricorda il Messaggero, Di Maio ha inoltre perso 31.071 followers. Un picco, va detto, che accomuna un po’ tutti i big pentastellati (da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista) ma non con dimensioni così vaste, Il leader M5s e ministro degli Esteri Di Maio ha perso circa 7.600 amici su Facebook. Discorso simile anche su Instagram, piattaforma in forte espansione che usa per dirette e rimbalzi su Fb, con -1500.

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Libia, il generale Haftar annuncia il cessate il fuoco

domenica, Gennaio 12th, 2020
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Ahmed Al Mismari,  portavoce dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, ha annunciato in un video il cessate il fuoco. Una dura rappresaglia, ha affermato, verrà attuata contro chi non lo rispetterà. L’iniziativa dopo l’azione diplomatica del premier Conte, che, sabato, ha incontrato il premier Al Sarraj, il quale si è detto disposto ad accogliere “l’iniziativa di Russia e Turchia per la tregua”, ma a patto che Haftar si ritiri.

Il generale della Cirenaica, pur non mostrando una qualche intenzione di ritirarsi, ha comunque fatto un’importante concessione, accettando in serata il cessate il fuoco che non era affatto scontato.

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